giovedì 23 febbraio 2017

L'uroboro di corallo di Rosalba Perrotta - Salani




Titolo: L'uroboro di corallo

Autrice:Rosalba Perrotta
Anno di Pubblicazione: 23 febbraio 2017
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 300
Prezzo Ebook: 9,99 €
Prezzo Cartaceo: 13,52 €
TRAMA
Sicilia, giorni nostri. Anastasia è una signora catanese della media borghesia, ormai avviata verso la terza età; madre di due figlie femmine e nonna di Matteo, è stata abbandonata qualche anno prima dal marito, ma si considera ancora sposata. La sua vita è stata fino a questo momento un susseguirsi di doveri e di convenzioni. Le cose cambiano a partire da un giorno ben preciso: la seconda moglie del nonno paterno, lituana e ben più giovane di lui, è morta e ha lasciato in eredità a lei e alle tre cugine un intero palazzetto di inizio Novecento a San Berillo, malfamato quartiere di Catania. Dopo tanti anni si rende conto che fino a quel momento ha fatto solo ciò che hanno deciso gli altri per lei, e coraggiosamente riprende la guida della sua auto, abbandonata nel garage dopo un incidente. Nel frattempo le ritorna in mente Igor, il bambino che a dieci anni l'aveva chiesta in sposa sotto l'albero di Natale, e si mette in testa di rintracciarlo: lo vede un giorno in televisione, intervistato in merito alla chiusura di una storica libreria indipendente. Anastasia spera di ritrovarlo e di proporgli di aprire insieme una libreria nella palazzina ereditata...
     DICANO DEL LIBRO:
Un godibilissimo romanzo postmoderno
 Caratterizzato da una levitas calviniana e da una scrittura che, pur utilizzando l’ironia, esplora con empatia i drammi e le difficoltà dei personaggi, L’uroboro di corallo affronta il problema delle trasformazioni nelle relazioni familiari e nei ruoli di genere, e mette in discussione gli stereotipi e i pregiudizi legati all’età.
 Il cambiamento: l’uroboro simbolo di rinascita
 Leitmotiv del romanzo è il cambiamento. Anastasia, ritiene che la sua vita sia mutata grazie al potere magico della spilla con l’uroboro, di cui è venuta casualmente in possesso. Sua figlia Nuvola, invece, guarda alla trasformazione della madre attraverso l’ottica sociologica dell’Interazionismo simbolico, e la spiega con il Teorema di Thomas: “Se credi che una cosa sia vera, sarà vera nelle conseguenze”.
L’uroboro di corallo è per certi versi un romanzo postmoderno in quanto presenta le caratteristiche delpastiche e del bricolage.  Compone insieme stili e generi diversi (romanzo psicologico, rosa, umorismo, fantasy, mistery, saggio sociologico), propone brani impostati come un copione teatrale, dialoghi di cui, a volte, si sente soltanto una voce, incolla nelle pagine bizzarri messaggi estrapolati da internet, testi di mail e di lettere, targhe di ottone, insegne e foto con dedica, giocando anche con caratteri tipografici diversi.
 L’alto e il basso, il siciliano
 Elementi appartenenti alla cultura alta (letteratura, sociologia, musica) vengono mescolati con elementi popolari quali canzonette, galatei, ricette di cucina, filastrocche.
Dialoghi e testi (mail, lettere) sono curati in modo da conferire a ogni personaggio una voce che lo caratterizzi. Anche per questo nei dialoghi si fa ricorso a termini siciliani, o a espressioni in quel siciliano italianizzato diffuso dopo l’avvento della televisione, il cui significato verrà poi chiarito in un dizionarietto finale.
 Una Sicilia non stereotipata
 Ambientato in Sicilia (Catania, Acireale, Taormina, Messina, Noto, Palermo), il romanzo cerca di offrire un’immagine più autentica e genuina della realtà dell’isola. Prende quindi le distanze dagli stereotipi che caratterizzano pesantemente molti romanzi e film “siciliani”. Non ripropone la Sicilia di cumpari Turiddu e Donna Lola, basata su sentimenti estremi, passioni violente, ancestrali e viscerali. Non ci sono lupare, drammi della gelosia, delitti d’onore, sceccarelli e fichidindia, ma si respira una quotidianità più complessa, variegata e ironica, in cui si evidenziano relazioni e confronti con il “continente”, e ci sono fruttuose escursioni, sia intellettuali che fisiche, in territori stranieri (che poi tanto stranieri non sono).
