martedì 21 marzo 2023

RECENSIONE CHARLE DICKENS : OLIVER TWIST. IL CIRCOLO PICKWICK.TEMPI DIFFICILI. GRANDI SPERANZE. IL NOSTRO COMUNE AMICO - EINAUDI

 
<<Molti animi induriti dalla vita si lasciarono commuovere; i bambini di strada che chiedevano l'elemosina ricevettero più denari dopo l'uscita di Oliver Twist. Insomma Dickens fece sì che in Inghilterra i livelli di pietà e di bontà salissero>>.

<<Soddisfatto nei confini della propria cultura nazionale>>, lo scrittore non sentì mai l'esigenza di <<trasgredire la misura artisica, morale e estetica dell'Inghilterra>>. Insomma, non si pose come rivoluzionario. 

Pittore di un intero mondo, per Dickens la denuncia sociale non era dichiaratamente di stampo politico; non indago mai le cause dello sfruttamento del sitema capitalistico, ma ne descrisse le conseguenze, mostrando che cosa stava succedendo in un Paese in cui la rivoluzione industriale trasformava gli assetti sociali, le politiche dei governanti, la vita quotidiana delle persone di ogni ceto.

La nuova Inghilterra plasmata dal cambiamento è il motore principale della narrazione di Dickens, sia nella sua versione nostalgica e cordiale, raccontata nel Circolo Pickwick, in cui le divisioni di classe non hanno ancora scucito il tessuto sociale, sia in quella, già capovolta, di Oliver Twist, l'orfano gettato in un sottobosco di mendicanti, ladri e prostitute, o ancora, in quella di Tempi difficili e Grandi Speranze con tutta la durezza delle istituzioni e della vita del proletario industrialre, fino al disincanto di Il nostro comune amico.

Nelle opere di Dickens, come nella sua vita, irrequieta nonostante il grande successo popolare, <<c'è la stessa inconfondibile urgenza di contenere, comprendere e controllare tutto. In questo Dickens si dimostra figlio della propria epoca, l'uomo che, nella sua energica ricerca di una visione del mondo il più possibile completa, incarna lo spirito del tempo>>.

 


Un tempo narrato con una varietà di registri che vanno dal comico al grottesco, dal sentimentale al drammatico con cui costruisce una biografia verosimile dell'Inghilterra, a partire dalla capitale.

Alla base dell'opera di Dickens c'è la consapevolezza delle proprie origini: la nascita in una famiglia quasi benestante e poi decaduta a causa della gestione dissennata del padre, la mortificazione subita da ragazzino quando è costretto a lavorare nel magazzino di una fabbrica di lucido per scarpe. Di tutto questo la reazione antivittoriana fece <<giustizia sommaria>>, come scrive Carlo Fruttero nella sua introduzione all'edizione Einaudi di Grandi Speranze. 

Il Circolo Pickwick, è un romanzo giovanile, che cominciò a uscire in dispense mensili sul <<Morning Chronicle>>, quando l'autore aveva 24 anni, eppure <<conta una tale ricchezza di episodi, di personaggi, di conoscenze, che potrebbero scoraggiare un lettore alle prime armi>>. Una sconfinata galleria di tipi umani, un mondo di:<<avidi 

cacciatori di dote, truffatori e furfanti, giovani signorotti di campagna, servette, affittacamere, cameriere, cocchieri e facchini, guardiacaccia e villani, viaggiatori anonimi e azzeccagarbugli dal nome ben definiti, per un totale di 300 personaggi>>. E poi situazioni e scene di vita squisitamente inglese non sempre facili da rendere. Per esempio ci sono pagine in cui racconta una partita a cricket. Sono di una potenza straordinaria. E' una radiocronaca, in cui salta all'improvviso tutto al presente che, tradotta può diventare brano allungato, arzigolato.

Tradurre autori lontani nel tempo porta anche ad un confronto con sensibilità diverse, con il politicamente corretto. Nell'editoriale del primo numero della rivista "Househald Words", dice: <<Cari signori, io voglio diventare il centro attorno a cui vi riunite davanti al camino, la sera. Vi racconterò tutto, storie, fatti di cronaca, vi farò ridere, vi farò piangere. Mantenne la promessa. Dickens mantenne la promessa.





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