martedì 30 giugno 2020

La Biblioteca di Katia: DIARIO DI VIAGGIO 01/2020 LE ISOLE DEI DESIDERI

La Biblioteca di Katia: DIARIO DI VIAGGIO 01/2020 LE ISOLE DEI DESIDERI: LE ISOLE DEI DESIDERI   Non sono le più celebri, ma certo fra le più belle isole del Mediterraneo, quelle che descrivo in queste pa...

DIARIO DI VIAGGIO 01/2020 LE ISOLE DEI DESIDERI

Travel Inspiration
 Travel Journal

LE ISOLE DEI DESIDERI

 

Non sono le più celebri, ma certo fra le più belle isole del Mediterraneo, quelle che descrivo in queste pagine. Mete ideali per chi non ha ancora deciso dove andare in vacanza ... 

Nel tratto di costa tra il lato sud di Capo Sant'Andrea e il promontorio di isola Bella, si trova l'omonima e incantevole cala caratterizzata dalle profondità rocciose dove non è semplice dar fondo. La cosa migliore, secondo gli esperti, è ancorarsi subito a nord di isola Bella, utilizzando una boa o un gavitello sull'ancora. Comodo e limitrofo il porto di Taormina dove trovare ristoro o fermarsi un attimo prima, per tuffarsi dalla barca e ammirare lo splendido Teatro Greco direttamente dall'acqua.






CALA DI POLLARA - SALINA, ISOLE EOLIE
LA CINEMATOGRAFICA

Se navigate verso l'estremità nord ovest dell'isola di Salina, troverete Cala di Pollara, dove sono state girate alcune delle scene più intense del film Il Postino di Troisi. La baia sorge all'interno di un primordiale cratere anticamente spaccato in due da un crollo. E consigliabile ancorare al centro della piccola insenatura, quasi davanti al villaggio, tra la Punta e il Faraglione, in 7 metri d'acqua con fondo roccioso. Dalla rada, si possono ammirare in lontananza le isole Filicudi e Alicudi e trovare riparo dai venti provenienti da levante, godendosi tramonti mozzafiato. La darsena turistica più vicina è a Santa Marina, mentre un campo boe si trova a Rinella.



BAIA AYANA - BOZCAADA (TURCHIA)
LA LEGGENDARIA
Situata vicino all'ingresso dello Stretto dei Dardanelli, Bozcaada (si pronuncia bociada), è una piccola isola soprannominats The windy island, perchè di giorno è perennemente esposta a forti venti che si placano quando il sole tramonta. Qui il cielo sembra di maiolica blu e la baia più bella, l'Ayana, si trova lungo la costa meridionale. La cala è caratterizzata da sfumature turchesi, sabbia dorata e aria profumata di storia e vigneti. L'isola fino al 1912 apparteneva ai greci; secondo la leggenda, qui si appostarono prima di prendere Troia, attendendo il segnale di Ulisse nascosto nel cavallo. Il porto più attrezzato nelle vicinanze è quello di Geyikli, dove rifornire la cambusa.

lunedì 29 giugno 2020

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #61/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DEL...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #61/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DEL...: La ragazza della palude di Delia Owens narrativa SOLFERINO Pagine 414  Prezzo di copertina 15 Euro     Il libro Nu...

RECENSIONE #61/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWENS - SOLFERINO


La ragazza della palude

di Delia Owens

SOLFERINO

Pagine 414 

Prezzo di copertina 15 Euro

 

 Il libro

Nuova edizione.

A Barkley Cove, un tranquillo villaggio di pescatori, circolano strane voci sulla Ragazza della Palude.
Dall’età di sei anni Kya si aggira completamente sola tra canali e canneti, con qualche straccio addosso e a piedi nudi. Ha al suo attivo un solo giorno di scuola, ma la palude e le sue creature per lei non hanno segreti: la nutrono, la cullano, la proteggono, sono maestre e compagne di giochi.
Kya impara a decifrare i segni della natura prima ancora di saper leggere un libro: nella sua assoluta solitudine sembra bastare a se stessa. Ma la sua bellezza non tarda a sbocciare: insolita, selvatica, sfuggente accende il desiderio nei ragazzi del paese. Kya scopre l’amore, la sua dolcezza e le sue trappole.
Quando negli acquitrini riaffiora il corpo senza vita di Chase Andrews, gli occhi di tutti puntano su di lei, la misteriosa ragazza dimenticata: i mormorii diventano subito accuse, i sospetti incrollabili certezze. Il processo, fuori e dentro al tribunale, trascina la vicenda verso il suo imprevedibile e folgorante epilogo.
La Ragazza della Palude è il romanzo commovente di un’infanzia segnata dall’abbandono e di una natura che si rivela madre, non matrigna. Ma è anche la storia di una violazione e di un segreto gelosamente custodito, che mette in discussione i confini tra la verità e la menzogna, il bene e il male.

 

 RECENSIONE 

 

Kya vive in un’area geografica assente dalle mappe. Affonda in una palude di tradimenti, bugie, ricatti. E la sua vita va in pezzi. Laggiù, in profondità, accade qualcosa di incomprensibile. È la paura di impazzire, di sragionare all’improvviso in casa, per strada, nel bel mezzo di certe giornate nere che si fatica persino a raccontare a se stesse.

E una persona dimenticata dal mondo. Ubbidisce semplicemente in silenzio al suo destino: vivere tra la quiete e la bellezza del luogo e la crudeltà degli uomini. Impara cosí dapprima a sopravvivere  e alla fine fa amicizia con Chase Andrews.  

 Questo sentimento così tenace, che sembra schermarli dalle insidie del reale, li rafforza e li divora al tempo stesso, finché un evento prodigioso arriverà a sconvolgere le loro vite e le loro certezze.

La nostra era una casa disadorna le cui pareti, mai dipinte, erano da sempre alla mercè delle intemperie. Lì il paesaggio vario, disordinato, privo di una naturale armonia, piuttosto impegnativo da descrivere, dove l'anima imputridisce di malinconia. 

Abitare un’antica fattoria, dipingere con lo sguardo ogni singolo scorcio di un luogo incantato, abitare in una palude, essere «un’unica creatura»: la felicità sembrerebbe la condizione naturale di Kya se… se lei osasse soltanto portare alla luce i folletti maligni che li sbeffeggiano dall’ombra e li sfidano a farli uscire.  

La ragione vera era che le sorprese non erano destinate a finire con la via d'uscita della madre. Un tempo sognava spesso la madre, e sebbene i particolari variassero di volta in volta, la sorpresa era sempre la stessa. Il sogno si interrompeva perchè era troppo palese la speranza, troppo scontato il perdono, credo. Nel sogno aveva la sua vera età e faceva la sua vera vita, ma scopriva che la madre era tornata a casa.

La trovava bene, non proprio giovanissima, e nemmeno del tutto al riparo dal male tiranno non ha, infatti, nulla a che vedere con il coronamento del suo idillio, ma con la sua sfiorata fine, precisamente non aveva sopportato più gli accessi d'ira di papà, che dalle urla passava ai pugni o ai manrovesci,  che la tormentò per tanti anni.

Nata e cresciuta in povertà, schiava della terra e del padre Kya, ha scelto di cercare un posto sicuro, nel silenzio della palude. La palude con le sue creature selvagge l'hanno sepolta, coperta, protetta, sommersa, sono rimaste una presenza costante nella sua vita. Scopre così che il dolore è il rumore più forte di tutti.

Sapeva che era papà il motivo per cui tutti se ne erano andati; tuttavia si chiedeva perché nessuno l’avesse presa con sé.

Il corpo di Kya cambia e tutto intorno sembra ribellarsi al segreto che lei sceglie di tenere per sé. La madre e i fratelli diventano sempre più distanti ed enigmatici e la casa stessa prende a vibrare e animarsi di strani presagi, al ritmo di misteri ulteriori.

