martedì 17 luglio 2018

RECENSIONE - IL SOGNATORE by LAINI TAYLOR - FAZI EDITORE



IL SOGNATORE

LAINI TAYLOR (Autore), D. RIZZATI (Traduttore)

FAZI EDITORE (5 luglio 2018)

N. Collana 16 

Data di uscita 05/07/2018

Pagine 526

Prezzo 14,50


 SINOSSI
 

È il sogno a scegliere il sognatore, e non il contrario: Lazlo Strange ne è sicuro, ma è anche assolutamente certo che il suo sogno sia destinato a non avverarsi mai. Orfano, allevato da monaci austeri che hanno cercato in tutti i modi di estirpare dalla sua mente il germe della fantasia, il piccolo Lazlo sembra destinato a un’esistenza anonima. Eppure il bambino rimane affascinato dai racconti confusi di un monaco anziano, racconti che parlano della città perduta di Pianto, caduta nell’oblio da duecento anni: ma quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? I segreti della città leggendaria si trasformano per Lazlo in un’ossessione. Una volta diventato bibliotecario, il ragazzo alimenterà la sua sete di conoscenza con le storie contenute nei libri dimenticati della Grande Biblioteca, pur sapendo che il suo sogno più grande, ossia vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, rimarrà irrealizzato. Ma quando un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi, e la sua delegazione di guerrieri si presentano alla biblioteca, per Strange il Sognatore si delinea l’opportunità di vivere un’avventura dalle premesse straordinarie.
Il sognatore, primo capitolo della nuova duologia di Laini Taylor, già autrice dell’acclamata trilogia La chimera di Praga, non fa che confermarne il grande talento narrativo. In un mondo fantastico e allo stesso tempo perfettamente credibile, abitato da personaggi indimenticabili, il lettore è chiamato a seguire il sogno di Lazlo Strange, perdendosi con lui tra realtà e magia, amore e violenza, terrore e meraviglia.

«Scritto meravigliosamente, con una lingua che è al tempo stesso oscura, rigogliosa e seducente. I lettori saranno impazienti di leggere il secondo».
«Publishers Weekly – Starred Review»

«I personaggi sono tratteggiati attentamente, in maniera squisita; la scrittura fa male da quanto è bella, il mondo raccontato è totalmente realistico… Un libro che va assaporato».
«Booklist – Starred Review»


RECENSIONE

Nelle prime ore del mattino tutti dormivano tranquillamente nell'Abbazia Zamanon, salvo Lazlo. Egli sentiva la promessa di una giornata calda nella fresca aria del mattino, e pregustò il piacere della corsa solitaria nel bosco.
Non era la prima volta che sgattaiolava fuori dai confini del monastero; anzi, Lazlo l'orfano, era fuggito spesso all'insaputa di tutti. Sapeva bene che vi era stato imposto un divieto assoluto, ma gli atti di disubbidienza non facevano che rendere più eccitante l'avventura. Gli dispiacque di causare ai monaci quella pena, ma era ben deciso a godersi la mattinata solitaria nel bosco.

I primi raggi del sole che filtrarono attraverso la foschia del mattino si posarono sulla sua spada di legno, con la quale inscenava battaglie epiche per la salvaguardia del territorio, da parte di ondate di nemici e creature mostruose.

La verde solitudine del bosco lo spingeva ad andare sempre più avanti, gli animali non sembravano temere la sua presenza; gli uccelli cantavano un canto mattutino di benvenuto. Il loro volo libero nel cielo gli diede un senso di gioia; lo invidiò per quello che rappresentava di unico e perfetto nel suo universo.

Si domandava se avrebbe completamente perduto la sua libertà o i monaci gli avrebbero permesso di mantenere parte della sua autonomia. La pace del bosco fu scossa dalle grida di un animale ferito. Lazlo tremò dentro di sè nell'udire quel lamento, ma questa era la legge di natura e la volontà di Dio; non faceva anche lui parte della caccia? Che differenza c'era?

