lunedì 27 luglio 2020

RECENSIONE #67/2020 LA RIPARAZIONE DEL MONDO by SLOBODAN SNAJDER - SOLFERINO EDITORE

La riparazione del mondo

di Slobodan Šnajder

 

Solferino Editore

Lingua Italiano
Pagine 576
Anno 2019
Collana Narratori
Formato Cartonato
Prezzo di copertina 20 Euro 



Il  libro

È il 1769, in Germania, un anno di carestia. La sera, gli uomini siedono intorno ai tavoli, in silenzio. Le donne mondano cavoli. Ma nel cerchio dei lumi a olio, un giorno, si fa avanti uno sconosciuto. È un messo dell’imperatrice Maria Teresa, un pifferaio magico, e promette campi fertili e un futuro in una terra di cui nessuno di loro ha mai sentito parlare. Così Georg Kempf decide di partire. E la sua nuova casa, si scoprirà, si chiama Slavonia.
Oltre centocinquant’anni dopo, un altro messo bussa alla porta della famiglia Kempf. È la Germania, ora, che reclama i suoi figli per arruolarli nell’esercito del Reich millenario. I Kempf di tedesco non hanno più nemmeno i nomi: passando di nonno in nipote, Georg è diventato Đuka, e sono cambiati anche i suoi sogni. Đuka si sente un poeta.
Ma non fa alcuna differenza per i reclutatori: Kempf, come gli altri Volksdeutsche, i tedeschi che vivono fuori dai confini, deve seguire le Waffen-SS e combattere per una nazione che non è più la sua da quasi due secoli. Parte, suo malgrado, per il fronte orientale, partecipa, suo malgrado, a ogni genere di orrori e, alla fine, diserta.
A cavallo della sua bicicletta, intraprende il lungo cammino verso casa. Ma lì tutto è cambiato e il resto della sua esistenza sarà irrimediabilmente segnato dalla sua «piccola guerra polacca», indelebile come il tatuaggio delle SS con il gruppo sanguigno.
La riparazione del mondo è al contempo romanzo storico, saga familiare e racconto di un amore, quello fra Georg e la partigiana croata Vera. I due non si libereranno mai del peso di aver combattuto su due fronti diversi. Se solo si fossero incontrati poco prima, non avrebbero potuto far altro che uccidersi.

Slobodan Šnajder

Autore

Slobodan Šnajder (Zagabria, 1948) è scrittore e giornalista. Dopo la laurea in Filosofia e Anglistica, è stato cofondatore e direttore della rivista di teatro «Prolog» e editor presso la casa editrice Cekade di Zagabria. 
Ha pubblicato racconti, saggi e soprattutto pezzi teatrali, conquistando fama internazionale con Hrvatski Faust (Il Faust croato). Scrittore prevalentemente di prose brevi, ha pubblicato il suo primo romanzo, Morendo, nel 2012. La riparazione del mondo gli è valso numerosi riconoscimenti, tra cui il premio per il miglior romanzo croato del 2016.
Šnajder è tra i firmatari della Dichiarazione sulla lingua comune, che sostiene l’unicità della lingua tra Croazia, Serbia, Bosnia e Montenegro.



RECENSIONE

Il romanzo si apre, nella Germania meridionale della fine del 1700, colpita da una pesante carestia.

"Gli uomini siedono in silenzio intorno al tavolo, le donne mondano cavoli, l'unico cibo rimasto, i bambini sono stecchiti".

Una sera da affamati, come tutte le altre a seguire, quando, arriva un novello pifferario, uno sconosciuto, dice di essere un messaggero delle grande imperatrice Maria Teresa, il quale promette a chi vorrà seguirlo in terre lontane e fertili da coltivare, cibo in abbondanza, vita tranquilla. Fino in Transilvania, e il luogo eletto, e lì il  posto da "sogno", ci si arriva navigando lungo il Danubio, ma chi ci andrà non se ne pentirà, non avrà più fame.

Uno dei primi giovani, il padre di Snajder appunto, deciderà di seguire il pifferaio, in seguito anche altri lo seguiranno. Alcuni dei quali, finiranno in Transilvania, come Kemph, invece, altri saranno destinati alla città di Slavonia, corrispondente oggi all'odierna Croazia orientale. 

La terra del cambiamento, raggiuntala, non avranno più fame, costruiranno la loro casa, apprenderanno gli usi del luogo e con l'andare del tempo, perderanno la loro identità, cultura, lingua e tradizioni.

Dopo 150 anni, si presenta a Kemph, un uomo, dice di essere il mandante del Fuhrer che ordina di richiamare sotto le armi dei Reich tutti i Volskdentsche (cittadini di etnia tedesca), sparsi tra i Balcani e Carpazi. Sarà il giovane Djuka, (volontario obbligatorio), studente di medicina, interessato soprattutto all'alcool, alle ragazze e alla poesia, che verrà arruolato in un reparto di Waffen SS e spedito sul fronte orientale.

Kempf, è un uomo normale, non è un eroe. Ma neppure, uno sprovveduto. Ha già visto gli orrori della caccia agli ebrei, perpetrati nella sua cittadina natale, dove era diventata una prassi normale. Ma niente al confronto di ciò che avrebbe vissuto in Polonia che va oltre la sua immaginazione. Disserterà e, parte a piedi, parte in bicicletta tornerà a casa.

Com'è possibile che un uomo ricercato e tatuato dalle SS, sia sopravvissuto per quasi due anni ai camerati che gli danno la caccia, ai resistenti polacchi, ai militari sovietici? O forse è merito di un documento, rilasciato da un ufficiale russo, una specie di lascia passare attestante che Kempf, aveva combattuto dalla parte giusta.

Egli vivrà davvero come un <<animale>>, cibandosi di ciò che troverà negli orti e nelle campagne abbandonate, dormendo al gelo nei boschi, con addosso per diversi la stessa giubba, senza potersi lavare. Ed essendo testimone della visione di cadaveri ovunque: nelle fattorie incendiate, nelle case rese al suolo dai cannoni, nelle acque dei fiumi, appesi agli alberi, buttati nei fossi.

Insieme al documento di <<circolazione>>, assegnatogli, Kempf in tutto questo orrore, se ne porta un paio nel ricordo: quella di un cane salvato da un lago nel quale era caduto, un bambino salvato da  morte sicura,  e il rifiuto espresso durante la fucilazione di cinque uomini sconosciuti, acciuffati a caso in strada per vendicare il ferimento di un soldato delle SS. L'unico rammarico che si porta dietro Kempf, è quello di non aver salvato una infermiera , colpevole di aver lavorato nel lazzaretto delle Waffen SS, che aveva riconosciuto affacciata al finestrino di un treno in partenza per la Siberia.

