martedì 31 marzo 2020

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #34/2020 CITTA' SOMMERSA by MARTA BARON...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #34/2020 CITTA' SOMMERSA by MARTA BARON...: Città sommersa Marta Barone  BOMPIANI EDITORE   Pagine: 304 Euro: 18,00     Il libro Il ragazzo corre nella notte d’inver...

RECENSIONE #34/2020 CITTA' SOMMERSA by MARTA BARONE - BOMPIANI EDITORE

Città sommersa

Marta Barone

Marta Barone è nata e vive a Torino. Traduttrice e consulente editoriale, ha pubblicato tre libri per ragazzi. 

RECENSIONE 

Già dalle prime pagine Barone, descrive: la sospensione dell'incredulità: 
"Tu che ben conosci i manuali di scrittura, smaliziato lettore, avrai già indovinato il fucile appeso alla parete nel primo atto del dramma. Io, invece, personaggio neghittoso e involontario (...), vagavo per Milano del tutto ignara anche solo del fatto che da qualche parte ci potesse essere un fucile."

La forza della narrazione sta nelle <<carte>>, lasciate in fondo a una scatola che recano la memoria difensiva del padre al processo per cui era finito in carcere a Torino per il <<reato di partecipazione a banda armata>> nel 1982.
In seguito era stato assolto e l'episodio era una cicatrice di famiglia, di cui lei aveva sentito vagamente parlare, ma che cambia radicalmente impatto nel linguaggio burocratico dei documenti.

Marta Barone recupera la parabola esistenziale del padre da cui nasce la storia e crea un legame con il lettore, una sorta di affascinante complicità nella ricerca tra archivi, filmati, articoli e testimonianze di compagne, come la prima moglie Agata, e amici di vari decenni che illuminano tappe, spesso inattese, della sua militanza politica.

Un'empatia che coinvolge un andare personale, tra frammenti di ricordi e frasi del padre che dicono più delle parole.

L'episodio legato all'accusa di Leonardo Barone era stato il delitto torinese del Natale del 1973 in via degli Artisti 13: un omicidio di gelosia avvenuto dentro i locali "Servire il Popolo" che registrò due vittime e al quale lui, sopravvisse correndo a cercare aiuto, mentre il suo miglior amico moriva.

In quell'occasione, l'autrice chiede: 

<<Quale forma poteva prendere una persona dopo una cosa del genere?>>

Barone ha smosso qualcosa nel personaggio, nel libro si respira tensione. Si sa che il protagonista deve scontare una condanna. Qui la Barone assurge la facoltà di psicologo della comunità, inchiodando il testimone nella sua stessa frase: 

<<Ha continuato a praticare la democrazia quando della democrazia non fregava più niente a nessuno.>>

lunedì 30 marzo 2020

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #28/2020 LESSICO FEMMINILE by SANDRA PE...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #28/2020 LESSICO FEMMINILE by SANDRA PE...: Sandra Petrignani Lessico femminile   LATERZA   Pagine 192 18,00 Euro   Il libro Niente è più segreto di un...

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La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #27/2020 IL MUSEO DELLE PROMESSE INFRAN...: Il museo delle promesse infrante  ELIZABETH BUCHAN CASA EDITRICE NORD Numero di pagine 396 Prezzo € 18.60   Entra in ques...

La Biblioteca di Katia: POST #34/2020 MISS AUSTEN by GILL HORNBY - NERI PO...

La Biblioteca di Katia: POST #34/2020 MISS AUSTEN by GILL HORNBY - NERI PO...: Miss Austen Gill Hornby  NERI POZZA EDITORE Pagine: 288 Tradotto da: Alessandro Zabini P...

POST #34/2020 MISS AUSTEN by GILL HORNBY - NERI POZZA EDITORE

Miss Austen

Gill Hornby 
NERI POZZA EDITORE
Pagine: 288
Tradotto da: Alessandro Zabini
Pagine: 288
Prezzo:18,00



 

giovedì 26 marzo 2020

La Biblioteca di Katia: POST #33/2020 CINEMA - HARRY POTTER.

La Biblioteca di Katia: POST #33/2020 CINEMA - HARRY POTTER.: In questi giorni difficili di emergenza (Coronavirus), le situazioni in cui le normali attività non possono continuare ed è richiesta un&#3...

