venerdì 9 settembre 2016

MOBY DICK by HERMAN MELVILLE

MOBY DICK 
HERMAN MELVILLE
MONDADORI
 

RECENSIONE
Un giovane irrequieto, curioso e stravagante, stanco della monotona vita in terraferma decide di mettersi in mare, affascinato da una attività pericolosa e rara, quella del "baleniere": parte con pochissimi oggetti personali e si imbarca su una "nobile nave", il Perquod. E' lui che, unico superstite di una tragica caccia sull'Oceano, dichiarando di chiamarsi Ismaele, racconta in prima persona le avventure che, intercalate dalle più profonde e strane notizie e riflessioni, costituiscono la trama di Moby Dick, un romanzo giudicato al suo apparire (nel 1851) astruso, diabolico e inquietante. Sotto la figura di Ismaele, si nasconde Herman Melville, l'autore del romanzo, nativo di Nuova York (1819 - 1891), considerato uno dei maggiori scrittori nordamericani per la sua forza ribelle e per la polemica appassionante nei confronit dell'incipiente civiltà borghese e industriale. Moby Dick è una grande balena bianca, una specie di fantasma terribile e misterioso che vaga negli Oceani: a lei si oppone il vigoroso personaggio del capitano Achab, che la balena ha storpiato divorandogli una gamba. Vecchio duro selvaggio empio, Achab trova nella mutilazione la ragione della sua estenuante ricerca di vendetta e di quell'odio implacabile per Moby Dick che sembra persino sconfinare in una forma drammaticamente assurda di amore impossibile. L'eco del titanismo biblico è evidente fin nel nome stesso del capitano: Achab, re del regno israelitico tra gli anii 875 e 854 avanti Cristo, è una delle più bellicose ma al tempo stesso insicure e complesse personalità dell'antica storia ebraica. E sulla scia appunto di suggestioni profetiche, mescolate con quelle derivate dai protagonisti dei più grandi miti dell'Occidente come Prometeo, Ulisse e Faust, Melville crea il suo personaggio, eroe del nuovo mondo americano. Di Achab si sente parlare con oscuri e sospettosi cenni fin nelle prime pagine del romanzo. La sua apparizione sul ponte, appoggiato alla murata con la figura scultorea, la cicatrice livida, una gamba mancante sostituita da un osso di capodoglio, lo sguardo fisso e minaccioso, suscita subito un'impressione indimenticabile. Ma la piena misura del capitano Achab, col suo significato reale e simbolico, si ha nel definitivo scontro frontale con Moby Dick: la "balena bianca" viene avvistata, e da allora incomincia: l'inseguimento tra i vortici del mare. Moby Dick però reagisce: infrange scialuppe, spalanca l'enorme bocca sul capo stesso del capitano Achab, fugge e ferisce, riappare e sfida. Viene ramponata da tre parti, ma non cede ancora. Anzi, in un diabolico guizzo di forza immane, vortica con violenza, intreccia i cavi, trascina con sè nel mare uomini e lance. E' il preludio di quell'istante estremo in cui al terzo giorno di caccia, un unico groviglio trascina negli abissi Moby Dick, Achab e la sua scialuppa: solo Ismaele si salva.
Di che cosa sono simbolo Achab e Moby Dick, così indispensabili l'uno dall'altro nella lotta e nella morte? E' difficile dare una risposta precisa, anche perchè sono affiorate sia per Achab che per Moby Dick molte interpretazioni  diverse. Ma proprio questo fatto è una conferma del loro valore universale: ogni uomo vi trova espressi, commisurati alle situazioni storiche, i problemi più veri e i conflitti più elementari della sua esistenza.

Nessun commento:

Posta un commento