Azar Nafisi, la letteratura può scardinare i regimi
Scrittrice iraniana, nel 2023 uscirà in Italia 'Read Dangerously
AZAR NAFISI, QUELL'ALTRO MONDO (ADELPHI, PP 448, EURO 26).
E' talmente preoccupata dell'attuale situazione in Iran che non pensa ad altro la scrittrice Azar Nafisi.
"Sto prendendo nota, appunti e proprio alla luce di quello che
sta accadendo in Iran mi piacerebbe rivisitare il rapporto che esiste
tra Occidente e Oriente, soprattutto attraverso la cultura" dice
all'ANSA l'autrice del bestseller 'Leggere Lolita a Teheran'.
L'ultimo suo libro uscito in Italia è 'Quell'altro mondo' (Adelphi), apparso in Iran nel 1994, in cui aveva raccontato come ci si sente esiliati in patria e prigionieri di un regime totalitario ostile e il legame all'amato Nabokov, mentre in Usa è uscito a marzo 2022 'Read Dangerously: The Subversive Power of Literature in Troubled Times' che arriverà nelle librerie italiane, sempre per Adelphi, nel 2024. "'Read Dangerously' parla della mentalità totalitaria ma non solo nelle società totalitarie, anche nelle democrazie e legato a questo tema del ruolo sovversivo della letteratura che può sconfiggere e scardinare i regimi totalitari" dice.
In Iran, "a questo punto non è più il popolo ad avere paura, è il regime che ha paura. E il popolo si rende conto che è in gioco la sopravvivenza.
Sicuramente si tratta di una vera e propria sollevazione in Iran. Nei 43 anni da quando esiste ormai la Repubblica islamica, ci sono state altre manifestazioni e proteste però auspicavano delle riforme. Ma l'Iran non si può riformare, adesso ci si è resi conto che riformare il Paese vuol dire realizzare una rivoluzione. Non ci sono vie di mezzo" spiega la Nafisi. E aggiunge: "Non si tratta solo di una rivoluzione politica perché se fosse solo così basterebbe uccidere o imprigionare dissidenti, leader dell'opposizione e finirebbe come al solito.
Ma quando parliamo di decine di migliaia di giovani che si riversano nelle strade e nelle piazze, gli sparano addosso, ma loro il giorno dopo ritornano in piazza, allora cosa fai? Non li puoi ammazzare tutti, mettere tutti in prigione" sottolinea la scrittrice.
Figlia di Ahmad Nafisi, sindaco di Tehran all'epoca dello scia' e di Nezhat Nafisi, fra le prime donne entrate al parlamento iraniano, la Nafisi racconta di essersi sentita un esule nel suo stesso paese. "Bisogna comunque osservare che la Repubblica islamica dell'Iran, come qualsiasi altro regime totalitario alla fine cerca sempre di confiscare l'identità delle persone.
Essendo una donna le pressioni poi sono state ancora più forti nei miei confronti. La lotta attuale in corso in Iran è proprio quella di riappropriarsi della propria identità, sia a livello individuale, ma anche nazionale" spiega la scrittrice che vive negli Stati Uniti dal 1997.
"Quando mi sono trasferita definitivamente negli Stati Uniti sono rimasta molto sorpresa dal fatto che tante persone pensavano dell'Iran 'quella è la loro cultura, diversa. Ma stiamo parlando di matrimoni di bambine di nove anni, di lapidazioni, decapitazioni. Se allora guardiamo alla cultura degli Stati Uniti con la schiavitù e alla cultura europea con gli orrori del nazismo, ogni cultura deve vergognarsi".
E del rapporto Russia-Iran che "è sempre stato ambivalente", la Nafisi sottolinea: "in parte abbiamo sempre celebrato i pensatori e in particolare gli scrittori, i poeti, ma la Russai ha sempre accarezzato sogni di invasione che ha, tra l'altro, concretizzato anche in Iran. Da una parte abbiamo questa bellissima letteratura e dall'altra il fatto che la Russia rappresenta un pericolo per l'Iran e ovviamente per l'Ucraina.
Direi ormai che, in un certo senso, questi due paesi sono legati e la democrazia deve prevalere in entrambi. Se avverrà questo non potrà che contribuire a promuovere e afforzare la democrazia a livello mondiale. E comunque per combattere la Russia non bisogna farlo solo con le armi ma anche dal punto di vista ideologico".
Esile, sorridente, la scrittrice iraniana pensa alla situazione delle donne nel mondo e in Iran. "A livello mondiale sicuramente sono stati realizzati dei progressi ma dobbiamo fare molto di più. In Iran prima della rivoluzione c'erano magistrate, giudici. Le donne fin dal primo giorno si sono impegnate in questa lotta in Iran e continuano".
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