venerdì 30 giugno 2023

#MidYearBookTag - Bilancio di metà anno 2023.

#MidYearBookTag - Bilancio di metà anno 2023

Siamo tutti, in un modo o nell'altro, fatti di ciò che definiamo memoria. Non solo i brandelli di immagini che si sono consolidati ripetendo le nostre storie, ma anche i ricordi che abbiamo introiettato senza capire. Lei è una donna bianca oppure scura, che ha rabbia, una rabbia che l'aiuta a sopravvivere. Il suo fantasma è tornato a trovarmi. Non c'è nulla di semplice, eroico o puro in questo fantasma. Sono ben consapevole che c'è una parte importante di lei che mi è preclusa, che non conoscerò mai. Capita spesso  di acquisire i sentimenti degli altri, soprattutto se ci sono cari, e arrivare a credere che ciò che non abbiamo mai visto nè toccato appartenga anche a noi, grazie a un processo di associazione immaginativa. I libri proposti in questo video sono una straordinaria esplorazione alla ricerca di quello che c'è alla base del nostro modo di pensare, di agire, di amare. Dalle figure femminili, che hanno avuto un ruolo centrale nella storia, alle madri artistiche e letterarie.

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Premio Strega 2023

 Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone, Einaudi.

1965. Un uomo e una donna abbandonano la figlia di otto mesi su un prato di Villa Borghese, poi compiono un gesto estremo.

2021. Inizia l'indagine di quella bambina, Maria Grazia Calandrone, nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto e amato.

Un libro intimo eppure pubblico, profondamente emozionante, che racconta una scheggia di storia d'Italia e le vite interrotte delle donne.








Siri Hustvedt
Madri, padri e altri
Einaudi
Appunti sulla mia famiglia reale e letteraria

Meravigliosa esplorazione al cuore della memoria e del tempo, nel profondo delle piú grandi pagine della letteratura, in bilico sui contorni mutevoli dei sentimenti. Madri, padri e altri è un affascinante percorso di riflessione attraverso le linee di confine che definiscono le nostre relazioni. Quelle tra noi e le nostre famiglie, noi e i nostri amori, noi e il mondo.
 
 
 

Ian McEwan
Lezioni
Einaudi 
<<L'atto di scrivere è una architettura che si compone di strati storici differenti>>, una costruita e dinamica serie di archi e scarichi per curvare il tempo nello spazio, per erigere un "cronotopo" in cui nulla mancasse di oggettivo e di soggettivo.





Cormac McCarthy
Il passeggero
Einaudi

Il linguaggio, l'inconscio, la malattia mentale, l'amore particolare, il senso della nostra avventura sulla Terra: l'ultimo romanzo di Cormac McCarthy ci pone  dinanzi a questioni cruciali come solo la grande letteratura sa fare. Il passeggero, ultimo romanzo di Cormac McCarthy pubblicato in Italia da Einaudi, prima parte di un dittico che si concluderà con "Stella Maris".

Metodo per diventare un altro di
Édouard Louis, La Nave di Teseo. 

 “Una domanda si è imposta al centro della mia vita, ha catalizzato ogni mia riflessione, occupato ogni momento di solitudine: come avrei potuto prendermi quella rivincita sul mio passato, con quali mezzi? Le ho provate tutte.”
 
Vado avanti e l'idea stessa di responsabilità individuale mi pare assurda. Mio padre, alcolizzato e operaio, non aveva scelta; io gay, non avevo scelta. Se non fuggire. 
Lotte e metamorfosi di una donna o di un uomo. Le memorfosi  e l'allontanamento dalla classe operaia nel libro "Metodo" sono stati anche un modo per divenatre meno arrabbiato, più consapevole verso le proprie origini?

 
 

Serge

Yasmina Reza
pubblicato da Adelphi

 Yasmina Reza possiede il talento di creare personaggi indimenticabili, di cui mette a nudo i lati comici non meno di quelli patetici. Poiché tutti sono minacciati dall’insignificanza e dalla malinconia, dallo sfacelo della vecchiaia e dal tempo, che incessantemente ci sottrae la <<memoria>> pur non riuscendo a cancellarla completamente. Ed è così anche in questo romanzo, che ci fa entrare nel cuore di una famiglia di origini ebraiche, i Popper.