Mentre zanzare e cavallette le si affollano attorno, Kya esplora libera il terreno insidioso e stupefacente della sua adolescenza: scopre così la simbiosi dell’amicizia e il suo punto di rottura, la sessualità aspra e curiosa, l’energia femminile e mistica della natura, la possibilità di mentire per cancellare ogni colpa, per illudersi che tutto resista al tempo, che nulla cambi mai.

"Io non ho mai odiato nessuno. Sono loro che odiavano me. Loro che mi ridevano dietro, loro che mi hanno abbandonato a me stessa. Loro che mi hanno tormentata. Loro che mi hanno aggredita. Ed è proprio vero, sai: ho imparato a vivere senza di loro."

Kya che sa troppo, la scrittrice che ha in testa un opprimente pensiero fisso. La ricerca di un buon posto dove stare? Per questo trascorre giornate intere nella palude e ne esce con l’aria afflitta. Per questo la sua scrittura si è raggomitolata su se stessa per poi morire. Per fortuna, però, ora è giunto il suo amico Chase.
 
La ragazza della palude è un romanzo dalla forza quieta e inarrestabile sul potere arcaico dei legami famigliari, sulle minuscole e più intime rivoluzioni di un corpo in movimento, e sull’istante esatto in cui un’infanzia finisce: quando le pareti vengono giù e le vite adulte si rivelano, è allora che non siamo più soltanto la storia di scelte anteriori, perché quello è il principio delle nostre. 

 Tutto sembra irrimediabilmente e vanamente trascorso agli occhi di Kya – la famiglia, la giovinezza, l’esistenza presente fatta di uno sciocco, bizzarro destino – quando dagli acquitrini riaffiora il corpo senza vita di Chase Andrews, gli occhi di tutti puntano su di lei. È un’idea assurda, inammissibile, ma Kya ne percepisce, ne avverte chiaramente la verità da quando si è svegliata quel giorno.

Come spiegarsi, infatti, gli eventi accaduti? Quando però la gente mormora che si sono alleati tutti contro di lei - abbandonandota lí, distrutta, dimenticata? Qualcosa li ha seguiti. Kya se lo sente dentro, come un dolore bruciante. Una pressione enorme nei polmoni. Kya va forse alla ricerca della verità o forse semplicemente di un altro luogo lontano da quello reso insopportabile dall’assenza e dalla fuga della madre. 


Decide di fuggire, di terra in terra, in un pellegrinaggio senza pace che ha, tuttavia, dei veri momenti di felicità la sera, quando cala il silenzio, ascolta l’acqua e i pesci «che non si vedono ma si possono sentire». In seguito verrà condannata.

La ragazza della palude, racconta del male ubiquo che appartiene al mondo ma che si rintana anche all’interno di ogni amore assoluto: perché la “città palude” non è solo un luogo reale di distruzione e segregazione, ma anche il nodo più intimo e pericoloso di ogni relazione, dove i confini tra il sé e l’altro si confondono e può bastare una parola, un gesto, un grumo di silenzio per far crollare ogni cosa o metterla per sempre in salvo.

La laguna sapeva di vita e di morte insieme; un miscuglio organico di potenzialità e decomposizione.

E' un romanzo dalla scrittura potente e delicata insieme che parla della perdita delle radici, del dolore dell’abbandono e dell’incomunicabilità tra le generazioni attraverso la dolorosa storia di Kya e della sua famiglia in una terra che, come loro, sembra aver perduto il suo bene più prezioso senza sapere come poterlo riavere.

 Scritto con uno stile impeccabile e popolato da personaggi dotati di grande umanità, il romanzo di Delia Owens, racconta l’emozionante storia di una  bambina che, quasi senza accorgersene, è diventata grande senza aver realizzato nessuno dei suoi sogni. Un romanzo delicato e commovente sull’importanza di conoscere e difendere le proprie radici, per trovare il proprio posto nel mondo.


Citazioni del libro


"Io non ho mai odiato nessuno. Sono loro che odiavano me. Loro che mi ridevano dietro, loro che mi hanno abbandonato a me stessa. Loro che mi hanno tormentata. Loro che mi hanno aggredita. Ed è proprio vero, sai: ho imparato a vivere senza di loro."


"Sapeva che era papà il motivo per cui tutti se ne erano andati; tuttavia si chiedeva perché nessuno l’avesse presa con sé."

"La laguna sapeva di vita e di morte insieme; un miscuglio organico di potenzialità e decomposizione."


sabato 27 giugno 2020

La Biblioteca di Katia: POST #60/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWE...

La Biblioteca di Katia: POST #60/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWE...: Un deserto faulkneriano dell’anima… Uno dei punti di forza di Owens che ci mostra non soltanto quanto l’amore possa essere tragico, ma che ...

La Biblioteca di Katia: POST #60/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWE...

La Biblioteca di Katia: POST #60/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWE...: Un deserto faulkneriano dell’anima… Uno dei punti di forza di Owens che ci mostra non soltanto quanto l’amore possa essere tragico, ma che ...

POST #60/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWENS - SOLFERINO

Un deserto faulkneriano dell’anima… Uno dei punti di forza di Owens che ci mostra non soltanto quanto l’amore possa essere tragico, ma che gli esseri umani sono imperfetti, teneri e molto spesso incapaci.

La ragazza della palude

di Delia Owens

SOLFERINO

Pagine 414

Prezzo di copertina 15 Euro


Nuova edizione.

A Barkley Cove, un tranquillo villaggio di pescatori, circolano strane voci sulla Ragazza della Palude.
Dall’età di sei anni Kya si aggira completamente sola tra canali e canneti, con qualche straccio addosso e a piedi nudi. Ha al suo attivo un solo giorno di scuola, ma la palude e le sue creature per lei non hanno segreti: la nutrono, la cullano, la proteggono, sono maestre e compagne di giochi.
Kya impara a decifrare i segni della natura prima ancora di saper leggere un libro: nella sua assoluta solitudine sembra bastare a se stessa. Ma la sua bellezza non tarda a sbocciare: insolita, selvatica, sfuggente accende il desiderio nei ragazzi del paese. Kya scopre l’amore, la sua dolcezza e le sue trappole.
Quando negli acquitrini riaffiora il corpo senza vita di Chase Andrews, gli occhi di tutti puntano su di lei, la misteriosa ragazza dimenticata: i mormorii diventano subito accuse, i sospetti incrollabili certezze. Il processo, fuori e dentro al tribunale, trascina la vicenda verso il suo imprevedibile e folgorante epilogo.
La Ragazza della Palude è il romanzo commovente di un’infanzia segnata dall’abbandono e di una natura che si rivela madre, non matrigna. Ma è anche la storia di una violazione e di un segreto gelosamente custodito, che mette in discussione i confini tra la verità e la menzogna, il bene e il male.

La Biblioteca di Katia: POST #59/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELLA OWE...

La Biblioteca di Katia: POST #59/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELLA OWE...: "Dice a se stessa che è al sicuro, nella sua casa. Ma chi è veramente al sicuro?" "Come sarebbe stata la sua vita se ave...

POST #59/2020 LA RAGAZZA DELLA PALUDE by DELIA OWENS - SOLFERINO

"Dice a se stessa che è al sicuro, nella sua casa. Ma chi è veramente al sicuro?"
"Come sarebbe stata la sua vita se avesse potuto ricominciare da capo?"
"Ci ha fatto qualcosa di male, a noi? No, forse non voleva, e i cocci sparsi cominciano a riprendere la "loro forma di prima, anche se è una cosa inutile, come ricucore le parti di un cadavere sbembrato".

La ragazza della palude

di Delia Owens

SOLFERINO

Nuova edizione.