In quel momento percepì un movimento con la coda dell'occhio. I cespugli della vicina boscaglia sembravano dividersi. La macchia si aprì e due occhi piccoli e lucenti si fissarono nell'orrore dei suoi.
Il respiro gli si troncò in gola; la fronte gli si imperlò di sudore freddo. Lazlo era paralizzato dal terrore; aspettava che la belva gli balzasse addosso da un momento all'altro, e tremava.

La creatura blu scivolò a terra, lasciando sciolta la treccia; il mantello le scivolò dalle spalle. La spaventosa creatura fece un passo avanti, poi un altro. Lazlo chiuse gli occhi; nessuna possibilità di fuga; nessun posto dove nascondersi. Allo stesso tempo, la paura gli impediva di fare anche il più piccolo movimento.

Immaginò in un brevissimo istante il volto del monaco quando avrebbe scoperto il suo cadavere, ammesso che la creatura lasciasse dei resti. Mentre ella si avvicinava trionfante, passo dopo passo, alla vittima; nell'aria immobile si sentiva distintamente il suo respiro.

Il sole abbagliava Lazlo facendo sembrare fatata quell'improvvisa apparizione. L'innocenza e la paura di lei lo obbligarono a una gentilezza cui non era abituato. Si abbassò per scostarle i capelli dal viso. Lei si ritrasse istintivamente al suo tocco, Lui non smise di guardarla intensamente. 

Poi Lazlo gli guardò il viso e resto senza fiato, fissandola le disse: è inammssibile anche per un orfano come me, andare in giro così liberamente! Non hai per caso incontrato qualcuno qui?

Gli sarebbe piaciuto restare ancora con lei, ma le pressanti questioni (le punizioni), che lo aspettavano lo convinsero a lasciarla andare, se pure con rimpianto. Allora si accorse del nastro blu che le era caduto vicino alla roccia. Lo prese e se lo infilò nella tunica, lasciandosi sfuggire un sorriso.

Lazlo, aveva immaginato che i monaci avessero già ordinato di cercarlo; perciò attraversò il bosco di corsa è, uscì finalmente davanti il monastero. Ecco davanti a lui le mura rassicuranti che gli fecero tirare un grande respiro; mentre ormai, senza fiato, prometteva alla Santa Vergine che non sarebbe mai più uscito da solo, e che avrebbe obbedito in tutto ai monaci.

Lazlo sentiva la mancanza dell'orizzonte, di rapporti sociali era questo che lo turbava?

 Provava ancora, una stretta al cuore nel ripensare all'incontro nel bosco quando era giovincello, addirittura non vi era più tornato, troppo impegnato con la Biblioteca dell'Abbazia, famosa per lo scriptorium. I bambini venivano addestrati a fare i copisti, ma non a leggere, cosa della quale Lazlo, dovette imparare da solo.

Attorno a lui, la luce del sole restava intrappolata fra finestre di vetro e tetti alti. Questo mondo poteva tranquillamente competere in mistero con quello della Città di Pianto. La maggior parte dei monaci lo considerava uno sprovveduto che non sapeva quando valesse la vita fuori da quelle mura, e per coloro che gli chiedevano notizie di Pianto, aveva sempre pronta una storia avventurosa.

Il Mondo sconosciuto. La Città di Pianto. In quel Mondo, i ricordi si annidavano in ogni angolo, aveva cercato per la prima volta i tesori nascosti a secondo della fantasia. 

Curioso che la prospettiva di Pianto riportasse in vita il passato, come se ogni istante vissuto tornasse. Poteva davvero essere soddisfatto dopo che, per diverso tempo, tutto ciò che lo aveva interessato lì dentro quei volumi, era stato Pianto?

La prospettiva di visitare Pianto l'aveva reso un pò nervoso. Non era sicuro se il suo cuore battesse più forte solo per la scoperta, o per l'effetto della ricerca. Ma andava tutto bene. In questo Mondo al quale lui, da così tanto tempo, si era dedicato alla ricerca. Qui incontra Srai. Il ricordo li univa, Lazlo e Sarai, come se si fossero persi nel bosco e insieme avessero ritrovato la strada. Lazlo si era domandato spesso se tornare indietro nel tempo avrebbe potuto cambiare effettivamente il corso degli eventi. No, niente sarebbe più stato come prima.