 


 


#MidYearBookTag - Bilancio di metà anno 2023

giovedì 29 giugno 2023

RECENSIONE: I PRIMAVERILI DI LUCA RICCI - LA NAVE DI TESEO


I primaverili di Luca Ricci premio Lugnano

amaro e divertente romanzo su forza e illusioni del desiderio

 LUCA RICCI

I PRIMAVERILI

LA NAVE DI TESEO

pp.254 - 19,00 euro

 

 

Il libro

Un uomo che ha scritto un romanzo d’amore e una donna appassionata di Roland Barthes per quanto tempo possono ignorarsi se frequentano la stessa libreria di quartiere? Presto i due si baciano, in effetti,
illuminati dal culto condiviso per i libri. Sembrerebbe una storia destinata a una qualche forma di felicità, eppure la bilancia non è in perfetto equilibrio. Lui vorrebbe dar seguito al successo del primo libro, ma gli mancano l’ispirazione e la voglia di assimilarsi alle ipocrisie del mondo culturale. La donna pare custodire un mistero che è anche un dogma intoccabile del suo cuore: spurgare il sesso dall’amore, pretendere un rapporto “bianco”. L’uomo saprà decifrare quel mistero – talvolta così fastidiosamente simile a un’imposizione – o ne rimarrà vittima? E il valore della castità, il tentativo di ritornare vergini così come si fa risalendo la corrente impetuosa di un fiume fino alla sorgente, riuscirà davvero a purificare i sentimenti, o non sarà piuttosto una capricciosa forma di idealismo?
Mentre lo sbocciare della primavera romana viene descritto giorno dopo giorno nella stesura febbrile e puntigliosa di un diario intimo, la relazione dei due sembra dipanarsi soltanto per creare nodi e garbugli ancora più consistenti – come avviene talvolta in letteratura, spesso in amore, sempre nella vita.

Dopo Gli autunnali, Gli estivi e Gli invernali, Luca Ricci ci consegna l’ultimo tassello della quadrilogia delle stagioni, un romanzo che torna a indagare le passioni delle donne e degli uomini, ancora una volta raccontati nel disperato tentativo di acciuffare la cosa più emozionante di tutte: il tempo.

Luca Ricci

Luca Ricci 
Luca Ricci è nato a Pisa nel 1974 e vive a Roma. Ha scritto L’amore e altre forme d’odio (2006, Premio Chiara, nuova edizione La nave di Teseo, 2020), La persecuzione del rigorista (2008), Come scrivere un best seller in 57 giorni (2009), Mabel dice sì (2012), Fantasmi dell’aldiquà (2014), I difetti fondamentali (2017). Per La nave di Teseo ha pubblicato Gli autunnali (2018), Trascurate Milano (2018) e Gli estivi (2020). I suoi libri sono tradotti in diverse lingue straniere.

Recensione

''La primavera è trascorsa, ora possiamo farci deludere da tutto'' è la frase che conclude questa ultima parte della quadrilogia delle stagioni di Luca Ricci, di cui erano già usciti 'Gli autunnali, 'Gli estivi', 'Gli invernali', e può esser letta sia in relazione all'esistenza di ognuno e delle speranze di gioventù che non si avvereranno, come in maniera più esemplare alla primavera che trascorre l'io narrante, uno scrittore di mezz'età in crisi, dopo un brillante esordio.


    'I primaverili', con cui Ricci ha appena vinto la nona edizione del Premio nazionale Città di Lugnano, sono personaggi che cercano di sbocciare ma si scoprono invece destinati al fallimento nella loro ansia di amore e di creazione artistica e la stagione della rinascita si rivelerà illusoria. E, in impotenza di azione per i pretesti più diversi, il personaggio divaga e indaga, indica maestri, dall'ironia di Ennio Flaiano e la sua Roma che tutto assorbe e stempera alla vitale rabbia di Bianciaradi, sino alle intuizioni, all'indagare frammentario ma ''geniale e furbo'' dei ''Discorsi amorosi'' di Roland Barthes. 

