martedì 10 maggio 2016

QUANDO IL RESPIRO SI FA ARIA

                                                      QUANDO  IL RESPIRO SI FA ARIA
                                                                    PAUL KALANITHI
 

Dal suo letto sistemato davanti alla grande finestra del soggiorno di casa, vede sfilare le stagioni. Una dopo l'altra, in sequenza. Le vedo ma non le vive. Non gli è più permesso. Non più, da quando il suo corpo si è trasformato in una prigione per la sua mente. E' ormai un lungo tempo che lo tiene in ostaggio. Le giornate, il tempo, passano abbastanza in fretta. Le ore che teme di più sono quelle serali, quando tutti dormono saporitamente. Allora giaceva sveglio nel suo letto e si sentiva sprofondare in un abisso di dolore. Era terrorizzato, ma non lo davo a vedere. La sua  era una paura viscerale, segreta, una paura che lo isolava dagli altri esseri umani. E ciò che lo scatenava era senza nome, almeno all'inizio della malattia, ma dopo diversi esami clinici arrivo il responso spietato è crudele. Aveva pianto tutte le sue lacrime, la prima notte dopo l'infausta notizia. Ora nella profondità del suo essere, si stava preparando ad un compito che sapeva avrebbe impegnato tutte le sue energie. Come un marinaio che appresti la sua imbarcazione per far fronte alla tempesta, si  accingeva ad affrontare la bufera accettando ciò che la sorte aveva in serbo per lui e cercando di cavarsela nel miglior modo possibile. Giorno per giorno si allontanava da tutto ciò che lo circondava. Alcune volte sembrava sordo, altre volte cieco. Per un certo periodo desiderò di starsene per conto proprio, di non vedere nessuno. Con il tempo si rese conto che la sua famiglia cercava di raggiungerlo nel suo mondo di solitudine, non ci riuscivano in un primo momento: lui non voleva. Era sempre stanco. Probabilmente anche gli amici lo giudicavano strano. Paul trovava difficile parlare con loro: sembrava che non ci fosse nulla da dire, che ogni conversazione fosse insignificante, che la banalità dominasse i rapporti umani. Eppure, imparò poco a poco a vivere la giornata. Imparò anche che il dolore ha diverse intensità e che lui non riusciva a soffrire oltre un certo limite. La vita continuava è malgrado tutto, voleva viverla fino alla fine.

                                                                     

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