A Barkley Cove, un tranquillo villaggio di pescatori, circolano strane voci sulla Ragazza della Palude.
Dall’età di sei anni Kya si aggira completamente sola tra canali e canneti, con qualche straccio addosso e a piedi nudi. Ha al suo attivo un solo giorno di scuola, ma la palude e le sue creature per lei non hanno segreti: la nutrono, la cullano, la proteggono, sono maestre e compagne di giochi.
Kya impara a decifrare i segni della natura prima ancora di saper leggere un libro: nella sua assoluta solitudine sembra bastare a se stessa. Ma la sua bellezza non tarda a sbocciare: insolita, selvatica, sfuggente accende il desiderio nei ragazzi del paese. Kya scopre l’amore, la sua dolcezza e le sue trappole.
Quando negli acquitrini riaffiora il corpo senza vita di Chase Andrews, gli occhi di tutti puntano su di lei, la misteriosa ragazza dimenticata: i mormorii diventano subito accuse, i sospetti incrollabili certezze. Il processo, fuori e dentro al tribunale, trascina la vicenda verso il suo imprevedibile e folgorante epilogo.
La Ragazza della Palude è il romanzo commovente di un’infanzia segnata dall’abbandono e di una natura che si rivela madre, non matrigna. Ma è anche la storia di una violazione e di un segreto gelosamente custodito, che mette in discussione i confini tra la verità e la menzogna, il bene e il male.






giovedì 25 giugno 2020

RECENSIONE # 60/2020 I CIELI DI PHILADELPHIA by LIZ MOORE - NNEDITORE

Liz Moore  

I cieli di Philadelphia

Traduttore : Ada Arduini
Numero Pagine : 464
Prezzo : 18 €
In libreria da : 21-05-2020

Il libro

Michaela Fitzpatrick è un’agente di polizia. Vive da sola e tra mille difficoltà si prende cura del figlio Thomas, un bambino dolce e intelligente. Pattuglia le strade di Kensington, il quartiere di Philadelphia dove è cresciuta e dove l’eroina segna il destino di molti, perché vuole tenere d’occhio l’amata sorella Kacey, che vive per strada e si prostituisce per una dose. Un giorno, Kacey scompare da Kensington, proprio nel momento in cui qualcuno comincia a uccidere le prostitute del quartiere. Michaela teme che sua sorella possa essere la prossima vittima e con l’aiuto del suo ex partner, Truman, inizierà a cercarla con era ostinazione, mettendo in pericolo le persone più care, e rivelando una verità che lei stessa prova a negare con tutte le sue forze.

Tra detective story e saga familiare, Liz Moore costruisce un romanzo in cui passato e presente si intrecciano e si illuminano componendo il ritratto di una donna vulnerabile e coraggiosa, tormentata da scelte sbagliate e fedele al suo senso di giustizia, e racconta un quartiere ai margini del sogno americano, ma cuore pulsante di un’umanità genuina e desiderosa di riscatto.

Questo libro è per chi ha un posto segreto dove conservare i ricordi più cari, per chi ha visto cadere la neve sul palco dello Schiaccianoci, per chi da piccolo storpiava irrimediabilmente ogni parola, e per chi ha trovato il coraggio di affrontare i propri errori in nome della verità, per aprire gli occhi sul mondo come fosse la prima volta.

Autore:

Liz Moore

Liz Moore è una scrittrice e musicista americana, e insegna Scrittura creativa alla Temple University di Philadelphia. Il suo romanzo Il peso (Neri Pozza 2012) è stato selezionato per l’International IMPAC Dublin Literary Award. Dopo aver vinto il Rome Prize nel 2014, l’autrice ha trascorso un anno all’American Academy di Roma, dove ha completato la stesura di The Unseen World, di prossima pubblicazione per NNE.



 RECENSIONE

Sono accadute cose terribili intorno al quartiere di Kensington. Quasi tutte le transazioni (droga e sesso), che vi si svolgono, iniziano su una di queste strade e finiscono in case o lotti abbandonati che affollano i vicoli e le strade. Kensington è uno dei quartieri più recenti di quella che per gli standard americani, è l'antica Philadelphia, e molti vi morirono. 

"Solo quest'anno il numero dei casi di un'overdose letale è aumentato>>.

Eppure, su quella terra tanto ricca negli anni di maggior splendore. Poi quando, le fabbriche di questo paese morirono, cominciò un lento, e poi un rapido declino economico da potersi misurare e che sfocia in una rassegnazione. Vi regna una tranquillità impertubabile, la calma poco rassicurante generata da un'assoluta indifferenza, la quiete neanche così desiderabile - non ancora, non adesso - della pace eterna.

Non c'è silenzio però, nei cieli di Philadelphia. Si, Philadelphia ha una sua identità distinta. Anzi: delle identità. Philadelphia non è una cosa sola, è una combinazione di più fattori e storie personali. Dobbiamo ricordarci di questo quando parliamo del suo futuro.

Come ogni giorno la poliziotta Michaela Fitzpatrick, sta pattugliando il territorio. Fuori dal finestrino della sua auto: il solito miscuglio di gente che cerca una dose o se ne è appena fatta una. Nella parte più vecchia della città di Philadelphia e che per un attimo immagina di abbracciarne lo spazio, però questo non basta a metterla in pace. Sente, o crede di sentire, delle voci di donne di tutte le razze e religioni.

<<E il loro sguardo che le smaschera, il lungo sguardo duro al conducente di qualsiasi macchina di passaggio, basta che sia un uomo>>.

Non lo sa davvero il lettore, che cos'è la vita fuori, in quel mondo che la gente come lui nemmeno s'immagina. Ed è nel mondo di fuori che si muove la storia del libro. Diverse trame si intrecciano nel nuovo libro di Liz Moore e raccontano i lati oscuri di una città. Anzi, le trame, che sono quattro: l'indagine di Michaela alla ricerca della sorella Kacey, la ricerca di una pista di spaccio, la scoperta di una possibile serie di omicidi, e c'è infine, la ricerca di una talpa all'interno della polizia.

Gestire questo intreccio multiplo costituisce una prova di bravura, che Liz Moore supera alla grande, giocando con abilità sui tempi di attesa del lettore che vorrebbe indovinare che cosa mai tenga insieme le varie piste. Ma le pagine più avvincenti sono quelle dedicate a Kacey, che si avventura on the wild side (dal lato selvaggio). Anzi, vien voglia di andarli a trovare, i posti dove tutto comincia quando la mezzanotte è già passata da un pezzo.

L'itinerario in questa Philadelphia invisibile segue le tracce di Kacey, che si muove come un lupo solitario in cerca della preda. A notte fonda entra in quartieri malfamati: bar con tavolini scheggiati, poche bottiglie tristi, qualcuno seduto con un caffè che dura da ore. Ma la precisione dei dettagli, l'atmosfera, gli odori sono molto più veri di uno scenario da fiction. Nella periferia che ancora non è diventata un'attrazione per gli investitori. Strade dove non circola l'aria cool di cui va fiera Kensington. No, qui tutto è rimasto lo stesso da molti anni. L'unica cosa che è cambiata, a volte, sono i proprietari, i drogati e le prostitute.

Attorno, luce soffusa, tavolini con clienti che aspettano la chiamata di qualcuno che propone qualcosa da non ripetere ad alta voce. Aria discretamente elegante quanto lo può essere un luogo paralizzato da neon e trafficanti che nessuno si aspetta lì. Philadelphia macera nei vicoli. Tanto chi si siede e beve lo fa per ingannare l'attesa di un affare, un appuntamento, un traffico. Forse droga, forse una escort, si fa ma non si dice.

Qui il giro turistico per i lettori s'interrompe, Liz Moore va avanti, bische clandestine che nessuno cercherebbe in strade desolate, ingressi loschi con appena una lampadina, frequentatori che non promettono niente di buono. Là dentro il gioco si fa duro, lasciamo che i duri comincino a giocare.


Non è facile per Michaela, affrontare il suo lavoro. Mamma single di un bambino, alla ricerca costante della sorella Kacey, che vive per strada e si prostituisce per una dose. Due donne, ai capi estremi della giustizia. Michaela e Kacey, che la vita ha messo una di fronte all'altra, sponde opposte dello stesso mare, nel quale male e bene si confondono. Attraverso la storia di queste due protagoniste - Michael,  pattuglia le strade di Kensington, e Kacey, l'amata sorella da tenere d’occhio - l'autrice Liz Moore, esordisce nella narrativa con I cieli di Philadelphia (pubblicato dalla casa editrice NNEditore). Già autrice del romanzo Il peso (Neri Pozza 2012) è stato selezionato per l’International IMPAC Dublin Literary Award. Dopo aver vinto il Rome Prize nel 2014, l’autrice ha trascorso un anno all’American Academy di Roma, dove ha completato la stesura di The Unseen World, di prossima pubblicazione per NNE.

