Narratori stranieri
Matrix
Lauren Groff
Bompiani
Traduttore:Tommaso Pincio
Il libro
Inghilterra, Dodicesimo secolo. Marie, bandita dalla corte della regina Eleonora d’Aquitania, che ama di un amore ardente, è una ragazza sola, figlia illegittima di re, inutilmente colta, inutilmente appassionata, destinata com’è a una vita di clausura in un’abbazia che ha conosciuto giorni migliori, abitata da un piccolo popolo di donne inacidite dalla segregazione, dispettose, anche solo vecchissime. Però Marie riconosce in quell’enclave isolata, così importante per l’economia del contado, una possibilità di crescita, di potere, anche. E così prende le redini di un’impresa tutta da costruire che la porterà a scivolare in silenzio fuori dal raggio autoritario del clero locale, verso un’indipendenza di spirito e di azione destinata a trasformare l’abbazia in un cuore pulsante di energie, fervido di progetti, illuminato, vivo, in cui ogni donna ha il suo posto e la sua occasione di brillare. Ma da fuori premono l’invidia, le chiacchiere, la curiosità morbosa per quell’Utopia prima del tempo, tutta al femminile; e la badessa Marie è la prima a rendersi conto che libertà di pensiero e controllo della comunità sono a tratti inconciliabili, che il potere si conquista e si mantiene a caro prezzo, che le passioni, di qualunque tipo, sono pericolose. Tra autentiche credenti, reiette e bastarde, figlie cadette, ragazze sole al mondo gettate via come stracci, nobildonne radiose, la vita dentro le mura del convento, al centro di un labirinto progettato per isolarlo dalle brutture, è complicata quanto quella di fuori, forse anche di più. Lauren Groff torna al romanzo con una storia serrata e originale, che ha il passo dell’epica, la luce di una canzone d’amor cortese e lo scintillio tagliente dell’anima della sua Marie.
Lauren Groff
Lauren Groff è nata nel 1978 a Cooperstown, nello Stato di New York, vive in Florida e ha due figli. È autrice dei romanzi I mostri di Templeton, apprezzato da Stephen King, Arcadia e Fato e furia, finalista al National Book Award 2015, segnalato tra i migliori libri del 2015 per Amazon, il “Washington Post”, “Kirkus” e il “Library Journal”, e indicato da Barack Obama come miglior romanzo dell’anno.
RECENSIONE
Scrive Groff: «La teatrale sublimazione di questo stato di maleodorante indifferenza era testimoniato dalla presenza di un'utopia femminile. Su cui venivano stilate classifiche dal potere esilarante. Succede quando la tragedia supera la farsa». E quanto tutto si confonde, in questa umanità al limite di un monastero, così, ad un certo banale qual punto, non basta più neppure, bourdieuianamente, «essere totalmente padrone del proprio tempo (nel senso di non avere un marito e una banda di marmocchi a cui dedicarsi)». Che poi «era uno dei pochi privilegi davvero concessi a una donna». Onorare giorno dopo giorno i voti, affrancandosi da ogni forma di pregiudizio, è un percorso insidioso, con una meta quasi impossibile. «Si potes, cape; si non potes, crede», vorrebbe Agostino. Per Marie chi ha coscienza sceglie in cosa credere, non si accontenta di un formulario o di un rito preconfezionato, poiché nella trincea esistenziale la libertà necessita di consapevolezza, convinzione, disciplina e della disposizione a interessarsi e dedicarsi agli altri gratuitamente e in una miriade di modi apparentemente insignificanti. Con un ritmo sincopato e uno stile tutto calibrato, attraverso un continuo fluire di dubbi e riflessioni, fin da principio il romanzo di Groff - narrato in prima persona e con ampio uso di metafore - sollecita l’intimità del lettore misurandosi con l’abisso, permettendogli di specchiarsi e riconoscere slanci e fragilità, sintomi dell’impossibilità di stabilire un equilibrio sulla soglia del peccato. D’altronde, «sembra che le brave monache debbano essere così. Emotivamente lontani da tutti, per essere spiritualmente vicini alle cose di Dio».
«Si dice che l’occhio umano sia capace di riconoscere duecentocinquanta tonalità di grigio. Quelle che si colgono in un confessionale, in un solo giorno, sono decisamente di più e spesso tutto avviene in un’acuta solitudine. Che è solo il nome del fardello che porta sulle spalle chi diventa monaca». Una monaca insolita questa di Groff, interprete lacerata e voce polifonica di un’umanità sempre più in bilico: la sua, e la nostra, a ogni latitudine.
Nessun commento:
Posta un commento