DA QUESTA INCREDIBILE STORIA IL FILM RAPITO DI MARCO BELLOCCHIO A CANNES 2023
Il caso Mortara, dal saggio al romanzo
Scalise scrive la storia di Edgardo che ha ispirato Bellocchio
DANIELE SCALISE
UN POSTO SOTTO QUESTO CIELO
Longanesi
pp.256, euro 16,90
Il libro
Bologna, 23 giugno 1858. Due guardie pontificie si presentano alla porta di Momolo e Marianna Mortara con un mandato della Santa Inquisizione. Da quel momento l’esistenza di una famiglia di modesti mercanti ebrei è destinata a essere per sempre sconvolta: le guardie hanno infatti l’ordine di portar via il sesto dei figli, Edgardo, di non ancora sette anni. I genitori, attoniti, chiedono invano spiegazioni, protestano, si disperano ma alla fine sono costretti a cedere ai gendarmi che trascinano via il figlioletto. È l’inizio brutale di una vicenda via via sempre più cruenta e destinata a punteggiare malamente la storia del nascente Stato italiano e della ormai fatale estinzione di quello pontificio. A nulla valgono gli appelli al papa di capi di Stato come Napoleone III, l’imperatore d’Austria e il presidente degli Stati Uniti né le voci di protesta di uomini di cultura e le suppliche di quelli di ogni fede. Pio IX è irriducibile: Edgardo Mortara, pur nato ebreo, appartiene alla Chiesa cattolica visto che una fantesca ha giurato di averlo battezzato di nascosto quand’era nella culla ritenendolo moribondo per via di un attacco di febbre. Vittima di un’epoca tempestosa, Edgardo vivrà tutta la vita all’interno dell’istituzione ecclesiastica, prima ragazzo confuso e solitario, poi sacerdote inquieto e disperato. Fino alla sua morte in un convento nei pressi di Liegi tre mesi prima che i nazisti invadano il Belgio, sarà pedina innocente sulla scacchiera di un potere spietato.
Daniele Scalise
Daniele Scalise (Roma, 1952) è un giornalista e scrittore italiano. Ha collaborato con la Rai, è stato corrispondente in zone di guerra, ha lavorato per l’Espresso, Panorama e Il Foglio ed è stato redattore di Prima Comunicazione. È autore di saggi di carattere sociale e di inchieste sull’antisemitismo. Un posto sotto questo cielo è il suo primo romanzo.
Recensione
Il suo saggio, in cui 26 anni fa ricostruiva la storia di Edgardo Mortara, il bambino strappato a forza, nel 1858, dalla sua famiglia ebrea per affidarlo alle 'cure della Chiesa cattolica, ha liberamente ispirato Marco Bellocchio nella genesi del film Rapito.
Ora Daniele Scalise, in una felice quanto casuale concomitanza di tempi, porta nelle librerie il romanzo della "storia tragica, infame di questo sopruso, di questa violenza". Perché dice in un'intervista all'ANSA, "non c'è altro aggettivo per definire l'orrore di questa vicenda".
"Il film di Bellocchio l'ho visto e condivido quello che dice il Guardian: è appena uscito ma è già un classico della cinematografia. Bellocchio ha una potenza visiva, una capacità di racconto e racchiude una coincidenza di meraviglie, dalla recitazione al montaggio, alla luce, ai costumi. Un vero gioiello che ti lascia senza fiato" dice Scalise, per nulla geloso della paternità della scoperta. E d'altra parte Bellocchio "lo scrive nei titoli del film di essersi liberamente ispirato al mio saggio: e dico liberamente con grande gioia ed orgoglio".
La vicenda era stata scoperta da Scalise, giornalista e scrittore, autore di saggi e di inchieste sull'antisemitismo, incuriosito da una piccola nota scovata ne La storia degli ebrei in Italia di Attilio Milano. "Decisi di prendermi un anno sabatico e di partire per andare a cercare documenti su questa vicenda. Aiutato dalle fonti raccolte nel mondo, negli archivi del Vaticano, nelle biblioteche ebraiche negli Stati Uniti e a Roma, ho ricostruito la storia ed il contesto che era quello del precipitare del potere temporale della Chiesa". Perché, osserva, "c'è una stretta connessione tra la storia di Edgardo e il contesto: Pio IX aveva utilizzato questa vicenda non solo perché era abituato a gesti prepotenti e arroganti nei confronti delle comunità ebraiche, ma perché sentiva che la terra gli crollava sotto i pedi e voleva dare un segno della sua potenza. Lui ha vinto una battaglia, ma perso una guerra". Poi con il romanzo "ho mantenuto il racconto storico e introdotto personaggi di invenzione. Mi interessava molto esplorare l'animo e la psiche di questo povero bambino, ragazzo ed uomo, la cui esistenza è stata maciullata da questa storia". E anche qui non è invenzione: "Ho trovato i piccoli diari che Edgardo aveva scritto nel convento in cui è cresciuto". La cosa importante, odesso, è che "dopo 165 anni il caso Mortara è esploso" e ora che è deflagrato ci interroga tutti: "la vera questione della religione cattolica è quella dell'antisemitismo".
E per fare un parallelo con le questioni di violenza che affliggono il mondo femminile, "io penso che così come nel primo caso ci sia un problema che i maschi si devono intestare per risolverlo, nel caso dell'antisemitismo il problema per risolverlo è nelle mani dei non ebrei".
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