lunedì 20 novembre 2017

IL DESERTO DEI TARTARI by DINO BUZZATI - MONDADORI


 IL DESRTO DEI TARTARI

DINO BUZZATI

Editore Mondadori
Collana Oscar moderni
Formato Tascabile
Pubblicato 20/05/2016
Pagine 202
Lingua Italiano
Isbn o codice id 9788804668046




RECENSIONE
 
DINO BUZZATI (1906-1972) è l'autore che più è stato avvicinato a Kafka per la scelta di una dimensione narrativa che crea situazioni irreali di solitudine e di incubo da cui l'individuo si sente afferrato ed a poco a poco soffocato, solo di fronte ad una volontà oscura e misteriosa a cui rinuncia a ribellarsi. 

E' il tema a cui si richiamano le sue due opere più importanti: il primo e più noto romanzo, Il deserto dei Tartari, del 1940, e Sessanta Racconti.

Il deserto dei Tartari è ambientato in un forte isolato, la Fortezza Bastiani, che deve difendere gli estremi confini di uno stato immaginario, alle soglie di uno sterminato deserto dal quale dovranno giungere un giorno misteriosi nemici. La perenne attesa di un evento che deve verificarsi sottende i tempi sempre uguali della vita del forte, gli esercizi militari, gli atteggiamenti degli uomini che sono a poco a poco condizionati nella loro mentalità e nei loro sogni. 
Il distacco dalla vita reale è sottolineato dal passaggio favoloso e selvaggio e dall'ubbidienza cieca a norme astratte che creano tra gli uomini rapporti irrazionali, al di sotto dei quali ciascuno vive il dramma della sua solitudine. Chi ragiona e si comporta secondo la logica comune e non secondo le regole astratte ma invalicabili della fortezza è inesorabilmente e tragicamente respinto.

L'angosciosa  consapevolezza dell'uomo contemporaneo di non poter penetrare oltre il fenomeno della realtà e scoprire la razionalità del mondo, si esprime in letteratura anche attraverso la dilatazione del reale e il suo aprirsi all'assurdo, alla fiaba, al magico rapporto fra le cose.

Uno degli esempi più noti di trasferimento del reale sul piano fantastico lo troviamo in Dino Buzzati.

Nella sua narrativa gli agganci col mondo della scienza sono di duplice natura: da un lato la tematica scientifica e tecnologica, dall'altro l'interazione strutturale fisica fra movimento, tempo e spazio.

Il tema buzzatiano del progresso tecnologico e l'accenno alle armi atomiche sono un pretesto per indagare l'atmosfera di incubo in cui vive l'uomo, consapevole dell'impossibilità di controllare le energie scatenate che costituiscono una continua minaccia di morte o rischiano addirittura di sconfinare, fino alla profanazione dell'essere umano stesso.
I motivi della morte e della paura sono infatti le categorie dominanti nella narrativa di Buzzati: paura della morte e, più spesso, vago terrore di catastrofi, apprensione indefinita per l'attesa di avvenimenti cosmici, di maledizioni soprannaturali. E legato alla paura è il tema del destino, sentito come qualcosa di inesorabile: da qui il mito della partenza, del grande viaggio spesso correlato con la morte, quindi il tema del tempo correlato con lo spazio.
Così, nella narrativa buzzatiana, benchè sia costante la connessione con eventi storici e con la realtà quotidiana, l'interesse fondamentale è rivolto alla presentazione di casi di mistero attraverso simboli che esprimono la solitudine dell'uomo e il suo angoscioso senso del tempo.
Il romanzo esemplare della tematica metafisica è Il deserto dei Tartari, ma tutta l'opera dell'autore ne è compenetrata. Da tale problematica discende la struttura particolare della narrativa di Buzzati: le sue storie sono dinamiche, vi prevale l'azione e qualcosa accade sempre. L'invenzione, dice il critico Emilio Cecchi, parte da un punto di forte tensione, avvolto di mistero, alla cui scoperta tende tutto il racconto.

I personaggi non sono precise individualità, ma sono colti nel mistero che penetra anche la loro vita spirituale, anch'essi simboli e proiezioni dell'universo buzzatiano. 

Lo scrittore, restio a una letteratura di memorie, è attento soprattutto all'architettura del racconto, alla concatenazione dei fatti; non indugia in ricerche formali stilistiche, per cui il suo linguaggio è piano, ritagliato sul registro della lingua parlata, col ricorso ad alcuni aggettivi essenziali, adeguati a sottolineare il mistero.

Così il paesaggio: impervio, infinito, assume quasi una funzione di protagonista, a simboleggiare lo sgomento di fronte al mistero inattingibile, come nella novella I sette messaggeri dove <<la sterminata pianura sembra materializzare il senso del tempo e del suo sterminato trascorrere>> (C. Marabini).


SIMBOLI E REALTA' NEL DESERTO DEI TARTARI


Tutto il romanzo può essere letto in chiave allegorico - simbolica: il tema dell'attesa, impersonato nel tenente Drogo, come trasposizione della condizione perenne di vita dell'uomo; il deserto sconfinato e vuote come equivalente degli incerti, labili confini tra sogno e realtà; la vita al forte con i suoi regolamenti ferrei ed assurdi e con il rituale ripetuto degli adempimenti militari, come immagine della vita inutile e vuota, anticipazione della morte. I fatti sono assai pochi, i personaggi appaiono isolati e contemplativi. In quest'atmosfera, basta l'enigma di una macchia scura all'orizzonte, l'improvvisa apparizione di un cavallo a riempire il vuoto, a riportare antiche leggende e antichi timori, a riempire della sua presenza l'intera pianura.

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