Liz Moore racconta una storia corale in cui i protagonisti alternano il loro punto di vista. Ma è la voce di Michaela a emergere e a trascinare il lettore nella sua indagine: <<Benvenuto a Kensington. Ma non fingere di averci capito qualcosa. Il quartiere ha avuto giorni migliori, no?>>.

Un giorno, Kacey scompare da Kensington, proprio nel momento in cui qualcuno comincia a uccidere le prostitute del quartiere. Tocca a Michaela, ereditare il peso del potere criminale. E Michaela, inizia a vivere all'ombra della sorella: spiandola, assorbe tutte le incertezze e le tenebre della sua esistenza.

<< Kacey faceva sempre quello che non doveva, era come se volesse attirarsi le sfuriate, sfidare gli adulti a punirla con sempre maggiore serietà, mettere alla prova i limiti della loro rabbia>>.

E' Michaela, si sente schiacciata dalla sua silenziosa complicità. E vedendo quel suo figlio Thomas, un bambino dolce e intelligente, decide di fermare il propagarsi di un male e la sua trasformazione in crimine appunto, della sua famiglia. Attraverso il pattugliamento, la ricerca, Michaela si specchia in Kacey.

L'agente di polizia si sente soffocare, proprio come Kacey. Diverse, opposte - l'emancipazione e la libertà di una, la vita segnata dalla prigione dell'eroina dell'altra - sono entrambe intrappolate in un presente che non fa che renderle infelici.

Quando entrambe le donne si incontrano, scopriranno di essere in qualche modo una il riflesso dell'altra, e il riflesso di una contaminazione: tra male e bene, tra giustizia e corruzione, tra famiglia e amore. Le attende un epilogo che manderà tutto in frantumi intorno a loro, ma che porterà al bisogno di ricomporre gli affetti; a cominciare da Michaela e Thomas, i soli portatori di un futuro diverso. E di una grande speranza: il <<diritto di scegliere>>.

La vediamo uscire di scena, lei che resta in vita e che tiene viva la percezione dell'atmosfera aleggiante su tutte le restanti pagine di questo romanzo. La osserviamo rincasare, sedersi al tavolo della cucina con la schiena rivolta alla finestra e, così, davanti ad un bicchiere di vino, <<con le spalle al mondo>>, pensare in fondo i suoi pensieri. E' allora che uno dopo l'altro prendono la parola quelli che il mondo se lo sono lasciato definitivamente alle spalle, come lei.

<<Ecco il segreto che scopprii quel giorno: nessuno di loro vuole essere salvato. Vogliono tutti sprofondare nella terra, essere inghiottiti, continuare a dormire. Quando vengono resuscitati, sul loro viso si dipinge l'odio>>.

Nessuno di loro fa menzione delle sciagure che - si intende dalle allusioni sapientemente disseminate nel testo - li avevano colpiti nel tempo delle vite mortali, sicchè il lettore resta con il cuore sospeso, catturato da un'angoscia di dolore mista a una curiosità che non avrà risposte.

Sono accadute cose terribili agli abitanti di Philadelphia quando ancora camminavano attorno ai vicoli poco frequentati, ma non c'è uno solo di loro che parli del proprio dolore, della disgrazia, della malattia che li ha distrutti. E chi legge è inevitabilmente troppo attaccato alla vita per poter provare davvero sollievo avvertendo che tutto questo ormai non importa.

Sta in questa profonda alterità del sentire, in questa differenza irriducibile, nel senso di estraneià, di lontananza incolmabile dai personaggi di cui pure si conoscono le storie tutte concluse da un unico finale l'originalità del romanzo di Liz Moore. 

Il cinismo che trapela dalle pagine, la forza della saggezza arcana che non vuole procurare consolazione al lettore, rende straordinarie e uniche queste pagine. Impossibile non provare una sincera simpatia o compassione. Impossibile non identificarsi con questi trasfigurati. Le loro storie brevi e semplici che, una dopo l'altra, vanno tutte a sfiorare l'ignoto. E non c'è enfasi in un simile contatto che suscita semmai la scossa un pò irritante di una beffa.

La morte arriva. La morte contiene la verità, però non la si può dire. I morti custodiscono gelosamente il loro segreto. E colui che pretende di ascoltarli ammette di non capirci niente. C'è qualche presentimento. Ci sono i ricordi. Tutta roba ingannevole. 

<<Quanti morti hai visto nella vita?>>, chiede Michaela al collega Lafferty. Non sa bene cos'altro dire. Non esiste modo di preparare qualcuno.

<<C'è qualcosa di feroce in questi uomini, di meschino e maligno, qualcosa di predatorio>>.

Eppure, anche nel gioco della narrazione si ostina ad alzare la posta e ad azzardare una scommessa sulla verità. Hanno un sapore forte di autenticità le frasi che fa pronunciare a coloro che sono fuori dalla partita e che non hanno più niente da perdere.

<<Corpi abbandonati da amici o amanti. Più spesso si trovano in angoli protetti in cui si sono assopiti per sempre. Altre volte tocca a noi trovarli>>.

Sugli oggetti cui ci aggrappiamo, <<il ciarpame delle nostre vite, o delle parole>>. Le parole possono svelare, mistificare, nascondere l'opacità dei rapporti famigliari. Ne esce ridisegnato il confine tra normalità e disagio, si invertono i ruoli tra vittima e trafficante.

Il romanzo racconta una personale crisi esistenziale tra due persone, Michaela e Kacey, che, proprio quando credono che la vita non riservi loro più nulla, scoprono la possibilità di qualcosa di autentico (un sentimento? Un'ossessione?) che si sviluppa proprio in quei vicoli poco frequentati. Nasce un'intimità una comunione di sentire che mina il rapporto che si crea. Entrambi i personaggi devono indossare una maschera per riuscire a vedere: sè stessi, la propria vita, il respiro della città, il corso della natura indifferente.

L'appuntamento alla ricerca di Kacey diventa impegno giornaliero, si succedono giorni buoni ad altri meno, altri discorsi e arriva il momento in cui la porta delle vite si apre. Michaela, racconta la sua storia di ordinaria violenza, espediente del romanzo per legare i personaggi mentre, l'intesa cresce fino a diventare urgenza, bisogno. L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è qui, l'inferno che abita tutti i giorni.

<<Mi manca la mia sorellina Kacey dalla battuta pronta, che correva qua e là, sempre piena di energia; la piccola, coraggiosa e temeraria versione dell'adolescente che ormai sembra vivere in una specie di crepuscolo, infinito e inesorabile>>.

<<In quel momento mi resi conto che eravamo ad un bivio. La mappa delle nostre vite si stendeva davanti a noi e io vedevo con molta chiarezza i diversi sentieri che avrei potuto imboccare, e in quale maniera queste scelte avrebbero influito su mia sorella>>.

<<Sono passati sedici anni, metà della nostra vita, dall'ultima volta che abbiamo dormito insieme. Mettimi la mano sulla schiena, diceva Kacey, e io obbedivo ripensando con tenerezza alla mano di mia madre sulla pelle. Forse cercavo di trasmetterle il senso del suo valore, di convincerla che ero il recipiente da cui si riversava l'amore di nostra madre per lei, di immunizzarla contro le cattiverie del mondo. In quella posizione, io con la mano sulla sua schiena, ci addormentavamo tutt'e due, Sopra di noi un tetto catramato, inadatto ai rigori dell'inverno e, oltre, il cielo notturno di Philadelphia. E oltre il cielo, chissà>>.