Giunto a casa, niente è come prima, non ci sono più case, niente più amici, ed anche l'attestato ormai, illeggibile, nella Jugoslavia del dopoguerra non appare più così utile. Una voce si aggira intorno ai giorni che gli restano, è quella di una nuova guerra, quella degli anni Novanta.

Intanto, molti giovani senza lavoro, cominciano a emigrare verso la Germania. Allora ci si chiede,

"E' possibile una riparazione del mondo, dalla ferocia dei delitti che vengono commessi fin dalla notte dei tempi?".

Secondo il romanzo saga-familiare di Slobodan Snajder, decisamente no. Il romanzo descrive una quotidianità alterata dalla paura di morire, dall'assenza di libertà, da una situazione-limite che trasforma tutto.

Una città ridotta ormai, ad un cumulo di macerie, assediata dai nazisti, si scende negli scantinati, si trascorrono ore in fila per accaparrarsi un pezzo di pane e, soprattutto, si ha fame. Così, pagina dopo pagina, incontriamo capitoli, episodi, esperienze, dialoghi, raccontati da uno sguardo vicino alla sofferenza e alla capacità dell'essere umano di adattarsi e reagire.

Eppure Slobodan Snajder non elimina lo spazio della speranza degli invisibili agli occhi del mondo.

<<Chi scrive, che lo voglia o no, entra in dialogo con il mondo esterno. E anche quando chi ha scritto muore, ciò che è stato scritto rimane, senza bisogno di autorizzazione>>.

<<Scrivere del cerchio (il crimine dei nazisti) è spezzare il cerchio. Bene o male è sempre un'azione. Nell'abisso del tempo perduto, qualche cosa è stato trovato>>.
 

Post #64/2020 LA RIPARAZIONE DEL MONDO by SLOBODAN SNAJDER - SOLFERINO EDITORE

Slobodan Snajder non elimina lo spazio della speranza degli invisibili agli occhi del mondo.

<<Chi scrive, che lo voglia o no, entra in dialogo con il mondo esterno. E anche quando chi ha scritto muore, ciò che è stato scritto rimane, senza bisogno di autorizzazione>>.

<<Scrivere del cerchio (il crimine dei nazisti) è spezzare il cerchio. Bene o male è sempre un'azione. Nell'abisso del tempo perduto, qualche cosa è stato trovato>>.

La riparazione del mondo

di Slobodan Šnajder

 

Solferino Editore

Lingua Italiano
Pagine 576
Anno 2019
Collana Narratori
Formato Cartonato
Prezzo di copertina 20 Euro 




Il  libro

È il 1769, in Germania, un anno di carestia. La sera, gli uomini siedono intorno ai tavoli, in silenzio. Le donne mondano cavoli. Ma nel cerchio dei lumi a olio, un giorno, si fa avanti uno sconosciuto. È un messo dell’imperatrice Maria Teresa, un pifferaio magico, e promette campi fertili e un futuro in una terra di cui nessuno di loro ha mai sentito parlare. Così Georg Kempf decide di partire. E la sua nuova casa, si scoprirà, si chiama Slavonia.
Oltre centocinquant’anni dopo, un altro messo bussa alla porta della famiglia Kempf. È la Germania, ora, che reclama i suoi figli per arruolarli nell’esercito del Reich millenario. I Kempf di tedesco non hanno più nemmeno i nomi: passando di nonno in nipote, Georg è diventato Đuka, e sono cambiati anche i suoi sogni. Đuka si sente un poeta.
Ma non fa alcuna differenza per i reclutatori: Kempf, come gli altri Volksdeutsche, i tedeschi che vivono fuori dai confini, deve seguire le Waffen-SS e combattere per una nazione che non è più la sua da quasi due secoli. Parte, suo malgrado, per il fronte orientale, partecipa, suo malgrado, a ogni genere di orrori e, alla fine, diserta.
A cavallo della sua bicicletta, intraprende il lungo cammino verso casa. Ma lì tutto è cambiato e il resto della sua esistenza sarà irrimediabilmente segnato dalla sua «piccola guerra polacca», indelebile come il tatuaggio delle SS con il gruppo sanguigno.
La riparazione del mondo è al contempo romanzo storico, saga familiare e racconto di un amore, quello fra Georg e la partigiana croata Vera. I due non si libereranno mai del peso di aver combattuto su due fronti diversi. Se solo si fossero incontrati poco prima, non avrebbero potuto far altro che uccidersi.

Slobodan Šnajder

Autore

Slobodan Šnajder (Zagabria, 1948) è scrittore e giornalista. Dopo la laurea in Filosofia e Anglistica, è stato cofondatore e direttore della rivista di teatro «Prolog» e editor presso la casa editrice Cekade di Zagabria. 
Ha pubblicato racconti, saggi e soprattutto pezzi teatrali, conquistando fama internazionale con Hrvatski Faust (Il Faust croato). Scrittore prevalentemente di prose brevi, ha pubblicato il suo primo romanzo, Morendo, nel 2012. La riparazione del mondo gli è valso numerosi riconoscimenti, tra cui il premio per il miglior romanzo croato del 2016.
Šnajder è tra i firmatari della Dichiarazione sulla lingua comune, che sostiene l’unicità della lingua tra Croazia, Serbia, Bosnia e Montenegro.

venerdì 17 luglio 2020

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #66/2020 PAURA VERTICALE by LINWOOD BAR...

La Biblioteca di Katia: RECENSIONE #66/2020 PAURA VERTICALE by LINWOOD BAR...:   Linwood Barclay Paura verticale Nutrimenti Traduzione di Nicola Manuppelli   pp. 512  Euro 20,00 Il libro Tutto inizi...

