lunedì 21 giugno 2021

RECENSIONE - UN LAVORO PERFETTO by TSUMURA KIKUKO - MARSILIO EDITORE

TSUMURA KIKUKO

UN LAVORO PERFETTO

MARSILIO ROMANZI

Traduzione di

pp.320, 1° ed.

Nel suo ruolo di consulente del lavoro, la signora Masakado è abituata a incontrare le persone più stravaganti, ad accogliere le richieste più insolite, e in genere è in grado di accontentare tutti. Così, quando una giovane donna si presenta presso la sua agenzia, è sicura di avere l’offerta adatta a lei. Dopo essersi licenziata in seguito a un esaurimento nervoso, la donna sembra infatti avere le idee molto chiare su ciò che vuole: oltre a essere vicino a casa, il nuovo impiego dovrà prevedere solo mansioni semplici e non offrire prospettive di carriera; dovrà essere, insomma, del tutto privo di sostanza, al limite tra il gioco e l’attività seria. Nelle singolari occupazioni che si prende in carico – dal sorvegliare uno scrittore sospettato di attività di contrabbando a inventare consigli che impreziosiscono la confezione di una marca di cracker di riso –, la neoassunta cerca soprattutto di non lasciarsi coinvolgere troppo. Ma nel suo saltare da un posto all’altro, nel suo acquisire regolarmente più responsabilità di quelle desiderate e ruoli più complicati del previsto, le diventa sempre più chiaro che non solo il lavoro perfetto non esiste, ma che quello che sta veramente cercando è qualcosa di molto più profondo. Ogni cambiamento comincia così a rappresentare una nuova fase di crescita interiore, fino alla consapevolezza che in tutto ciò che si fa c’è qualcosa di magico, di unico e di appagante, e che dobbiamo solo trovare (o non perdere) l’energia per riconoscerne la bellezza. Ironico e tenero, il romanzo di Tsumura Kikuko è una commedia dolceamara che, con la leggerezza, l’umorismo deliziosamente paradossale e un pizzico di surrealismo, tipici di tanta letteratura giapponese, racconta della ricerca, spesso vana, di un senso nel mondo del lavoro di oggi. Con un finale a sorpresa.

RECENSIONE

“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko (Marsilio), con la traduzione di Francesco Vitucci, racconta il delicato ma necessario percorso di una donna colpita da burn-out, che si prende una pausa da un lavoro che non è più “il lavoro perfetto” per lei. Accarezzava da tempo l’idea di voler cambiare lavoro, di dedicarsi a qualcos’altro. L’equazione però stentava a tornare e ogni giorno che passava era sempre più infelice. Capitò così che una mattina, guardandosi allo specchio, non si riconobbe.

Una protagonista alla ricerca di quello che davvero conta, di ciò che sta dentro il testo, magari nascosto e periferico, ma che può sempre dirci qualcosa di importante, di essenziale, qualcosa da riporre nel nostro, comune, dignità professionale. Secondo me, il #unlavoroperfetto ci può aiutare a cambiare il mondo.

Perché se diamo più valore al lavoro e meno valore ai soldi, più valore a ciò che sappiamo e sappiamo fare e meno valore a ciò che abbiamo lo possiamo ancora cambiare il futuro di questo nostro maltrattato mondo.

Perché se vogliamo avere più futuro dobbiamo dare più valore all’umanità, alla cultura e alla bellezza.

Per questo abbiamo bisogno di far rivivere un orizzonte epico e tragico, che “eleva ogni singolarità vivente all'altezza della tragedia, cogliendone la dolorosa precarietà.” È un bel libro, intenso, combattivo, molto radicale. Descrive la denuncia verso una cultura che rimuove la novità tragica del nostro tempo, una cultura “destinata a diventare una sorta di intrattenimento per morituri: un narcotizzante e sinistro entertainment, un end-tertainment in attesa della fine”.

Citazioni del Libro

Bisogna imparare ad accettare alti e bassi, e avere la forza di affrontare le sfide sempre nuove, perché così è la vita.

Qualsiasi cosa si stia facendo, non c'è mai modo di sapere come andrà a finire: bisogna solo cercare di dare sempre il massimo, e sperare. Sperare che vada tutto per il meglio.

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