lunedì 9 marzo 2020

RECENSIONE #35/2020 CASA DI FOGLIE by MARK Z. DANIELEWSKI - 66TH AND 2ND

 

Casa di foglie

di Mark Z. Danielewski (Autore), S. Reggiani (Traduttore), L. Taiuti (Traduttore)
 Editore: 66th and 2nd; 2 edizione (7 novembre 2019)
Pagine: 760 pagine
Prezzo: € 29,00


Un grande romanzo. Un debutto fenomenale. Incredibilmente vivo, inquietante in maniera sublime, terrificante e intelligente da togliere il fiato… Immaginate Thomas Pynchon, J.G. Ballard, Stephen King e David Foster Wallace inchinati ai piedi di Danielewski, soffocati di risate, stupore, sorpresa e soggezione
Bret Easton Ellis
Casa di foglie è la mia casa dell’orrore.
Stephen King
Questo romanzo diabolicamente brillante è impossibile da ignorare, metter giù o anche decidersi a finirlo. Se ne comprate una copia potreste persino trovarmi fra le sue pagine, ridotto in miniatura come Vincent Prize ne La Mosca, intrappolato per sempre nella rete delle sue maligne, bellissime pagine.
Jonatham Lethem
Il libro
Quando la prima edizione di Casa di foglie iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

 RECENSIONE

Casa di foglie è l'esordio di Mark Z. Danielewski. E' un romanzo di 760 pagine, emblema della letteratura ergodica contemporanea, corrente in cui ogni elemento (stile, forma, immagini), si esprimono allo stremo affinchè si provochi nel lettore affaticato l'elevazione, il disorientamento, la ricerca degli indizi e infine il dubbio sull'eventuale veridicità delle notizie contenute.
Ora questo romanzo della letteratura americana (dopo l'edizione Mondadori del 2005), ritorna nella sua forma originale finalmente, fedele ai testi e agli impianti a colori, grazie all'ottimo lavoro di 66th and 2nd, tradotto da Leonardo Taiuti e Sara Reggiani. Un'opera che va al di là di ogni canone letterario, come lo stesso Danielewski, non avvezzo ai palcoscenici mondani, ma dall'indiscusso talento per la mole biblica della sua narrativa.

Avvolto da una coltre fantasmatica, elusivo nel cedere soluzioni ai tranelli contenuti nei suoi lavori complice anche il ruolo dei suoi fan che nel tempo l'hanno insignito, tramite un passaparola virtuale, di un'aura occulta. 

<<Per avere un'idea anche solo parziale della struttura della casa dei Navidson è importante riconoscere come le leggi della fisca, associate alla tradizione mitologica dell'eco, potenziano la forza interpretativa di quest'ultima.>>

Casa di foglie racconta di Johnny Truant, giovane assistente tautatore, il quale grazie al bizzarro amico Lude, prende casa a Los Angeles, nell'appartamento di un cieco ottantenne Zampanò, morto in circostanze misteriose. Setacciando l'appartamento in disuso, Truant scopre dentro un baule un manoscritto appartenuto allo stesso ex proprietario che ha ad oggetto l'analisi dettagliata di una pellicola di culto dal titolo "La versione di Navidson", del regista premio Pulitzer Will Navidson. Da quel momento il libro ci catapulta nelle vicende del film.

La storia della pellicola amatoriale, studiata punto per punto da Zampanò, ruota attorno ai giorni dello stesso Navidson con la moglie Karen, i figli, il fratello, il collega Hallowary e la sua trouppe, nel cuore della vetusta casa di Ash Tree Lane, in Virginia. Una casa che però <<si rifiuta di sottostare alle classiche regole dell'orientamento>>, una casa infestata di cui Navidson scopre ospitare, nei corridoi, specie di buchi neri ed enormi estensione di buio. 

Visiterà e filmerà insieme ai colleghi quei tunnel nel sovrannaturali perlustrando un'oscurità non umana in cui vigono le leggi distorte della metafisica. Casa di foglie è un'analisi capillare, al di là della ragione, di un vero studioso. Prova ne sono le strutture reticolari che ingabbiano gli appunti di Zampanò, le parole scritte al contrario, l'immane trascrizione degli studi critici sulla pellicola a piè pagina, le vistose cancellature in rosso. E' anche, però, la storia secondaria di Truant e del tremendo risultato fisico e pisicologico che la letteratura del manoscritto gli provoca giorno dopo giorno. 

Con le sue annotazioni ne conosciamo infatti, i risultati nefasti attraverso l'interpretazione delle parole di Zampanò. Complice uno stile letterario a briglia sciolta, deflagrante dal punto di vista strutturale e linguistico (diversi i registri: fiuto saggio, horror, romanzo post-moderno). Casa di foglie è un'opera carnevalesca che confonde i sensi, che ha la capacità di destabilizzare e impaurire.

Le idee di vero/ falso,/ reale/ onirico, vivo/ morto non esisteranno più.

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