mercoledì 30 giugno 2021

RECNSIONI: ITALO CALVINO, LE CITTA' INVISIBILI: DOROTEA, OLIVIA, LEONIA, L'INFERNO DEI VIVENTI - EINAUDI - 1972

 


ITALO CALVINO

LE CITTA' INVISIBILI

EINAUDI - 1972

Euro 30,00







RECENSIONE

LE CITTA' E IL DESIDERIO: DOROTEA

Nel gruppo iniziale c'è la descrizione di città che presentano toni lirici e risonanze autobiografiche, come nella fantastica rappresentazione di Dorotea con le sue quattro torri, le mura e le sette porte dal ponte levatoio.

LE CITTA' E I SEGNI: OLIVIA

Il discorso che racconta Olivia è una metafora che evoca un sogno, ma sia il narratore che l'ascoltatore sanno che la realtà è un'altra.

Eppure, un rapporto tra la città e il discorso che la descrive esiste: <<la menzogna non è nel discorso, è nelee cose>> e il senso della realtà si nasconde dietro le forme, i segni tradiscono il senso.

LE CITTA' CONTINUE: LEONIA

L'ultimo gruppo di città descritte è chiaramente ispirato ad aspetti della realtà contemporanea, come Pentesilea che è tutta periferia e Leonia che va riempendosi tutta di immondizie.

L'INFERNO DEI VIVENTI

La ricerca della città ideale mette a nudo i problemi e le contraddizioni della realtà del nostro tempo, tuttavia non si può smettere di cercare. L'inferno non è qualcosa che sarà, ma è già qui, nel nostro vivere insieme e noi non dobbiamo accettarlo, ma valorizzare e potenziare ciò che in esso inferno non è. Questo è l'impegno intellettuale che ancora una volt Calvino propone ed è espresso nel finale del romanzo, che riporto qui di seguito:


 

GUIDA 

Riflettete sul messaggio espresso da Calvino in questa pagina di Le città invisibili e confrontatelo con le conclusioni a cui sono giunti gli autori della neoavanguardia che hai studiato in precedenza.



 

 


RECENSIONE - ITALO CALVINO - LA SPERIMENTAZIONE IN CALVINO - LE CITTA' INVISIBILI - EINAUDI - 1972

 


ITALO CALVINO

LE CITTA' INVISIBILI

EINAUDI - 1972

Euro 30,00







 

RECENSIONE

Nei vari momenti della nostra storia letteraria, dal dopoguerra ad oggi. Italo Calvinon (1923-1985), è presente con un suo particolare modulo inventivo che ne testimonia la artecipazione e l'impegno a cercare nuove forme adeguate al mutare della realtà.

Infatti, dal romanzo neorealista, scaturito dall'esperienza resistenziale, egli passa alla formula narrativa esemplata sul saggismo, testimonianza del disagio dell'artistanella nuova, disumana realtà tecnologica; quindi alla dimensione favolosa dilatata fino all'origine del cosmo, per approdare, in Le città invisibili, alla proposta di una nuova concezione della letteratura come progetto semiologico e processo combinatorio di significati.

In ogni sua proposta si avverte la ricerca di un nuovo possibile rapporto con la realtà: <<Un libro scritto - affermò Calvino nel 1964 - non mi consolerà mai di ciò che ho distrutto scrivendolo>> ed è questo il problema che sta alla base anche de Le città invisibili, in cui i rapporti si svolgono secondo le diverse possibilità.

La realtà in essi è ridotta a scrittura e ad attività manipolatoria di segni. <<La città, luogo tradizionale di storia e di cultura non può raccontare se stessa, se non diventando essa stessa scrittura: la storia è scritta quindi sugli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, nello smarrimento delle scale>>. (A. Gianni).

La situazione-cornice del romanzo, in cui è evidente il rifiuto di forme letterarie narrative, è data dalla serie di relazioni che Marco Polo fa all'imperatore dei Tartari Kublai Kan, sulle sue città conquistate e mai conosciute.