<<Ma poi guardo Kacey, che adesso viene a trovarci quasi tutte le domeniche, che in questo momento è seduta sul mio divano, che oggi non si fa da 189 giorni. La veterana di una guerra, ferita ma ancora viva>>.


martedì 16 giugno 2020

RECENSIONE #59/2020 LA MEMORIA DEL LAGO by ROSA TERUZZI - SONZOGNO

 Il male fiorisce anche nel giardino perfetto.
 



La memoria del lago

SONZOGNO
pp. 144
2020
Euro 14,00
 
Un nuovo caso per la fioraia del Giambellino e il suo eccentrico pool di apprendiste investigatrici

«I suoi successi da detective dilettante avevano rimesso tutto in discussione. Ora Libera non poteva più accettare che un segreto rimanesse tale. Perché i segreti uccidono, come diceva nonno Spartaco, e quando non uccidono fanno comunque male»

In una tiepida sera di fine estate, un vecchio dossier di polizia, ingiallito dal tempo, arriva sul tavolo del laboratorio di Libera, la fioraia del Giambellino. Contiene i documenti di un dimenticato caso di cronaca – erano gli anni del dopoguerra, una giovane donna trovata morta sulla riva del lago di Como – rapidamente archiviato dalle autorità. Libera ne resta sgomenta: quella morte riguarda da vicino sua madre Iole e la sua misteriosa famiglia. Le carte contengono anche la testimonianza e i dubbi, trascurati dalla polizia, di un vecchio prete di montagna: la figlia di quella povera ragazza era davvero dell’uomo che l’aveva appena sposata? E perché Tarcisio Planetta, il contrabbandiere, l’aveva minacciata ad alta voce nell’osteria? E chi erano quegli “autorevoli” personaggi che hanno garantito per lui? Ce n’è abbastanza perché la fioraia milanese abbandoni i suoi bouquet matrimoniali e si improvvisi di nuovo detective. Insieme all’eccentrica Iole, cultrice dello yoga e del libero amore, e alla giovane cronista Irene, dotata di un fiuto infallibile, Libera si mette in cerca della verità, provando a scardinare i silenzi dei testimoni sopravvissuti. Alle Miss Marple del Giambellino, come le chiamano i giornali, non mancheranno certo la tenacia e l’arguzia, in un’indagine serrata tra Como, Lecco e le vie esclusive di Milano, per far affiorare il segreto che si nasconde sotto le acque del lago.

Autore

Rosa Teruzzi
 (1965) vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado (Retequattro). Oltre ai libri che compongono la serie I delitti del casello edita da Sonzogno (La sposa scomparsa, La fioraia del Giambellino, Non si uccide per amore, Ultimo tango all'ortica e La memoria del lago, quest'ultimo in uscita nei prossimi mesi), ha pubblicato diversi racconti e tre romanzi.
 

RECENSIONE

Una storia dai contorni misteriosi, sconvolge la vita di Libera fioraia del Giambellino. Un delitto amletico porta al culmine una tragedia di odi e amori, in una famiglia dedita alla vendita di fiori, specializzata in bouquet da sposa.

La memoria del lago non è una storia autobiografica, ma le donne che ha creato Rosa Teruzzi, i loro pensieri, e le loro idee, fluiscono da lei e dalla sua esperienza del mondo. Nel libro c'è, beninteso, la voce di Teruzzi. Una voce sempre molto riconoscibile, libro dopo libro, e fin dal primo dei suoi.

Sono pochi gli scrittori italiani che oggi posseggono una voce altrettanto riconoscibile. Ma allo stesso tempo La memoria del lago, rappresenta un'evasione dalla confortevole gabbia alla quale noi lettori siamo ormai abituati. La memoria del lago è l'esatto contrario di quei libri più o meno seriali che si sfornano solitamente.

La maniera in cui il libro di Rosa Teruzzi è stato accolto dai lettori e dalla critica potrebbe essere oggetto di ulteriore filazione letteraria, e così via. La memoria del lago non è un libro di quelli che dopo aver concluso la lettura scompaiono dalla memoria, che si confondono e sovrappongono ad altri. Questo è un libro inconfondibile e indimenticabile.

"Qual'è il momento giusto per fare i conti con il passato?"

Per Libera quel momento arriva insieme ad una cartelletta di colore verde, con dentro i documenti di un lontano caso. Ed è come aprire un vaso di Pandora. Il dossier, riguarda il caso di cronaca avvenuto negli anni del dopoguerra, riguarda la storia di una giovane donna: Ribella Sgheiz, misteriosamente scomparsa.

Libera desidera scoprire la verità. Libera cerca la verità ma, in realtà cerca sè stessa. Da tempo si trascina in una relazione senza più entusiasmo e si accontenta del lavoro in negozio. Il rapporto con la scrittrice, le infondono tuttavia un nuovo coraggio. 

La storia di Libera non sarà quella di sua madre. Iole era notorialmente allergica a qualunque forma di legame istituzionale. Invadente. Con il suo maledetto intuito, Iole aveva subodorato l'esistenza di un mistero.  Una condizione esistenziale, psicologica, quella esplorata dalla Teruzzi. Riflette anche su Vittoria. Il sentirsi irrisolta non riguarda solo lei. Teruzzi la ritrae, in divisa efficiente, sopraffatta dai tic dell'era digitale. Ma anche, con un'immagine riuscita e forte, il desiderio di essere amata. 

Trovare sè stesse sembra più difficile per le donne. Lo sviluppo del loro io è condizionato da molte più interferenze esterne. Ne La memoria del lago, Teruzzi ripropone dunque alcuni temi dei libri precedenti. Ma l'impressione è di un'autrice che controlla pienamente una narrazione. Teruzzi inoltre descrive con chirurgica precisione lo stato d'animo dei personaggi. E' qui soprattutto la sua forza.

Sconvolta e divorata dai dubbi, aggravati dalla misteriosa condotta del gruppo (protagonisti), deciso a coprire il caso. Libera comincerà a indagare. Perchè mai persone rispettabili dovrebbero correre il rischio di complicità in una scomparsa? Per pura amicizia? In un crescendo di tensioni, verità non dette e ricostruite, dilemmi etici e ambiguità morali, sarà il segreto stesso a reclamare una risposta, dalle profondità torbide e oscure in cui è stato gettato. E tuttavia qualcosa sfuggirà alla giustizia e la stessa Libera, dovrà piegarsi a un compromesso fatale, senza alcuna via di scampo, se non il silenzio.

Attraverso una funzionante e affilata linea narrativa, accompagnata da una lingua netta e asciutta, si dipanano le metodiche indagini di Libera, setacciando il lago, le vite, i ricordi, i familiari, gli amori segreti e intimi dei protagonisti.

Una linea temporale che si compie nel presente narrativo con la scoperta della (cartelletta verde, squisito particolare), da capitoli in cui regna il passato nella (ricostruzione dell'indagine). Sono le voci delle donne, le quali prima o poco prima della segnata fine, svelano realmente a noi, come se fossero fantasmi irrisolti, la soluzione delle cose.

Non c'è come un segreto di famiglia e, forse, non c'è famiglia senza un segreto per accendere la curiosità di una scrittrice come Rosa Teruzzi, che scopre di dover riempire gli spazi vuoti, del suo albero genealogico, perchè Ribella Sgheiz, li aveva portati con sè nella tomba.

Con La memoria del lago (Sonzogno), la scrittrice Rosa Teruzzi, risale per tre generazioni, in linea femminile, il solco di memoria semisepolta, in data 08 agosto 1946. Ricompone l'album dei fatti vissuti, negati, nascosti, rimossi. Ogni tappa del viaggio, un ricordo. Ogni fermata una sorpresa.

Una cartelletta verde che due giorni prima aveva chiuso a chiave dentro il cassetto della scrivania del suo laboratorio, e che non era più riuscita a consultare proprio a causa dell'invadenza della madre. Il fischio del treno le ricordava bene, Spartaco, suo nonno. Era stato lui a insegnarle i segreti dei fiori e delle piante, di cui oggi Libera ne ha fatto una propria attività.

