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sabato 8 ottobre 2022

RECENSIONE "LA PIU' RECONDITA MEMORIA DEGLI UOMINI" - EDIZIONI E/O

UN INNO ALLA LETTERATURA, COSI' L'HA DEFINITO IL PRESIDENTE DELL'ACADE'MIE GONCOURT, DIDIER DECOIN, LO SCORSO NOVEMBRE. E IN EFFETTI LA PIU' RECONDITA MEMORIA DEGLI UOMINI, ARRIVATO IN ITALIANO DA E/O, A VALSO A MOHAMED MBOUGAR SARR IL PIU' PRESTIGIOSO PREMIO DELLA FRANCOFONIA, E' UN GRANDE ROMANZO. UN'OPERA CHE NE CONTIENE MOLTE ALTRE, UN'INCHIESTA CHE, DA INDAGINE INARRESTABILE SU UN UOMO, SI FA RICERCA UNIVERSALE SUL SENSO DELLA SCRITTURA E DELLA VITA.

Mohamed Mbougar Sarr

La più recondita memoria degli uomini

Edizioni e/o

settembre 2022, pp. 432 Euro 19,50
Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
Area geografica: Letteratura francese
Collana: Dal Mondo

 
Il libro

Premio Goncourt 2021.
Il caso letterario più sorprendente dell’ultimo anno.

Nel 2018 Diégane Latyr Faye, giovane scrittore senegalese, scopre a Parigi un libro mitico uscito nel 1938, Il Labirinto del disumano. Dopo lo scandalo seguito alla sua pubblicazione si sono perse le tracce dell’autore, definito all’epoca il “Rimbaud negro”. Affascinato dal testo, Diégane si lancia allora sulla pista del misterioso T.C. Elimane confrontandosi con grandi tragedie come il colonialismo o la Shoah. Dal Senegal alla Francia passando per l’Argentina, quale verità lo aspetta al centro del labirinto? 

"L'indecente letteratura, come risposta, come problema, come fede, come vergogna, come orgoglio, come vita": nessun autore alla moda parlerebbe mai, oggi, di letteratura con l'ingenua passione con cui ne parla Sarr, in un romanzo potente e desueto, per come scandaglia i processi dello scrivere, nell'autoreferenzialità che trasforma la scrittura da mezzo a fine, nell'entusiasmo con cui fa coincidere la letteratura con la vita, considerata nelle sue più alte o più infime manifestazioni, per cancellare se stesso, per trovare in ogni libro un altro io, un'altra voce, un altro uomo, rinascere.

Non a caso la giuria del Goncourt ha salutato La più recondita memoria degli uomini come un inno alla letteratura, con il merito di aver segnalato questo romanzo all'attenzione internazionale assegnandogli questo premio prestigioso.
La modernità di questo romanzo sta  proprio nell'affilata riflessione, senza sconti, che l'autore compie sul rapporto tra creazione letteraria e società.

Senza mai perdere il filo di una ricerca che lo monopolizza, Diégane frequenta a Parigi un gruppo di giovani autori africani che si osservano, discutono, bevono, fanno molto l’amore e si interrogano sulla necessità di creare in condizioni di esilio. Si attaccherà soprattutto a due donne, la diabolica Siga, detentrice di segreti, e la sfuggente fotoreporter Aida...

Dotato di un’inarrestabile inventiva, La più recondita memoria degli uomini è un romanzo che stordisce, dominato dall’esigenza della scelta tra la scrittura e la vita e dal desiderio di andare oltre la questione del faccia a faccia tra l’Africa e l’Occidente. Più di tutto è un canto d’amore alla letteratura e al suo potere senza tempo.

L'autore

Mohamed Mbougar Sarr
Mohamed Mbougar Sarr è nato in Senegal nel 1990 e vive in Francia. Ha pubblicato quattro romanzi: Terra violata (Edizioni E/O 2019, premio Ahmadou-Kourouma e Grand Prix du roman Métis), Silence du chœur (Présence africaine 2017, premio Littérature-Monde – Étonnants Voyageurs 2018), De purs hommes (Philippe Rey/Jimsaan 2018) e La più recondita memoria degli uomini (Edizioni E/O 2022, Premio Goncourt 2021).