    Ecco allora la tragicommedia del continuo comprare una poltrona e poi cambiarla con una più costosa, alla ricerca di un comodità esterna che spera gli permetta di stare a suo agio e riprendere a scrivere, senza mai ovviamente trovarla. Del resto ha anche la scusa che per vivere si trova costretto continuamente a distrarsi, a scrivere altro, sceneggiature, articoli e così via. Ed ecco, quasi allo stesso modo, il perseguire un'amore nato tra i libri per comune passione, che al di là di qualche bacio non riesce mai a concretizzarsi, perché è lei, Simonetta, una libraia sfuggente che pensa, per vivere e prolungare il desiderio, vero momento di tensione, si debba essere ''una coppia bianca''. Nonostante questo, capita che il protagonista si dica: ''E' un fulgido sabato di fine maggio e sono innamorato. Cosa chiedere di più?''. Basta allora ricordarsi del burbero collega scrittore Alberto Gittani, presente anche negli altri romanzi, che sottolinea: ''Detesto la primavera, perché ci rende speranzosi''. 

    Una primavera che ha appunto la potenza e le illusioni del desiderio, in fondo agitata nella sua ricerca malinconica, ostinata e assieme cosciente dell'inutilità forse del vivere stesso, vista la mancanza di un qualsivoglia approdo, anzi di una serie di trappole disseminate lungo il cammino dei giorni e dei rapporti convenzionali, tra una Fiera del libro, un premio letterario e l'irritato sarcastico battibeccare con chi gli offre una collaborazione giornalistica. E naturalmente personaggi che in quella società culturale prosperano perché recitano, attori capaci di ''sguazzare nel possibile'', o direttori camaleontici buoni per tutte le situazioni.
 
Un inferno? Praticamente sì, il 13 giugno, che ogni capitoletto porta una data, dal 21 marzo al 21 giugno, seduto su una scomoda poltrona lo scrittore non scrive ma si inventa un viaggio dantesco negli inferi letterari, tra ''critici imparziali'', che è una contraddizione in termini (e si veda il divertente Manualetto del recensore al 19 giugno), a festini ostinati della Scuola Holden, autori lussuriosi incapaci di scrivere di sesso (''E Philip Roth? Scherzi? Roth è in paradiso''), scrittori di gialli, autori di libri sulle proprie malattie o bestselleristi costretti in eterno a firmare copie e così via. 

    Ritratti amari e comici, ma senza che riescano a suscitare nel protagonista vera rabbia, sentendo dire che ''tutta la vera letteratura, non solo quella di Bianciardi, dovrebbe essere letteratura della rabbia'' da ''bischeri'', come direbbe lui, che parlano per luoghi comuni, senza un guizzo di personalità, di intelligenza. 
 
Così di giorno in giorno, di intenzione e invenzione, tra ironia e malinconia scopriamo che Ricci, attraverso il suo io narrante, con una lingua precisa e pulita, ben ritmata, ci parla della delusione della letteratura oggi, della sua impotenza al di là delle speranze che qualcuno vi aveva messo. E davanti a un'antologia del ''Gruppo 2023 con gli autori più rappresentativi di questi nostri tempi nefasti'', la replica è: ''ma esistono tempi non nefasti?'', senza dimenticare una nota autoironica: ''L'essere umano si sente vivo solo se ha qualcosa di cui lamentarsi, qualcosa contro cui inveire''.

RECENSIONE: "GUERRA" DI LOUIS FERDINAND CELINE - ADELPHI

 

Louis-Ferdinand Céline

Guerra

Traduzione di Ottavio Fatica
A cura di Pascal Fouché
Con una Premessa di François Gibault
Biblioteca Adelphi, 748
2023, pp. 156, 1 immagine a colori - 18,00 euro
Temi: Letteratura francese

 

 

Céline inedito racconta ''la guerra nella testa''

una dolorosa necessità e felicità di scrittura affabulatoria

 Il libro

Primo, folgorante scampolo degli inediti rubati nel 1944 dall’abitazione di Céline, e rocambolescamente ricomparsi quasi sessant’anni dopo la sua morte, Guerra nar­ra episodi contemporanei alla prima par­te di Viaggio al termine della notte, come se da esso fosse stato espulso e poi abbando­nato in una stesura ancora grezza e incan­descente. Dal momento in cui riprende conoscenza, seguiamo Ferdinand, vent’an­ni, ferito a un braccio e con una grave le­sione all’orecchio dovuta a un’esplosione, mentre cerca di guadagnare le retrovie attraverso campi di battaglia disseminati di cadaveri, in una notte visitata da presenze ostili, fantasmi quanto mai reali. 