RECENSIONE #66/2020 PAURA VERTICALE by LINWOOD BARCLAY - NUTRIMENTI EDIZIONI

 

Linwood Barclay

Paura verticale

Nutrimenti

Traduzione di Nicola Manuppelli
 pp. 512 
Euro 20,00



Il libro
Tutto inizia di lunedì, quando quattro persone salgono su un ascensore di un grattacielo di Manhattan. Ciascuno preme il pulsante del proprio piano, ma l’ascensore continua a salire, senza sosta, fino al quarantesimo piano, l’ultimo. Una volta lì, si ferma per alcuni istanti, poi comincia a riscendere. Giunto al ventinovesimo piano, si blocca di nuovo. Pochi secondi di ansia e sconcerto, poi l’ascensore inizia a precipitare vertiginosamente, schiantandosi e uccidendo i passeggeri al suo interno.
Sembra trattarsi di un incidente orribile, ma casuale. Il giorno dopo, però, un altro ascensore fuori controllo, in un altro edificio di Manhattan, causa la morte di una persona. E quando il mercoledì ci si trova ad affrontare la terza tragedia, opera dell’ennesimo ascensore impazzito, New York precipita nel caos. Ormai è chiaro che non si tratta più di una coincidenza, ma di un piano calcolato per mandare nel panico la città. E sta funzionando.
Chi sta facendo tutto questo e perché? C’è la mano del terrorismo islamico? Oppure è opera dello stesso gruppo estremista che ha già fatto esplodere delle bombe in altre città degli Stati Uniti? E c’entra in qualche modo il cadavere trovato sulla High Line, a cui è stato sfigurato il volto e sono state mozzate tutte le dita? Trovare una risposta è una corsa contro il tempo, prima che il Top of the Park, l’ultimo audace grattacielo della città, venga inaugurato il venerdì sera.

Sunday Times Bestseller e Globe & Mail Bestseller.
Leggetelo prima che potete. È un thriller strepitoso”.
Stephen King
Da brividi, pieno di verve creativa, davvero spaventoso”.
The New York Times
Una premessa perfetta per il grande schermo, una trama piena di sorprese incredibili e un finale che dà piena soddisfazione al lettore”.
The Wall Street Journal

Linwood Barclay

Linwood Barclay è uno dei maggiori scrittori di thriller del Nord America, autore di libri da milioni di copie. Nato negli Stati Uniti, si è trasferito a quattro anni con la famiglia in Canada, dove è sempre vissuto. Dopo una lunga carriera giornalistica, da più di dieci anni si dedica esclusivamente alla scrittura. Ha pubblicato una ventina di romanzi, tradotti in più di trenta lingue, e ha vinto, tra gli altri, l’Arthur Ellis Award, il più importante premio canadese riservato al genere crime e mystery. In Italia sono stati pubblicati: Senza dirsi addio, Il vicino di casa, Prima che sia troppo tardi, Non voltarti indietro, Segreti sepolti, Lontano dalla verità e Ventitré.


RECENSIONE

Benvenuti a Manhattan. Eravamo in un ascensore da un paio d'ore e ci eravamo scambiati opinioni sul da fare in questi casi. Finchè siamo precipitati in un tunnel molto velocemente. Siamo emersi in un ambiente simile a una caverna con un alto soffitto dove tutte le superfici - ogni centimetro delle pareti, erano ricoperti da metallo.

"Questa è la fine ", fece una pausa, "la morte delle catacombe!" Difficile non essere inghiottiti anche noi in questa avventura nel ventre della Terra: il mondo <<di sotto>> della capitale, fatta di centinaia di chilomettri di passaggi, cave, condotti fognari, tunnel e ossari, macabri e ammalianti.  Linwood Barclay, la racconta come "esplorare la discesa della paura", l'attrazione per la parola "emergere", è fatale.

Così Barclay ha perlustrato, ovunque, ciò che nel mondo c'è di speciale. Le vicende di questo complesso residenziale per raggiungere ogni angolo della città. L'edificio, come tanti altri in città, era una citadina a sè stante, e poi grattacieli altissimi, bunker, dedali di cavità nella giungla urbana. Se la superficie della Paura fosse trasparente, passeremmo giornate intere sdraiati a pancia in giù, a curiosare in questi meravigliosi territori stratificati a scoprire gli inferi, un <<cieco mondo>>. Discesa in improbabili spazi interni al nostro io - un mondo vivo e ricchissimo, è quasi una rivincita della fantasia.

Un ascensore che perde il controllo e senza sosta, se non per alcuni istanti. Poi si blocca. E subito dopo continua a ridiscenderre. Ed è questa energia bruciante che raggiunge il lettore. Ne deriva all'autore una fiducia assoluta nel proprio talento, lasciato vibrare senza mezzi di contenimento. Galleggiare.

E' soprattutto l'incredibile scoperta che le sue esplorazioni nella nostra coscienza, non sono gite fini a sè stesse, ma occasioni per conoscere e riflettere. E fare incontri affascinanti: vivere in condizioni impossibili, oscurità assoluta, temperature roventi, intensa pressione, scarsità d'ossigeno e di nutrimento.

Presenze e credenze che riportano, in fondo, alla ragione ultima per cui gli umani hanno sempre avuto paura di precipitare nel nulla: il fatto che ci ricordi la sepoltura. La fine della vita. Mentre questo suo perdersi nelle viscere della paura (e noi con lui) significa, <<cominciare a trovare la strada, o trovare un'altra strada>>.

Stabilire ciò che potrebbe succedere, valutare scenari differenti, giocare in anticipo è la regola per gli uomini che movimentano i capitali sulle reti degli scambi mondiali. Anche la letteratura sonda le eventualità, illuminando scorci di presenti alternativi e indicando orizzonti diversi. 

Nelle pagine di questo libro si racconta la consegna di una sceneggiatura "L'uomo dell'orologio". Stuart Bland scrittore, è al corrente che è difficile, quasi impossibile avere accesso all'abitazione di Sherry D'Agostino. Ma lei non poteva incolpare nessuno visto che non aveva risposto alle telefonate di Stuart. Per come la vedeva lui il suo tempo stava per scadere. Aveva trentotto anni. Se c'era una possibilità di riuscita nella vita come sceneggiatore, doveva coglierla, adesso.

Tutto il sistema gli sembrava terribilmente ingiusto. Perchè altri avevano il successo mentre a lui veniva negato? Decise che non avrebbe più sopportato tale sconfitta. Così aveva studiato un piano. Bloccarla in ascensore. Per come la vedeva lui, quella donna era l'ostacolo alla sua carriera di sceneggiatore.

Prima che l'ascensore si trovi in fase di caduta libera. Stuart, riesce ad accennare la storia della sua sceneggiatura a Sherry. Illustrando il passaggio di come il tempo gestisca la nostra vita in modi differenti, rappresentato dall' "ascensore sociale". Voleva dirmi che la vita scorreva tranquilla, disse Sherry. Non ci sono stati momenti particolari, la nostra è stata una vita ripetitiva. Del resto ignorava quasi tutto di lui: del poeta che scriveva, chiuso nella sua stanza non sapeva nulla, ignorava i suoi combattimenti con le parole, le gioie improvvise suscitate da una pubblicazione, e la travagliata vita per ritagliarsi un posto nel mondo.

Ma ora che ne è della solitudine del cittadino globale chiuso nell'ascensore?

