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sabato 4 marzo 2023

8 MARZO - RECENSIONE "L'ATTRICE DI TEHERAN DI NAHAL TAJADOD - EDIZIONI E/O


Voci di donne iraniane in cinque libri, escono in nuova edizione

L'8 marzo per Edizioni E/O, in copertina capelli come fiamme

Nahal Tajadod

L'attrice di Teheran

 Edizioni e/o
marzo 2023, pp. 304
Traduzione: Federica Alba
Area geografica: Letteratura dell'Iran
Collana: Tascabili

 

 

 
Il libro

Le protagoniste di questo romanzo sono due donne, due iraniane. La prima, nata dopo la rivoluzione del 1979, e che ha conosciuto solo il regime islamico, è una giovane attrice di grande successo. La seconda, scrittrice rinomata, è cresciuta nell’Iran dello Scià. La ragazza racconta alcuni episodi della propria infanzia, le vessazioni subite dai familiari in quanto laici e artisti, la folgorante carriera nel cinema, il peso della censura e i lunghi interrogatori da parte dei Guardiani della Rivoluzione. Il suo racconto testimonia di un Iran sconosciuto alla scrittrice, che ricorda invece la forzata modernizzazione della società al tempo della monarchia filo-occidentale dello Scià.

Dal confronto di queste due visioni nasce un romanzo affascinante, in un gioco di specchi che concorre a definire il ritratto di due donne decise ad affermare la propria identità, il proprio talento, e a vivere la complessa evoluzione di un paese pieno di contraddizioni e di grande ricchezza culturale.

L'autrice

Nahal Tajadod


Nata a Teheran nel 1960 in una famiglia di intellettuali, Nahal Tajadod si è trasferita in Francia dal 1977, prima dello scoppio della rivoluzione islamica e dell’avvento del regime dei mullah. Sinologa ed esperta di religioni orientali, ha scritto diversi saggi su buddismo e manicheismo e ha pubblicato alcuni libri ispirati alla vita del poeta mistico Rumi, curando anche l'edizione francese dei suoi canti d'amore spirituale insieme al marito Jean-Claude Carrière, noto scrittore e sceneggiatore.

 
Recensioni

 

RECENSIONE

Voci di donne iraniane in cinque libri, escono in nuova edizione

L'8 marzo per Edizioni E/O, in copertina capelli come fiamme

 Capelli come fiamme che alimentano la lotta e la protesta.

Sono illustrati nelle nuove copertine di cinque libri di scrittrici iraniane che le Edizioni E/O riportano in libreria per l'8 marzo in una nuova edizione.

Profondamente diverse fra loro, Nahal Tajadod, Négar Djavadi, Shokoofeh Azar, Fariba Hachtroud e Parisa Reza raccontano le mille rivoluzioni di un paese senza pace.
    "L'idea è di fare quanto possiamo per sostenere la voce delle donne iraniane e diffondere il loro punto di vista sulla propria storia, e sull'Iran di ieri e di oggi" sottolinea la casa editrice.

    Nel romanzo "L'attrice di Teheran" Nahal Tajadod - nata a Teheran nel 1960 in una famiglia di intellettuali, trasferita in Francia nel 1977, prima dello scoppio della rivoluzione islamica e dell'avvento del regime dei mullah - mette a confronto in un gioco di specchi due donne iraniane di diverse generazioni. La prima è una giovane attrice di grande successo, nata dopo la rivoluzione del 1979, che ha conosciuto solo il regime islamico.

    La seconda è un famosa scrittrice cresciuta nell'Iran dello Scià.
    Mentre in 'Disorientale', primo romanzo di Négar Djavadi, che vive a Parigi ed è nata in Iran nel 1969 in una famiglia di intellettuali che si sono opposti prima allo Scià e poi a Khomeini, sfilano tre generazioni della storia familiare di Kimiâ, che vive in esilio a Parigi da quando aveva dieci anni e ha sempre cercato di tenere lontano il suo passato.

    La famiglia di Bahar, un'eccentrica dinastia di mistici, poeti e filosofi in fuga da Teheran allo scoppio della Rivoluzione viene raccontata ne 'L'illuminazione del susino selvatico' della scrittrice e pittrice Shokoofeh Azar - classe 1972, rifugiata politica in Australia e prima donna iraniana a percorrere in autostop la Via della Seta - che con grande talento rievoca la tradizione della narrazione orale persiana. Scritto originariamente in persiano e pubblicato in Australia nel 2017, il romanzo è stato candidato allo Stella Prize 2018 e all'International Booker Prize 2020.

    Fariba Hachtroudi, nipote dello sceicco Esmaïl Hachtroudi, leader religioso che ha difeso la laicità e la tolleranza e figlia del grande matematico Mohsen Hachtroudi, più volte in odor di Nobel, nel romanzo "L'uomo che schioccava le dita" ci fa entrare nella più sordida prigione di uno stato in cui non è difficile riconoscere l'Iran dove la prigioniera 455 è un mito.

    Ogni giorno, bendata, viene torturata crudelmente, con sadismo, ma non parla, resiste. Crede che sia giunta la sua ora quando un uomo misterioso la libera dall'incubo con un semplice schiocco delle dita.
    E' la saga di una famiglia iraniana durante il movimentato trentennio di modernizzazione, dagli anni Venti agli anni Cinquanta, "Giardini di consolazione" di Parisa Reza, nata a Teheran nel 1965 in una famiglia di artisti e intellettuali, trasferita in Francia da quando aveva diciassette anni. Con questo suo libro d'esordio nel 2015 ha vinto il Premio Senghor per il miglior romanzo francofono. 

 

 

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