Stendhal
La Certosa di ParmaEinaudi
2022 - Supercoralli
pp. 496 - € 23,00
Traduzione diMargherita Botto
«... quanti giovani riceveranno il colpo di fulmine fin dalle prime
pagine, e si convinceranno d'improvviso che il piú bel romanzo del mondo
non può essere che questo, e riconosceranno il romanzo che avrebbero
sempre voluto leggere e che farà da pietra di paragone a tutti gli altri
che leggeranno in seguito».
Italo Calvino
«La gioia che dà Stendhal è imprevedibile quanto la vita, quanto le ore di una giornata e quanto le giornate di una vita».
Leonardo Sciascia
Il libro
Nella secolare disputa fra gli amanti di Stendhal che preferiscono Il rosso e il nero e quelli che preferiscono La Certosa di Parma (i rougistes e gli chartreux,
come vengono chiamati in Francia), quasi a smentire la dedica che
chiude il romanzo, «To the happy few», questi ultimi sono senza
confronto i piú numerosi.
Consacrato come capolavoro, a un anno dalla sua pubblicazione, grazie a
un monumentale saggio di Balzac, soprattutto dai primi del Novecento in
poi La Certosa di Parma diviene il romanzo piú celebre e piú
letto di Stendhal. E questo nonostante la stesura rapidissima – fu
scritto in soli cinquantatre giorni alla fine del 1838 – e la natura
composita dei materiali e delle fonti utilizzati.
Al «preambolo milanese» del primo capitolo, l’unico che l’autore abbia
voluto intitolare, segue l’anti-epopea della battaglia di Waterloo, che
inaugura l’età del disincanto. Come l’oscuro Julien Sorel, anche il
nobile Fabrizio del Dongo è nato troppo tardi per conoscere il tempo
dell’eroismo, della gloria e della spensierata allegria dopo le
vittorie. E coloro che invece lo hanno vissuto con gioia ed entusiasmo,
come la duchessa Sanseverina e il conte Mosca, devono accontentarsi di
meschini succedanei, feste e intrighi alla corte del principe Ernesto
Ranuccio IV.
In tutta la parte ambientata a Parma emerge la traccia della fonte
principale di quello che nell’idea originaria di Stendhal sarebbe stato
«un romanzetto»: la «cronaca» manoscritta L’origine delle grandezze della famiglia Farnese. Ne è nata invece una storia trascinante, calata, con una scelta geniale, nella realtà della Restaurazione in Italia.
Storia fatta di passioni e cinismo, poesia del paesaggio e beffardo
ritratto di ambienti e di figure aggrappate a idee e comportamenti dell’ancien Régime
ormai solo scimmiottati, avvelenamenti sventati e riusciti, un’evasione
rocambolesca, amori taciuti o confessati, esaltanti e distruttivi. La
passione di Stendhal per l’opera lirica si riflette in questo melodramma
nel quale ogni ruolo, sia dei protagonisti sia dei comprimari, è
delineato con l’implacabile brevitas distintiva del suo stile.
Spicca l’invenzione della Sanseverina, uno dei piú affascinanti
personaggi femminili mai creati dalla letteratura.
Storia con una conclusione tragica temperata però da un’irriducibile
ironia, e raccontata con quel «brio» che secondo Stendhal definisce lo
spirito italiano. Storia impossibile da ambientare in Francia, e che
solo l’Italia come lui l’ha immaginata e amata poteva offrire.
«Sto rileggendo La Certosa di Parma. Spero che anche tu riesca a concederti questo piacere una seconda volta. Non mi pare si trovi molto di meglio, in giro».
Walter Benjamin
RECENSIONE
La caratteristica dominante della Certosa di Parma è l'ironia con cui Stendhal ritrae gli entusiasmi militareschi di Fabrizio nei quali coglie una buona dose di ingenuità infantile e l'effetto esaltante di certa letteratura epica. Dove sono gli eroi della <<Gerusalemmde Liberata>> che l'hanno tanto entusiasmato? La realtà è bedn diversa: soldati che rubano, generali che bestemmiano, nessun senso dell'onore. La scena del furto del cavallo, di indubbia comicità, trae il suo fascino proprio dal contrasto fra i nobili ideali del giovane e la verità dei fatti, che appare brutale - mentre non lo è - solo perchè fu per troppo tempo ignorata.
Ma, ciò nonostante, non potremmo dire che questa sia una pagina parodistica, nella quale, cioè, Stendhal si prenda gioco e di Fabrizio e dei francesi, presentando l'uno come sognatore e gli altri come soldati pieni di volgarità. L'ironia dell'autore non esclude la simpatia. Nelle ultime righe, mentre il nostro eroe si addormenta, vediamo bene che Stendhal sorride lui, ma senza condannarlo. Egli sa che Fabrizio sta imparando, attraverso una nuova esperienza ora drammatica, ora buffa - ma certo diversissima da quella che s'era immaginato - qual'è la realtà della guerra, dinanzi allaquale le sue giovanili fantasie, il suo concetto di eroismo appaiono chimerici.
Il realismo fa toccare a Stendhal altre corded, non esclusa quella dell'orrore (i cadaveri, il sangue). Ma egli non vi insiste: descrive e passa oltre, come se percepisce, i vari particolari della scena attraverso gli occhi inquieti di Fabrizio e se seguisse i movimenti disordinati del suo protagonista che il caso spinge ora in un punto ora in un altro del campo di battaglia.
Se c'è in Stendhal una volontà polemica essa è insomma rivolta contro una certa letteratura <<romantica>> che idealizza e nobilità la guerra, di cui egli pone invece in evidenza - con un tono distaccato e freddo - il vero volto.
Nella letteratura italiana il realismo si impose solo molto più tardi (Manzoni fi un caso isolato). Ciò dipese dal fatto che, da noi, l'educazione cattolica e classicheggiante e la particolare situazione politica (l'opera della Restaurazione non fu messa seriamente in crisi prima del '48) favorirono un'evoluzione assai lenta di quei principi letterari di carattere rivoluzionario formulati dal Romanticismo): in un modo o nell'altro i nostri autori ponevano più attenzione all'ideale che al reale.
In Francia invece una diversa tradizione culturale e una maggiore adesioned della borghesia alle vicende politiche assecondarono il formarsi di una letteratura pronta a cogliere le nuove esigenze della società contemporanea e a registrare il giudizio che essa dava della storia passata. L'epopea napoleonica veniva così <<ridimensionata>>: i contgemporanei di Stendhal avvertivano come lontaned e non più mitiche le gloriose imprese dell'imperatore, idolatrato dai loro padri.
Nessun commento:
Posta un commento