Guardando alla società contemporanea, si percepisce una chiusura verso l'altro, una progressiva regressione verso la coltivazione degli interessi egoistici, la perdita di solidarietà a relazionarsi con il prossimo, soprattutto con le persone vicine. La classica immagine di individui occupati a trafficare sui propri cellulari. Senza parlarsi, senza neppure guardarsi.

Una vicinanza fisica cui non corrispondeva una vicinanza mentale, nè tantomeno un coinvolgimento emotivo. La comunicazione, magari personalissima, era rivolta all'esterno, verso destinatari lontani, in un non-luogo sospeso nello spazio digitale.

Dunque una tragedia trasformata nel detonatore di una sensibilità invisibile e inspiegabile. Ma ci sono anche le premesse che, alla paura della morte avrebbe contrapposto un amore per la vita, di lusso.
A ripensarci oggi, a guardarsi indietro, questi frammenti di futuro passato sembrano scandire l'età di un mutamento brusco e repentino, di un'accelerazione inarrestabile, di trasformazioni radicali. 

Poi la  nuova vita: un grande puzzle pieno di zone d'ombra che celebra la bellezza della rinascita. Cicatrici comprese. Sembra un incidente. Ma quando, il giorno dopo, un altro ascensore fuori controllo, in un altro edificio di Manhattan, causa la morte di una persona. E il mercoledì ci si ritrova a registrare, un altro ascensore fuori controllo, New York precipita nel caos. Ormai, è chiaro troppe coincidenze, qualcosa non sta funzionando. 

Chi ha interesse a creare caos? E perchè? C'è la mano del terrorismo islamico?

Oppure e opera di un uomo malato di mente che, ha già fatto esplodere delle bombe in altre città degli Stati Uniti?

Il cadavere trovato sulla High Line, sfigurato, può essere una traccia. Risolvere il caso mentre il tempo passa, prima che anche l'ultimo edificio "Top of the Park",  subisca lo stesso incidente orribile. A svolgere le indagini viene convocato il detective Jerry Bourque. Si trattava di un maschio bianco, molto probabilmente fra i quaranta e i cinquant'anni, la foto mostra il tatuaggio, e i calzini.

Un trauma che ha denti affilati, che ingoia affetti, abitudini, progetti. Mastica serenità e futuro e restituisce un bolo fatto di niente, perchè l'assenza è vuoto che brucia e rende sterile il grembo dell'esistenza. Con mani industriose bussa al sonno e impone la veglia, scortica la volontà fino a sfibrarla e con i tendini della resistenza intreccia gabbie che imprigionano.  

E' l'incertezza ad allontanare la pace. La pazienza si corrode forgiando una pazienza folle, mentre la mente gioca al teatro delle ombre con le paure, evoca mostri e parla con loro. Quando tutti attorno si allontanano, la disperazione espone a un contagio da evitare, mostri e fantasmi sono gli unici a rispondere. Se sopravvivi, cominci a cercare la verità in ogni ricordo, ovunque anche solo un riflesso ti rammenti i suoi passi nel mondo. 

Nel suo romanzo Paura verticale, Linwood Barclay, usa le parole per cucire una storia di immensi silenzi, in un'epoca in cui l'essere umano non è più abituato a sostenere psicologicamente la irreperibilità di chi gli vive accanto. Ma Jerry non è da solo come crede e, proprio quando s'interrompe la sua indagine, altre vie sembrano riaprirsi e farglisi incontro. 

Nuove strade che assomigliano ad altre vite, che nascondono altri pericoli e che, forse, conducono ad una strana forma di salvezza. Quando salvare sè stessi sembra impossibile e perfino oltraggioso, la guarigione è salvare gli altri.




lunedì 13 luglio 2020

RECENSIONE #65/2020 LE ASSIAGGIATRICI by ROSELLA POSTORINO - FELTRINELLI

Le assaggiatrici

di Rosella Postorino

 FELTRINELLI



Il libro

La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: “mangiate” dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le ss studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito. Con una rara capacità di dare conto dell’ambiguità dell’animo umano, Rosella Postorino, ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Proprio come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto antieroico di sopravvivenza.
Autrice

ROSELLA POSTORINO (1978) ha pubblicato La stanza di sopra (Neri Pozza 2017; Feltrinelli, 2018; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L'estate che perdemmo Dio (Einaudi 2009; Premio Benedetto Croce e Premio Speciale della giuria Cesare Lollis), Il mare in salita (Laterza, 2011), Il corpo docile (Einaudi, 2013, Premio Penne). Con Le assaggiatrici (Feltrinelli 2018) ha vinto il Premio Campiello 2018 e molti altri premi letterari, fra i quali il Rapallo, il Chianti, il Lucio Mastronardi, il Pozzale Luigi Russo, il Wondy e, in Francia, il Prix Jean - Monet. In corso di traduzione in trenta lingue, il romanzo diventerà un film diretto da Cristina Comencini.

 

Premi

Per la narrativa italiana 2020
Vincitrice Premio Letterario Chianti 2019
Selezione Giuria dei Letterati 2018
Vincitrice 2019
Gruppi di Lettura di Fahrenheit Radio 3 2018
Finalista Premio Rapallo per la donna scrittrice 2018
Premio Campiello - Selezione giuria dei letterati 2018
Vincitrice 2018
Vincitrice Premio Pozzale Lugi Russo 2018
Finalista Premio Letterario Manzoni Lecco 2018
Finalista Premio Letterario Lucio Mastronardi - Città di Vigevano 2018
Finalista Premio Alassio Un autore per l'Europa 2018
Finalista Premio Minerva 2018
RECENSIONE
Rosella Postorino ha preso su di sè il compito di far rivivere per noi tutti, una realtà, una cultura e un mondo di storie praticamente cancellati dalla follia criminale nazista. Un mondo ordinato, straniero, ed è riuscita a farlo nostro. Una galleria di immagini, persone centrali o sfuggenti nel tempo. Dono, o condanna, di sentire il dolore, vedere i morti di morte violenta e ascoltare le loro ultime parole.
La terra dei nazisti, uno scenario agghiacciante, riempie le pagine del libro. Personaggi autentici all'inseguimento di una vita dignitosa, altri all'inseguimento di una vita straordinaria o ribelli in cerca di utopia o poveracci in cerca di dignità umana: tutti diventano personaggi di un lungo racconto ininterrotto, oscillante tra malinconica ironia che, scruta il mistero celato nei grandi avvenimenti corali o in un piatto celebre, o negli occhi figure dall'eroismo vero o posticcio.
Molti imprevisti e forse, in realtà, fin troppo spiegabili, piccoli e grandi equivoci dietro i quali covano i mali di un'intera società, dal nazismo alla crisi dei rapporti personali e di coppia; donne che si trascinano devastate dal <<compito>>, di una guerra che ha segnato irreversibilmente la loro psiche; crudeltà, dolcezze, soprassalti di dignità: le storie delle "Le assaggiatrici", vanno a comporre un affresco ampio e variegato nel quale a scorrerci davanti sono anni e più di storia nazista. 