Lo ritro­veremo in un ospedale, in mezzo a malati e farabutti d’ogni risma, affidato alle cure di un’infermiera sadica e vampiresca. Qui fa amicizia con il malavitoso parigino Bé­bert e con sua moglie Angèle, che al fron­te batte il marciapiede per lui: spunto per nuovi episodi grotteschi, esilaranti e rac­capriccianti al tempo stesso, dove Céline preme sul pedale di una sessualità oltraggio­sa e sfrenata. Infine, l’inattesa partenza per Londra, un posto dove andare come sem­pre a perdersi.


Céline è scrittore da dimenticare, hanno detto, se vuoi vivere, anche se vuoi soltanto leggere, capace com’è di rendere illeggi­bili gli altri scrittori. «Mi sono beccato la guerra nella testa. Ce l’ho chiusa nella testa» dice Ferdinand all’inizio di queste pagine, come se l’esperienza bellica – divenuta espe­rienza acustica – fosse solo la propaggine di una guerra molto più estesa e devastan­te, interna alla materia cerebrale. Eppure, attraverso il suo delirio – il suo parlottio ipnotico, sbracato e ininterrotto, come il fischio del rimorchiatore sulla Senna, nella notte, che chiudeva il Viaggio –, ci si accor­ge che Céline è stato l’unico scrittore capa­ce di nominarla. Dalla parte dei Buoni nes­suno ha trovato la parola.

 
Recensione

''Ce l'ho chiusa nella testa'' la guerra, scrive Louis-Ferdinad Céline ferito alla testa vicino a un orecchio e al braccio destro durante uno scontro all'inizio della Grande Guerra, nel 2014 mentre era in missione per il suo reggimento nei pressi di Ypres.

Il giovane ventenne è così ''perseguitato da un orribile baccano che sfondava la testa'' ed è come se scrivesse per sfuggirlo, per sovrastarlo e salvarsi, aggrappandosi al disastro del mondo che lo circonda fin dentro un ospedale da campo allestito nella navata di una chiesa, sempre in prima persona, come nel suo stile diretto e coinvolgente, legato a una dolorosa necessità e felicità di scrittura. 


    Questo racconto di un centinaio di pagine, intitolato 'Guerra'', è la trascrizione a cura di Pascal Fouché di una prima stesura di un manoscritto, uno di quelli scoperti tra quelle che erano nel suo appartamento di Montparnasse e che sembravano andate perdute. Sembrerebbe legarsi in modo non casuale e anche cronologicamente al romanzo '' Viaggio al termine della notte'', del 1932, ma ci sono prove che fu scritto qualche anno dopo e Francois Gibault nella sua nota introduttiva lo vede come ''un resoconto... registrazione di ricordi reali... 


    che pagina dopo pagina diventa sempre più romanzesco'', ovvero finisce per appartenere alla creazione letteraria di Céline sempre così affondata nella realtà, anche se distorta dal suo modo di viverla e raccontarla per renderla più vera, cruda, paradossale come l'esistenza stessa. 


    Si tratta di un testo grezzo, eppure ricco di ripensamenti e cancellature da parere già abbastanza lavorato, che ha subito minimi interventi, da una correzione illeggibile ripristinata con la versione precedente a parole particolari o di difficile decifrazione che sono state messe in evidenza. Del resto sappiamo che sarà lui a minacciare i propri editori se avessero cambiato anche una sola virgola dei suoi scritti. Così la lettura appare fluente grazie a una scrittura intensa e quella densa narrazione personale, affabulatoria e avvolgente così ben resa in italiano da Ottavio Fatica, e che, anche in questo caso, vive di una serie di incontri particolari, a cominciare dalla infermiera l'Espinasse che sembra assieme dare e succhiargli via quel po' di vita che è rimasta al povero Ferdinand. Ci sono poi i ''piagnucolosi'' genitori in visita e la cantiniera Onime che reclama un credito di 322 franchi, ma soprattutto il malavitoso Bébert e in particolare sua moglie Angèle, prostituta che esercita anche al fronte. 