Le città descritte da Marco Polo sono favolose, create dalla fantasia, fuori dallo spazio geografico e dal tempo storico, ma in questa lontananza la figurazione favolosa parla di noi e del nostro tempo. I segni di queste città sognante, che portano i nomi di donna, evocano gli sfondi fiabeschi e le suggestioni di un Oriente silenzioso e magico, nel quale però si insinuano gli emblemi delle città contemporanee, che si estendono ad assottigliare il sogno fino a dissolverlo.

 

RECENSIONE - TAMARA, LE CITTA' INVISIBILI - EINAUDI - 1972

 

 ITALO CALVINO

LE CITTA' INVISIBILI - TAMARA

EINAUDI - 1972

Euro 30,00

 

 

 

 

 

 

 

 RECENSIONE

Una terra dell'Oriente favoloso, Tamara, è descritta da Marco Polo all'imperatore dei Tartari, il malinconico Kublai Kan.

La città sembra definire se stessa con precisione attraverso una infinita moltitudine di segni; il viaggiatore ne conosce le convenzioni: l'interpretazione di ciò che egli vede (codici visivi che nascondono o appens suggeriscono la presenza dell'uomo) è facile, automatica.

Ma il visitatore immaginoso non si appaga di ciò che i segni intendono dirgli: la foresta di simboli forse non rivela, ma nasconde la realtà, e la città vera è forse un'altra, quella che la sua (e la nostra) immaginazione costruisce nel sogno e nel desiderio.

 CITAZIONE


 

GUIDA 

"L'uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l'occhio si ferma su una cosa, ed è quando l'ha riconosciuta per il segno d'un'altra cosa ... Tutto il resto è muto e intercambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono."

Perchè l'autore dice che l'occhio del viandante si ferma su una cosa solo <<quando l'ha riconosciuta per il segno di un'altra cosa>>? E che cosa significa l'espressione <<alberi e pietre sono soltanto ciò che sono>>?


martedì 29 giugno 2021

RECENSIONE - I RACCONTI by ITALO CALVINO - EINAUDI - 1959

 

ITALO CALVINO
I RACCONTI
EINAUDI - 1959 
Collana SUPERCORALLI
Pagine 572 
Euto 35,00
 
LIBRO PRIMO - GLI IDILLI DIFFICILI
2° - LE MEMORIE DIFFICILI
3° - GLI AMORI DIFFICILI
4° - LA VITA DIFFICILE 
 
 
 
 
 
 

RECENSIONE 
 
Una delle conseguenze più gravi della nostra civiltà consumistica è la devastazione dell'ambiente naturale a scopo di lucro.
 
La spietyata macchina pubblicitaria finisce per coinvolgere anche Marcovaldo, il personaggio di Calvino, il Don Chisciotte della felicità naturale: suo malgrado egli collabora all'installazione, sul tetto della sua casa, di un'insegna luminosa più violenta e più grande di quella che, sul tetto della casa di fronte, già impediva di vedere per più di pochi secondi, il mirabile spettacolo della notte.
Non c'è più posto nel mondo per un libro, armonioso rapporto dell'uomo con la natura. 

lunedì 28 giugno 2021

RECENSIONE - ITALO CALVINO - TI CON ZERO - EINAUDI 1967

ITALO CALVINO

TI CON ZERO

EINAUDI - 1967

Collana Supercolli

Edizione I edizione

Pagine 164

Euro 30,00

 

 

 

 

 Ci sono momenti in cui non puoi fare a meno di domandarti cos'è il tempo o cos'è lo psazio: p. es. quando un leone si lancia contro di te per sbranarti; oppure quando un killer t'insegue in un ingorgo stradale.

(quarta di copertina)


Prima edizione!

 RECENSIONE

L'ispirazione fantastica, unitamente alla componente razionale, è sempre stata una costante nell'opera di Italo Calvino, ai fini di una traduzine del reale in termini allegorici.

Lo svolgimento fantastico pertanto è sempre allusivo al mondo contemporaneo, come l'atteggiamento razionale è sempre consapevole che la razionalità non necessariamente è presente nel reale.

La fusione dei due momenti scaturisce da una necessità interiore e al tempo stessa artistica: essa esprime la consapevolezza, da parte dell'autore, della complessità del mondo e dell'inadeguatezza degli strumenti umani per interpretarlo.

