lunedì 19 luglio 2021

RECENSIONE "LA NOIA" by ALBERTO MORAVIA - BOMPIANI

 

ALBERTO MORAVIA

LA NOIA

BOMPIANI

Pagine 336

Euro 14,00

 

 

 

 

 

 

 

Il libro

Considerato come il cardine di un'ideale trilogia iniziata con ''Gli indifferenti'' e conclusa con ''La vita interiore'', ''La noia'' (1960) ci offre un ritratto profondo e spietato di un individuo senza strutture, senza appoggi, alienato dalla vita sociale. E' la storia del pittore borghese e sfaccendato Dino, assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda, una storia di crisi, di fallimenti, di delusioni. Dal conflitto con la madre, di cui disprezza i valori borghesi, al mancato sollievo che spera di trovare nella pittura, fino alla relazione con la giovane modella Cecilia, che vuole avere, dominare, svalutare, per poterla afferrare, Dino viene descritto nei suoi tre aspetti di artista, di uomo, di amante, finendo per scontrarsi inevitabilmente con la realtà, una realtà che cerca di superare ed evitare e che allo stesso tempo in modo tautologico gli si nega, come una coperta troppo corta. Una volta abbandonata l'arte, il sesso ed il denaro rimangono gli unici strumenti per entrare in contatto con il mondo, finché il sospetto di un tradimento non fa sprofondare Dino in una spirale di lucida follia.   

 

Alberto Moravia


RECENSIONE 

Nel lungo arco di svolgimento dela sua attività narrativa ALBERTO MORAVIA ha saputo cogliere con attenzione i problemi umani che via via si venivano proponendo nel nostro paese. La pubblicazione del romanzo La noia (1961), di cui è qui presentata la premessa, coincide con i primi tempi della trasformazione industriale e del boom economico, e vuole indicare attraverso la vicenda del protagonista i sintomi di una nuova malattia morale propria delle società del benessere, il senso di inutilità e di indifferenza verso la realtà esterna come conseguenza della crisi di valori e dell'incapacità di dare un significato alla vita: è la crisi morale che già dal primo libro, Gli indifferenti, Moravia aveva colto in certi gruppi della borghesia italiana, e che nella Noia assume un rilievo ed una dimensione nettamente riferibili ad ampie zone della nostra società.

I protagonisti sono Dino, la cui condotta simboleggia la crisi dell'intellettuale borghese, e Cecilia, una ragazza di origini umili, anc'essa creatura indifferente, priva di interessi reali: la loro relazione, priva di vere ragioni sentimentali, raggiungerà punte morbose per l'uomo, mentre nella ragazza assumerà la forma di accettazione passiva che non ne intaccherà affatto la condotta puramente istintiva ed amorfa. 

Hai già sicuramente notato che nei racconti di Alberto Moravia sono presenti alcuni tratti riferibili al Neorealismo, movimento cui sembrano appartenere anche le tematiche soprattutto dei romanzi La romana (1947) e La Ciociara (1947). Esistono però altre zone della produzione di Moravia, come Agostino, La disubbidienza, Il conformista, in cui la tematica essenziale è quella dell'esperienza dei rapporti umani e, in particolare, di quelli sessuali, in bilico tra normalità e anormalità, dove quest'ultima non viene presentata come pura negatività quanto piuttosto come contrappunto dell'ipocrisia e dello squallore presenti in esistenze "normali". 

Del resto, già nel romanzo Gli indifferenti (1929) il tema era proprio quello dell'incapacità di trovare, da parte della borghesia intellettuale, delle valide ragioni per vivere, amare e lottare.

Nel 1960 con La noia Moravia mette a fuoco in maniera esplicità fin dal titolo il problema fondamentale dell'uomo contemporaneo. Dino, il protagonista, simboleggia la condizione di alienazione prevalente nella nostra società: incapace di trovare interesse per il lavoro, non ha amici perchè in realtà non ha voglia di farsene, non partecipa ad alcuna attività. Nel testo Dino fa una lucida analisi di questa sua condizione, Cecilia invece, la protagonista femminile del romanzo, non sta ad autoanalizzarsi e non è consapevole della sua condizione, ma non è affatto diversa da Dino, senza radici e assolutamente ferma alla superficie di ogni rapporto.

L'incontro tra i due, però, fa scattare nell'uomo il desiderio di un possesso che non potrà, viste le caratteristiche di Cecilia, essere mai completo e profondo: nella società industriale, insomma, Moravia vede un'ulteriore riprova della mancanzadi idealità e della riduzione dell'umanità a rapporti mercificati e basati unicamente sulla logica del possesso.

Queste considerazioni costituiscono il fondamento degli anni '60 di un filone culturale importante che si manifesterà anche nel cinema (comr alcuni film di Michelangelo Antonioni come L'avventura, L'ecclissi e più tardi Deserto rosso basati sulla tematica della "incomunicabilità" e che, qualunque sia il giudizio sul valore letterario delle prove moraviane, testimonia di un disagio diffuso nella coscienza degli intellettuali italiani di fronte alle nuove questioni poste dall'organizzazione di una società industriale avanzata.

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