E ci offre il ritratto a tutto tondo di un passato oscuro, che con umiltà pari solo al talento ha saputo esplorare, portandola a un passo dalla perfezione, il racconto. Senza mai dimenticare quella che è la vocazione più autentica: la capacità di immergersi con sguardo spietato e partecipe negli abissi più neri della mente umana.

Tutti i protagonisti di una faticosa ed entusiasmante arte di vivere di cui Postorino è stata attenta, commossa testimone ricucendo, per via puramente letterale, a raggiungere la precisione - e la realtà. Inventare il futuro e sbriciolarlo con le dita. Mentre la città si apre, alla primavera, nel solito trionfo di profumi e canzoni, l'illusione diventa la peggiore delle condanne: e spegne quell'ardore di sopravvivenza anche il ricordo di antiche passioni.

Nell'autunno del '43, aveva ventisei anni Rosa Sanez. La mia battaglia con il veleno aveva una posta in gioco troppo alta, perchè le gambe non tremassero ogni volta che la sazietà abbassava le difese. Non era prevista solidarietà fra le assaggiatrici. Eravamo zolle che galleggiano e collidono, scorrono l'una accanto all'altra e si allontanano. Come si diventa amiche? Ora che ne riconoscevo le espressioni, che addirittura le anticipavo, i volti delle mie compagne mi sembravano diversi da quelli che avevo visto il primo giorno.

All'inizio prendiamo bocconi misurati, come se non fossimo obbligati a ingoiare tutto, come se potessimo rifiutarlo, questo cibo, questo pranzo che non è destinato a noi, che ci spetta per caso, per caso siamo degne di partecipare. Quasi che ogni gesto di sopravvivenza esponesse il rischio della fine: vivere era pericoloso; il mondo intero, un agguato.
Quando il tempo opaco e smisurato della nostra digestione fece rientrare l'allarme, le guardie ci misero in fila verso il pulmino che ci avrebbe riportate a casa. Il mio stomaco non ribolliva più: si era lasciato occupare. Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Fulrer, esso mi circolava nel sangue. Io avevo di nuovo fame.
Una morte in sordina, fuori scena. Una morte da topi, non da eroi. E Rosa sprovveduta come Cappuccetto Rosso, era finita nella sua pancia. Quel giorno sancì in modo definitivo il nostro status di cavie: se il giorno prima poteva sembrare un'inaugurazione, una prova generale, a partire da quel momento la nostra attività di assaggiatrici diventava inderogabile.

Da mesi ero dedita a un dolore che mi distraeva dal resto, un dolore tanto esteso da superare il suo stesso oggetto. Era diventato un tratto della personalità.

Non era tanto la minaccia del  mondo su di me, quanto l'impotenza a commuovermi. Non era intimità, tra me e le altre, era paura. Misuravamo gli altri e lo spazio intorno a noi con lo stesso terrore incosciente di chi è appena venuto al mondo.

Il mio bisogno di ambientarmi: mi rendeva vulnerabile. "Su che base ci avevano scelto?". La prima volta che Rosa era salita sul pulmino si aspettavo di trovare un covo di ardenti nazisti, presto aveva capito che non era stata la fede nel Partito, il criterio di selezione. Avevano arruolato le più povere, le più bisognose.


giovedì 9 luglio 2020

POST #63/2020 LE ASSIAGGIATRICI by ROSELLA POSTORINO - FELTRINELLI

La demolizione di un uomo.

Una delle pagine più nere e vergognose non solo del nostro secolo ma dell'intera storia del genere umano è stata l'organizzazione nazista. <<La mia battaglia con il veleno aveva una posta in gioco troppo alta perchè le gambe non tremassero ogni volta che la società abbassava le difese. Il sospetto verso il cibo si affievoli, come un corteggiatore cui concedi sempre più confidenza. Ciascuna di noi temeva di essere avvelenata. Una morte da topi, non da eroi. Le donne non muoiono da eroi. Non era prevista solidarietà fra le assaggiatrici, Eravamo zolle che galleggiano e collidono, scorrono l'una accanto all'altra o si allontanano. Come si diventa amiche? Succede quando si è obbligati a passare tante ore della propria esistenza insieme. Si diventa amiche nella coercizione.>>

Le assaggiatrici

di Rosella Postorino

FELTRINELLI

 

Il libro

"La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. ""Da anni avevamo fame e paura"", dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l'autunno del '43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: ""Mangiate"", davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un'ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato. Nell'ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s'intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del '44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti - come una sorta di divinità che non compare mai - incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito."

Premi

Per la narrativa italiana 2020
Vincitrice Premio Letterario Chianti 2019
Selezione Giuria dei Letterati 2018
Vincitrice 2019
Gruppi di Lettura di Fahrenheit Radio 3 2018
Finalista Premio Rapallo per la donna scrittrice 2018
Premio Campiello - Selezione giuria dei letterati 2018
Vincitrice 2018
Vincitrice Premio Pozzale Lugi Russo 2018
Finalista Premio Letterario Manzoni Lecco 2018
Finalista Premio Letterario Lucio Mastronardi - Città di Vigevano 2018
Finalista Premio Alassio Un autore per l'Europa 2018
Finalista Premio Minerva 2018

 

 

martedì 7 luglio 2020

RECENSIONE #64/2020 L'ELEGANZA DEL RICCIO by MURIEL BARBERY - EDIZIONI E/O

Muriel Barbery

L'eleganza del riccio

EDIZIONE E/O

Traduzione: Emanuelle Caillat, Cinzia Poli
Area geografica: Letteratura francese
Collana: Hardcover
aprile 2014,
pp. 336 




Il libro

L’eleganza del riccio è stato il caso letterario del 2007 in Francia: ha venduto centinaia di migliaia di copie grazie a un impressionante passaparola e ha vinto il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi
 
Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.

L'autrice

Muriel Barbery
Muriel Barbery è autrice del bestseller internazionale L’eleganza del riccio (E/O, 2007), di Estasi culinarie (E/O, 2008) e Vita degli elfi (E/O 2016). Ha vissuto a Kyoto, Amsterdam e Parigi. Attualmente vive nella campagna francese.