Dal punto di vista ideologico egli ricerca costantemente un'ipotesi di salvezza della coscienza, una possibilità per l'uomo di ricostruire la sua completezza minacciata, sia che questa venga indagata prima della storia, alle origini del cosmo, sia che venga perseguita attraverso la logica congetturale della matematica.

La scelta della tematica scientifica e di un linguaggio nuovo mutuato anche dalla matematica, nonchè di nuovi moduli letterari risponde pertanto a precise esigenze dell'autore: quella di un'innovazione dell'organismo della letteratura, che deve essere sensibile alle tematiche di fondo della cultura contemporanea e in grado di trovare tutti i modi possibili per rappresentare tutti i mondi possibili; quella di riuscire a individuare una nuova versione della realtà, quale potrebbe scaturire dalla sperimentazione di un connubio letteratura-scienza. Letteratura e scienza sono giunte in fondo alle stesse conclusioni: tutto è vano, inesistenti il tempo, la causalità delle azioni e lo spazio, ridotti al nulla che in effetti sono. Tale consapevolezza tuttavia deve mobilitare le energie, perchè <<la forza di sopportare il nostro inferno esige attenzione ed apprendimenti continui>>.

Questo è anche il tema del racconto di questa recensione, dove l'indagine sulla condizione umana, condotta in termini matematici, approda alla constatazione dell'isolamento in cui sono immerse le esistenze. Si tratta infatti di un'avventura mentale, raccontata per tesi e ipotesi, di un'analisi matematica, ma non per questo meno dolente, della ealtà, con la consapevolezza critica della sua sospenione di senso. La struttura narrativa tradizionale è scomparsa non esistono fatti, parole, dialoghi, narrazione.

I personaggi,si muovono in un universo di combinazioni logiche e sono ridotti a segni.

Ogni combinazione nel senso che desideriamo risulta impossibile a causa delle nostre interferenze interiori, che deformano i messaggi. Nessuno può riceverci e intenderci.

Dunque, conosciuta questa verità, l'unica cosa che ci resta da fare, sembra voler dire l'autore, è quella di comunicare l'indispensabile ... ridurre noi stessi a comunicazione delle nostre persone.

Non si tratta di resa ma di coraggio intellettuale e soprattutto di crescita di maturità, il cui prezzo è sempre alto perchè richiede la più difficile delle rinunce: quella ad ascoltarci troppo vivere.

venerdì 25 giugno 2021

RECENSIONE - LA RAPRESENTAZIONE by ROMANA PETRI - MONDADORI

ROMANA PETRI

LA RAPPRESENTAZIONE

MONDADORI

Pagine 408

Euro 20,00

--------------------------------------------------------------------------------

Dopo "Pranzi di famiglia", Romana Petri torna a raccontarci di Lisbona, le sue ombre, i suoi intrighi. Lisbona. Dopo la mostra in cui la pittrice Albertini ha ritratto l'intera famiglia del marito, la coppia è costretta a trasferirsi a Roma. Gli "sgorbi" hanno divertito solo Rita (la figlia nata deforme e che la madre Maria do Ceu ha fatto rattoppare chirurgicamente più volte). La Albertini d'altro canto se ne frega: detestava i silenziosi pranzi di famiglia della domenica. Quando entra in gioco un abile gallerista di Milano è il successo, soprattutto a partire da una serie di quadri su santa Teresa d'Avila. Non solo: i critici notano che - basta guardarli con attenzione - quei quadri prendono vita. Pittrice ormai ricca e famosa, la Albertini potrebbe finalmente vivere una bella vita con il marito Vasco, abituato, a differenza di lei, ad avere un patrimonio alle spalle. E tuttavia il rapporto coniugale si complica, innescando una sorta di conflitto che è al contempo torbida sfida e luminoso riscatto. E forse l'amore solo una "rappresentazione"? In un continuo, drammatico andare e venire tra Roma e Lisbona, la Albertini si prepara a combattere, a crescere, a guardare al di là dello specchio in cui ha rischiato di vedersi prigioniera: lo specchio dei glaciali, interminabili e quasi invincibili silenzi. Romana Petri si muove fra l'ottusità dei rituali famigliari, il teatro morbido e morboso della bellezza di Lisbona e il gesto rivelatore e magico dell'arte. Passione, scandaglio di anime, saga famigliare, "La rappresentazione" è un romanzo che esplora i suoi confini, e li supera.

