domenica 7 aprile 2019

RECENSIONE - LA LUNA E I FALO' by CESARE PAVESE - EINAUDI EDITORE




La luna e i falò

di Cesare Pavese 
EINAUDI EDITORE
 Collana: Super ET 
Lingua: Italiano 
Copertina flessibile: 246 pagine
ISBN-10: 8806219383 
ISBN-13: 978-8806219383
 
SINOSSI
  Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato dalla critica il libro più bello di Pavese, "La luna e i falò" è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, "La luna e i falò" recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private, l'amicizia, la sensualità, la morte, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo.




RECENSIONE

CESARE PAVESE nasce nel 1908 a S. Stefano Belbo, un paese sulle colline delle Langhe in provincia di Cuneo; a sei anni perde il padre e poco dopo con la famiglia si trasferisce a Torino, ma il mondo della collina gli rimane nel cuore come simbolo dei giorni felici dell'infanzia.
UN PAESE VUOL DIRE NON ESSERE SOLI

La luna e i falò, il romanzo conclusivo di Pavese, riprende i temi essenziali della sua narrativa, soprattutto l'adesione al paesaggio ed al costume di vita delle Langhe, ma con un'intonazione più pessimistica: siamo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, ed ai falò che i contadini per  unatradizione vecchia di secoli accendevano sulle colline nelle notti d'estate si sono succeduti altri falò più crudeli, quelli delle case oncendiate, dei corpi bruciati nelle tragiche vicende della lotta partigiana e dei rastrellamenti. 
Il protagonista, che racconta in prima persona, è cresciuto in questi luoghi come un trovatello adottato da una famiglia di poveri contadini, vi ha vissuto l'infanzia e la prima giovinezza in una condizione di povertà e di duro lavoro: più tardi ha lasciato le Langhe, è andato in giro per il mondo, conservando però il ricordo e la nostalgia di questa terra che resta nel sangue di chi sente di appartenervi. Ora, da adulto, torna suoi luoghi della sua faticosa adolescenza, perchè l'uomo sente il bisogno di trovare le sue radici, di appartenere ad un paese e ad una terra; qui egli cerca di recuperare le esperienze di un tempo, di rivedere i luoghi e le persone come erano rimasti nel suo ricordo, ma li ritrova profondamente mutati.

Nel brano iniziale del romanzo, in cui comincia a deliniarsi la situazione del ritorno e della differenza tra i miti della memoria e la realtà. Il romanzo La luna e i falò, descrive la sua esperienza narrativa, un tema costante: il rapporto dell'emigrato con la terra ritrovata dopo una vasta esperienza del mondo, la verifica dei valori e dei significati particolari che la vita e gli uomini di questi luoghi hanno assunto nel ricordo di chi ne è stato lontano; quindi, le Langhe sentite come <<mito>> della memoria, come il più tipico dei <<miti>> di Pavese. Per questo La luna e i falò, l'ultimo liro di Pavese, rappresenta un punto d'arrivo di tutta la sua esperienza di scrittore e ne rivela il fondo autobiografico.

<<La luna e i faò>> è il libro più autobiografico di Pavese, ma è anche quello in cui l'autobiografia viene filtrata e distanziata in una contemplazione serena (.....). La trepida fiducia del protagonista nelle possibilità del ritorno si alimenta delle presenze mitiche, uniche dei luoghi a cui ritorna: la valle del Belbo, Canelli, <<la porta del mondo>>, Gaminella ed il paese sono le voci che dal fondo dell'animo lo inducono al viaggio nel passato (......).

La narrazione procede su un duplice piano: realtà presente e ricordo che si intrecciano nella figura del protagonista il quale, rivisitando i luoghi della sua infanzia, vorrebbe ritrovare la coscienza di sè, la sua non-estraneità al luogo che gli ha dato la primitiva conoscenza delle cose.

Si noti inoltre come Pavese presenti in modo del tutto personale una figura tipica nel nostro secolo della società italiana più umile: l'emigrante. Egli vede nela scelta dell'emigrazione soprattutto ragioni individuali, l'evasione dalla chiusura dell'ambiente contadino, la sete di vventura e di una più ampia conoscenza del mondo. Per questo, l'emigrante di Pavese è un individuo isolato e diverso dal contesto sociale originario, a cui anela a tornare dopo aver esaurito le ragioni della sua fuga.
(Ben diversamente l'atteggiamento e la situazione dell'emigrante sono sentiti da altri autori, specie in rapporto alla situazione meridionale).

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