Recensioni

RECENSIONE

Sarr è stato il primo autore dell'Africa subsahariana a vincere il Goncourt. Nato nel 1990 in Senegal, ora in Francia, dove si trasferì per frequentare la Scuola superiore di scienza sociali.

Il protagonista e narratore del libro, è Diègane Lattyr Faye, il suo doppio è un giovane senegalese che va a studiare a Parigi, inizia a scrivere e conquista l'attenzione <<dell'ambiente letterario della diaspora africana: il Ghetto, come lo chiamavano alcuni. 

"L'indecente letteratura, come risposta, come problema, come fede, come vergogna, come orgoglio, come vita": nessun autore alla moda parlerebbe mai, oggi, di letteratura con l'ingenua passione con cui ne parla Sarr, in un romanzo potente e desueto, per come scandaglia i processi dello scrivere, nell'autoreferenzialità che trasforma la scrittura da mezzo a fine, nell'entusiasmo con cui fa coincidere la letteratura con la vita, considerata nelle sue più alte o più infime manifestazioni, per cancellare se stesso, per trovare in ogni libro un altro io, un'altra voce, un altro uomo, rinascere.

Non a caso la giuria del Goncourt ha salutato La più recondita memoria degli uomini come un inno alla letteratura, con il merito di aver segnalato questo romanzo all'attenzione internazionale assegnandogli questo premio prestigioso, ma facendo squillare le trombe di un'idea antica di letteratura, quando la si esalta per neutralizzarla. La modernità di questo romanzo sta invece proprio nell'affilata riflessione, senza sconti, che l'autore compie sul rapporto tra creazione letteraria e società.

Il tema del passato coloniale e della sua eredità c'è, ma Diègane parla subito di <<ambiguità a volte confortevoli, accomodanti, ma spesso umilianti, della nostra condizione  di scrittori africani (o di origine africana), nel mondo della letteratura francese. E tutto il romanzo ruota attorno ad un autore senegalese, T.C. Elimane, che nel 1938 pubblica in Francia, un libro sensazionale, Il labirinto del disumano, ma poi è accusato di plagio, vittima del pregiudizio e dimenticato (come il caso dell'autore Mali Yambo Ouologuem, 1940-2017)
, vinse un premio importante, il Renaudot nel 1968, con Le devoir de violence e anche lui fu accusato di plagio, da Graham Greene.
La trama si sviluppa perchè il protagonista, ancora alla ricerca di sè stesso, resta folgorato da Elimane, dalla sua opera e dalla sua vicenda.

Ma poi, proprio sulle orme del misterioso autore, con Diègane che si mette sulle sue tracce, incontrando chi entrò in contatto con lui o il suo lascito, il romanzo si espande, diventa plurale, intreccia altri temi e storie nelle storie. 

Così Diégane assembla il puzzle della vita di Elimane che, "se fosse vivo, avrebbe 102 anni", e si ritrova alla fine nella Dakar di oggi, in un epilogo che ricompone il tempo narrativo e il tempo storico e infrange un altro tabù della fiction: quello relativo alla presenza nel romanzo di persone reali, gli scrittori Gombrowicz e Sábato, le sorelle Victoria e Silvina Ocampo, Borges, Bioy Casares e, sparsi qua e là, i nomi di grandi autori del '900, perché il mondo descritto, a cavallo del XX e del XXI secolo, è il mondo letterario visto come modello a cui tendere, mentre il giovane scrittore africano si interroga sulla critica di oggi, che incasella un autore riducendolo "a un colore della pelle, a un'origine, a una religione e a un'identità". 