Accade nelle migliori famiglie, di venire a patti con un muro di gomma. Per loro è potente il disprezzo per il prossimo.

Il loro motto cita: <<Il mondo è una cospirazione di idioti.>>

<<Qualsiasi ragionamento ti si inceppa nella borghese volgarità.>>

<<Ce ne voleva poi per riprendersi da quei pranzi. Ti lasciavano addosso come una colla che si induriva in fretta.>>

<<Perché quello era il bello, essere convincenti nonostante tutto e contro tutti.>>

Ecco Vasco quell’ingrediente dell’insicurezza e dell’inferiorità l’aveva proprio scientemente gettato nella spazzatura.>>

<<Poi, per farsi coraggio cercò di dominare e non mostrare quella maledetta balbuzie che lo ossessionava fin dall’infanzia. Trovò una scappatoia, per prendere tempo o per camuffarla.>>

<<Beh, dunque potrebbe essere>>, era la sua ciambella di salvataggio?

Se non aveva pietà nemmeno un padre ex balbuziente, cosa si doveva aspettare dal mondo?

Un’irregolarità che lo legava in modo tragico alla deforme sorella. In quella strana famiglia era capace di ipotizzare un punto di vista diverso dal proprio. Erano tante isole. Tanti vasi incomunicanti che ragionavano ognuno con la sua terra e l’acqua che li bagnava.

Si scrollo di dosso la fuliggine che annebbia la vista e diede un ritmo al suo futuro prossimo, convinto che solo in quel modo potesse liberarsi di tutto il peso della crudeltà. Non aveva amici e così non li aveva presentati a nessuno. O meglio, ne aveva due, ma doveva già essere successo qualcosa.

Ci voleva il punto di vista esterno ai tanti pranzi di famiglia.

Lei era brusca perché la brutalità della sua vita l’aveva resa tale. E dei sentimenti conosceva poco: giusto un calore minuto intorno al cuore. Nessuna parola. È come essere guardati da occhi che non sono i tuoi.

<<Affermava: Ho avuto una strana famiglia. In molte cose mi hanno … Diciamo che mi hanno rovinato.>>

Tanta insistenza nello stare insieme, e poi quasi la melassa che si poteva usare all’interno della sua famiglia.

Cos’è Vasco, avevi forse in mente una terapia familiare? Ti eri forse fatto questa illusione?

E tutto questo per quella pulce all’orecchio sull’eredità. Nessuno dei tre fratelli sapeva quanto denaro possedesse realmente quel padre. Era oscuro, e gli piaceva esserlo. Solo una cosa aveva detto un giorno, durante uno dei soliti pranzi di famiglia.

Fu quel giorno che Vasco, per la prima volta, le disse che chi aspetta le scarpe del morto rischia di restare scalzo.

Emergere, secondo lui, voleva dire evolversi, cancellare il marchio della povertà dandosi allo spreco, alla bella vita. Fare calcoli non gli piaceva, ma effettivamente entrare in possesso dell’eredità a settant’anni non era una bella prospettiva.

Fece un bel respiro. Aveva sempre creduto di avere un animo nomade. Quell’idea di imbarcarsi un giorno, su una nave era una bella invenzione della sua fantasia: una rappresentazione.

Ripenso per un momento alla necessità di un amore fatto di evidenza, al bisogno costante di scambio e di sentimentali conferme. Lei era sempre a caccia di quell’impossibile amore. Come può un pezzo di ghiaccio ricambiare? Ma per lei ogni mezzo era buono, anche l’adulazione, anche la menzogna.

Loro, da sempre, non erano altro che vasi incomunicanti.

Teneva in tasca il quaderno che aveva riempito con i ricordi dimenticati. Quelli che era riuscito a far riaffiorare con la pura forza della volontà. Lo chiamava la memoria della vita.