POST #33/2020 CINEMA - HARRY POTTER.

In questi giorni difficili di emergenza (Coronavirus), le situazioni in cui le normali attività non possono continuare ed è richiesta un'azione immediata per prevenire una catastrofe>>. Occasione in queste giornate di isolamento per riprendere dagli scaffali delle librerie di casa i sette libri del maghetto e rileggerli insieme.

Il maghetto più famoso della letteratura e del cinema ha un doppio appuntamento settimanale con le nostre case. 
Tornano su Italia 1 otto film per sette libri (e tanti incantesimi). L'offerta prevede di dedicare il lunedì e il martedì sera alla saga cinematografica di Hary Potter. I primi due titoli trasmessi, tratti dai libri di J.K. Rowling, hanno fatto record di ascolti. Lunedì 23 marzo 2020 tocca al terzo capitolo, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, diretto nel 2004 dal regista premio Oscar (per Gravity e Roma) Alfonso Cuaròn. I protagonisti sono ormai noti agli italiani, ritroviamo Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint nei panni di Harry, Hermione e Ron. Ritorna il magico mondo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con il Calice di Fuoco (2005, martedì 24), L'Ordine della Fenice (2007, lunedì 30), Il Principe Mezzosangue (2009, martedì 31) e I Doni ella Morte, Parte I (20010, lunedì 6 aprile) e II (2011, martedì 7). Occasione in queste giornate di isolamento per riprendere dagli scaffali delle librerie di casa i sette libri del maghetto e rileggerli insieme.

POST #32/2020 UNA STORIA STRAORDINARIA by DIEGO GALDINO - LEGGEREDITORE

Luca e Silvia sono un problema da tenere lontano dagli altri, normali. O forse chi sta attorno a loro, rifiuta di arrendersi e dichiara battaglia al pregiudizio e alla paura del diverso. E Galdino, che crede nel potere del confronto con ciò che non ci somiglia. Fatto sta che la svolta si compie.

Una storia straordinaria

Autore: Diego Galdino
 
Marchio editoriale: Leggereditore
Pagine: 216
€16.00



Il libro

Luca e Silvia sono due ragazzi come tanti che vivono vite normali, apparentemente distanti. Eppure ogni giorno si sfiorano, si ascoltano, si vedono. I sensi percepiscono la presenza dell’altro senza riconoscersi, fino a quando qualcosa interrompe il flusso costante della vita: Luca perde la vista e Silvia viene aggredita in un parcheggio. La loro vita, sconvolta, li porta a chiudersi in un’altra realtà e il destino sembra dimenticarsi di loro. Tuttavia, due anni dopo, la loro grande passione, il cinema, li fa incontrare per la prima volta e Luca e Silvia finiscono seduti uno accanto all’altra alla prima di un film d’amore. I due protagonisti, feriti dalle vicissitudini degli eventi passati, si ritrovano, così, loro malgrado, a vivere una storia fuori dall’ordinario. Ma l’amore può essere tanto potente da superare i confini dei nostri limiti e delle nostre paure? E il destino, quando trova due anime gemelle, riesce a farle rialzare e camminare insieme?

Un’intensa e romantica storia d’amore attraverso i cinque sensi, il cinema e una Roma piena di fascino e magia che rendono questa storia straordinaria.

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #39/2020 OLIVE, ANCORA LEI by ELIZABETH...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #39/2020 OLIVE, ANCORA LEI by ELIZABETH...: Elizabeth Strout Olive, ancora lei EINAUDI 2020 Superco...

RECENSIONE #39/2020 OLIVE, ANCORA LEI by ELIZABETH STROUT - EINAUDI

Olive, ancora lei
EINAUDI
2020 Supercoralli

Traduzione di
pp. 272
€ 19,50

 A distanza di un decennio, l'amatissima protagonista del Premio Pulitzer Olive Kitteridge torna con un nuovo «romanzo in racconti» destinato a segnare la storia della letteratura.