Eppure Libera non trova pace. Da un lato nella sua vita c'è il misterioso ammiratore che le dedica dei mazzi di fiori, dall'altro il mistero della cartelletta verde. Libera non ce la faceva più ad aspettare. Doveva assolutamente leggerne il contenuto. Conteneva "Notizie sulla morte di Ribella Sgheiz, avvenuta in Colico, l'8 agosto 1946".

In quel momento Vittoria, rientrò dalla questura. Era nervosa. La bella discussione casalinga con Libera e Iole, era il degno coronamento di una giornata di frustazioni. Per non parlare di quella loro mania di immischiarsi nelle indagini dei carabinieri di Colico. Il contenuto dei documenti lasciò inquieta Libera. La scomparsa di Ribella era stato il grande tabù della sua infanzia.

"E allora perchè lei aveva istintivamente nascosto a Iole quella cartelletta?".

"Si trattava di malignità volta a screditare la nonna o era davvero possibile che Spartaco non fosse il padre naturale di Iole?".

Ho avuto la fortuna di poter leggere dal catalogo della Sonzogno, autori straordinari capaci di continuare un dialogo con i lettori, ovunque essi siano, in qualunque situazioni essi siano.
Cercavo un nome che indicasse qualcosa di totalizzante pur in una dimensione breve. Ho scoperto La memoria del lago by Rosa Teruzzi (Sonzogno). Se questo  romanzo breve, in senso lato noir, riuscisse a rubare tutti i nostri pensieri e le nostre azioni per il tempo della lettura, e a lasciare un’impronta nella nostra memoria, come avverrebbe se ci trovassimo davanti ad un abisso, l’iniziativa potrebbe dirsi riuscita.” Ma che fare se il desiderio, perdendo il suo tratto trasgressivo e avventuroso, per uno dei protagonisti, si trasforma in amore?

Situazioni estreme esigono risposte estreme, ed è quella, potentissima, che ci offre Rosa Teruzzi, in un racconto unico, capace di far coincidere il presente con la letteratura.

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La Biblioteca di Katia: POST #58/2020 LA MEMORIA DEL LAGO by ROSA TERUZZI ...: Rosa Teruzzi La memoria del lago SONZOGNO Rosa Teruzzi risalre indietro per tre generazioni ricostruendo le ramificazioni di una f...

POST #58/2020 LA MEMORIA DEL LAGO by ROSA TERUZZI - SONZOGNO

Rosa Teruzzi risalre indietro per tre generazioni ricostruendo le ramificazioni di una famiglia divisa. Siamo in un territorio di confine tra memoir, thriller e romanzo.

Rosa Teruzzi

Un nuovo caso per la fioraia del Giambellino e il suo eccentrico pool di apprendiste investigatrici.

«I suoi successi da detective dilettante avevano rimesso tutto in discussione. Ora Libera non poteva più accettare che un segreto rimanesse tale. Perché i segreti uccidono, come diceva nonno Spartaco, e quando non uccidono fanno comunque male».

In una tiepida sera di fine estate, un vecchio dossier di polizia, ingiallito dal tempo, arriva sul tavolo del laboratorio di Libera, la fioraia del Giambellino. Contiene i documenti di un dimenticato caso di cronaca – erano gli anni del dopoguerra, una giovane donna trovata morta sulla riva del lago di Como – rapidamente archiviato dalle autorità. Libera ne resta sgomenta: quella morte riguarda da vicino sua madre Iole e la sua misteriosa famiglia. Le carte contengono anche la testimonianza e i dubbi, trascurati dalla polizia, di un vecchio prete di montagna: la figlia di quella povera ragazza era davvero dell’uomo che l’aveva appena sposata? E perché Tarcisio Planetta, il contrabbandiere, l’aveva minacciata ad alta voce nell’osteria? E chi erano quegli “autorevoli” personaggi che hanno garantito per lui? Ce n’è abbastanza perché la fioraia milanese abbandoni i suoi bouquet matrimoniali e si improvvisi di nuovo detective. Insieme all’eccentrica Iole, cultrice dello yoga e del libero amore, e alla giovane cronista Irene, dotata di un fiuto infallibile, Libera si mette in cerca della verità, provando a scardinare i silenzi dei testimoni sopravvissuti. Alle Miss Marple del Giambellino, come le chiamano i giornali, non mancheranno certo la tenacia e l’arguzia, in un’indagine serrata tra Como, Lecco e le vie esclusive di Milano, per far affiorare il segreto che si nasconde sotto le acque del lago.

AUTORE




Rosa Teruzzi

(1965) vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado (Retequattro). Oltre ai libri che compongono la serie I delitti del casello edita da Sonzogno (La sposa scomparsa, La fioraia del Giambellino, Non si uccide per amore, Ultimo tango all'ortica e La memoria del lago, quest'ultimo in uscita nei prossimi mesi), ha pubblicato diversi racconti e tre romanzi.

martedì 9 giugno 2020

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE 57/2020 SOMMERSIONE by SANDRO FRIZZIERO...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE 57/2020 SOMMERSIONE by SANDRO FRIZZIERO...: Sandro Frizziero Sommersione  FAZI EDITORE Collana: Le strade Nu mero Collana: 429 Pagine: 190 Prezzo in libreria: € 1..."Senz'anima,
nè coscienza, nè conoscenza. Siamo clienti, non familiari di una stessa
umanità. L'isola stessa si presenta come una prigione di astio,
conformismo dentro il quale agisce un protagonista che rischia di essere
sommerso da un disfacimento non solo fisico ma anche morale."

RECENSIONE 57/2020 SOMMERSIONE by SANDRO FRIZZIERO - FAZI EDITORE

Sandro Frizziero

Sommersione

 FAZI EDITORE

Collana:Le strade
Nu mero Collana: 429
Pagine: 190
Prezzo in libreria: € 16
Data Pubblicazione: 12-03-2020 
Finalista al Premio Campiello 2020

«In fondo all’Adriatico, a nord, esistono isole filiformi che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre Sandro Frizziero ha trovato il suo tesoro. Non un forziere di zecchini d’oro, ma qualcosa di infinitamente più prezioso per un romanziere (e dunque anche per noi lettori): uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire, tutti i sinonimi dell’amore malinteso.
Conosco l’Isola a cui si è ispirato l’autore, perciò posso apprezzare quanto l’abbia trasfigurata in una sua potente iperbole poetica, facendola diventare uno stemma di malumori e malamori universali. Un posto da cui si riescono a vedere le stelle del cielo, sì, ma solo perché «sono i lumini di un cimitero lontano».
Sommersione racconta la giornata decisiva di uno dei suoi abitanti – un vecchio pescatore – forse il più odioso; certamente quello che sa come odiare più e meglio di tutti gli altri: la vicina con il suo cane; la moglie morta; la figlia a cui interessa solo la casa da ereditare; i vecchi preti dementi ricoverati in un ospizio; qualche assassino e qualche prostituta; i devoti di un antico miracolo fasullo, inventato per coprire una scappatella; i bestemmiatori che spesso coincidono con i devoti; i frequentatori della Taverna, unico locale dell’Isola oltre all’American Bar, ma di gran lunga preferibile perché «all’American Bar non c’è ancora un sufficiente livello di disperazione».
Su tutto ciò il vecchio pescatore ha rancori da spargere, fatti e fattacci da ricordare; e però gli resta da fare ancora qualcosa che sorprenderà gli abitanti dell’Isola, lettori compresi. Questo romanzo gli dà del tu, perché Frizziero ha il dono dell’intimità con i suoi personaggi, ne è il ritrattista inesorabile. Sotto le sue frasi – o dovrei dire meglio: sotto i suoi precisi e ben dosati colpi di martello – l’umanità resta inchiodata al livello più inerziale dell’esistenza: l’altro nome di quest’Isola, infatti, potrebbe essere Entropia. Una formicolante, disperata, indimenticabile Entropia».

Tiziano Scarpa
«Non sei più sicuro di niente. Anzi, sai che il diavolo ce l’hai proprio in corpo e con il diavolo ti tocca con­viverci. Sai che l’inferno è in questa terra, non ci sono dubbi, e l’Isola ne è una sorta di succursale; una filiale dell’Ade per gente di mare».

