Città sommersa
Marta Barone
BOMPIANI EDITORE
Pagine: 304
Euro: 18,00
Il libro
Il ragazzo corre nella notte d’inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura, e questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell’infanzia felice da figlia di genitori separati, poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo – anni prima della nascita dell’unica figlia – non ha mai voluto parlare? Testimonianze, archivi e faldoni, ricordi, rivelazioni lentamente compongono, come lastre mescolate di una lanterna magica, il ritratto di una persona complicata e contraddittoria che ha abitato un’epoca complicata e contraddittoria. Torino è il fondale della lotta politica quotidiana con le sue fatiche e le sue gioie, della rabbia, della speranza e del dolore, infine della violenza che dovrebbe assicurare la nascita di un avvenire radioso e invece fa implodere il sogno del mondo nuovo generando delusione e rovina. Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.
Marta Barone
Marta Barone è nata e vive a Torino.
Traduttrice e consulente editoriale, ha pubblicato tre libri per
ragazzi.
RECENSIONE
Già dalle prime pagine Barone, descrive: la sospensione dell'incredulità:
"Tu che ben conosci i manuali di scrittura, smaliziato lettore, avrai già indovinato il fucile appeso alla parete nel primo atto del dramma. Io, invece, personaggio neghittoso e involontario (...), vagavo per Milano del tutto ignara anche solo del fatto che da qualche parte ci potesse essere un fucile."
La forza della narrazione sta nelle <<carte>>, lasciate in fondo a una scatola che recano la memoria difensiva del padre al processo per cui era finito in carcere a Torino per il <<reato di partecipazione a banda armata>> nel 1982.
In seguito era stato assolto e l'episodio era una cicatrice di famiglia, di cui lei aveva sentito vagamente parlare, ma che cambia radicalmente impatto nel linguaggio burocratico dei documenti.
Marta Barone recupera la parabola esistenziale del padre da cui nasce la storia e crea un legame con il lettore, una sorta di affascinante complicità nella ricerca tra archivi, filmati, articoli e testimonianze di compagne, come la prima moglie Agata, e amici di vari decenni che illuminano tappe, spesso inattese, della sua militanza politica.
Un'empatia che coinvolge un andare personale, tra frammenti di ricordi e frasi del padre che dicono più delle parole.
L'episodio legato all'accusa di Leonardo Barone era stato il delitto torinese del Natale del 1973 in via degli Artisti 13: un omicidio di gelosia avvenuto dentro i locali "Servire il Popolo" che registrò due vittime e al quale lui, sopravvisse correndo a cercare aiuto, mentre il suo miglior amico moriva.
In quell'occasione, l'autrice chiede:
<<Quale forma poteva prendere una persona dopo una cosa del genere?>>
Barone ha smosso qualcosa nel personaggio, nel libro si respira tensione. Si sa che il protagonista deve scontare una condanna. Qui la Barone assurge la facoltà di psicologo della comunità, inchiodando il testimone nella sua stessa frase:
<<Ha continuato a praticare la democrazia quando della democrazia non fregava più niente a nessuno.>>
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