RECENSIONE
 
Con la sua impeccabile scrittura Muriel Barbery, conduce il lettore al cospetto di protagonisti che, intrappolati nel loro ego, cercano di rammendare la propria vita con un tessuto di bugie e silenzi capace di velare passioni, soffocare sentimenti, celare piccoli e grandi conflitti.
La portinaia Renèe, è una donna ferita e come non cadere dopo nell'incertezza nei riguardi del mondo e di sè stessa? Gli altri provano, ognuno a modo suo, a riconciliarsi con la vita. Ma Renèe ha un segreto, un segreto che, custodisce gelosamente, nessuno si è interessato a scrutare al di là delle finestre, cercando di cogliere quanto accade all'interno.

Un incontro voluto dal destino, la comune lotta per sopravvivere alle convenzioni sociali. In quel condominio si cela qualcosa che Renèe non ha mai osato confessare a nessuno. Ma, è noto, nessun segreto resiste alle circostanze della vita.

La protagonista di queste pagine ha invano tentato di tagliare i ponti con il passato attraverso il silenzio. Ma, è sufficiente che metta piede nella stanza dove vive, perchè il passato torni a galla con prepotenza e presenti il suo conto.

L'unica testimonianza di cui desidera lasciare traccia Renèe in quel momento, è quella del suo antico, doloroso segreto. Ciò avviene grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese. Sarà l'occasione per rielaborare i propri ricordi e riflettere sulla sua stessa vita.

E' un romanzo sul mistero e le scelte dell'esistenza, osservati con la prospettiva di un'antica saggezza che sfugge alla ragione, ma interpreta i segni e illumina di senso le cose quando le parole vengono meno.

RECENSIONE #63/2020 L'OMBRA DEL VENTO by CARLOS RUIZ ZAFON - MONDADORI

L'ombra del vento

Collana Oscar absolute 
Traduttore L. Sezzi   
Pagine 419


Il libro  

Una mattina del 1945 il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all'oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell'anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra.
RECENSIONE
 
Già qualche tempo fa Carlos Ruiz Zafon ci aveva accompagnato attraverso la sua Barcellona: passeggiate della memoria tra vicoli e porti, che riannodano i fili di un'esperienza umana e professionale che l'ha visto passare dagli studi alle tensioni del quartiere. Ora questi libri si arricchiscono di un nuovo punto di vista. Un segno dei tempi. Un viaggio in una capitale del mondo: <<E' imperiale. Tutti i treni e le strade portano qui>>.

La letteratura possiede antenne sensibili e molti romanzi di Zafon dimostrano il successo grazie al passaparola dei lettori. I quali hanno saputo cogliere, forse più di ohni saggio serioso pur arricchito da copiosa documentazione, quel miscuglio di risentimenti, senso di esclusione, percezione di un declino, stanchezza, crisi identitaria che sta alla base del grande malessere in cui si sta avviando il nostro modo di vivere e di pensare, anche con il cinismo sotto gli occhi di tutti.

Ora i lettori possono conoscer e leggere i romanzi importanti di Zafon, in cui la trama, gli intrecci privati, la dimensione puramente personale dei protagonisti si interseca felicemente con uno sguardo ai dettagli della condizione umana di questa Barcellona di inizio secolo. Uno sguardo attento ed empatico che solo la letteratura, riesce a raffigurare pienamente.

Romanzi che hanno un ritmo, un passo e una profondità davvero singolari. Beninteso, si tratta di romanzi, non di trattati sociologici, ma nelle pagine del libro di Zafon, si capiscono molti aspetti delle pulsioni identitarie non solo dell'indipendentismo dalla guerra civile, o del colera che si era portato via molte vite.

Il giorno in cui compiva quattro anni, sotto una pioggia battente seppelliva la madre.

"Ricordo che quando domandai a mio padre se il cielo piangeva, gli mancò la voce".

Deluso dal cinismo di una modernità urbana sempre più scolorita e convenzionale. Daniel il (ricercatore), protagonista del romanzo, riassapora il ricordo di quel mattino in cui il padre gli fece conoscere il "Cimitero dei Libri Dimenticati". Erano i primi giorni dell'estate del 1945, e padre e figlio camminavano per le strade di Barcellona intrappolati sotto il cielo di cenere.

Per strada i lampioni impallidivano accompagnando il pigro risveglio della città, pronta a disfarsi della sua maschera di colori slavati. Di fronte a loro si ergeva quella che a Daniel parve il cadavere abbandonato di un palazzo, un mausoleo di echi e di ombre. 

Il desiderio di autenticità ricercato nel pulviscolo disordinato della dimensione di una strada simile ad una cicatrice. Le vicende private e quelle pubbliche si intrecciano indissolubilmente, ma nella curiosità del ricercatore Daniel che torna nel folto delle sue radici si annida il germe di un'ulteriore delusione.

Eppure, ed è qui che il romanzo di Zafon si fa involontariamente indagine su una sensibilità collettiva che cambia, questo richiamo alle radici sembra funzionare. Una frattura, si è aperta irreversibilmente, ed il protagonista, non riesce a venire a capo di un'autenticità ricercata ma introvabile, una sospensione tra due mondi che riproduce esattamente, sia pure a ritroso, quella vissuta dagli <<esclusi>>, degli antenati, o meglio dei giovani e meno giovani che vedono spezzarsi i meccanismi dell'emancipazione sociale promessa dalla Barcellona moderna e non sanno come arginare la delusione di una promessa non mantenuta.

Ma i figli di quel mondo, insomma il mondo del protagonista Daniel del romanzo di Zafon, sentono solo il grigiore di vite vissute con indolenza, senza la minima fiducia che il corso della vita possa cambiare davvero e dare forma a un'esistenza ricca, soddisfacente, addirittura elettrizzante.

