Gli incendiari
Traduzione di
2020
Supercoralli
pp. 208
€ 18,50
Will
e Phoebe si incontrano al college e subito si amano di un amore
complice e sensuale che sembra saper colmare i loro vuoti. Will è un
ragazzo serio che evita ogni distrazione, ma la perdita della fede ha
lasciato in lui «un buco a forma di Dio». Phoebe al contrario è
affascinante e disinvolta, e passa da una festa all'altra per nascondere
il senso di colpa per la morte della madre. Nelle crepe del loro
passato s'insinua John Leal, un predicatore scalzo che avvicina
«discepoli» da convertire. Come in ogni battaglia d'amore, la posta in
gioco è la loro stessa anima.
«La prosa di Kwon definisce un mondo e poi si fa da parte per lasciare che sia il mistero ad abitarlo».
«The New Yorker»
«Questo romanzo è elettrico, qualcosa di nuovo
nel firmamento. Tutti dovrebbero leggerlo».
Garth Greenwell
Il libro
Cosí
si dice: da giovane attivista John Leal aveva aiutato i dissidenti
coreani a raggiungere clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino
al giorno in cui era stato rapito, gettato in un gulag e torturato.
Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, era ritornato in
America, aveva avuto una rivelazione e si era messo al servizio
dell’umanità fondando il gruppo Jejah. Questa storia, o una versione
sempre un po’ diversa di essa, racconta John Leal ai «discepoli» riuniti
al suo cospetto. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i
«giochi di magia», l’«abracadabra», come li definisce, gli sono ben
noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita
precedente, quando viveva in California e aveva abbracciato la
religione e il proselitismo per tentare di salvare una madre sofferente.
Un giorno poi si era inginocchiato in preghiera come d’abitudine, ma
non aveva sentito niente. La voce di Dio era sparita. Aveva abbandonato
la Scuola biblica, cambiato costa e vita e si era iscritto al
prestigioso Edwards College. È all’Edwards che Will incontra Phoebe. La
sua disinvoltura, la popolarità a scuola e con i ragazzi di quella bruna
sottile dai tratti coreani accendono immediatamente il suo desiderio,
cosí poco allenato, ma nascondono anche ferite profonde e mai
rimarginate: il fantasma di un pianoforte a cui Phoebe ha rinunciato
quando ha capito di non poter essere la piú brava, e il fantasma di una
madre amorevole e protettiva, morta forse anche per sua colpa. Will e
Phoebe si amano come fanno i naufraghi con la terra avvistata, bramosi e
incerti, ma le acque che li circondano sono molto insidiose. John Leal
subodora il vuoto quando lo incontra, e promette di saperlo riempire.
Come in ogni forma d’amore, la battaglia che viene ingaggiata ha per
posta l’anima. Quando in tv vede scorrere le immagini di un attentato ai
danni della clinica Phipps, dove si praticano aborti, Will deve
chiedersi chi infine si sia aggiudicato quella di Phoebe, e la propria.
«Ogni esplosivo richiede un detonatore. Gli incendiari è quel
detonatore, e leggerlo significa seguire l’inesorabile avvicinarsi della
fiammella al bersaglio dell’esplosione: i personaggi, il crimine, la
vicenda, e infine il lettore».
Viet Thanh Nguyen
«Non mi stancherò di ripeterlo: R. O. Kwon è una potenza».
Lauren Groff
RECENSIONE
Aver subito una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla. Che cosa accade quando siamo disposti a tutto per un ideale? Una feroce presa di coscienza che investe: la fede e la sua perdita, le sue passioni, il dolore e il rischio di diventare un estremista, sono alcuni dei temi affrontati ne "Gli incendiari", il primo romanzo di R.O. Kwon, pubblicato negli Stati Uniti nel 2018 e da poco uscito anche da noi per Einaudi.
Tutto ha inizio con un'esplosione in una clinica dove si effettuano aborti e prosegue narrando le tensioni e le pluralità più oscure dell'ambiente multietnico di oggi, attraverso le voci dei tre protagonisti: Will, Phoebe e John.
Leggendo il libro si percepisce la nuda necessità di mettere in parole quella che, a distanza di anni, appare un'esperienza umana totale
<<della vita e della morte, del tempo, della morale e del divieto, della legge, una esperienza vissuta dall'inizio alla fine attraverso l'utilizzo della scrittura alla prova della realtà è l'imperativo al quale Kwon non riesce a sottrarsi>>.
Kwon ha l'affilata capacità di dire il vero a un livello così puro e feroce da rendere la sua storia - una storia collettiva - l'affresco di un'epoca, la vivisezione di un trapasso storico.
Davanti a una tragedia, si può perdere la fede? La tragedia ci convertirà?
E la domanda che giro a voi in conclusione.
Quindi in conclusione: Come
fronteggiare il dolore e le difficoltà della vita quando questi
diventano opperessivi, forti, apparentemente impossibili da superare?
La fede va però compresa e alimentata, a mio parere. Essa è una via di salvezza dalle difficoltà della vita ma è anche quella che per prima viene messa in difficoltà e criticata quando si verificano eventi spiacevoli, o si deve vivere la realtà del dolore.
Che senso hanno il mio malessere, il mio dolore, il mio lutto?
Contro la solitudine in cui sembra rinchiuderci il dolore.
Quindi in conclusione: Come fronteggiare il dolore e le difficoltà della vita quando questi diventano opperessivi, forti, apparentemente impossibili da superare?
