lunedì 27 maggio 2024

Review: Stelle Solitarie di Cristina Marconi, Einaudi


Cristina Marconi
Stelle solitarie

 Einaudi
2024 Supercoralli
pp. 144 - € 17,50
 
La malattia, un viaggio in Texas, due amiche per la pelle 
 
Cosa vuol dire prendersi cura di qualcuno? Ci si riesce mai veramente? E, soprattutto, cosa cerchiamo per noi nello stare vicino a chi soffre? Houston è la città che da sempre risolve problemi, e lo fa con slanci grandiosi e ambizioni smodate. E cosa c'è di piú ambizioso che curare una malattia che sembra incurabile? Perciò è lí che Cristina accompagna la sua amica Vera, bellissima e piena di luce, che dalla vita ha ricevuto un colpo basso a cui non si rassegna. E forse anche Cristina è in qualche modo in cerca di una cura. Un racconto pieno di intelligenza, che si affida alla leggerezza per provare a dire cosa siamo, e cosa possiamo essere, davanti al dolore degli altri.
 
Cristina Marconi
 
Cristina Marconi ha vissuto all'estero per sedici anni, prima a Bruxelles e poi a Londra, scrivendo di politica estera, economia e cultura su vari giornali. Nel 2019 ha esordito con il romanzo Città irreale (Ponte alle Grazie) con cui ha vinto i premi Rapallo Opera Prima e Severino Cesari Opera Prima, oltre a essere entrata nella dozzina dello Strega. Nel 2021 ha pubblicato A Londra con Virginia Woolf (Giulio Perrone Editore) e nel 2022 Come dirti addio (Neri Pozza). Per Einaudi ha pubblicato Stelle solitarie (2024). Insegna scrittura alla Scuola Belleville di Milano, la città dove ora abita.
 

Il libro

Certe persone hanno con la sofferenza un rapporto confidenziale, e Cristina si è sempre considerata una di queste. Empatica, sentimentale, ma anche bravissima a farsi in quattro per dimostrare che la realtà può essere ridente, nonostante tutto. La malattia di Luca – marito, padre di sua figlia, amore simbiotico che ha fatto retrocedere a sfondo ogni altra cosa – l’ha attraversata cosí, sul viso un’espressione rassicurante e spiritata che non riesce a togliersi di dosso neanche ora che Luca sta bene. Chi non sta ancora bene invece è Vera, «l’amica zucchero», che dopo anni di compromessi faticosi con la malattia vuole andare nel posto in cui la cura si affronta con lo stesso piglio ardimentoso della corsa allo spazio, ispirata dalla stessa megalomania: Houston, la città che risolve problemi. E chi meglio di Cristina può starle accanto? Cosí comincia il viaggio di queste due amiche quarantenni, che hanno costruito il loro legame sulla capacità di raccontarsi la vita e di farla piú divertente di com’è, senza dover mai scegliere tra profondità e frivolezza. La bellezza è il loro principio di realtà: se agli altri serve come evasione, a loro ricorda esattamente ciò che conta, perché nella bellezza c’è anche celebrazione della vita, curiosità, immaginazione e gioco. Ma adesso Vera, come Luca, sembra aver cambiato luce: è solitaria, assorta, brilla un po’ in disparte rispetto alla sua costellazione originaria. Costretta a rinunciare alle sue ingenue fantasie di accudimento, spesso sola in una città di strade deserte costeggiate da grattacieli scintillanti e villette con il canestro sulla porta del garage, Cristina si dà allora il compito che le riesce meglio: fare di questo viaggio una storia, possibilmente un’avventura. In modo leggiadro e sapiente, Cristina Marconi si accosta al senso profondo dello stare accanto, al mistero della sofferenza e della speranza, fino a intravedere, a farci intravedere, una possibilità altrimenti inaccettabile: a un passo dal dolore degli altri – degli altri che amiamo – può accadere di scoprirci vivi, fortunati, persino felici.

 

 
"Il Texas è uno stato mentale", diceva John Steinbeck in Viaggi con Charley alla ricerca dell'America.

La frase del grande scrittore statunitense premio Nobel è riportata in epigrafe a questo romanzo di Cristina Marconi, giornalista e scrittrice, che in Stelle solitarie, uscito per Einaudi, racconta una storia di dolore e malattia. Ma anche di amicizia, di legami che sanno offrire "aiuto", "compagnia nella solitudine", "luccichio" e "risate". 

    Il titolo allude alla bandiera texana, conosciuta col nome di Stella solitaria ovvero Lone Star Flag. È a Houston che si recano le due protagoniste, Cristina e Vera, quarantenni, unite da un legame profondo. Houston, "la città che risolve problemi", gigantesca e con "un ruvido esotismo western". Vera, "l'amica zucchero", ha "occhi giganteschi e una giostra di espressioni accattivanti e buffe circondate dal sipario aperto di una chioma leonina". È malata da tempo, e a Houston, importante polo medico, potrebbe ritrovare la speranza, è il "posto in cui la cura si affronta con lo stesso piglio ardimentoso della corsa allo spazio". Vera reagisce alla notizia della malattia "con una ferrea determinazione a non farsi stravolgere la vita". Vera è una donna "dal portamento fiero, la risata eterna". Nella sofferenza trova conforto in tante persone, è circondata d'amore e ognuno le offre doni: "l'ironia, la forza, il coraggio fisico, delle insalate di quinoa surgelate, tanto ascolto". 

    Il libro è una riflessione sul senso profondo dello stare accanto, del prendersi cura degli altri e del mistero della sofferenza. Nei capitoli numerose le citazioni letterarie, l'elenco completo si trova in appendice al volume. Tra i titoli menzionati: Devozioni per occasioni di emergenza di John Donne; Malattia come metafora di Susan Sontag; Il grande amico, poesia di Vittorio Sereni; La montagna incantata di Thomas Mann. 

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