Dettagli di un disagio, di una disperazione sottile ma invincibile che spiega tante cose sulla sensibilità che ha attraversato la società ormai, lontana. Perchè il popolo aveva una sua coscienza, un suo lessico, un suo modo di essere. Dettagli che la letteratura riesce a cogliere, più e meglio di un trattato di sociologia politica.


giovedì 2 luglio 2020

RECENSIONE #62/2020 ECLISSI by EZIO SINGAGLIA - NUTRIMENTI EDIZIONI

 EZIO SINIGAGLIA

ECLISSI

NUTRIMENTI

pp. 112 
Euro 15,00


Il libro

Eugenio Akron, architetto triestino, arriva su una sperduta isola nordica per assistere all’eclissi totale di Sole, attesa per il giorno dell’equinozio di primavera. È quello che considera il suo ultimo viaggio, un regalo di compleanno anticipato per i suoi settant’anni, un’estrema emozione strappata alla quotidianità . Ad accoglierlo è la natura ruvida di un popolo abituato a convivere con la scura solennità delle rocce e la vastità dell’oceano: una donna austera gli affitta una camera, un arcigno pescatore gli offre la sua barca per osservare l’eclissi dal mare.
Tuttavia, tra i forestieri accorsi per l’evento, Akron s’imbatte in un’eccentrica vedova americana, Mrs Clara Wilson, che gli impone, con garbata energia, la sua presenza. L’inattesa complicità che si instaura fra i due fa riaffiorare nella memoria dell’uomo un ricordo del passato, un nodo irrisolto che troverà soluzione soltanto fra le tenebre dell’eclissi.
A trent’anni dal suo esordio – Il Pantarèi, metaromanzo sul romanzo del Novecento, uscì per una piccola casa editrice dopo aver collezionato molti rifiuti ma anche l’elogio di lettori come Vittorio Sereni, Giovanna Bemporad e Giuliano Gramigna – Ezio Sinigaglia torna alla narrativa con un racconto potente e suggestivo, caratterizzato da una scrittura magnetica, ironica, di rara perfezione formale.

Ezio Sinigaglia

Ezio Sinigaglia è nato a Milano nel 1948. Ha svolto diversi mestieri, tutti legati alla scrittura: redattore, traduttore, fotocompositore, copywriter, ghostwriter, autore di guide turistiche e, da ultimo, docente di scrittura all’Università di Milano Bicocca e in altre sedi. Per Nutrimenti ha anche tradotto i racconti di Julien Green, Leviatano, Fabien, Una vita qualunque e La bella provinciale, pubblicati nei volumi Viaggiatore in terra (2015) e Vertigine (2017).






 
 RECENSIONE

Ancora una volta sorprendente è Sinigaglia, autore di Eclissi, romanzo dal procedimento narrativo che vede in campo un io narrante, di Eugenio Akron, che si racconta, e un tu narrativo che gli si rivolge ora interrogante, ora provocatorio, ora soprattutto memorante a Akron momenti felici della sua vita, proprio di un raccontare guardandosi dentro che di fatto riproduce quella malinconica dolcezza.

«Akron stava vivendo […] un quarto d’ora di felicità così toccante nel presente e, insieme, di così felice attesa del futuro da sentirsi ricompensato, all’improvviso e in un istante solo, dell’immane fatica che aveva dovuto sostenere per restare al mondo tanto a lungo».

Individuata la chiave di questo curioso e straordinario scrittore nell'irrequietudine del viaggiare, nella sua mobilità sempre in anticipo sui temi in territori inesplorati. Un'inquietudine che è il velo senza il quale molto del nostro Novecento sarebbe incomprensibile.

In quell'ansia carica di turbamento, in quel timore di finire è araldicamente racchiuso e iscritto lo stile del secolo trascorso, uno stile di cui l'eclissi è parte integrante. E proprio la sospensione è una delle figure più utilizzate dall'autore, che narra con garbo e intelligenza la vita di uomini e donne senza mai scivolare nelle paludi del pettegolezzo.

La reticenza, la capacità di tacere il dettaglio biografico indiscreto o maldicente, il rifiuto di qualsiasi sfoggio è forse la cifra caratterizzante della scrittura di Ezio Sinigaglia che sa cogliere anche nei particolari di vita vissuta, nei ritrovi estivi, ciò che conta raccontare, ritagliando dettagli sfocati e riconducendoli al primo piano.

Le pagine di Eclissi mutano l'ombra in <<movimento e luce>>, e restituendo vitalità all'inesistenza, alludono alla necessità di <<indicare un passagggio di testimone>>, collegano presente e passato in una continuità prima di tutto civile.

Così, i personaggi di questo libro si spogliano delle loro malinconie o nostalgie, oltrepassando la biografia di chi ha vissuto su questa terra per mutarsi in realtà favolosa e la osserva dal basso, partecipe e insieme discosto.



Citazioni del libro

«Akron stava vivendo […] un quarto d’ora di felicità così toccante nel presente e, insieme, di così felice attesa del futuro da sentirsi ricompensato, all’improvviso e in un istante solo, dell’immane fatica che aveva dovuto sostenere per restare al mondo tanto a lungo».

"Akron pensò che il carattere dell’isola era dato da quel basalto scuro e duro, che offriva a tutto la sua base solida, la sua reticenza cromatica contro la quale ogni colore era splendente, la sua ottusità incrollabile, così legata al basso e al vile, ma nelle cui cavità nidificavano gli uccelli. Si domandò per un istante perché questi basalti neri e forti, eroici e muti, lo incantassero come uno specchio e, insieme, lo impaurissero e schiacciassero come un karma."

"Essendo venuto fin lì da Trieste a caccia di una domanda, Akron giudicò che non doveva sorprendersi se le domande, dalla notte precedente, avevano preso a fioccare sulla sua cuffia di lana come la neve di gennaio sull’isola. Ne aveva in testa troppe, di domande, era vero: e per di più sorgevano da ogni angolo del mondo su cui posasse lo sguardo (..) Troppe domande, apparentemente prive di un legame abbastanza forte l’una con l’altra perché potessero convergere verso l’illuminante eclissi di una risposta comune." (pag. 82)


"Il suo progetto puntava dritto all’oscurità per cogliervi una luce. Era inesplicabile a lui stesso. Eppure era il progetto più forte e preciso che avesse mai formulato in vita sua.
L’evento era atteso per venerdì mattina. Ma Akron era giunto sull’isola domenica pomeriggio, con largo anticipo sull’onda di marea di atrofici e turisti. Bisognava preparare ogni cosa con cura. Ambientarsi, prima di tutto, assimilando la novità dei luoghi, del clima, della luce fino a trasformare l’estraneo in familiare, lo straordinario in quotidiano."

"La morsa soffocante dell’angoscia che ogni giorno, da tre anni, lo afferrava al risveglio per la gola e lo traeva con sé fino a notte, come uno strangolatore irresoluto, si era allentata dopo poche ore dall’arrivo e si era totalmente slegata da lui nella luce pallida e meravigliosa della prima aurora. Il ricordo stesso di Irene si era come mitigato, ammansito, quasi che quell’isola popolata più di greggi che di uomini gli avesse insegnato ad addomesticare il suo dolore. Prima quell’immagine lo perseguitava: non era possibile sfuggirle neppure per un istante, perché si era insediata dentro di lui nelle forme di un’Erinni spietata, che non gli perdonava la colpa di essere vivo.
Adesso, da due giorni, Irene mostrava i primi segni inequivocabili di rassegnazione. Erano sintomi forti, precisi e in rapida evoluzione, erano il presagio di un distacco imminente."

