NATALIA GINZBURG
STORIA DI PEUW - BAMBINA CAMBOGIANA
EINAUDI; Prima edizione italiana (First Italian Edition) (1 gennaio 1997)
Copertina flessibile : 370 pagine
Euro 18,00
RECENSIONE
Tradotto e presentato da Natalia Ginzburg, "Il racconto di Peuw bambina cambogiana" è il diario della vita di questa bambina sopravvissuta agli orrori della guerra. Peuw, l'autrice scrisse questo libro a vent'anni. La Ginzburg, affascinata da questo diario e sconvolta dalla realtà della guerra in Cambogia, lo tradusse, riscrivendolo in forma di racconto.
Siamo nell'aprile del 1975, Peuw, allora dodicenne, esce con la zia Vathaba a fare una gita in moto nei dintorni di Phnom Penh, capitale della Cambogia. Al loro ritorno, la città viene bombardata selvaggiamente ed è l'inizio di una lunga agonia per Peuw, la sua famiglia e tutti i cambogiani.
In pochi giorni i Khmer rossi, quasi tutti di origine contadina, invadono la capitale, sfilano vestiti di nero e sono accolti come liberatori. Il primo ordine è di evacuare la città per ripulirla dei nidi di corruzione. Da un momento all'altro, dunque, Peuw, il padre di Reth, la madre Nem, le sorelle e il fratellino Vannah di tre anni devono lasciare gli agi della loro bella casa in città e avventurarsi in un tunnel di stenti e privazioni. Con loro partono anche lo zio Vong, sua moglie, che è sorella di Nem e i loro dieci figli. Saranno tre di questi, Ton-Ny, SyNeang e la piccola Srei-Pev di un anno gli unici che sopravviveranno con Peuw.
Al momento della partenza, così affrettata, le due famiglie riescono appena a raccogliere qualche oggetto e subito devono andarsene. Non importa se non si trovano nè la nonna, nè <sy-Neang, entrambi in ospedale. L'evacuazione avviene e non esistono più legami di parentela, ma solo soldati, che hanno il compito di guidare la massa di profughi da una campagna all'altra e seminare riso, raccoglierlo, costruire misere capanne sfidando i mille pericoli della foresta.
Trattati come schiavi, sono nutriti con un pugno di riso e per una disubbidienza rischiano di essere uccisi. Le due famiglie si sostengono a vicenda, ma imperversano le malattie, tifo, malaria, colera, affrontate senza medicinali e senza assistenza. E sono le malattie, unite alle sofferenze, alla fame e all'intolleranza che li circonda a mietere vittime tra i profughi ed entrambe le famiglie vengono gradualmente decimate. Restano i piccoli a provarsi con le sofferenze e le privazioni, e ciò che li salva è l'attaccamento alla vita a cui contribuisce la loro giovane età. La salvezza arriva dopo una sanguinosa carneficina che avviene tra gli stessi Khmer e prelude all'ingresso dei nordvietnamiti.
Per i sopravvissuti ci sarà ancora un lungo esodo verso la frontiera tailandese e una sosta in un campo profughi cambogiano. Qui i ragazzi ritrovano Sy-Neang e qui inizia la loro nuova vita. Quando finalmente arriveranno in Francia e verranno affidati a famiglie private comincerà per loro una vita serena. Peuw, adottata, oggi si chiama Molyda Szymusiak.
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