«Appassionati di gemme letterarie, gioite... Gustata sillaba per sillaba, è un'opera stupefacente... Prese nel loro complesso, queste storie restituiscono un mondo di splendida, straziante autenticità capace di creare un'insopportabile dipendenza».
«The Washington Post»

 

Il libro

Che ne è stato di Olive Kitteridge? Da quando l’abbiamo persa di vista, l’irresistibile eroina di Crosby nel Maine non si è mai mossa dalla sua asfittica cittadina costiera, e da lí ha continuato a guardare il mondo con la stessa burbera empatia. Sono passati gli anni, ma la vita non ha ancora finito con lei, né lei con la vita. C’è posto per un nuovo amore, nella sua vecchiaia, e amicizie profonde, e implacabili verità. Perché in un mondo dove tutto cambia, Olive è ancora lei.
Olive Kitteridge. Insegnante di matematica in pensione, vedova di Henry, il buon farmacista della cittadina fittizia di Crosby nel Maine, madre di Christopher, podologo a New York, figlio lontano in ogni senso, solo una «vecchia ciabatta» scorbutica per molti in paese; una donna scontrosa, irascibile, sconveniente, fin troppo franca, eppure infallibilmente sintonizzata sui movimenti dell’animo umano e intensamente sensibile alle sorti dei suoi consimili: è questa la creatura straordinaria che abbiamo conosciuto un decennio fa, quando la pubblicazione del volume di storie collegate che porta il suo nome l’ha consacrata a eroina letteraria fra le piú amate di ogni tempo ed è valsa alla sua artefice il Premio Pulitzer per la narrativa. In Olive, ancora lei, Elizabeth Strout riprende il filo da dove l’aveva lasciato e in questo nuovo «romanzo in racconti» ci narra il successivo decennio, l’estrema maturità di Olive, dunque. Ma in questa sua vecchiaia c’è una vita intera. Un nuovo amore, innanzitutto. Jack Kennison è un docente di Harvard ora in pensione, vedovo come Olive. A parte questo i due non hanno granché in comune, eppure la loro relazione ha la forza di chi si aggrappa alla vita, e le passioni che muovono i due amanti – la complicità e il desiderio raccontati in Travaglio, la rivalsa e la gelosia di Pedicure – ne trascendono i molti anni. Trascendere il tempo è però una battaglia che non si può vincere e racconto dopo racconto, anno dopo anno, Olive si trova ad affrontare nuove forme di perdita. Deve fare i conti con la propria maternità fallace in Bambini senza madre, con la decadenza fisica in Cuore, con la solitudine in Poeta. Ma contemporaneamente, e senza rinunciare al suo piglio irridente, leva, quasi a ogni racconto, una specie di quieta, tutta terrena speranza. La vita riserva qui piccoli momenti di rivelazione, istanti di comunione, brevi felicità. Succede, magicamente, in Luce, succede in Amica, dove l’incontro insperato con l’ultima compagna di strada è insieme un’appagante occasione di rincontro per i lettori di Elizabeth Strout.

Elizabeth Strout

Elizabeth Strout è nata nel Maine ma vive a New York. Ha pubblicato i suoi racconti su «The New Yorker» e molte altre riviste. In Italia ha pubblicato, per Fazi editore, tre romanzi, Amy e Isabelle, Resta con me e I ragazzi Burgess, e la raccolta di racconti Olive Kitteridge, con cui ha vinto il Premio Pulitzer (2009), il Premio Bancarella (2010) e il Premio Mondello (2012). Dalla stessa raccolta di racconti è stata tratta una serie tv, prodotta dalla Hbo. Per Einaudi ha pubblicato Mi chiamo Lucy Barton (2016 e 2017), Tutto è possibile (2017 e 2018) e Olive, ancora lei (2020).

 RECENSIONE


A dieci anni di distanza da Olive Kitteridge, libro che le è valso il Pulitzer (edito in Italia da Fazi), Elizabeth Strout, torna a raccontare la sua cittadina immaginaria sull costa del Maine. Lassù nel Maine, racconta esistenze, che sono anche le nostre, l'ineluttabilità di cadute, imperfezioni, il declino che li caratterizza, agisce come un balsamo. 

Per gustare appieno il romanzo, questo appena pubblicato: Olive, ancora lei, che riprende là dove si era concluso il precedente romanzo. Olive insegnante di matematica in pensione, vedova in lutto (suo marito Henry, farmacista è morto per un ictus) qui inizia una traballante relazione con Jack, ex docente di Harvad, con una passione per il whisky e le macchine decapottabili, rifugiatosi nella cittadina dopo essere stato coinvolto in un caso di molestie sessuali.

