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mercoledì 2 novembre 2022

RECENSIONE "LE RADICI E L'ABBANDONO" DI ELISABETH ASBRINK - IPERBOREA

 

Le radici e l'Abbandono' di Elisabeth Asbrink

Il nuovo romanzo dell'autrice svedese

Elisabeth Åsbrink

Abbandono

Traduzione di: Alessandra Scali
Prima edizione: 31 agosto 2022
Pagine: 320 - Prezzo di copertina: € 18,50
Generi: Romanzo 
Ambientazione: Novecento 
Paese: Svezia 
Titolo originale: Övergivenheten 
Collana: Gli Iperborei 
Numero di collana: 354

Una storia famigliare, tre generazioni di donne raccontate con una prospettiva sorprendente, tra la dimensione personale e il grande affresco storico.

«Per capire la mia solitudine avevo bisogno di capire quella di mia madre. E per capire lei dovevo prima capire mia nonna, Rita.» Così Katherine – antico nome di famiglia dietro al quale si cela la stessa Åsbrink – ricostruisce la storia di Rita, il suo arrivo fortuito a Londra a causa di un padre distratto che presto abbandonerà la famiglia, la sua lunga relazione clandestina con Vidal, un ebreo sefardita esule da Salonicco al quale la rigida tradizione famigliare vieterebbe di sposarla, e infine il suo tardivo e malinconico matrimonio. E poi le inquietudini di Sally, la loro prima figlia, insofferente nei confronti del padre e angosciata dal clima antisemita di Londra, che cercherà rifugio in Svezia. Attraverso le vite complicate e insoddisfatte delle due donne, Katherine ripercorre la storia del nonno, Vidal, un uomo nato nell’impero ottomano che nella Londra del primo Novecento non può essere né turco, né greco né tantomeno inglese, ma riconosce come unica vera patria la Spagna da cui i suoi avi vennero espulsi nel XIV secolo. Con la sua capacità di intrecciare i ricordi famigliari e gli eventi storici, Åsbrink ricostruisce le tormentate vicende del popolo sefardita dal Medioevo al secolo scorso, e ne raccoglie il retaggio in un’appassionata ricerca delle proprie origini nella Salonicco di oggi. E nel ricordo della madre e della nonna avverte un legame doloroso, la condivisione del medesimo sentimento di abbandono da cui non può sfuggire e che la porta, con tutta l’intransigenza di cui è capace, a fare i conti con la sua storia e le sue stesse scelte di vita.

RECENSIONE

Ha sentito l'urgenza di raccontare il dolore che hanno attraversato le generazioni della sua famiglia la scrittrice e giornalista svedese Elisabeth Asbrink e gli ha dato voce attraverso la vita complicata di tre donne nel suo nuovo romanzo 'Abbandono', in libreria per Iperborea nella traduzione di Alessandra Scali.

Una storia in cui intreccia i ricordi famigliari e gli eventi storici, ricostruisce le tormentate vicende del popolo sefardita e ne raccoglie il retaggio in un'appassionata ricerca delle proprie origini nella Salonicco di oggi.

"Subiamo le conseguenze di azioni che sono state compiute da altri, che hanno vissuto e fatto i nostri antenati. Si viene colpiti e segnati da cose che non si conoscono. Questa è la forza che mi ha spinto a scrivere questa storia" dice durante l'intervista la scrittrice che è stata tra i protagonisti di Pordenonelegge 2022. Nella terza parte del libro emerge prepotentemente un sentimento: "la rabbia. E' qualcosa che oggi sentiamo spesso, siamo arrabbiati di fronte al razzismo, all'ingiustizia, ma se si pensa alle reazioni nei confronti dell'Olocausto non sono caratterizzate da rabbia. Si sente dolore, senso di colpa, anche rispetto o rifiuto, ma non rabbia. Io invece sono arrabbiata se penso all'Olocausto e questo è un sentimento che ho scoperto scrivendo questa storia. Questo libro è proprio una sorta di crescendo nell'accumulo di rabbia" spiega la scrittrice svedese, 57 anni, che si è affermata con reportage letterari di argomento storico e sociale ottenendo premi prestigiosi come l'August e il Kapuscinski e della quale sono usciti in Italia per Iperborea '1947' e 'Made in Sweden'.

Asbrink si considera "l'emblema della confusione di quello che una persona europea può rappresentare: mia nonna Rita veniva dalla Germania ed era protestante, era molto credente e si è trasferita nelle zone più povere di Londra. Mio nonno, Vidal, spagnolo, ebreo sefardita, arriva anche lui a Londra con una sua cultura altrettanto forte. Si incontrano e nasce mia madre che aveva paura perché era scura e quindi era riconoscibile la sua diversità per le strade di Londra. Poi si è trasferita in Svezia dove ha incontrato mio padre che è di origini ungheresi, di Budapest, sopravvissuto all'Olocausto, ebreo anche lui. Io sono nata da questo background misto e mi veniva sempre detto da mia madre: 'non dire che sei ebrea, menti. Adesso ho 57 anni e questa identità la vedo come un arricchimento, diverso era quando ne avevo 17 di anni" racconta. Tutte cose che ritroviamo nel romanzo che è una storia di segreti, bugie e amore e "il caso ha voluto che in questa famiglia le figure femminili fossero i personaggi forti che di conseguenza emergono. Ma al centro della vita di queste tre donne c'è una figura maschile, Vidal. Alla base c'è un enorme segreto che per mia nonna è stato anche una grande vergogna per tutta la vita: il fatto che lei e il nonno non si siano sposati quando sono nati i loro due figli. Lo hanno fatto quando mia madre aveva vent'anni. Lo ho scoperto da un documento dell'Archivio di Londra e quando lo ho detto a mia mamma lei ha riso per lo shock enorme che le ha provocato" racconta la scrittrice.

Il nonno Vidal aveva un'attività a Londra di vendita di pipe che venivano assemblate comprando una componente in Francia, un'altra in Germania e anche in Italia dove "quando prendeva il treno rimaneva impressionato dal servizio che riceveva: gli davano il miglior posto a sedere, gli portavano il caffè, i giornali e questo perché pensavano che fosse Mussolini che viaggiava in incognito, gli assomigliava terribilmente" afferma. E pensare che Vidal, "se non avesse deciso di diventare un rifugiato e di partire completamente da zero altrove sarebbe rimasto anche lui vittima dell'Olocausto greco. Anche adesso vediamo molti rifugiati, questi giovani ventenni che arrivano e che cercano di ricominciare. E' esattamente la stessa storia. Quando parliamo in Europa della storia degli ebrei, soprattutto in Scandinavia, consideriamo quelli tedeschi, russi, polacchi, ma ci dimentichiamo l'altro lato. Io volevo raccontare la storia dimenticata degli ebrei di Spagna. Tra l'altro anche gli ebrei italiani vengono dallo stesso background".

 

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