Così il racconto passa dai sanguinolenti e dolorosi resoconti fisici e medici a episodi di una sfrontata e assoluta sessualità, sempre osservando tutti con occhi che colgono l'estremo, il comico e il grottesco di ogni situazione. 


    Questo in quella realtà sempre più romanzesca come è in effetti e come sempre ce la racconta Céline, sino a quando il suo Ferdinand non si imbarcherà all'improvviso a Boulogne per l'Inghilterra, commentando, in una pagina finale che vale tutto il libro: ''Ci sono esseri così, è strano, sono carichi, arrivano dall'infinito, ti vengo a esporre sotto gli occhi il loro gran fagotto di sentimenti come al mercato.... Non sano presentare bene le cose. e tu non hai comunque il tempo di rovistare tra le loro carabattole.... Che fanno allora? Buttano via tutto? Non lo so. Che ne è di loro? Non se ne sa niente....
    Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto''.

 

RECENSIONE: LA TERRA INUMANA DI JOZEF CZAPSKI - ADELPHI

Józef Czapski

La terra inumana

Traduzione di Andrea Ceccherelli, Tullia Villanova
A cura di Andrea Ceccherelli
Biblioteca Adelphi, 743
2023, pp. 459 - € 28,00
Temi: Letterature slave

 

 

Czapski e l'epopea dei polacchi in Russia

Volume storico con gli echi di Cechov e di Grossman

Il libro

14 agosto 1941: a meno di due mesi dall’ag­gressione tedesca dell’Unione Sovietica, e solo due anni dopo la sottoscrizione del patto Molotov-­Ribbentrop – che in un «pro­tocollo segreto» aveva stabilito la sparti­zione della Polonia –, a fronte della mi­naccia nazista viene firmato l’accordo mi­litare fra Stalin e Sikorski per la costituzio­ne, sul territorio dell’URSS, di un’armata polacca composta da soldati in preceden­za fatti prigionieri dai sovietici e deportati. All’inizio di settembre Józef Czapski, che ha servito come ufficiale nell’esercito po­lacco ed è stato internato dapprima a Sta­robel’sk e poi a Grjazovec, viene dunque liberato insieme ai suoi compagni dopo «ventitré mesi dietro il filo spinato». È l’i­nizio di un’odissea che porterà Czapski ad attraversare l’intera Unione Sovietica – e gli eventi più estremi del secolo scorso – con l’incarico di indagare sui quindicimila pri­gionieri polacchi che sembrano scomparsi nel nulla (e che verranno in parte rinvenu­ti, nel 1943, nelle fosse comuni di Katyn’). Un’odissea qui raccontata in presa diretta e in ogni – spesso sconvolgente – detta­glio: dall’esodo in condizioni disumane di militari e civili alle atroci testimonianze dei reduci dai campi, dall’incontro con il ca­po della Direzione centrale dei lager («pa­drone della vita e della morte di qualcosa come venti milioni di persone») ai contat­ti con le popolazioni. Esperienze che, per Czapski, diventano anche «una lenta, quo­tidiana iniziazione all’immensità della mi­seria umana».

 Recensione
 
Ci sono gli echi del viaggio a ''L'isola di Sachalin'' di Cechov come dei romanzi di Vasilij Grossman in questo libro storico, di indagine e viaggio di Jozef Czapski, la cui sostanza documentaria prende vita e forza grazie alle sue qualità di scrittura e di sentire, alla capacità di infondere umanità e moralità alle sue pagine, alle sue drammatiche esperienze in quella ''terra inumana'' che è la Russia stalinista, tra guerra e dopoguerra. Così ci metterà 5 anni, dal 1942 al 1947, a riprendere i suoi appunti e scrivere queste memorie, colpito da ''un tale annientamento degli esseri umani''. 