Sandro Frizziero


È nato a Chioggia nel 1987 e insegna Lettere negli istituti superiori della sua città. Per Fazi Editore, nel 2018, ha pubblicato Confessioni di un NEET, finalista al Premio John Fante 2019.

 

 
RECENSIONE 

Un'isola destina alla deriva della specie umana. Nel suo secondo romanzo Sommersione (Fazi), finalista al Premio Campiello 2020, Sandro Frizziero narra una storia forte e originale di un uomo, protagonista del suo primo romanzo, Confessione di un neet (2017), finalista al Premio John Fante 2019. Sarà per l'atmosfera soffocante, o per la crisi sistematica, o ancora per la marea che sale, che hanno innescato la trama di un'Isola in cui si svolge la vita del protagonista crudele, cinico, senza possibilità di redenzione.

In quell'Isola vivono una schiera di non eroi che hanno creato un gigantesco mercato nel quale vi abitano tutti. Tutti noi, nuotiamo, annaspiamo, affondiamo, naufraghiamo, sprofondiamo in quel mare che bagna le nostre vite.

Senz'anima, nè coscienza, nè conoscenza. Siamo clienti, non familiari di una stessa umanità. L'isola stessa si presenta come una prigione di astio, conformismo dentro il quale agisce un protagonista che rischia di essere sommerso da un disfacimento non solo fisico ma anche morale. 

"Fissi la tua immagine di vecchio allo specchio dell'entrata; la testa calva, il tuo volto apatico e arrossato dagli eczemi, i tuoi occhi sporgenti e leggermente strabici, i peli unti delle tue orecchie e, i tuoi denti marciti dalle Meredit, la tua barba da randagio".

Un particolare attira il lettore, il continuo uso del <<tu>> che il marratore rivolge al suo protagonista, che non abbandona per l'intero libro. Spesso ne assume i punti di vista, i pregiudizi, la violenza, che si traducono in un linguaggio duro, espressivo, a tratti volutamente disturbante.

"A dirla tutta la Cinzia queste bestemmie pareva volertele cavare per forza dal cuore. Se le meritava proprio per come cuoceva la pasta, per come riponeva le mutande e i calzini nel comò, per come sbucciava le mele. Ogni giorno, le ripetevi che era una deficiente, una ritardata; ti veniva naturale, automatico, come darle uno schiaffo se alzava lo sguardo più del dovuto".

"Dpo qualche minuto, arrivi al camposanto. Ferma sulla porta ci sono due zingare. Due zingare di merda che non si sa come siano capitate sull'Isola e soprattutto che cosa siano venute a fare, se non a rubare".

Il tempo che viene narrato in Sommersione è il presente. Il che contribuisce a rendere la storia intensa, coinvolgente. Gran parte di ciò che leggiamo: l'ambiente a rischio, l'umanità marcia, la meschinità del quotidiano, irrompono nella comunità violandone il languore e l'innocenza.

Il lettore resta spettatore allibito della scena dell'avvelenamento della Gina, la cagnetta del vicino, colpevole solo di essere rumorosa. Una parte importante del romanzo è lo sguardo che si apre agli altri abitanti dell'Isola. Sono soprattutto gli anziani della Taverna, che si traducono in un ambiguo legame di <<odio e invidia>> l'un l'altro. Ciò accade ad una schiera di non erooi calamitati dalla forza magnetica che popola l'Inferno sulla Terra, si sentono come trascinati verso le profondità equoree come l'Ulisse.

Una descrizione quella di Frizziero che incanta e ustiona, fatta salvo qualche spiraglio di luce che s'intravede qua e là, soprattutto in alcune descrizioni di cielo e terra. E in alcuni rari momenti di umanità. E' il caso di preti avidi e ipocriti, di don Erminio, finito in manicomio <<dopo che, assieme a un paio di collaboratori con la sindrome di Down, aveva tentato di costruire una nuova arca di Noè nell'ingresso della parrocchia di Auronzo di Candore, con lo scopo di portare in salvo i fedeli dall'imminente innalzamento del mare. 

Oppure la stessa Cinzia, la moglie del protagonista l'unica che è riuscita a fare breccia nell'egoismo arido del protagonista.

"Sotto l'orologio è appeso un calendario sponsorizzato da un'azienda che produce lenze per la pesca, fermo al settembre 2016, il mese del ricovero definitivo della Cinzia in ospedale.

"Dopo la morte della donna, per il protagonista è la fine, la stasi totale, di ogni possibile cambiamento, la fine di una stagione di tensione".

Alla fine si sa che il protagonista deve scontare una colpa. L'Isola in fondo è la sua stessa punizione. La folla che assiste allo spettacolo, scoprirà il vero motivo, un antefatto giovanile impunito. 

"Sopravviverai per scontare il senso di colpa che ti logora".

"Tu continui ad esistere solo grazie a queste parole (..). Basterebbe un punto fermo messo proprio qui, ora, adesso, per ucciderti senza alcuna spiegazione". L'ombra minacciosa si allunga sulle pagine finali e riassume tragicamente questo destino di sconfitta.

lunedì 1 giugno 2020

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #53/2020 I PASSI NEL BOSCO by SANDRO CA...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #53/2020 I PASSI NEL BOSCO by SANDRO CA...: Sandro Campani I passi nel bosco 2020 Supercoralli pp. 248 € 19,50 Sandro Campan...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #54/2020 INSEGNAMI LA TEMPESTA by EMANU...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #54/2020 INSEGNAMI LA TEMPESTA by EMANU...: Emanuela Canepa Insegnami la tempesta 2020 Stile Libero Big pp. 248 € 17,50 La quieta ferocia...

RECENSIONE #54/2020 INSEGNAMI LA TEMPESTA by EMANUELA CANEPA - EINAUDI

Insegnami la tempesta

2020
Stile Libero Big
pp. 248
€ 17,50
La quieta ferocia dell'essere madri in un romanzo che racconta come sia inevitabile tradire gli altri, per difendere sé stessi.

Hanno detto de L'animale femmina:

«Un sofisticato romanzo d'esordio».
la Repubblica

«Sinistro e innocente al tempo stesso».
la Lettura - Corriere della Sera

«Avvincente e disturbante».
Il Foglio

Il libro

C’è una donna ferma sulla soglia di un convento. Deve entrare, ma ha paura. Oltre quella soglia, lo sa, avverrà la resa dei conti. Perché è lí che si trova sua figlia, un’adolescente scappata di casa dopo l’ennesima lite con lei. Ed è lí che vive la persona che molti anni prima l’ha abbandonata senza una parola, per seguire la propria vocazione.
Dopo il successo de L’animale femmina, Emanuela Canepa torna a scandagliare i conflitti sotterranei che si annidano in ogni rapporto. Stavolta, lo fa attraverso tre figure femminili indimenticabili. Una madre, alla quale la figlia rimprovera un’esistenza di rinunce. Una figlia, che la madre ha sempre sentito inaccessibile. E una suora, che ha lasciato tutto, anche la sua piú grande amica, per abbracciare senza riserve il proprio destino. Tre donne profondamente legate tra loro, eppure in costante fuga l’una dall’altra. Perché ogni legame d’amore può diventare un cappio, e ogni distacco trasformarsi in battaglia.

Emanuela Canepa




Emanuela Canepa (Roma, 1967) vive a Padova, dove lavora come bibliotecaria. Il suo esordio L'animale femmina (Einaudi 2018 e 2019), vincitore all'unanimità del Premio Calvino 2017, ha avuto un'ottima accoglienza di critica e di pubblico e ha vinto il Premio Letterario Fondazione Megamark, il Premio Anima della Confindustria e il Premio per la Cultura Mediterranea - Fondazione Carical nella sezione Narrativa Giovani. Sempre per Einaudi ha pubblicato Insegnami la tempesta (2020).