Per le strade di Crosby sembra non succedere nulla, ci possono essere giornate di febbraio con una luce magnifica, di un giallo glorioso che brilla <<attraverso i rami nudi degli alberi, a gola spiegata>>, o mattine di novembre dove i campi deserti e puliti, le strade vuote hanno un che di spettrale sotto un sole che sembra non farcela <<a scalare la cima del cielo>>. Ma basta aprire le porte di quelle case di mattoni per scoprire che ognuno nasconde il suo segreto e che molti segreti si assomigliano.

martedì 24 marzo 2020

RECENSIONE #38/2020 SULLA RICERCA DELL'IDEALE. TESTO INGLESE A FRONTE by ISAIAH BERLIN - MORCELLIANA EDITORE

IL PUNTO DI VISTA DEL RICCIO.


Sulla ricerca dell'ideale. Testo inglese a fronte

Isaiah Berlin


Editore: Morcelliana
Anno edizione: 2007
In commercio dal: 6 novembre 2007
Pagine: 64 p., Brossura
10,00€


Il libro

Ho sempre considerato Sulla ricerca dell'ideale, il discorso preparato da Isaiah Berlin per la cerimonia di consegna del Premio Senatore Giovanni Agnelli del 1988, una vera e propria lezione. In più di un senso. In queste pagine esemplari Berlin ricostruisce con efficacia, semplicità, ironia e chiarezza il proprio percorso intellettuale. La sua lunga e appassionata esplorazione dello spazio dell'etica, delle differenti concezioni e delle differenti risposte alla domande a proposito di come uomini e donne debbano convivere, e di quali valori definiscano i tratti di una vita degna di essere vissuta. Una prospettiva che Berlin propone di definire in termini di pluralismo, avendo molta cura nel distinguerlo dal relativismo. Sostenere la tesi del pluralismo in etica vuol dire riconoscere che i valori sono più d'uno, che essi possono confliggere e scontrarsi fra loro. Ne deriva che "i conflitti di valore fanno parte dell'essenza di ciò che sono i valori e di ciò che noi stessi siamo". Noi siamo costretti a scegliere, una volta dato il pluralismo dei valori che caratterizza la natura dello spazio di ciò che per noi vale. E ogni scelta può comportare una perdita in valore. (Salvatore Veca).

 RECENSIONE

La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una importantissima. Il valore è una cosa importantissima. Il motto di Archiloco, già citato in un famoso saggio di Isaiah Berlin, apre il testamento filosofico di Ronald Dworkin, Giustizia per i ricci.

Il riccio e la volpe rappresentano rispettivamente due visioni contrapposte di quello che oggi chiamiamo il pluralismo. La questione è: il pluralismo delle nostre società - e del mondo - è o non è compatibile con l'assenza di conflitto? No, dice la volpe; si, pensa il riccio.

Nel suo La ricerca dell'ideale, Berlin pone il problema in maniera quasi classica. Parlando della sua giovanile scoperta di Macchiavelli, per il quale <<la combinazione della virtù (antica, repubblicana) e dei valori cristiani è qualcosa di impossibile>>, Berlin conclude: 

<<Tutto questo istillò in me un'idea che ebbe quasi l'effetto di uno shock ... veniva a minare la mia precedente convinzione, basata sulla philosophia perennis, che non potesse esservi conflitto fra fini veri, tra risposte vere ai problemi fondamentali della vita.

La prima questione che questo passaggio solleva è: se c'è incompatibilità fra <<risposte vere>> ai problemi fondamentali della vita, in che senso ci possono essere risposte vere? Certo non nel senso ordinario: se p e q sono incompatibili, non possono essere entrambe vere. D'altra parte Berlin non vuole sostenere che sono vere le nostre convinzioni e false quelle degli altri, sempre. Non resta allora che lo scetticismo; nel senso proprio di <<verità>>, i giudizi di valore non possono essere veri, nè falsi. E questa è la posizione mainstream. Berlin fa emergere a poco a poco gli eroi della modernità disillusa.