    Non a caso Czapski è un intellettuale colto e raffinato, letterato laureato a San Pietroburgo e pittore e studioso di Proust, tanto che in prigionia tenne conferenze e illustrò l'opera ai suoi compagni, tutto a memoria (il racconto ''Proust a Grjazovec'' è stato anch'esso edito da Adephi). Passò infatti ''ventire mesi dietro il filo spinato'' in tre diversi campi di prigionia in Russia, prima che l'attacco tedesco lo riportasse in libertà come tutti i polacchi arrestati a cominciare dal 1939, per costituire un armata polacca che combattesse accanto ai sovietici, al comando del generale Wladyslaw Anders.
    All'ufficiale Czapski, nato a Praga nel 1896 da madre aristocratica e padre funzionario zarista, viene allora affidato un incarico particolare, quello di rintracciare quelle migliaia di ufficiali suoi connazionali deportati in quegli anni in vari campi e prigioni dell'Urss o ridotti in schiavitù nelle fabbriche. E' l'esperienza che viene narrata in questo esemplare testo di rara forza e capace di far emergere e rendere vive le storie singole nel tragico racconto corale. 

    La sua è una ricerca che dura due anni e che diventa un viaggio tragico e umano nella Russia stalinista, registrando confessioni e testimonianze agghiaccianti. Un viaggio con pochi risultati, ma ricco di incontri, politici e militari, dal generale Nasedkin ''padrone della vita e la morte di qualcosa come venti milioni di persone'', essendo capo dei gulag siberiani, ai vertici della Nkvd, la Polizia politica e anche con scrittori come Ilya Erenburg e, più avanti, oramai diventato capo dell'Ufficio propaganda dell'esercito, Anna Achmatova. E del resto il racconto spesso rimanda e cita testi letterari, principalmente dell'amato Dostoevskij, perché la lettura di questo diario è coinvolgente proprio per la qualità della scrittura, per le capacità narrative di Czapski e il suo punto di vista, colto, letterario, a mediare la necessità documentaria. 

    A essere introvabili sono diverse migliaia di polacchi e solo nel 1943 si scoprirà dove sono finiti, con la scoperta mostruosa delle fosse di Katyn, dove erano stati tutti trucidati. E, in appendice, le ultime 15 pagine sono un articolo di Czapski del 1948 proprio per spiegare quell'orrore, di circa cinquemila persone, prigionieri polacchi, tutte uccise con un colpo alla nuca dai russi, che però gettano le responsabilità sui tedeschi, arrivando a rompere i rapporti col governo polacco che li accusa, infine illustra le prove che si trattasse di tutti i prigionieri del campo di Kozel'sk, per aggiungere che ''è allora inevitabile chiedersi che fine avessero fatto i prigionieri dei campi di Starobel'sk e di Ostaskov: nessuno di loro è stato ritrovato a Katyn e ha poi mai dato segno di vita''. 

    Nel peregrinare, il libro finisce con l'arrivo in Turkestan e poi Iran sempre nell' impegno di Anders di ricostruire l'esercito polacco. ''Allora non pensavo a ciò che poteva aspettarci dopo la sconfitta della Germania'', confessa Czapski, supponendo che dopo tutto sarebbe cambiato, e ricordando quindi ''la sopravvalutazione delle energie morali della 'grande democrazia'''. Ma non poteva non esserci speranza in chi elenca ''Il milione e mezzo di polacchi deportati da Stalin; i cadaveri dei bambini, alle stazioni di Leopoli e Tarnopol, gettati fuori dai finestrini dei carri bestiame pieni di deportati nell'inverno 1940; le intere province spopolate da distruzione e fame; le centinaia di migliaia di donne scaraventate nella nuda steppa", chiedendosi quindi desolato, ricordandoci il nostro Primo Levi, ''Che cosa significa un uomo?''

 

 

lunedì 26 giugno 2023

L'ARMA DEI CARABINIERI: UNA STORIA TUTTA ITALIANA

Incontro con il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, unitamente ad una rappresentanza di Carabinieri, in occasione del 209° anniversario della costituzione dell’Arma.

