ANDREA TARABBIA si ispira all'opera dello scrittore Parise, con il capolavoro: "L'odore del sangue" rimasto incompiuto, e lo riscrive. Quasi volesse offrire una nuova visione delle forze più cupe che dominano l'umanità:l'aggressione fisica, la violenza politica, il sesso brutale, la rabbia sociale. Se però ne L'odore del sangue la voce narrante era quella del marito psicanalista di Silvia, qui invece, il narratore è un osservatore esterno, seppur partecipe, testimone della morte della moglie e dell'abbruttimento e dell'abiezioni in cui precipitano i due protagonisti. Tarabbia infrange ogni regola deontologica, il dottor P***, cela attraverso la sua passione per le tartine e le sfoglie salate, la fame erotica della moglie e la trasgressione di quel mondo borghese a cui vuole appartenere, tutto il romanzo di Tarabbia e un inseguimento del modello di Parise, ossia un'ossessione letteraria che lo costringe a prendere la parola in prima persona, a narrare una vicenda che lo riguarda. Il punto di vista smaschera: l'ossessione, l'impotenza ad agire, il fallimento di ogni percorso di fronte alle forze incoercibili della natura, il desiderio, la noia (tema centrale dell'opera di Parise), lasciano spazio ad un'indagine sulla forza di attrazione che ancora oggi esercitano i gruppi di estrema destra, con i loro simboli, citazioni, appelli, con la violenza cieca che si sfoga con la comunità dei bengalesi che vivono nei campi nomadi. E' un duplice viaggio che Tarabbia percorre e descrive, da un lato quello che lo porta ad esplorare le zone più misteriose del Continente bianco, e dall'altro un viaggio in autobus verso Soroca. Scaturisce in questo secondo viaggio, la storia di Anna che torna a casa dopo molti mesi trascorsi in Italia. Anna rappresenta una luce, un lampo, all'interno de Il continente bianco, grazie alla quale il narratore arriva alla consapevolezza del male. Ne Il continente bianco, Andrea Tarabbia non si interroga solo del tema del male, ma anche della violenza sulle nostre vite, attraversa i temi del fascismo, della rabbia e dell'utopia per raggiungere il punto nevralgico del romanzo ossia: il rapporto tra silenzio e scrittura. Seguendo il monito di Primo Levi, proprio sulla specificità di testimone: <<Sono arrivato al punto da desiderare che tutto questo non fosse mai accaduto, al punto da preferire il silenzio piuttosto che dare forma e volto al dolore. Ancora una volta impersonato da un animale, come in Madrigale senza suono era una scimmia, qui invece è un serpente ad ossessionarte il narratore.
Il Continente bianco
BOLLATI E BORINGHIERI
Il libro
La vicenda è ricostruita da un narratore misteriosamente attratto da Marcello e curioso di capire che cosa muova coloro che, oggi, credono in un’idea superata e violenta e la vogliono attuare. Ma c’è di più. La storia di Silvia e della sua caduta era già stata raccontata nello splendido romanzo, rimasto allo stato grezzo, che Goffredo Parise scrisse alla fine degli anni Settanta, L’odore del sangue. Il Continente bianco ne riprende temi e motivi, e sposta la vicenda ai giorni nostri, conservando nel rapporto morboso tra Silvia e Marcello la metafora potente del fascino che certe idee hanno esercitato, ed esercitano, sulla borghesia italiana.
Andrea Tarabbia, apprezzatissimo autore di Madrigale senza suono, vincitore del Premio Campiello 2019, scrive un romanzo sul potere, a volte funesto, che abbiamo sugli altri e ci regala uno straordinario ritratto di un gruppo di persone – e forse di un Paese – che danzano sull’abisso.
Biografia
AndreaTarabbia
Andrea Tarabbia, nato a Saronno nel 1978, è autore dei romanzi La calligrafia come arte della guerra (2010), Il giardino delle mosche (2015; Premio Selezione Campiello 2016 e Premio Manzoni Romanzo Storico 2016). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov. Per Bollati Boringhieri ha pubblicato Madrigale senza suono (2019 e 2022), vincitore del Premio Campiello 2019, e la nuova edizione di Il demone a Beslan (2021).
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