Sono Macchiavelli, Vico, Herder, Herzen ... vi possiamo aggiungere Niezsche, Weber, gli storicismi, i post-moderni. Anche se Berlin vede una gran differenza fra il semplice relativismo e ... il vero pluralismo. Come a Max Weber, il relativismo gli sembra frivolo. 

<<Io preferisco il caffè, tu preferisci lo champagne. Abbiamo gusti diversi ... Ma non è questa la visione di Herder, nè la visione di Vico: nel loro caso parlerei piuttosto di pluraòlismo ... sono molti e diversi i fini cui gli uomini possono aspirare restando pienamente razionali, capaci di comprendersi tra loro ... Ma i nostri valori sono i nostri e i loro sono i loro>>.

Cosa dirà il riccio? Vorrà forse negare che esistano ordinamenti differenti di priorità di valore, che sono anche alla base della truttura normativa di una cultura, della sua civiltà, della sua pedagogia e tecnologia? Vorrà negare il fatto del pluralismo? No certamente. Sarebbe la peggior violazione di quel valore che è costitutivo della giustizia quanto lo è la pari dignità: la libertà, fondamento del diritto di vivere secondo il proprio ethos nei limiti del rispetto di quello altrui.

Idealmente, una <<democrazia costituzionale dei diritti>> (Rodotà) alberga molte diverse concezioni comprensive del bene, forse tante quanti sono i cittadini o almeno le comunità, le <<identità>>. Non è qui l'opposizione fra il riccio e la volpe. Dove allora? L'opposizione riguarda il modo di concepire il fenomeno forse più universale e importante della storia umana: il conflitto, il disaccordo, il dissenso. E quindi, naturalmente anche la politica e la guerra.

Prendiamo l'incipit di un altro saggio di Berlin, Due concetti di libertà: la teoria politica non sarebbe mai stata concepita <<se gli uomini non fossero mai entrati in disaccordo sui fini della vita, se i nostri antenati fossero rimasti nel Giardino dell'Eden>>. Vero. Il punto di vista del riccio sarebbe ben miope se consistesse nel negare l'esistenza delle guerre, da quelle che insanguinano il mondo a quelle che scuotono la pace delle case e perfino l'intimo delle persone, a quelle civilizzate che si dovrebbero svolgere sotto <<l'impero della legge>> (Dworkin), nella politica.

Il riccio e la volpe dissentono quindi nella lettura dei conflitti e più in generale del dissenso in materia assiologica, sale del resto della vita di ogni democrazia. Per la volpe,

<<Questi conflitti di valori fanno parte dell'essenza di ciò che sono i valori e di ciò che siamo noi stessi>>. Il riccio dubita che questa posizione sia coerente con un liberalismo politico moderno. Il fatto è che Berlin <<prende sul serio>>, il politeismo dei valori almeno quanto Dworkin <<prende sul serio>> l'universalità dei diritti. E' una nuova edizione della disputa fra Eutifrone e Socrate questa. Qual'è la fonte della norma e del valore? Forse siamo almeno riusciti a vedere in che direzione dovrà muovere il riccio, l'erede di Socrate.