I ricordi di Lazlo del periodo che aveva trascorso oltre Pianto, erano come schegge delle quali egli cercava invano di ricomporre il tutto. Era come se avesse una seconda ombra, che lo seguiva come un estraneo e che di tanto in tanto lo faceva spaventare.

                                                                    Era stato qui molto tempo fa?

I ricordi d'infanzia a volte sono coperti e nascosti sotto le cose che vengono dopo, come vecchi giocattoli dimenticati sul fondo del caotico e traboccante ripostiglio dell'adulto che diventi, ma non sono mai perduti per sempre.

I ricordi, in attesa ai margini delle cose. Richiamano la sua attenzione. Era come tornare di nuovo a quando era più piccolo, quel singolo atto di memoria aveva spazzato via parte delle ragnatele della giornata. Si sedette, e fissò il riflesso del cielo sulla superficie, la patina del rivolo d'acqua e lungo i bordi, la mezza dozzina di ninfee. Guardava lo stagno. Aveva conosciuto quella strana bambina che abitava in quel luogo. O forse era stata lei a incontrare Lazlo?

Ricordò che aveva trovato l'esistenza delle fate e la loro natura più semplice da capire rispetto a quella fuori dall'Abbazia. Non era felice da bambino, anche se ogni tanto si sentiva contento. Viveva nei libri più di quanto vivesse in qualsiasi alro luogo. Per una frazione di secondo tutta l'infanzia gli sembrò una grande bugia: era come se fosse crollata una delle convinzioni su cui era stato costruito il suo mondo, un pilastro ridotto in polvere.

Alcuni anni prima gli abitanti di Pianto dopo un sanguinoso assedio erano stati decimati. Per diverso tempo, incubi spaventosi, gli avevano occupato la mente con visioni di corpi maciullati, corpi che ora chiedevano vendetta. L'odore del sangue, la paura e la morte, i corpi caduti sul campo di battaglia, si erano impressi nella sua memoria. Si era sentito un grido disumano ed era apparso Ezil-zane, il Massacratore degli Dei. 

Il sole caldo brillava sull'erba alta, muovendo folate di aria torrida. I lucenti riflessi azzurri del cielo fecero venire in mente a Lazlo, il colore blu di Sarai e i suoi lunghi capelli. Ricordava il corpo femminile in boccio, morbido e invitante. 

La vita di Lazlo non aveva mai compreso legami femminili. Non c'era stato tempo per queste cose nella sua vita. Egli non era mai andato a letto con una donna. La scoperta dell'amore, il rifugio continuo nella lettura. Non più ragazzo e non ancora uomo, Lazlo faticherà a trovare il suo posto, in bilico tra la voce del cuore e la fantasia.

Grazie alla sua passione per la lettura, durante quel magico, intenso incontro, tra Lazlo e Sarai s'instaura un rapporto di tenera amicizia; giorno dopo giorno, Lazlo tinge la vita di Sarai di una sfumatura nuova, mentre Sarai tratteggia i contorni di un'emozione che Lazlo non aveva mai provato prima. Ma, non importa quanti anni dovranno passare e quante difficoltà dovranno superare Lazlo e Sarai non smetteranno mai d'inseguire il sogno di poter tornare a dipingere insieme il futuro.

Nel grande atrio dell'Abbazia immerso nel silenzio, echeggiano i passi di un uomo vestito di nero che, senza proferire parola, si impone sulla scena e sulla vita di Lazlo. C'è qualcosa di profondamente inquietante nelle azioni di quella persona, all'apparenza innocua. E' come se il nemico fosse ovunque, e il male covasse anche nelle anime più innocenti.

Lazlo scopre ben presto che non potrà fidarsi di nessuno, che l'Abbazia è un nido di vipere, che la sua stessa vita forse, è in grave pericolo. Avrà il coraggio di andare sino in fondo, schivando ambizioni, vendette e tradimenti, e di confrontarsi col Male in persona? Una cosa è però certa: dopo, nulla sarà come prima.

Una storia che diventa metafora della condizione umana, tra conflitti e amicizie, istinto e ragione, pregiudizi e accettazione del diverso.




















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