mercoledì 8 marzo 2023

RECENSIONE "COME D'ARIA" DI ADA D'ADAMO - ELLIOT


ADA D'ADAMO

COME D'ARIA 

ELLIOT 

pp.134 - 15,00 euro


 
 
 
 
 
 
 
 
Il libro 

Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant’anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come dono.

ADA D’ADAMO. Nata a Ortona, vive e lavora a Roma, dove è diplomata all’Accademia Nazionale di Danza e laureata in Discipline dello Spettacolo. Ha trascorso molto tempo a osservare il corpo e le sue declinazioni sulla scena contemporanea, e lo ha scritto in diversi saggi sulla danza e il teatro.

RASSEGNA STAMPA
La Stampa
Tagadà – La7
Internazionale
La Repubblica
Lipperatura.it
Il Foglio
Il Libraio
Ora Daria – Radio Capital
La sfida per la solidarietà – Rai Gr Parlamento
Fahrenheit – Radio 3
Review – Il Foglio
davideorecchio.it
il manifesto
Grazia
Pangea
letteraturaecinema.com
Rai Cultura
Robinson – La Repubblica
Ansa


 RECENSIONE
 
L'autrice li chiama libri con dentro ''storie di malattia e di lutto, storie di sofferenza e di dolore'' in cui sono le parole liberatorie e magari il ricatto dei sentimenti di chi quelle vicende le ha vissute, ma questo suo, che di quel gruppo fa inevitabilmente parte, si distingue subito per una sua luminosità, per un'apertura al mondo e la vita che continua, per la verità di un amore che, evitando così ogni egotismo, viene qui raccontato proprio al soggetto di questo sentimento, a Daria nata con grave disbilità, che non vede e non è minimamente autonoma. Si parla molto di corpo, che è ovviamente al centro di tutto e di cui l'autrice, da danzatrice, ''per anni ha ricercato la grazia del gesto'', abituata a tenere sotto controllo anche ''la posizione di un mignolo'' e si ritrova alle prese con ''un corpo completamente fuori controllo, con scatti epilettici, una schiena e una testa incapaci di stare dritte'' e alla fine anche con i danni al proprio corpo, per un grave tumore al seno, di cui riappropriarsi dopo i guasti della chemioterapia, con fatica, impegno e dialogo: ''Ti voglio bene, voglimi bene pure tu'', anche perché ''per avere un figlio disabile ci vuole, innanzitutto, il fisico'', è impegnativo e faticoso. Eppure non è il corpo la sostanza di questa narrazione sempre vigile e lucida, che narra cedimenti e paure, ma anche il coraggio e la volontà e la forza come elementi naturali dell'accettare la vita, di soffrirla e gioirne imparando ogni giorno qualcosa con amore, quello che si dà e quello che si riceve. In questo caso c'è la fortuna di essere sempre in tre, riuniti con le inziali proprio nel suo nome, Ada, che contiene al centro Daria e poi Alfredo, il compagno e papà, perché la malattia può distruggere ma anche ''moltiplicare l'amore'' e vincere quei momenti in cui la normalità degli altri, la loro vita che scorre come prima, che non è cambiata, scava dentro la tua intima solitudine, e tu ti chiedi come hai fatto a non crollare. Ed è in questo contesto, grazie a questo, che il corpo si trasforma, sembra perdere peso come quando si è in acqua e l'autrice riconosce quella ''incorporazione'' teorizzata dal coreografo Steve Paxton, ''il passaggio da corpo a corpo di informazioni, pratiche e tecniche, quindi la capacità del corpo di creare conoscenza'', sentendo i limiti del corpo di Daria, che ''prima conoscevo attraverso te, poi ho cominciato via via a incorporarli'' in uno scambio quasi simbiotico. Per questo il libro inizia il suo percorso affermando: ''Sei Daria. Sei d'aria'' e finisce annotando ''Sono Ada, Sarò d'aria''. E l'aria, la leggerezza del mettersi a nudo con semplicità, con naturalezza, guidano il lettore e lo coinvolgono in questo tenero racconto affettuosissimo di accettazione dell'altro e della sua alterità che una madre fa alla figlia (pur essendo capace di dire che, adorando la sua figlia imperfetta, se non avessero sbagliato i risultati dell'amniocentesi, allora avrebbe abortito) intrecciando continuamente passato e presente e, spiegando tutto a lei, spiega a se stessa (e a noi) cosa è accaduto nell'arco dei primi sedici anni di vita di Daria, compreso l'ultimo in cui la mamma è stata piegata, ma non spezzata, dalla malattia.

 

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