2020
Supercoralli
pp. 208
€ 18,50
Will
e Phoebe si incontrano al college e subito si amano di un amore
complice e sensuale che sembra saper colmare i loro vuoti. Will è un
ragazzo serio che evita ogni distrazione, ma la perdita della fede ha
lasciato in lui «un buco a forma di Dio». Phoebe al contrario è
affascinante e disinvolta, e passa da una festa all'altra per nascondere
il senso di colpa per la morte della madre. Nelle crepe del loro
passato s'insinua John Leal, un predicatore scalzo che avvicina
«discepoli» da convertire. Come in ogni battaglia d'amore, la posta in
gioco è la loro stessa anima.
«La prosa di Kwon definisce un mondo e poi si fa da parte per lasciare che sia il mistero ad abitarlo».
«The New Yorker»
«Questo romanzo è elettrico, qualcosa di nuovo nel firmamento. Tutti dovrebbero leggerlo».
Garth Greenwell
Il libro
«La prosa di Kwon definisce un mondo e poi si fa da parte per lasciare che sia il mistero ad abitarlo».
«The New Yorker»
«Questo romanzo è elettrico, qualcosa di nuovo nel firmamento. Tutti dovrebbero leggerlo».
Garth Greenwell
Il libro
Cosí
si dice: da giovane attivista John Leal aveva aiutato i dissidenti
coreani a raggiungere clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino
al giorno in cui era stato rapito, gettato in un gulag e torturato.
Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, era ritornato in
America, aveva avuto una rivelazione e si era messo al servizio
dell’umanità fondando il gruppo Jejah. Questa storia, o una versione
sempre un po’ diversa di essa, racconta John Leal ai «discepoli» riuniti
al suo cospetto. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i
«giochi di magia», l’«abracadabra», come li definisce, gli sono ben
noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita
precedente, quando viveva in California e aveva abbracciato la
religione e il proselitismo per tentare di salvare una madre sofferente.
Un giorno poi si era inginocchiato in preghiera come d’abitudine, ma
non aveva sentito niente. La voce di Dio era sparita. Aveva abbandonato
la Scuola biblica, cambiato costa e vita e si era iscritto al
prestigioso Edwards College. È all’Edwards che Will incontra Phoebe. La
sua disinvoltura, la popolarità a scuola e con i ragazzi di quella bruna
sottile dai tratti coreani accendono immediatamente il suo desiderio,
cosí poco allenato, ma nascondono anche ferite profonde e mai
rimarginate: il fantasma di un pianoforte a cui Phoebe ha rinunciato
quando ha capito di non poter essere la piú brava, e il fantasma di una
madre amorevole e protettiva, morta forse anche per sua colpa. Will e
Phoebe si amano come fanno i naufraghi con la terra avvistata, bramosi e
incerti, ma le acque che li circondano sono molto insidiose. John Leal
subodora il vuoto quando lo incontra, e promette di saperlo riempire.
Come in ogni forma d’amore, la battaglia che viene ingaggiata ha per
posta l’anima. Quando in tv vede scorrere le immagini di un attentato ai
danni della clinica Phipps, dove si praticano aborti, Will deve
chiedersi chi infine si sia aggiudicato quella di Phoebe, e la propria.
«Ogni esplosivo richiede un detonatore. Gli incendiari è quel
detonatore, e leggerlo significa seguire l’inesorabile avvicinarsi della
fiammella al bersaglio dell’esplosione: i personaggi, il crimine, la
vicenda, e infine il lettore».
Viet Thanh Nguyen
Viet Thanh Nguyen
«Non mi stancherò di ripeterlo: R. O. Kwon è una potenza».
Lauren Groff
Lauren Groff
RECENSIONE
Aver subito una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla. Che cosa accade quando siamo disposti a tutto per un ideale? Una feroce presa di coscienza che investe: la fede e la sua perdita, le sue passioni, il dolore e il rischio di diventare un estremista, sono alcuni dei temi affrontati ne "Gli incendiari", il primo romanzo di R.O. Kwon, pubblicato negli Stati Uniti nel 2018 e da poco uscito anche da noi per Einaudi.
Tutto ha inizio con un'esplosione in una clinica dove si effettuano aborti e prosegue narrando le tensioni e le pluralità più oscure dell'ambiente multietnico di oggi, attraverso le voci dei tre protagonisti: Will, Phoebe e John.
Leggendo il libro si percepisce la nuda necessità di mettere in parole quella che, a distanza di anni, appare un'esperienza umana totale
<<della vita e della morte, del tempo, della morale e del divieto, della legge, una esperienza vissuta dall'inizio alla fine attraverso l'utilizzo della scrittura alla prova della realtà è l'imperativo al quale Kwon non riesce a sottrarsi>>.
Kwon ha l'affilata capacità di dire il vero a un livello così puro e feroce da rendere la sua storia - una storia collettiva - l'affresco di un'epoca, la vivisezione di un trapasso storico.
Davanti a una tragedia, si può perdere la fede? La tragedia ci convertirà?
E la domanda che giro a voi in conclusione.
Quindi in conclusione: Come
fronteggiare il dolore e le difficoltà della vita quando questi
diventano opperessivi, forti, apparentemente impossibili da superare?
La fede va però compresa e alimentata, a mio parere. Essa è una via di salvezza dalle difficoltà della vita ma è anche quella che per prima viene messa in difficoltà e criticata quando si verificano eventi spiacevoli, o si deve vivere la realtà del dolore.
Che senso hanno il mio malessere, il mio dolore, il mio lutto?
Contro la solitudine in cui sembra rinchiuderci il dolore.
Quindi in conclusione: Come fronteggiare il dolore e le difficoltà della vita quando questi diventano opperessivi, forti, apparentemente impossibili da superare?
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