 RECENSIONE

Nel romanzo Insegnami la tempesta, Emanuela Canepa parla di relazioni familiari  non attraverso una, ma tre protagoniste, unite - divise fra loro da legami complicati, spesso irrisolti. La voce narrante è quella di Emma, a 22 anni, incinta, ha dovuto abbandonare gli studi di storia dell'arte, di cui conserva solo <<il piacere della fuga occasionale sulle orme dell'amato Caravaggio>>.
Poi c'è Matilde, la figlia adolescente, dalla volontà granitica e le idee molto chiare, ogni giorno sempre più distante, le rimprovera una vita di rinunce; Irene, l'amica di gioventù, all'improvviso si è fatta suora. E' sparita all'improvviso, abbandonandola in un giorno cruciale, cambiando il corso della sua vita ed ora riemerge dal passato grazie alla stessa Matilde. Tra di loro emerge un solo uomo, che ha offerto ad Emma un sostegno, la tranquillità del matrimonio e una figura paterna e affettuosa per la figlia.

Emanuela Canepa intorno a loro costruisce con stile una storia di fughe, distanze, tradimenti, conflitti che ancora parlano di una famiglia infelice <<a modo suo>>, di relazioni segnate dall'egoismo. Emma è ossessionata dall'ansia di controllare sua figlia, incapace di accettarne la crescita, le uscite in compagnia, la prima vacanza da sola con le amiche.

Matilde: una bambina tranquilla e obbediente, silenziosa in casa sua, socievole fuori. A lei è sempre stata negata la verità sul padre biologico. Riversa su Emma e Fausto gli slanci di affetto che Emma invidiosa, chiede solo per lei; poichè Fausto non possiede il vero titolo di padre, costringendolo a fare un passo indietro.

Il romanzo si apre alle porte del convento dove molto tempo prima si è rifugiata Irene. Qualche giorno prima Matilde ha rivelato ai genitori di essere incinta: Emma terrorizzata che Matilde riviva ciò che è toccato a lei, si lascia sfuggire la confidenza sul suo aborto mancato e il coinvolgimento di Irene nella storia. Matilda messa al corrente della storia parte sulle tracce dell'amica della madre. Anche Emma corre al convento <<come un pugile prima di un incontro>>. Non vi trova la figlia ma Irene, a distanza di 18 anni, davanti a lei, con i capelli neri, i capelli tagliati corti e una ruga che le attraversa la fronte, un'amica-nemica alla resa dei conti.

Il ritmo accellera intorno alle storie di tre personaggi: Fausto è la prima infrazione. E' il serpente tentatore, colui che mette in crisi il sistema ermetico, che domina la vita delle donne. L'intento del romanzo è riscrivere il racconto edenico della caduta: la scrittrice quindi focalizza la sua lingua sul concetto di genitorialità: il personaggio di Fausto insegna che si può essere bravi genitori anche senza esserlo biologicamente. Irene, la sua lingua è focalizzata sul senso di colpa, e proprio perchè per ogni colpa è prevista una espiazione. Una vita opposta a quella dell'anima, in cui la rinuncia si fa scelta, appagante, di vita.

RECENSIONE #53/2020 I PASSI NEL BOSCO by SANDRO CAMPANI - EINAUDI

I passi nel bosco

2020
Supercoralli
pp. 248
€ 19,50

Sandro Campani sa raccontare la giostra delle relazioni, la grazia che riconosciamo ai vincenti e la miseria che sembra precipitare sui perdenti. Tanti sono i personaggi di questo romanzo, ma uno solo conosce il destino di tutti: il bosco. E chi ha imparato le sue regole sa bene che, se si decide di abbattere una singola pianta, bisogna tenere conto di tutte le altre.








Il libro

Alcuni uomini custodiscono segreti, altri invece sono fatti della stessa sostanza dei segreti. Sembrano non avere un passato, o averne troppo. Luchino è uno di questi: imprendibile, amato e odiato da chiunque, invidiato e disprezzato, lontano da ogni cosa eppure sempre cosí presente.
Sono i giorni del taglio del bosco, un’occasione che riunisce gli abitanti di una piccola comunità dell’Appennino tosco-emiliano. Ognuno viene a dare una mano, curiosando o bevendo qualche bicchiere in compagnia. Ma non ci sono soltanto i boscaioli e le loro famiglie: le facce note e meno note sono tante. C’è la Betti, proprietaria dell’albergo diffuso, per cui quel taglio è simile a un dolore: il bosco apparteneva al suo Fausto, e da quando lui non c’è piú l’edera e i rovi hanno preso il sopravvento. C’è Francesco, il notaio, che sta cercando quel delinquente di suo figlio. Ricomparirà forse anche Luchino; qualcuno in pae-se sussurra che è tornato, sebbene ancora nessuno l’abbia visto. Del resto Luchino è fatto cosí: tempo fa se n’è andato là fuori, chissà per quali avventure, e adesso si fa vivo quando piú gli aggrada. Ciascuno dei personaggi pretende qualcosa da lui, ciascuno ha un rancore, un rimorso, una ferita, un conto da saldare, un affetto bisognoso di conferme. Tutti resteranno delusi. Perché da Luchino ognuno di loro ha provato a rubare – uno sguardo, una parola, un modo di stare al mondo -, ma nessuno è mai riuscito a diventare come lui. Anzi, chi lo imitava è finito in rovina. Sandro Campani ha un talento unico: dà voce al bosco, al vento che frusta gli alberi, al profumo della terra dopo la pioggia. E lo fa con una scrittura precisa e implacabile, come un colpo d’accetta.

Sandro Campani

Sandro Campani vive e lavora in un paese dell'Appennino tosco-emiliano, dove è nato nel 1974. Ha pubblicato È dolcissimo non appartenerti piú (Playground 2005), Nel paese del Magnano (Italic Pequod 2010) e La terra nera (Rizzoli 2013). Per Einaudi ha pubblicato Il giro del miele (2017) e I passi nel bosco (2020).

RECENSIONE 

Con il romanzo I passi nel bosco, Sandro Campani si conferma una delle voci originali della nostra letteratura. I passi nel bosco, racconta una storia semplice: alcuni personaggi si trovano a dover tagliare il bosco, ovvero potarlo e pulirlo, per renderlo agibile all'interno di un rilancio turistico della zona, tramite un albergo diffuso. I personaggi del romanzo sono numerosi, tanto che l'autore sente il bisogno di costruire <<un albero>> che mette in relazione gli uni con gli altri; essi vivono questo momento del taglio come redde rationem delle loro vite precedenti. 

C'è Francesco, il vecchio notaio del paese, alle prese con due figli, Antonello e Daniele, che in modi diversi hanno sprecato la vita. C'è la Betti, proprietaria dell'albergo, che cerca in questo modo di tenere vivo il ricordo del marito morto; oppure Luisa la barista che conosce le intime inquietudini di ognuno e le tiene nel suo cuore. Infine c'è Luchino, che in realtà il suo vero nome è Vittorio, un personaggio misterioso che tiene la fila e dispensa una sorta di grazia divina.
Dal punto di vista della struttura narrativa I passi nel bosco, segna un cambiamento di non poco conto rispetto al precedente romanzo Il giro di miele. Nel romanzo I passi nel bosco, i personaggi prendono più volte la parola, ogni capitolo porta, infatti, il nome di chi parla, ma ognuno di essi non racconta la storia da angolazioni diverse,  anzi ogni voce è un movimento in avanti nelle vicende del romanzo.

La storia raccontata da Campani è simile ad una trottola che gira su sè stessa e diventa travolgente. In questa marea di voci Luchino è l'unico a non parlare. E' l'enigma del libro, il vero dispositivo drammatico della storia, verso di lui tutti si muovono e da lui tutti fuggono. Luchino raffigura forse il sentimento della grazia, non tanto nella sua forma cattolica, quanto in quella protestante.

In questo libro invece, Dio scompare, o meglio si scioglie nella Natura; è infatti il bosco a essere vivo, a muoversi e a parlare alla vita degli uomini; e non è quindi causale questa sorta di parallelo tra Luchino muto, che agisce, e il bosco che sta silenzioso e vede l'affaccendarsi delle vite degli uomini attorno a lui.