lunedì 27 febbraio 2017

UN BACIO IN SOSPESO DI LUIGI MANCINI


TITOLO: UN BACIO IN SOSPESO
AUTORE: LUIGI MANCINI
CASA EDITRICE: LES FLAUNERS EDIZIONI

SINOSSI

«Un cantastorie, una leggenda, un giovane eroe e i suoi aiutanti, una principessa imprigionata in una sontuosa dimora, un orco malvagio e la suprema lotta tra il bene e il male. Nonostante la presenza suggestiva di tutti questi classici elementi, non si tratta di una fiaba e sarà il lettore a scoprire perché… La vicenda narrata si svolge in un tempo sospeso, tuttavia è intenzionalmente ancorata a un territorio specifico, l’entroterra napoletano. La scrittura dell’autore è un filo teso tra poli opposti: poesia e trivialità, denuncia sociale e tangibile erotismo. Queste pagine sono intrise di quell’amore viscerale che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita e per cui forse ha lasciato Un bacio in sospeso».

CONOSCIAMO L'AUTORE: LUIGI MANCINI


Luigi Mancini (1980) nasce a Napoli ma vive a Reggio Emilia. Fin da giovanissimo scrive poesie e canzoni; dal 2013 si cimenta con la scrittura di romanzi. Con Les Flâneurs ha già pubblicato La ragazza silenziosa (2016).


RECENSIONE 

 
A raccontare tutto questo è l’autore Luigi Mancini, non troppo tempo fa: un uomo che tenta di ricucire lo strappo del passato e illuminare il buio nella mente dei suoi protagonisti, immaginando cosa sia accaduto davvero quella notte, e cosa significhi perdere se stessi. Ma soprattutto tenta di rispondere a una domanda: com'è possibile, dopo una ferita cosí profonda, sperare di essere felici? Tra La ragazza silenziosa e Un bacio in sospeso, Luigi Mancini ha scritto una storia di formazione diversa da tutte le altre, che cattura il lettore con una lingua cesellata, dura e trasparente.
Facendone la storia di due amanti maledetti che sfidano il disprezzo del mondo in nome di una passione.
Un romanzo che affronta temi come l’amore, il sesso, la morte, il distacco, la paura, il morboso legame tra queste parole e soprattutto il confine sottile che da un momento all’altro può portare il nostro cervello in zone che non sospettavamo neanche esistessero in noi.
Una caratteristica nel modo di parlare di Elisa era la fretta con cui cercava di concludere certe frasi prima di lasciarsi sopraffare dall’ilarità, anche se qualche volta, come adesso, un breve scoppio di risa faceva esplodere all’improvviso le sue parole e lei doveva afferrarle al volo e finire la frase ancora più precipitosamente, tenendo a bada la sua allegria e facendo seguire l’ultima parola da un triplo rimbalzo di risa sonore, di gola, erotiche e soffici”.
Ciò detto, “Un Bacio in Sospeso” è un grande romanzo, e lo è perché Luigi Mancini riesce a descrivere le avventure di Stefano ed Elisa con un linguaggio avvolgente, seducente, poetico ma sempre attraversato da un’ironia talvolta feroce. Mancini  ci mostra la nascita graduale di una passione che è destinata a incontrare la condanna del mondo, a restare nascosta di fronte a tutti. Stefano ed Elisa sono costretti, infatti, a scambiarsi i loro primi baci, e poi in un crescendo le loro effusioni sempre più ardenti, nei luoghi più impensabili, anche perché tra i piedi hanno spesso non solo il marito di lei ma anche tutto questa provincia ammalata. Il tempo della separazione che li attendono non faranno che rinsaldare questa loro passione, e nel frattempo anche la loro storia di due amanti maledetti che sfidano il disprezzo del mondo in nome di una passione sarà divenuta più grande, e la sfida  crescerà sempre più all’interno del romanzo.
Mancini rivela tutta la vulnerabilità dei nostri primi affanni d'amore. Quei ragazzini (Stefano ed Elisa), siamo stati anche noi, noi che siamo stati feriti e ci siamo rintanati in noi stessi, pensandoci al sicuro da ogni emozione. Noi, che abbiamo giurato di non amare niente e nessuno per il resto della vita.
Ma la gente di Casandrino, specialmente quelli con la mente più chiusa, prendono a parlar male di questo bel rapporto tra Stefano ed Elisa; parlano talmente tanto che le voci arrivano sino alle orecchie del marito di lei, che con prepotenza chiede ai rispettivi amanti di non vedersi più.
Lì in quel paese trascorsero ore, giorni di comune respiro, di comune pulsare del cuore, in cui entrambi i due giovani avevano costantemente la sensazione di smarrirsi o di essersi tanto inoltrati in un luogo estraneo quanto ancora non si era inoltrato nessuno prima di loro, un luogo estraneo, nel quale persino l’aria non aveva alcun elemento in comune con l’aria di casa, nella quale si era condannati a soffocare per l’estraneità ma tra le cui assurde seduzioni non si poteva far altro che proseguire ancora, smarrirsi ancora.
“Quando invece era solo con Elisa, Stefano sentiva costantemente una languida pressione alla sommità della spina dorsale, gli si stringeva il petto, gli si indebolivano le gambe e le sue dita conservavano a lungo la fresca forza della stretta di mano della donna.
Riusciva a calcolare con approssimazione di un centimetro la misura esatta in cui lei mostrava le gambe passeggiando per la stanza o sedendosi con le gambe accavallate e percepiva, quasi senza guardare, la tesa lucentezza delle sue calze, il rigonfiamento del suo polpaccio sinistro sopra il ginocchio destro; e la piega della gonna, declive, morbida, leggera, nella quale sarebbe stato bello affondare il viso. A volte, quando si alzava e gli passava davanti per avvicinarsi alla sua persona, la luce la colpiva con un’angolazione tale da lasciar intravedere la linea delle sue cosce attraverso il leggero tessuto della gonna; e una volta si era leccata un dito per accarezzare rapidamente la seta.
Ogni tanto, quella languida sensazione di peso diventava troppo opprimente e allora, approfittando magari di un momento in cui i suoi occhi erano rivolti altrove, perlustrava la sua bellezza cercandovi qualche piccolo difetto sui cui potesse far leva per calmare la sua fantasia, e per lenire quindi l’implacabile tumulto dei sensi.
Ho riscoperto la semplicità del sentimento attraverso le parole di Mancini, ricordando che siamo noi, coi nostri veti mentali, le nostre risoluzioni adulte, a complicare quello che complicato non è.
Straordinario romanzo della piena maturità di Luigi Mancini, Un bacio in sospeso  è la cronaca esemplare della vita di due grandi anime solitarie, troppo forti per andare davvero incontro a se stesse e alla vita.