PROTAGONISTI E OPERAZIONI DI RECUPERO
 
LA DIPLOMAZIA DELL'ARTE DELL'ARMA DEI CARABINIERI
 
Ministeri, tribunali, forze dell'ordine, ambasciate, Interpol, funzionari, esperti... Sono molti i soggetti coinvolti nelle (estenuanti) trattative nazionali e internazionali per riportare a casa oggetti e capolavori a vario titolo - legale o spesso illegale - esposti nei musei di mezzo mondo. 

Quello dell'Arma dei Carabinieri è un mondo non facilmente penetrabile, costantemente impegnato in <<casi>> - vecchi e mai risolti o di cronaca recente, che però non sempre possono essere resi pubblici proprio perchè delicati e resi ancora più complessi dalle diverse legislazioni, soprattutto extra europee. 
 
#21giugno: auguri da parte dell’Arma dei #Carabinieri alla @GDF, che oggi celebra il 249° anniversario della sua costituzione.
 
#24giugno 1864: nella relazione ufficiale che la Commissione Affari interni invia al Governo, l’Arma dei #Carabinieri viene per la prima volta definita “Benemerita”. Un titolo che ancora oggi designa l’Istituzione carabinieri.it/arma/curiosita


 

COME ORGANIZZARE UNA VACANZA SENZA STRES?

 COME ORGANIZZARE UNA VACANZA SENZA STRES?

Postcard AD: cosa fare a Forte dei Marmi in 48 ore

ESTATE 2023. DOVE VANNO IN VACANZA GLI ITALIANI?

ESTATE 2023. DOVE VANNO IN VACANZA GLI ITALIANI?

POSTECARD  labibliotecadikatia.blogspot.com

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Le proposte di alloggi Airbnb per la Puglia e la sua splendida penisola Salentina sono le più gettonate per l'estate...








































ABITARE LA VACANZA. CITTA' ITALIANE DA (RI)SCOPRIRE

G. De Carlo Colletta d iCastelbianco photo courtesy “Abitare la vacanza”.

Casa Gostner 1998 photo E. Piccardo courtesy “Abitare la vacanza”. ABITARE LA VACANZA. 

CITTA' ITALIANE DA (RI)SCOPRIRE.


In foto: Colletta di Castelbianco (Savona), Baratti (Livorno) e Costa Paradiso (Sassari)

G. De Carlo Colletta d iCastelbianco photo courtesy “Abitare la vacanza”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Casa di Ivan 1994 photo E. Piccardo courtesy “Abitare la vacanza”.

 

Casa Scalesciani 1977 photo E. Piccardo courtesy “Abitare la vacanza”.
G. De Carlo Colletta d iCastelbianco photo courtesy “Abitare la vacanza”.

I TESORI DEL TITANIC. IL TITAN ALLA RICERCA DEI TESORI PERDUTI.

 

I TESORI DEL TITANIC. IL TITAN ALLA RICERCA DEI TESORI PERDUTI.

Il relitto è il <<volto della città perduta>>. Quello che l'esposizione del museo prova a raccontare con le sue opere recuperate tra tessuti, arredi, parti della nave. Un volto in gran parte perduto o comunque <<schiacciato>> tra i fasti dell'ingegneria e le magniloquenze dell'arte, senza dimenticare il triste destino che già sappiamo: il mondo è ingiusto.

Dopo giorni trascorsi a leggere notizie sugli uomini a bordo del sommergibile, la notizia del ritrovamento dei resti del Titan mi ha toccata. Ho letto poi che i detriti erano a cinquecento metri dal Titanic e allora la prima domanda che mi sono posta è se i suoi passeggeri avessero fatto in tempo a vedere il mastodontico scheletro della nave che riposa da oltre un secolo sul suolo marino prima che il sommergibile esplodesse in mille pezzi. Spero di sì.

Non so per cosa valga la pena vivere o morire, suppongo che per ciascuno la risposta sia diversa, ma essendo gli uomini a bordo a conoscenza dei rischi che correvano credo che almeno una piccola parte dentro di loro, avesse accettato che morire per vedere il Titanic a quattromila metri di profondità non fosse poi così male. 