"Forse, più che non l’arte politica dell’eludere e rimuovere, aveva imparato quella chirurgica dell’isolare e circoscrivere. Accoglieva la trafittura del ricordo, con pazienza, con gratitudine perfino, ma non permetteva alla memoria di espandersi, di diramarsi per contagio. E ora, invece, la memoria dilagava…"

"In più di un’occasione ho lasciato capire che l’incipit di Eclissi, “Il suo progetto puntava dritto all’oscurità per cogliervi una luce”, appeso lassù in cima alla prima pagina come un esergo, è anche una dichiarazione d’intenti, una promessa fatta al lettore più attento, o viceversa un monito rivolto a quello più frettoloso e meno disposto all’avventura. In questo senso, dunque, il progetto di Akron, il protagonista, coincide con il progetto dell’autore, ed è quindi lecito ipotizzare che non si tratti di un progetto isolato, ma che per l’autore scrivere voglia dire proprio questo: tuffarsi nelle tenebre per sfruttare la sorprendente potenza che una flebile luce può assumere quando è circondata dall’oscurità più totale. (Tratto dalla “conversazione” su Nazione Indiana.)

POST #62/2020 ECLISSI by EZIO SINIGAGLIA -- NUTRIMENTI EDIZIONI

A trent'anni dal suo esordio - I Pantarèi, metaromanzo sul romanzo del Novecento, uscì per una piccola casa editrice dopo aver collezionato molti rifiuti ma anche l'elogio di lettori come Vittorio Sereni, Giovanna Bemporad e Giuliano Gramigna - Ezio Sinigaglia torna alla narrativa con un racconto potente e suggestivo, caratterizzato da una scrittura magnetica, ironica, di rara perfezione formale.

Ezio Sinigaglia

Eclissi

Nutrimenti Edzioni

pp. 112
Euro 15,00


Il libro 

Eugenio Akron, architetto triestino, arriva su una sperduta isola nordica per assistere all’eclissi totale di Sole, attesa per il giorno dell’equinozio di primavera. È quello che considera il suo ultimo viaggio, un regalo di compleanno anticipato per i suoi settant’anni, un’estrema emozione strappata alla quotidianità . Ad accoglierlo è la natura ruvida di un popolo abituato a convivere con la scura solennità delle rocce e la vastità dell’oceano: una donna austera gli affitta una camera, un arcigno pescatore gli offre la sua barca per osservare l’eclissi dal mare.
Tuttavia, tra i forestieri accorsi per l’evento, Akron s’imbatte in un’eccentrica vedova americana, Mrs Clara Wilson, che gli impone, con garbata energia, la sua presenza. L’inattesa complicità che si instaura fra i due fa riaffiorare nella memoria dell’uomo un ricordo del passato, un nodo irrisolto che troverà soluzione soltanto fra le tenebre dell’eclissi.
A trent’anni dal suo esordio – Il Pantarèi, metaromanzo sul romanzo del Novecento, uscì per una piccola casa editrice dopo aver collezionato molti rifiuti ma anche l’elogio di lettori come Vittorio Sereni, Giovanna Bemporad e Giuliano Gramigna – Ezio Sinigaglia torna alla narrativa con un racconto potente e suggestivo, caratterizzato da una scrittura magnetica, ironica, di rara perfezione formale.

Ezio Sinigaglia

Ezio Sinigaglia è nato a Milano nel 1948. Ha svolto diversi mestieri, tutti legati alla scrittura: redattore, traduttore, fotocompositore, copywriter, ghostwriter, autore di guide turistiche e, da ultimo, docente di scrittura all’Università di Milano Bicocca e in altre sedi. Per Nutrimenti ha anche tradotto i racconti di Julien Green, Leviatano, Fabien, Una vita qualunque e La bella provinciale, pubblicati nei volumi Viaggiatore in terra (2015) e Vertigine (2017).

La Biblioteca di Katia: POST #61/2020 ECLISSI by EZIO SINIGAGLIA - NUTRIMENTI

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mercoledì 1 luglio 2020

POST #61/2020 ECLISSI by EZIO SINIGAGLIA - NUTRIMENTI EDIZIONI

Ezio Sinigaglia ambienta su una sperduta isola il viaggio di un uomo Eugenio Akron, esplora un luogo molto praticato prendendo però altri sentieri.

Ezio Sinigaglia

Eclissi

Nutrimenti

pp.112

Euro 15,00

  

 

Il libro

Eugenio Akron, architetto triestino, arriva su una sperduta isola nordica per assistere all’eclissi totale di Sole, attesa per il giorno dell’equinozio di primavera. È quello che considera il suo ultimo viaggio, un regalo di compleanno anticipato per i suoi settant’anni, un’estrema emozione strappata alla quotidianità . Ad accoglierlo è la natura ruvida di un popolo abituato a convivere con la scura solennità delle rocce e la vastità dell’oceano: una donna austera gli affitta una camera, un arcigno pescatore gli offre la sua barca per osservare l’eclissi dal mare.
Tuttavia, tra i forestieri accorsi per l’evento, Akron s’imbatte in un’eccentrica vedova americana, Mrs Clara Wilson, che gli impone, con garbata energia, la sua presenza. L’inattesa complicità che si instaura fra i due fa riaffiorare nella memoria dell’uomo un ricordo del passato, un nodo irrisolto che troverà soluzione soltanto fra le tenebre dell’eclissi.
A trent’anni dal suo esordio – Il Pantarèi, metaromanzo sul romanzo del Novecento, uscì per una piccola casa editrice dopo aver collezionato molti rifiuti ma anche l’elogio di lettori come Vittorio Sereni, Giovanna Bemporad e Giuliano Gramigna – Ezio Sinigaglia torna alla narrativa con un racconto potente e suggestivo, caratterizzato da una scrittura magnetica, ironica, di rara perfezione formale.

Ezio Sinigaglia

Ezio Sinigaglia è nato a Milano nel 1948. Ha svolto diversi mestieri, tutti legati alla scrittura: redattore, traduttore, fotocompositore, copywriter, ghostwriter, autore di guide turistiche e, da ultimo, docente di scrittura all’Università di Milano Bicocca e in altre sedi. Per Nutrimenti ha anche tradotto i racconti di Julien Green, Leviatano, Fabien, Una vita qualunque e La bella provinciale, pubblicati nei volumi Viaggiatore in terra (2015) e Vertigine (2017).