Le donne in cerca di ruolo
Il romanzo mette in luce le difficoltà legate all’essere donna nella nostra società e i mutamenti del ruolo femminile nel secolo scorso facendo anche riferimento a galatei molto popolari (Anna Vertua Gentile, Donna Letizia, Brunella Gasperini, Lina Sotis) e ai consigli forniti alle lettrici dalle riviste femminili.
La protagonista, Anastasia, che ha ricevuto un’educazione tradizionale, “all’antica”, subisce smarrita lo sconvolgimento del Sessantotto, e si trova poi, alla soglia della terza età, a dover affrontare un evento per lei inconcepibile: il marito ha chiesto il divorzio e si è risposato.
Il romanzo mostra il processo di trasformazione di Anastasia. Circondata da nuove figure significative che fungono sia da modello (“Vedi come siamo libere e indipendenti noi?”) che da specchio (“Tu vali. Hai anche tu la possibilità di cambiare”) e rassicurata dai presunti poteri dell’uroboro “magico”, lei comincia aguardare alla realtà con un’ottica diversa, si comporta in modo differente, ha il coraggio di fare delle scelte, e dà così inizio al cambiamento.
La figlia di Anastasia, Nuvola, e la sua amica Fernanda, invece, vivono problemi oggi molto comuni per legiovani donne: difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, ticchettio dell’orologio biologico che le incita a sbrigarsi ad avere un figlio, rapporti con uomini che non sono adatti a loro. Anche in questo caso, però, la fiducia nelle proprie capacità di gestire sia la vita che le scelte dà il via al cambiamento e promuove un cammino di trasformazione.
La terza età e la novità
 «Ma chi sono gli anziani?» rispose Nuvola. «Non esistono, non sono una realtà ontologica. Siamo noi a creare le categorie, a catalogare le persone e ficcarcele dentro.
Nell’Ottocento, tu, che hai quarant’anni, saresti stata già anziana. Te lo avrebbero detto e ci avresti creduto. Tutto è costruzione sociale».
 Si può cambiare a 71 anni? Riuscendo a cogliere le opportunità che una serie di circostanze le pone dinanzi, la protagonista del romanzo, Anastasia, impara a guardarsi con occhi diversi, a vedersi come “persona” e non più come “anziana” o “vecchia”. Valorizza così antichi interessi e nuove relazioni, trasforma le sue amicizie e la sua vita, va alla ricerca del suo primo amore, e trova il coraggio di dare inizio a una nuova affascinante attività. “Non è mai troppo tardi”, come diceva in tv il maestro Manzi.
La musica: imparare a cantare
 L’uroboro di corallo è attraversato da continui riferimenti musicali.
Uno dei massimi desideri della protagonista, che è stonata, è imparare a cantare, e l’altra protagonista, Nuvola, suona il jambé in un ristorante marocchino.
I brani che aleggiano nel romanzo sono i più svariati. C’è Adeste fideles che fa da Leitmotiv all’innamoramento di Anastasia e Igor bambini durante il Presepe vivente, ci sono gli inni patriottici di cui è appassionato il Colonnello De Francesco, e ci sono i valzer che scandiscono le emozioni di Nuvola (Waltz2di Shostakovic, Tace il labbro…).
La spagnola sa amar così e Straziami ma di baci saziami sono i cavalli di battaglia della signora Buonincontro, che ha voce da soprano ed è richiestissima alle feste dei vicini;  Banana boat e Tipitipitipso risvegliano in Anastasia il ricordo di quando era ragazza. E poi, con Quarantaquattro gatti, Verranno a te sull’aure e Riderò, nella Lezione di canto per stonati, lei finalmente imparerà a cantare.
 La gastronomia (siciliana, “straniera”, e di fantasia): i segreti nei piatti
 Nell’Uroboro di corallo, la cucina è una presenza costante.
Diversi personaggi sono appassionati di cucina:
Anastasia, cuoca all’antica con qualche incursione nella modernità, prepara i cappelletti fatti in casa (si descrive il procedimento), le lasagne con radicchio e provola ragusana, e varie altre delizie.
