IL CIRCOLO DANTE
MATTHEW PEARL
EDIZIONI MONDOLIBRI
Il libro
In uno scenario fatto di razzismo, problemi del dopoguerra, xenofobia, corruzione, tradizionalismo e cultura, un singolare e crudele assassino entra in azione.
Ma stavolta le armi e
la determinazione dei poliziotti non bastano a scovare quell'uomo
misterioso, c'è bisogno di tutt'altra abilità: una vasta conoscenza
della "Divina Commedia" e del suo autore, Dante. Per questo i veri
investigatori del romanzo sono un gruppo di illustri professori e
letterati che si lanciano in questa pericolosa e intricata avventura
contro il presunto "Lucifero" che punisce i peccatori sul modello
dantesco...e a questo punto...continuare a proteggere l'antico poeta
italiano e la loro traduzione della Commedia o tirare se stessi fuori
dai guai lasciando il caso alla polizia? Intrighi, storia, colpi di
scena e suspence...sono tutti contenuti nell'avvincente romanzo "Il
Circolo Dante". Grazie ai dati accurati (e spesso storici) che l'autore
ci fornisce su luoghi e personaggi, il lettore ha davvero l'impressione
di vivere in prima persona nella lontana Boston del 1865, avventurandosi
in loschi quartieri e pericolose missioni alla ricerca dell'omicida. La
narrazione scorre sempre più veloce, senza badare troppo alle
descrizioni degli ambienti o dei personaggi, soffermandosi invece sulla
vita passata dei protagonisti e delle figure minori tra il rapido
susseguirsi degli avvenimenti. Questa scelta dell'autore ha contribuito a
creare, a mio parere, la narrazione perfetta, perchè non annoia e aiuta
il lettore a capire le motivazioni dei comportamenti degli uomini, le
conseguenze che ogni evento ha sul nostro futuro. L'abilità del poeta
sta anche nel riuscire a farci capire ed amare Dante, che nella nostra
mente si svincola totalmente dal noioso libro di scuola o
dall'ingiallita pagina di enciclopedia e prende vita, diventa un uomo in
cui possiamo davvero immedesimarci, un eccellente poeta che scrisse un
eccellente poema. L'unico neo del romanzo è forse la parte iniziale, che
risulta un po' pesante ed anche disgustosa nelle particolareggiate
descrizioni del cadavere. Nonostante il mio giudizio sono certa che un
esordio del genere fosse indispensabile: la noia è dovuta al fatto che
l'autore ci spiega più storie contemporaneamente ed è quindi un po'
difficile comprendere, ma dopo le prime 100 pagine si iniziano a
chiarire le vicende; la ripugnante rappresentazione del morto è voluta,
perchè anche Dante, nell'Inferno, raffigura i dannati e le pene che
scontano spesso in modo crudo, creando un'atmosfera spaventosa e
riprovevole. Un altro elemento che ho trovato molto interessante è lo
sfondo storico in cui si svolgono i fatti. Si incontra infatti un
fastidioso razzismo nei confronti dei neri, mentre molti dei grandi
ricconi della società Palmese Antonella IV C si ostinano a ritenere le
loro cultura e tradizioni nord-americane perfette e intoccabili e
accusano gli stranieri di contaminarle, dimenticandosi delle loro
giovani e straniere origini. Ciò avviene in particolare nell'università
di Harvard, dove i fellows si chiudono nelle loro idee, scartando a
priori quelle nuove. Quanto conservatorismo! Leggendo di simili
comportamenti, avrei voluto che all'improvviso spuntasse un professor
Keating (L'attimo fuggente) che cambiasse le cose, magari non nella
scuola o nel mondo,ma perlomeno negli animi degli studenti! Gli ideali
culturali e religiosi però, non sempre erano (e ancora sono) tali per un
fatto di veri pensieri personali, e spesso erano la conseguenza di
qualcosa che aveva ostacolato i propri fini o vantaggi ("Nessuno dei
ministri unitariani aveva perdonato il comportamento degli operai
bostoniani colpevoli di aver appiccato il fuoco a un convento cattolico
dopo che, secondo i testimoni, alcune ragazze protestanti erano state
rapite e rinchiuse in prigioni sotterranee per essere costrette a
prendere il velo. I ribelli avevano scritto con il gesso: "all'inferno
il papa!" sulle macerie. Quelle parole non erano tanto un messaggio di
disapprovazione nei confronti del Vaticano, quanto un avvertimento agli
irlandesi che, sempre più spesso, rubavano loro i posti di lavoro.").
Poi viene un aspetto ancora tanto vivo ai giorni nostri: la corruzione.
Le persone che agiscono per denaro, e finalizzano le proprie azioni ai
propri interessi calpestando onore e fedeltà, sono sparse davvero in
ogni parte del romanzo. Ed infine il vero male, la causa di tutto. La
guerra. La narrazione delle battaglie dal punto di vista di Galvin,
l'assassino, ci fa vivere il conflitto tra nordisti e sudisti da dentro,
non dall'esterno come l'avevano vissuto gran parte dei ricchi.
Definirei questa una delle parti più belle del libro. Vediamo con i
nostri occhi le atrocità dei soldati che sparavano senza pietà,
uccidevano nei modi più crudeli, lasciando distese di cadaveri in via di
putrefazione. La guerra aveva portato alla pazzia, qualcosa a cui pochi
soldati, di quei già pochi sopravvissuti, sarebbero riusciti a
sottrarsi. Scomparivano emozioni come odori, sapori e rumori secondo
Galvin, e tutto diventava confuso, quasi fosse un incubo, non combatteva
per una parte,combatteva e basta. Tutto il romanzo si incentra sulla
ricerca dell'assassino...davanti all'orrore della guerra, allora,ci si
chiede come innumerevoli e simili (per crudeltà) omicidi potessero
restare impuniti, mentre Galvin era considerato un pazzo. Eppure lui non
aveva fatto nulla di nuovo: quelle punizioni "le aveva viste tutte,in
misura maggiore o minore, a Boston e sui campi di battaglia di tutta la
nazione". Ecco perchè ho scorto nella guerra il vero colpevole, non nel
singolo uomo. "Il Circolo Dante" è un thriller che non solo diverte, ma
insegna,stupisce, fa riflettere...ed è adatto a tutti, anche al meno
esperto conoscitore di Dante, poiché tutto viene raccontato senza niente
di implicito, anche se una discreta conoscenza del poeta e delle sue
opere aiuta ad avvicinare alla storia il lettore che può cercare di
comprendere qualcosa anche da sé prima che venga svelata!
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