                                                                                CITAZIONI DEL LIBRO 

Ci sono anime, amori, indissolubili passioni che strappando mappe e frantumando lancette, accadono in luoghi inaspettati e in tempi del tutto inattesi. Fu così per gli amanti di cui vi racconto.

Ci sono sguardi che paiono avere mani che sfiorano, sguardi che sembrano quasi avere voce, costringono a sentire, a guardare... fu così che lui la vide. Guardarsi, estirparsi l’anima, entrarsi dentro, dipingersi addosso 


Ma poteva mai essere così facile, si chiedeva Stefano, innamorarsi di qualcuno? Parlarsi appena, sfiorarsi soltanto, per lasciarsi penetrare l’anima da una persona del tutto estranea?

I due giovani amanti erano un segreto, qualcosa accaduto davanti agli occhi di tutti, di quella gente che non aspettava altro che poter parlare e sparlare di qualcosa o di qualcuno. 
Non è finita, Elisa, ci sarà sempre un bacio in sospeso tra noi

Stefano pensava alla sua Elisa, il profumo di quella musa gli stava ancora nella testa, non se ne andava. Sentiva ancora sul viso la carezza soffice dei suoi scuri capelli lisci.

Quanta frustrazione, quanto desiderio, quanta voglia di sentire il peso del suo seno nelle mani, di stringerla e tormentarla, di leccarle ogni segreto, ogni respiro. La pelle invocava la pelle di lei. Il cuore bramava il battito del suo cuore. La bocca mordeva l’aria in cerca delle sue labbra, della sua saliva che sola lo avrebbe dissetato.

“Un bacio in sospeso”, sì, ma solo questo? Il loro amore sarebbe dovuto essere solo e per sempre un bacio in sospeso? Ahi, di quanto mai sono chiamati a soffrire gli amanti.

«Abbiamo fatto l’amore, non farmi dire come, ma è stato l’eccesso più sublime che abbia mai vissuto! Lei è il completamento della mia esistenza… è la mia parte mancante, la metà unica della mia metà…

Lo stesso si chiedeva Stefano mentre rivelava a Pietro i trascorsi con Elisa: dal primo sguardo alla festa del paese, alle prime parole sull’autobus, al primo bacio rubato in quel carnevale assurdo e poi sguardi, sguardi e ancora sguardi e desideri scritti in aria, in quella stessa aria cattiva che i due amanti respiravano.
 
Quel fare l’amore per Elisa aveva significato una ribellione alla prigionia. Aveva dato a un altro quello che il marito le aveva sempre chiesto: la passione!

Ti amo da sere lontanissime, da prima ancora che la mia stessa esistenza avesse luogo. Ti amo di un amore che strazia la logica e fracassa tutte le buone ragioni che mi sussurrano di non amarti. Io vorrei ascoltarle, ma la tua voce è più forte, perché la tua voce è la mia!

Elisa era sempre più prigioniera dell’uomo che aveva sposato, che le impediva addirittura di vedere la madre. La ragazza ripensò alla sua infanzia difficile: suo padre, nonostante avesse sempre lavorato duramente, non era riuscito garantirle un futuro migliore. Ma lei aveva molto amato quell’uomo onesto che ora sentiva ripeterle quelle parole che sognava ogni notte: “Ricorda, bimba mia, ognuno è responsabile di se stesso. Studia, Elisa, e scappa via da questo posto!

Starle lontano, non potersi avvicinare a quell’incantevole presenza creava in Stefano un martirio silenzioso e invisibile. Annusava l’aria umida e percepiva l’odore salmastro della sua intimità, della sua anima inerme, da salvare, da portare via a ogni costo.

il mio petto è regno suo.






1 commento:

  1. Quanta intensità, Caterina, nella sua recensione. Le sono grato per l'attenzione e per le bellissime parole che ha speso per me e per il mio romanzo. Complimenti per il blog e per la professionalità.

    Luigi Mancini

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