Rossella, che studia da panettiera, sogna di aprire una Boulangerie-pâtisserie e si dedica, nel frattempo, alla confezione di torte salate e fantasiose tartellette;
Matteo, notaio con l’hobby della cucina, si esibisce in sofisticate e bizzarre ricette
Myrna sforna crêpes con ricotta e spinaci e offre sostegno e consigli ai cucinieri inesperti nel Blog La cuoca-psicologa.
Al ristorante La Catanesella , aperto da Giovanni in Guadalupa, si mangiano, tra l’altro, Pasta alla Norma e Parmigiana (c’è la descrizione delle ricette).
A Bruxelles Nuvola, in un bar affacciato sul Sablon, riflette sulla vita dinanzi a una Salade au Chevre chaud (di cui si descrive la ricetta).
E i riferimenti potrebbero continuare a lungo.
 Antiquariato e arredamento
 Diverse scene dell’Uroboro di corallo sono calate nell’atmosfera di negozi di antiquariato.
Ecco alcuni brani.
 Nell’aria, profumo di cera per mobili. All’ingresso, una portantina color burro decorata con scene campestri; poi, un presepe napoletano poggiato sopra un comò zoppo (tre vecchi libri al posto del piede), più in là un biliardo stipato di carabattole, tra cui un grammofono con tromba a campana.
Alle pareti quadri di antenati, di vescovi e di donne discinte. Dal soffitto pendono lampadari con gli sbrendoli incrostati di polvere. In fondo c’è una voliera liberty. E, in un angolo, un piccolo tavolo con tovaglietta di fiandra, tazze di porcellana, teiera d’argento Queen Anne, più un vassoio risalente all’epoca della regina Vittoria, colmo di meringhe alla crema e tartellette.
Parlare di fantasmi in un’atmosfera così non fa paura, anzi è quello che ci vuole. (pp. 138-139)
 Nuvola, al Sablon, passeggia per il mercatino dell’antiquariato che il sabato mattina si materializza accanto alla chiesa. Era già venuta con Cristiano, ma lui si annoiava e latirava via: «Daaai, Nuvolina… Cianfrusaglie, o cose troppo care». Adesso lei si incanta a guardare i piccoli stampi in metallo
per fare i cioccolatini, le immaginette di santi col bordo traforato, le strisce di merletto di Bruges. Ma che cos’è quel fagotto simile a un istrice? È un cuscino di velluto irto di spilloni da cappello, uno diverso dall’altro: capocchia di ghiaietto nero, capocchia con gli strass, grande perla a forma di lacrima… (pp. 206-207)
 Poi nei negozi d’antiquariato mori che reggono cornucopie di fiori e frutta, e trumeaux coi cassetti semiaperti da cui sporgono bambole  d’epoca, cappellini e ventagli. (p. 217)
 Il grande spazio assume pian piano l’aspetto di un bizzarro riassunto di casa: il salotto con i mobili Luigi Filippo e le consolle con sopra le campane di vetro, una credenza che ospita una Mamie di Via col vento in ceramica con la scritta cookies e una collezione di gallinelle in opaline, quelle dette
hen on the nest. Poi un letto, in ottone e rame, completodi culla.E c’è anche un affascinante angolo eclettico: tavoli e tavolinetti di vario stile e tipo, piacevolmente assortiti con sedie spaiate, anch’esse di vario stile e tipo. (p. 175)
 Tarocchi
 Lungo tutto il romanzo si fa riferimento alla lettura dei tarocchi, in particolare al mazzo Rider-Waite, le cui immagini dense di simboli aiutano a trovare nuove soluzioni.
 pescò un volumetto del 1979, con annesso mazzo di carte, dal titolo Il tarocco intuitivo. La quarta di copertina diceva che uno degli autori aveva studiato Sociologia con Ferrarotti.
Incuriosita dalla colleganza, acquistò il libro, lo lesse, e restò affascinata: i simboli dei tarocchi incitano a guardare alla realtà in modo diverso, strappano la mente al solco dei pensieri abituali mostrando nuove possibili vie. (p. 85)




BIOGRAFIA

 Rosalba Perrotta vive a San Gregorio, un piccolo centro alle pendici dell’Etna. È sposata e ha un figlio, Stefano. Non possiede bestiole domestiche, ma dà i croccantini ai gatti che visitano il suo giardino. Ha insegnato con grande passione Sociologia all’Università di Catania. È autrice, tra l’altro, di All’ombra dei fiori di jacaranda, edito da Salani.

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