lunedì 23 marzo 2020

RECENSIONE #37/2020 IL SILENZIO DELL'ACCIUGA by LORENA SPAMPINATO - NUTRIMENTI EDITORE

Lorena Spampinato

Il silenzio dell’acciuga

NUTRIMENTI EDITORE 

  Prima edizione gennaio 2020  
pp. 240
18,00 €


Il libro 
Tresa è stata educata dal padre al silenzio e al rigore. In tutto lei deve assomigliare a Gero, il suo fratello gemello: stessi abiti e stessa compostezza. Del suo essere femmina a nessuno sembra importare, fino al giorno in cui suo padre parte per lavoro e lascia lei e Gero da una zia. Da quel momento il rapporto con il fratello si fa turbolento: la zia infatti riconosce in Tresa il suo essere futura donna creando distacco tra le loro immagini e i loro corpi. Gero non sembra accettare questo mondo di femmine e si sottrae con rabbia all’abbandono del padre.
La casa della zia assomiglia a un antico museo e né Tresa né Gero capiscono bene che lavoro faccia, sanno solo che esiste un terreno dove un giorno lei li porta e li fa lavorare durante l’estate. Per Tresa è quasi una liberazione, la scuola infatti è diventata gabbia e supplizio, tutti lì la chiamano Masculina, perché come le acciughe non è aggraziata né adatta alle tavole dei ricchi. Il terreno e la casa saranno per Tresa le scenografie del primo pericoloso innamoramento, della scoperta del corpo, della vergogna e soprattutto dei segreti. Continua infatti a vigere in famiglia una regola solida: non dire. Tresa dovrà nel silenzio costruire sé stessa, capire cosa è il dolore e cosa il confronto, cosa è una donna e cosa la crescita.
Con questo romanzo Lorena Spampinato, attraverso una lingua musicale, elegante e una scrittura schietta, racconta, ora a tinte cupe ora brillanti, l’ingresso di una bambina nel temibile mondo degli adulti e dei loro misfatti.

Lorena Spampinato

Lorena Spampinato nasce a Catania nel 1990. A diciotto anni esordisce con il romanzo La prima volta che ti ho rivisto (Fanucci Editore, 2008) e si trasferisce a Roma, dove continua a scrivere tra impegni universitari e collaborazioni giornalistiche. Adesso lavora come editor e ufficio stampa. Con Fanucci Editore ha pubblicato anche Quell’attimo chiamato felicità (2009) e L’altro lato dei sogni (2011).



RECENSIONE

Il silenzio dell'acciuga di Lorena Spampinato, esplora brillantemente sia sul piano filosofico e provocatorio che su quello tematico, un destino particolarmente crudele dato che il modo esplicito di trattare argomenti come il sesso e la classe sociale, è attuale ora come allora. Quando, un giorno Tresa, incontra lo sguardo ipnotico di un uomo, sicuro di sè, non sospetta che la sua vita sta per cambiare in modo radicale. 

E' una ragazza nell'età adolescenziale, e tutti la chiamano Masculina, perchè è allampanata come un'acciuga e debole di indole. Tresa sta crescendo senza amore, senza punti di riferimento o di una guida,  o un'ala protettiva in cui rifugiarsi. 

Quel mattino uscì dall'infanzia nella quale si era trovata ancora la notte prima. Per la prima volta nella sua vita, Tresa sospettò che ogni fenomeno nascondesse qualcosa dentro di sè oppure, decidendo di svelarsi a qualcuno, lo facesse solo agli uomini che sanno gridare e punire e a quelli che fumano e chiudono la porta col catenaccio. 

Per la prima volta, ella non aveva rivelato tutto ciò che pensava e, anzi, fatto più significativo e inquietante, lo aveva tenuto nascosto dentro di sè. 

<<Nelle parole di mio padre essere femmina era una condanna>>.

<< ... Dovevo crescere come mio fratello - uguale a lui. Era per questo che ci aveva fatti insieme, perchè crescessimo l'uno lo specchio dell'altra.>>


Passarono gli anni. Ai viaggi del padre i bambini: Tresa e il fratello gemello Gero, fin dalla loro nascita, erano così avvezzi, che la sua abitudine di consumare con loro raramente un pasto si era trasformata ai loro occhi in una prerogativa paterna.
Sempre più spesso abitavano nelle stanze vuote e deserte e i freddi insegnamenti della zia Rosa, non riuscivano a sostituire l'assenza, il vuoto della madre. 

<<Solo quel nome, pronunciato anche da lei con quella erre forte e raschiante, la inchiodava alle sue radici meridionali mettendo subito a tacere chiunque potesse in un primo tempo affibbiarle origini lontane>>.

<<Il suo viso era bianco - perfetto, - non s'infiammava di quella rabbia che ce la rese estranea mesi dopo>>.

Ambientato negli anni Sessanta, il libro si apre con Tresa che in una Sicilia, luogo pieno di vita, ma anche carico di pericoli, Tresa, fiera e intelligente, è convinta che si tratti solo di una tappa temporanea nel suo cammino verso il superamento della povertà e della mancanza di opportunità. 

Dopo averci parlato del trasferimento di Tresa e del fratello gemello in un angusto apartamento di zia Rosa, Spampinato fa un passo indietro per spiegare come la sua eroina sia arrivata a quel punto. Dapprima, Tresa affronta la vita con la convinzione che restando nel silenzio, come le aveva insegnato il padre, tutto sarebbe tornato al suo posto. Confida  nel sogno di una vita migliore, di conquistarsi una fetta. 