Il Titanic <<la città galleggiante>>, come viene spiegato in uno dei pannelli del museo che accompagnano le sezioni nel percorso è infatti, <<come un prezioso relitto affondato da secoli, di cui con difficoltà stiamo riscoprendone i tesori>>. 

Credo di poterlo capire. Cosa hanno immaginato questo manipolo di uomini in una capsula con un oblò da cui si possono ammirare meduse trasparenti e granchi muschiosi illuminati dal riflettore del Titan che li avvolge nel fascio di luce facendoli brillare nell’oscurità.

Ma dura solo un istante. Un lampo rischiara per l’ultima volta l’intero relitto, poi di nuovo buio. 

venerdì 23 giugno 2023

Dormire ti fa bella: rimedi beauty e trattamenti per la sleep routine.

 

Dormire ti fa bella: rimedi beauty e trattamenti per la sleep routine

Dormire ti fa bella: rimedi beauty e trattamenti per la sleep routine

CASE DA SOGNO O SOGNI UNA CASA?

 CASE DA SOGNO O SOGNI UNA CASA?



Nel nostro contetso sociale, anzi social, i tratti caratteriali e psicologici di chi punta lo sguardo verso sè stesso sono oggetto di biasimo collettivo. Il bisogno di introversione da dove nasce?


Nel nostro contetso sociale, anzi social, i tratti caratteriali e psicologici di chi punta lo sguardo verso sè stesso sono oggetto di biasimo collettivo. Il bisogno di introversione da dove nasce? Ma la posta in gioco più preziosa del pensiero non consiste proprio nella possibilità di scardinare le abitudini e i giudizi più consolidati? Non è forse un caso, che ci assedia un mondo sfinito nel quale nessuna durata sostiene e garantisce il significato ultimo delle cose.

C'è ancora oggi l'idea, molto diffusa della Questione Morale. Solo buone leggi e istituzioni possono contrastare la deriva etica. Esprimi la tua opinione?

 

C'è ancora oggi l'idea, molto diffusa della Questione Morale. Solo buone leggi e istituzioni possono contrastare la deriva etica. Esprimi la tua opinione?

Considerate Silvio Berlusconi alla stregua di un leader populista?

 

Considerate Silvio Berlusconi alla stregua di un leader populista?

Cosa può aver ispirato a Emily Bronte l'amore assoluto di Catherina e Heathecliff in Cime tempestose?

Cosa può aver ispirato a Emily Bronte l'amore assoluto di Catherina e Heathecliff in Cime tempestose?


martedì 20 giugno 2023

QUALI SONO LE RADICI DEL SOGNO?

I sogni hanno aggettivi infiniti. Al risveglio, combattiamo con la memoria per trattenere una storia, un volto, una frase. Sono la radiografia nebbiosa di un passato quasi senza tempo.

 Il sogno  è un animale selvatico che gli esseri umani hanno cercato di catturare in molti modi: leggendolo come un messaggio degli dei; interpretandolo come un segreto dell'inconscio; immaginandolo come un esercizio cognitivo per predisporsi a difficoltà diurnè; registrandolo con strumenti tecnici sensibili alle sue scariche neurali, alle sue improvvisazioni sinaptiche. Presi tra mille correnti, i sogni, imperterriti, mantengono il segreto. Al tempo stesso, chiedono ascolto. Servono la vita.

Freud ciceva che nei sogni c'è qualcosa di insondabile un ombelico li unisce all'ignoto.

Molte storie iniziano con una trasformazione. Sapete riconoscere queste?

1) Una mattina, al risveglio da sogni inquieti; Gregor Samsa scopre di essere diventato un insetto.

Frank Kafka, La metamorfosi.

2) Al volante di una macchina, fermo al semaforo, un uomo pronuncia queste parole: Sono cieco. 

Josè Saramago, Cecità.

3) Per ragioni incomprensibili il professore David Alan Kepesh si ritrova trasformato in un enorme seno.

Philip Roth, Il seno.

4) Sul divano di casa sua, il signor Munster si sveglia e scopre di essere morto.

Alberto Savinio, La nostra anima. 

5) Un mattino Anders, un uomo bianco, si svegliò e scoprì di essere diventato di un innegabile marrone scuro.

Monshin Hamid, L'ultimo uomo bianco. 

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