Citazioni del libro

“Nessuno la capiva fino in fondo perché in quella strana famiglia nessuno era capace di ipotizzare un punto di vista diverso dal proprio. Erano tante isole. Tanti vasi incomunicanti che ragionavano ognuno con la sua terra e l’acqua che li bagnava.”
“Si erano creati delle leggi che erano diventate puntelli affettivi. Se si sta insieme nelle date fondamentali la famiglia si può considerare unita. Se durante i pranzi non si scambia una parola e si dicono solo banalità non ha nessuna importanza, quel che conta è che non ci siano intoppi, e se tutto fila liscio fino alla fine quello sarà considerato da tutti un pranzo ben riuscito.”

 

 

 

giovedì 24 giugno 2021

La Biblioteca di Katia: POST - MEMORIE DI UN RETTILE by SILJE O. ULSTEIN -...

La Biblioteca di Katia: POST - MEMORIE DI UN RETTILE by SILJE O. ULSTEIN -...: Il passato di Liv è segnato da una tragedia. I suoi ricordi iniziano prima di andare a scuola, e prima che quella che si definisce sua madre...

POST - MEMORIE DI UN RETTILE by SILJE O. ULSTEIN - MARSILIO FARFALLE

Il passato di Liv è segnato da una tragedia. I suoi ricordi iniziano prima di andare a scuola, e prima che quella che si definisce sua madre, cominciasse a sparire per mesi interi. I ricordi più cupi arriveranno per ultimi. Quei ricordi lei non li reggeva. Se solo <<quell'essere viscido>>, fosse andato via.

<<Porti la chiave al collo come i bambini che tornano a casa e non hanno nessuno ad aspettarli, eh, Sara?>>

<<Il mio nome è Liv>> gli dissi. <<E non ti conosco>>. 

<<Giro in tondo su me stessa, divento un serpente che si morde la coda: devo rivivere tutto ciò da cui sono fuggita.>> 

Rivive l'infanzia, gli amori sbadati, le grandi, fameliche ambizioni della giovinezza. Cresce tra racconti e silenzi, ma anche sfida e ferocia.Nel suo cammino verso l’età adulta Liv ha scoperto ciò che non vuole essere. E sceglie di ricostruirsi altrove, su fondamenta fatte di ricordi.  Memorie di un rettile racconta storie d’amore anomale, brutali, interrotte. Ma Silje O. Ulstein, racconta soprattutto un destino di violenza scolpito nella pelle del linguaggio, che esplode travolgendo l’innocenza di personaggi e luoghi.

 Roe OLsvik si lascia coinvolgere nell’indagine, mettendo in pericolo la sua stessa vita. Ha cominciato a cercare gli indizi da rielaborare. Diverse ipotesi sono state vagliate, messe a confronto con la loro autenticità e poi passate al tagli e cuci: le tessere in questo momento si stanno gtrasformando nella pelle di un rettile che respira ed emana calore. Impara solo poi che il serpente non trasmette il proprio calore ma, lo assorbe dal romanzo. 

Il rettile cercava di capire cosa fossi. Se una preda o un nemico. Mi guardò con quegli occhi di pietra, morti, fissi nei miei. Sembrava stesse cercando di stabilire un contatto. <<Ti piace?>>

<<Piacere, il serpente. Come avrebbe potuto piacergli un gruppo musicale o una marca di birra o altro che fosse di loro interesse.>>

<<Ma io, che cosa provavo?>>

Memorie di un rettile è un romanzo intimo e sconvolgente, che inchioda alla pagina e sovverte le regole del racconto. Con una scrittura agile e affilata, Silje O. Ulstein ci consegna un romanzo sui fallimenti della memoria e i pericoli dell’autoinganno, dove il passato allunga le sue ombre sul presente, e il futuro non può che trasformarsi in una casa popolata di fantasmi.

SILJE O. ULSTEIN

MEMORIE DI UN RETTILE

MARSILIO FARFALLE

traduzione di
pp.432, 1° ed.

