lunedì 9 marzo 2020

POST #31/2020 CASA DI FOGLIE by MARK Z. DANIELEWS - 66TH AND 2ND

Casa di foglie by Mark Z. Danielewski racconta di un giovane che si trasferisce in un'abitazione a Los Angeles appartenuta a un cieco ottantenne scomparso in circostanze misteriose e di un baule trova un manoscritto altrettanto misterioso. Opera che va al di là di ogni canone, ha uno stile deflagrante che confonde i sensi e ha la capacità di destabilizzare il lettore mescolando i concetti di vero e falso, di reale e onirico.

 

 

Casa di foglie

di Mark Z. Danielewski (Autore), S. Reggiani (Traduttore), L. Taiuti (Traduttore)
 Editore: 66th and 2nd; 2 edizione (7 novembre 2019)
Pagine: 760 pagine
Prezzo: € 29,00


Un grande romanzo. Un debutto fenomenale. Incredibilmente vivo, inquietante in maniera sublime, terrificante e intelligente da togliere il fiato… Immaginate Thomas Pynchon, J.G. Ballard, Stephen King e David Foster Wallace inchinati ai piedi di Danielewski, soffocati di risate, stupore, sorpresa e soggezione
Bret Easton Ellis
Casa di foglie è la mia casa dell’orrore.
Stephen King
Questo romanzo diabolicamente brillante è impossibile da ignorare, metter giù o anche decidersi a finirlo. Se ne comprate una copia potreste persino trovarmi fra le sue pagine, ridotto in miniatura come Vincent Prize ne La Mosca, intrappolato per sempre nella rete delle sue maligne, bellissime pagine.
Jonatham Lethem


Il libro

Quando la prima edizione di Casa di foglie iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

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