Siamo tutti migranti. In cerca di porte da cui uscire per una vita degna di essere vissuta.
In Iran è scattata l'ora X al grido di "donna, vita, libertà"
Inizia una rivoluzione che riguarda un popolo intero, spiegano i giovani iraniani di Torino, che assistono da lontano alla mobilitazione dei loro coetanei con trepidazione ma anche con ottimismo. E ragazzi e ragazze non hanno più paura di nulla.
Una generazione intera che invade le piazze di tutto il Paese al grido di “Donna, vita e libertà”. Un incendio che da quattro mesi divampa nonostante i ragazzi impiccati, le ragazze stuprate e la repressione violenta di ogni manifestazione, rendendo possibile quello che sembrava impensabile: una ribellione di massa contro la dittatura di Khamenei, accesa proprio dalla parte più debole e oppressa. Le donne.
Mentre l’Iran brucia sotto il vento della rivoluzione, molti giovani hanno lasciato il Paese per vivere all’estero: ragazzi cresciuti bene e istruiti, partiti con visti studenteschi come lasciapassare verso la normalità. Qui in Italia, hanno cominciato a scendere in piazza vivono divisi a metà, tra la voglia di fare la propria parte e il senso di colpa per essere lontani. E così hanno iniziato a far rete con altri expat per dar voce a chi rischia la vita. «Fuori dall’Iran, nessuno può toglierci la libertà di parlare». «Organizziamo manifestazioni e incontri, e abbiamo aperto un profilo Instagram, iranianiditorino. Il mondo deve capire e indignarsi». La rete ha fatto cadere gli ultimi tabù. "Prima non avevamo idea di come vivessero le persone nel resto del mondo. Il punto da capire è proprio questo: in Iran nessuno è libero.
Il popolo iraniano non è arretrato né indottrinato: la sua cultura è
vicina a quella occidentale, e nemmeno 40 anni di dittatura hanno saputo
cancellarla". E infatti il movimento femminile oggi incarna i bisogni
di tutta la popolazione. "Questo non è il MeToo iraniano: la miccia
l’hanno innescata le donne, ma la ribellione riguarda diritti di tutti".
E ora, indietro non si torna. "Il 70 per cento della popolazione ha
meno di 35 anni e chiede un futuro con un vigore e un’incoscienza che ai
genitori mancava. Il regime per la prima volta ha paura e questo genera
una specie di coraggio irrazionale. Puoi reprimere una piazza, non
centinaia di focolai sparsi in tutto il Paese. Alla fine, dovranno
arrendersi".
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