 

lunedì 21 giugno 2021

RECENSIONE - UN LAVORO PERFETTO by TSUMURA KIKUKO - MARSILIO EDITORE

TSUMURA KIKUKO

UN LAVORO PERFETTO

MARSILIO ROMANZI

Traduzione di

pp.320, 1° ed.

Nel suo ruolo di consulente del lavoro, la signora Masakado è abituata a incontrare le persone più stravaganti, ad accogliere le richieste più insolite, e in genere è in grado di accontentare tutti. Così, quando una giovane donna si presenta presso la sua agenzia, è sicura di avere l’offerta adatta a lei. Dopo essersi licenziata in seguito a un esaurimento nervoso, la donna sembra infatti avere le idee molto chiare su ciò che vuole: oltre a essere vicino a casa, il nuovo impiego dovrà prevedere solo mansioni semplici e non offrire prospettive di carriera; dovrà essere, insomma, del tutto privo di sostanza, al limite tra il gioco e l’attività seria. Nelle singolari occupazioni che si prende in carico – dal sorvegliare uno scrittore sospettato di attività di contrabbando a inventare consigli che impreziosiscono la confezione di una marca di cracker di riso –, la neoassunta cerca soprattutto di non lasciarsi coinvolgere troppo. Ma nel suo saltare da un posto all’altro, nel suo acquisire regolarmente più responsabilità di quelle desiderate e ruoli più complicati del previsto, le diventa sempre più chiaro che non solo il lavoro perfetto non esiste, ma che quello che sta veramente cercando è qualcosa di molto più profondo. Ogni cambiamento comincia così a rappresentare una nuova fase di crescita interiore, fino alla consapevolezza che in tutto ciò che si fa c’è qualcosa di magico, di unico e di appagante, e che dobbiamo solo trovare (o non perdere) l’energia per riconoscerne la bellezza. Ironico e tenero, il romanzo di Tsumura Kikuko è una commedia dolceamara che, con la leggerezza, l’umorismo deliziosamente paradossale e un pizzico di surrealismo, tipici di tanta letteratura giapponese, racconta della ricerca, spesso vana, di un senso nel mondo del lavoro di oggi. Con un finale a sorpresa.

RECENSIONE

“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko (Marsilio), con la traduzione di Francesco Vitucci, racconta il delicato ma necessario percorso di una donna colpita da burn-out, che si prende una pausa da un lavoro che non è più “il lavoro perfetto” per lei. Accarezzava da tempo l’idea di voler cambiare lavoro, di dedicarsi a qualcos’altro. L’equazione però stentava a tornare e ogni giorno che passava era sempre più infelice. Capitò così che una mattina, guardandosi allo specchio, non si riconobbe.

Una protagonista alla ricerca di quello che davvero conta, di ciò che sta dentro il testo, magari nascosto e periferico, ma che può sempre dirci qualcosa di importante, di essenziale, qualcosa da riporre nel nostro, comune, dignità professionale. Secondo me, il #unlavoroperfetto ci può aiutare a cambiare il mondo.

Perché se diamo più valore al lavoro e meno valore ai soldi, più valore a ciò che sappiamo e sappiamo fare e meno valore a ciò che abbiamo lo possiamo ancora cambiare il futuro di questo nostro maltrattato mondo.

Perché se vogliamo avere più futuro dobbiamo dare più valore all’umanità, alla cultura e alla bellezza.

Per questo abbiamo bisogno di far rivivere un orizzonte epico e tragico, che “eleva ogni singolarità vivente all'altezza della tragedia, cogliendone la dolorosa precarietà.” È un bel libro, intenso, combattivo, molto radicale. Descrive la denuncia verso una cultura che rimuove la novità tragica del nostro tempo, una cultura “destinata a diventare una sorta di intrattenimento per morituri: un narcotizzante e sinistro entertainment, un end-tertainment in attesa della fine”.

Citazioni del Libro

Bisogna imparare ad accettare alti e bassi, e avere la forza di affrontare le sfide sempre nuove, perché così è la vita.

Qualsiasi cosa si stia facendo, non c'è mai modo di sapere come andrà a finire: bisogna solo cercare di dare sempre il massimo, e sperare. Sperare che vada tutto per il meglio.