mercoledì 26 ottobre 2022

RECENSIONE N. 1 - GIOVENTU' DI TOVE DITLEVSEN - FAZI EDITORE

 Dopo «Infanzia» di Tove Ditlevsen continua la pubblicazione della trilogia di Copenaghen, con  «Gioventù» grande classico della letteratura danese riscoperto e acclamato a livello internazionale.

«Non bisogna per forza sapere tutto sulle persone. Ricordatelo. Altrimenti finisce il divertimento». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Comincio ad anelare a quell’intimità tra esseri umani che viene comunemente chiamata amore. Bramo l’amore senza neppure sapere cos’è. Credo che lo conoscerò quando non abiterò più con i miei». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Non riesco a dimenticare che in un’occasione mio padre mi ha detto che le femmine non possono fare le poetesse. Io non gli ho creduto, ma le sue parole mi sono rimaste impresse». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Ho patito per i miei ideali, e non vedo l’ora di raccontarlo a mio padre. Mi sento una Giovanna d’Arco, una Carlotta Corday, una giovane donna il cui nome resterà scritto nella storia mondiale». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri 

«Finché abito qui, sono condannata alla solitudine e all’anonimato. Il mondo non avrà mai alcuna considerazione di me, e ogni volta che ne afferrerò un brandello, mi scivolerà via di mano». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Ho smesso di comporre versi, perché nella mia quotidianità non c’è nulla che m’ispiri a farlo. Non vado neppure in biblioteca». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Non bisogna per forza sapere tutto sulle persone. Ricordatelo. Altrimenti finisce il divertimento». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri 

«Mentre salgo le scale del palazzo, mi sento assalire dalla paura di non riuscire mai ad affrancarmi da questo luogo in cui sono nata. All’improvviso non mi piace più, e ogni ricordo legato a esso mi appare cupo e squallido». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri 

«Comincio ad anelare a quell’intimità tra esseri umani che viene comunemente chiamata amore. Bramo l’amore senza neppure sapere cos’è. Credo che lo conoscerò quando non abiterò più con i miei». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«L’uomo che amerò sarà diverso da tutti gli altri. Non occorre nemmeno che sia giovane o particolarmente bello. Però deve amare la poesia». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Non conosco la gente famosa, perché non apro quasi mai il giornale e ho letto solo autori morti e sepolti». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri 

«Mio padre ha sempre voluto proteggerci dalle delusioni. È necessario, stando alla sua esperienza, non aspettarsi mai nulla dalla vita, così si evitano le frustrazioni». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri 

«Davanti a tutte queste cose permanenti e invariabili, mi rendo conto di detestare i mutamenti. È difficile restare tutti d’un pezzo, quando le cose che si hanno intorno cambiano faccia». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

«Mi stringo tra le mie stesse braccia e gioisco della mia giovinezza e della mia salute. A parte questo, i miei anni verdi non sono altro che una carenza, un impedimento, del quale non sarà mai troppo presto per sbarazzarmi». «Gioventù», Tove Ditlevsen fazieditore.it/catalogo-libri

Tove Ditlevsen sta per tornare: dopo il successo di #Infanzia ecco #Gioventù, il secondo capitolo della trilogia di Copenaghen, grande classico della letteratura danese oggi riscoperto e acclamato a livello internazionale.

Tove Ditlevsen

Gioventù

Titolo originale: Ungdom
Collana: Le strade
Numero collana: 520
Pagine: 168
Prezzo cartaceo: € 15
Data pubblicazione: 04-10-2022 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Traduzione di Alessandro Storti

Dopo Infanzia, il secondo capitolo della trilogia di Copenaghen, grande classico della letteratura danese oggi riscoperto e acclamato a livello internazionale.

La piccola Tove è cresciuta in fretta: costretta ad abbandonare la scuola molto presto, a quattordici anni compie i primi passi nel mondo del lavoro. Indossato il vestito buono e infilato il grembiule in cartella, di prima mattina si presenta a casa della signora Olfertsen, che l’ha assunta come domestica. Durerà soltanto un giorno, e sarà la prima di una serie di esperienze mortificanti. Lasciata l’abitazione dei genitori, la ragazza si sistema in una stanzetta fatiscente; la notte dorme col cappotto addosso e deve sottostare a una padrona di casa nazista, ma quei pochi metri quadrati sono solo suoi. Insieme all’emancipazione arrivano nuove amicizie, vita notturna, e la scoperta degli uomini, con cui vive degli incontri maldestri e mai veramente desiderati. Lei ha fame d’altro: di poesia, di amore, di vita vera. Mentre l’Europa scivola nella guerra Tove, determinata nel perseguire la sua vocazione poetica, va per la sua strada, lungo il difficile cammino verso l’indipendenza. Uno sguardo sempre più affilato, una personalità sempre più definita: costantemente in bilico tra una libertà appena conquistata e lo spaesamento che questa comporta, comincia a delinearsi il tipo di adulta che diventerà.
Gioventù è il ritratto straordinariamente onesto e coinvolgente di una fase cruciale della vita, e Tove Ditlevsen, ancora una volta, ha un grande merito: nel raccontarci di sé ci rivela qualcosa su tutti noi.

«Prima ancora di Joan Didion e di Annie Ernaux, la scrittrice danese trasforma la propria esistenza in opera d’arte: è a partire dalle vicende personali che Ditlevsen raggiunge l’universale; è raccontando la propria storia che riesce a narrare la vita di ognuno di noi. E lo fa con una lingua perfetta».
Michela Marzano, «TTL – La Stampa»

«Queste memorie scritte in uno stato di trance, quasi di autoipnosi, che anticipano di molti anni l’autofiction, appaiono sorprendentemente fresche».
Livia Manera, «La Lettura – Corriere della Sera»

«Oggi possiamo godere anche noi della trilogia di Copenaghen, in cui Ditlevsen passa in rassegna la sua vita – dalle origini proletarie all’affermazione letteraria fino alla dipendenza dall’alcol – con uno stile asciutto ed evocativo insieme».
Veronica Raimo, «D – la Repubblica»

«Ditlevsen, l’Ernaux danese del Novecento, viene finalmente riscoperta».
Carlotta Vissani, «Il Fatto Quotidiano»

 

 

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