Il viaggio tocca, oltre la Francia e al Senegal, Amsterdam e Buenos Aires, tra il presente e gli anni del colonialismo, le due guerre mondiali, lo Shoah. Il romanzo è formato da parti narrative e diaristiche,  articoli giornalistici, sms, il tutto si alterna in una ricerca spasmodica che tiene avvinti. Andando avanti con la lettura notiamo i vari punti di vista che variano. magico e realistico, giallo, dramma, ironia si compenetrano. E il linguaggio convince, risultando solo a tratti leggermente enfatico. Straordinari alcuni personaggi come l'autrice Siga D. , il <<Ragno madre>> che innesca la quète ed è anche la figura d'iniziazione all'erotismo e alla letteratura.

Diègane cerca Elimane, e insieme si chiede: <<Cosa si può davvero sapere di un autore?>>. Quale il rapporto tra scrittura e vita? Si scoprirà che Elimane <<non era un dio>>, viveva <<con ricordi di dolorosi e domande senza risposta>>. Un <<inno alla letteratura>>, ma come ossessione irrisolta. In fondo, ciò affascina.

La più recondita memoria degli uomini è costellato di preoccupate domande sulla letteratura: da dove viene, a cosa serve, qual è il suo valore e qual è quello che un autore intende attribuirle con la sua opera, in un intreccio tra etica e poetica, un gioco a volte ironico, che la prende a bersaglio, anche se la letteratura resta sempre capace di restituire al mondo uno scampolo di umanità.

"Si parla di scrittura o di identità? Di stile o delle piattaforme mediatiche che ti dispensano dall'averne uno? Di creazione letteraria o sensazionalismo della personalità? W è il primo scrittore nero ad aver ricevuto il tal premio o ad essere ammesso nella tale accademia: leggete il suo libro, è necessariamente fantastico. X è la prima scrittrice lesbica ad aver pubblicato un libro di scrittura inclusiva: è il grande testo rivoluzionario della nostra epoca.

Y è bisessuale il giovedì e musulmano cisgender il venerdì: il suo racconto è magnifico, commovente e così vero! Z ha ucciso la madre violentandola e, quando il padre va a trovarlo in prigione, gli fa una sega sotto il tavolo del parlatorio: il suo libro è un cazzotto in faccia. È a causa di questa mediocrità promossa e premiata che ci meritiamo di morire. Tutti: giornalisti, critici, lettori, editori, scrittori, società. Tutti. Che farebbe Elimane oggi? Ucciderebbe tutti, poi ucciderebbe se stesso. Te lo ridico: è tutta una commedia, una sinistra commedia". All'ultimo livello di autocoscienza c'è la frattura insanabile tra vita e forma, tra autenticità individuale e maschera sociale: Sarr fa del suo diario la chiave di lettura del labirinto disumano che avvolge l'intero libro e ne riflette la logica costitutiva, attraverso incastri di narrazioni, nel flusso di una storia che mischia realtà e immaginario, facendosi sempre più smaliziato, autoriflessivo e cinico, incatenandoci a una scrittura contaminata di pensiero, dove la letteratura diventa crisi della letteratura.

Ma lui è troppo giovane, nato "in un paese ancora infestato dallo spettro ingombrante di Senghor... in cui si rimorchiavano ragazze a colpi di quartine", e ha ancora troppe cose da dire, per puntare verso l'autodistruzione, come a volte sembrerebbe tentato di fare. "Caro diario, ti scrivo solo per dirti quanto Il labirinto del disumano mi abbia impoverito. I grandi libri impoveriscono e devono sempre impoverire. Rimuovono da noi il superfluo. Dalla loro lettura usciamo sempre privati di molte cose: arricchiti, ma arricchiti per sottrazione", fa dire al suo personaggio, che coincide con il narratore della storia.

Ispirato ai principi di ibridazione e frammentazione della linearità della trama del suo scrittore culto Roberto Bolaño, il romanzo di Mohamed Mbougar Sarr mischia i generi: romanzo di formazione, racconto erotico, saggio filosofico, resoconto giornalistico, pamphlet anticolonialista, storia d'amore bruciante di un Martin Eden nero, precursore del Black Lives Matter, che avvicina l'Africa a noi e ci rivela qualcosa che ci sorprende: non conosciamo nulla dell'Africa, della sua letteratura, della sua arte, del suo cinema, mentre gli africani sanno tutto di noi.

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