Come spiegate il paradosso di un larghissimo numero di autori e di un numero limitato di lettori?
Sentite il vostro lavoro di scrittura accolto dal nostro tempo o percepite come connaturato dalla sorte dal peso di un'epopea di esilio del presente?
Usare la lingua in poesia vuol dire spogliarla e intensificarla. Un poeta di oggi sente il rumore di fondo dell'epoca e quali sono i meccanismi che nella scrittura si mettono in moto per disinnescare i disturbi di una lingua sclerotizzata, di parte, intrisa d'odio o di banalità?