Gentiluomo in mare
Piccola Biblioteca Adelphi, 788
2023, pp. 152
Temi: Letteratura nordamericana
Il libro
Che cosa si prova a cadere da un piroscafo in mezzo al Pacifico? Chiedetelo a Henry Preston Standish, il protagonista di questo piccolo libro, un agente di Borsa di New York che si è appena concesso la sua prima vacanza solitaria per poi, una volta al largo, cadere inopinatamente in mare. Sposato, con due figli e una carriera solida, Standish è un bravo cittadino, «scialbo come una tela grigia», che non ha mai avuto dubbi o cedimenti, ma a un tratto ha sentito il bisogno di partire. Se il viaggio non andrà come sperato è solo colpa della sua condizione di gentiluomo – fonte ultima dei suoi guai –, che gli ha impedito di urlare a squarciagola per chiedere soccorso. Quando infatti si decide a farlo è troppo tardi e si ritrova in pieno oceano, mentre la nave si allontana per sempre all’orizzonte. Le ore successive le passerà a riflettere sulla tragica ironia della sua sorte: una minima odissea tutta interiore che lentamente si trasforma in una sorta di regressione talassale, in un livido ritorno a una agognata condizione prenatale. E su quello che in fondo è solo uno scivolone, Lewis costruisce – con un senso dell’equilibrio che ha del miracoloso – un apologo beffardo e una novella perfetta.
A cura di Marco Rossari.
RECENSIONE
Un uomo inciampa in una macchia di olio e cade in mare da un cargo. Per prima cosa pensa a quanto sia imbarazzante la situazione in cui si è messo quando verrà ripescato. «Cadere da una nave era molto peggio che rovesciare il vassoio di una cameriera o calpestare la strascico di una signora. Era ancora più imbarazzante di quello che era capitato a una povera ragazza dell’aristocrazia newyorchese, che aveva incespicato ed era finita giù per tutta una rampa di scale mentre faceva l’entrée nella sera del suo debutto in società».
Ma poi, pian piano, Henry Preston Standish si rende conto che i suoi problemi sono ben più preoccupanti dell’imbarazzo, dovendo sperare, mentre galleggia nell’Oceano Pacifico, che prima o poi qualcuno a bordo si accorga della sua assenza e faccia tornare indietro la nave. Piccolo prezioso libro, Gentiluomo in mare di Herbert Clyde Lewis, può essere condensato in queste poche righe, ma è in realtà uno straordinario shottino letterario: poche pagine da mandare giù in un sol sorso e quella sensazione di calore e di piacevole bruciore che dà la letteratura migliore.
A cominciare dal suo protagonista, Henry Standish, che come giustamente ricorda nella postfazione Marco Rossari, curatore dell’edizione, ha qualcosa in comune con Bartleby e (aggiungo io) con tutti gli altri eroi mediocri della letteratura novecentesca; gente che sembra fatta più di carta che di carne ma con cui è piuttosto naturale stabilire un’empatia immediata. Ad accrescere il fascino del libro, sia la storia travagliata del suo autore – giornalista, scrittore, sceneggiatore sempre sul punto di arrivare al successo, ma in definitiva fallito e marchiato dal destino – sia quella editoriale della novella, uscita con scarsi riscontri nel 1937, scomparsa e poi ripescata a partire dagli anni Dieci di questo secolo, prima in Argentina, poi in Olanda e in Inghilterra, con un successo notevole e quasi beffardo.
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