E' vero che vive come una prigioniera, ma altre donne siciliane erano riuscite ad avere successo, quindi perchè non lei? L'autrice ammira l'ingenuità e la determinazione della protagonista, ma ci fa anche capire chiaramente che il modo in cui tende a sottovalutare i pericoli che ha di fronte è alquanto imprudente. 

<<Fu Rosa a iniziarmi all'universo femminile>>.

Questi rischi si manifestano immediatamente nei rapporti con il sesso. 

<<Era stata delicata nel dirmi che le affermazioni di mio padre erano errate, solo una cosa era importante: la libertà. La libertà di essere quello che volevo essere, quando volevo>>. 

In un istante decide di seguire Gero, e di abbandonarsi con lui a una torrida seduta di sesso, senza parole, e pensa tra sè e sè, che non ci sarà un seguito. Invece, un seguito ci sarà: la relazione continua, dal mistero dei fili che intreccia il destino, dal mistero che circonda la professione del seduttore. 

<<In quelle occasioni veniva a cercarmi per tutta la casa premendo i suoi passi per terra al solo scopo di farsi sentire, e quando finalmente mi trovava non faceva altro che rivolgermi uno sguardo di disprezzo e dirmi in una smorfia cosa avrei dovuto fare>>. 

<<Ciò che mi sorprese di più fu la vicinanza di Sasà. Pensavamo le stesse cose. Ebbi l'impressione che desse voce a ciò che avevo in testa>>. 

<<Fu allora che diventammo amici, così, come spesso accade, perchè ci pareva di condividere la stessa avventura>>.

Il romanzo che leggiamo "Il silenzio dell'acciuga" by Lorena Spampinato, è la cronaca di quello che diventa presto passione, poi amore, e che Tresa per pudore, per vergogna, non riesce a parlarne. Lui, l'amante il signor A o suo figlio, coltivano l'idea di poter controllare la relazione adulterina e condurre una doppia vita sentimentale si rivela presto illusoria, perchè entrambi adorano fare sesso nei luoghi più impensati, anche pubblici.

<<Non sapevo ancora, non potevo immaginarlo, che quello sarebbe stato l'inizio di tutto, l'inizio del terorre>>.

Tresa finisce in trappola e viene violentata. Poi, l'uomo dà inizio a un vero e proprio stalking, terrorizzando la sua vittima, che si crogiola nella sua natura equivoca, con conseguenze tragiche, fino allo svelamento di una verità nascosta sotto un velo di ambiguità per tutto il romanzo. 
A casa di zia Rosa, anche lei è attratta dalla bellezza di Tresa, perchè capisce che la nuova arrivata, con il viso fresco e le lunghe gambe, sarebbe un'aggiunta molto apprezzata e redditizia per il suo futuro. Per quanto questi incontri di Tresa siano minacciosi, nessuno di loro è paragonabile al vero e implacabile nemico, la società sicula.

<<In qualsiasi direzione, ovunque ci si voltasse, c'era sempre la figura implacabile di un uomo che giudica. Non c'è nulla che lei possa fare o dire, non riuscirà mai a superare questa legge immutabile della società siciliana>>.

Spampinato riesce a vedere l'umanità anche nei personaggi senza cuore, ma la storia che sta dietro le loro terribili cicatrici pulsa di umanità e pathos. Anche se le hanno vietato il sogno di vivere. A lei piace l'amore, l'amore come lo celebravano nelle canzoni, nei fotoromanzi. Tresa è stordita a cospetto di tanta femminilità, del suo profumo brado: <<Il suo seno, i suoi fianchi, emanavano un profumo di primavera>>.

La ragazza deve ricredersi su tutto, deve imparare (e perdere) ogni cosa, deve diventare una spia e una ribelle. La complessità del carattere di Tresa, rendono la storia più interessante e commovente. Il silenzio dell'acciuga è un romanzo che può competere con le opere migliori di autori. Ci ricorda che nessuno può estinguere la fiamma dell'umanità che brucia con uguale intensità in ogni anima umana.