Con l'aggiunta di uno sguardo spietato sulla psicologia di tutti i personaggi (compreso il protagonista), ambiguità e bugie, la patina convenzionale e borghese dei rapporti, l'alto tasso di mediocrità che diventa standard necessario per sopravvivere. Il racconto di K. O. Kwon "Gli incendiari", in cui sotto la lucida superficie navigano follia, immoralità e diseguaglianza.
R. O. Kwon «Gli incendiari»
«La prosa di R. O. Kwon è tutta ritmo e zero fronzoli, tesa come il cavo d’acciaio su cui cammina il funambolo».
Martino Gozzi, «Tuttolibri – La Stampa»
Martino Gozzi, «Tuttolibri – La Stampa»
Gli incendiari è il primo romanzo di R. O. Kwon, autrice
coreana che vive negli Stati Uniti, i cui precedenti scritti sono stati
pubblicati, fra gli altri, su «The New York Times», «New York Magazine»,
«The Guardian», «The Paris Review».
Il libro, annoverato fra i migliori dell'anno da oltre quaranta testate, racconta l’incontro fra Phoebe Lin, nata a Seul e cresciuta a Los Angeles, e Will Kendall, introverso ragazzo americano con un importante trascorso nelle comunità evangeliche.
I due intraprendono una relazione complice e sensuale che sembra poter colmare i loro vuoti. Will è un ragazzo serio che evita ogni distrazione, ma la perdita della fede ha lasciato in lui «un buco a forma di Dio». Phoebe al contrario è affascinante e disinvolta, e passa da una festa all'altra per nascondere il senso di colpa per la morte della madre.
Il libro, annoverato fra i migliori dell'anno da oltre quaranta testate, racconta l’incontro fra Phoebe Lin, nata a Seul e cresciuta a Los Angeles, e Will Kendall, introverso ragazzo americano con un importante trascorso nelle comunità evangeliche.
I due intraprendono una relazione complice e sensuale che sembra poter colmare i loro vuoti. Will è un ragazzo serio che evita ogni distrazione, ma la perdita della fede ha lasciato in lui «un buco a forma di Dio». Phoebe al contrario è affascinante e disinvolta, e passa da una festa all'altra per nascondere il senso di colpa per la morte della madre.
La prosa di Kwon definisce un mondo e poi si fa da parte per lasciare che sia il mistero ad abitarlo. «The New Yorker»
Nelle crepe del loro passato s'insinua John Leal, un predicatore
scalzo che avvicina «discepoli» da convertire. Si dice che da giovane
abbia aiutato alcuni dissidenti coreani a raggiungere clandestinamente
Seul dalla Corea del Nord, fino al giorno in cui è stato rapito, gettato
in un gulag e torturato.
Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, è ritornato in America, ha fondando il gruppo Jejah, setta di cui entra a far parte anche Phoebe. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i «giochi di magia», l’«abracadabra», come li definisce, gli sono ben noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita precedente.
La prosa di Kwon è «tutta ritmo e zero fronzoli, tesa come il cavo d’acciaio su cui cammina il funambolo. I suoi studenti si muovono in un ecosistema chiuso, asfittico, dove i riferimenti culturali – canzoni, film, materie d’esame – si contano sulle dita di una mano». Ognuno dei protagonisti è «dominato esclusivamente da una ricerca radicale di senso, che prima o poi conduce alla fede, tema centrale del romanzo in tutte le sue forme: l’estasi dell’abbandono, il lavorio incessante del dubbio, la fragilità di ogni conquista interiore, la voragine dello smarrimento. Una linea d’ombra poco raccontata, di questi tempi, che Kwon invece traccia con mano sicura, offrendo al lettore la possibilità di affacciarsi sull’abisso» (Martino Gozzi, «Tuttolibri – La Stampa»).
Il libro
Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, è ritornato in America, ha fondando il gruppo Jejah, setta di cui entra a far parte anche Phoebe. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i «giochi di magia», l’«abracadabra», come li definisce, gli sono ben noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita precedente.
La prosa di Kwon è «tutta ritmo e zero fronzoli, tesa come il cavo d’acciaio su cui cammina il funambolo. I suoi studenti si muovono in un ecosistema chiuso, asfittico, dove i riferimenti culturali – canzoni, film, materie d’esame – si contano sulle dita di una mano». Ognuno dei protagonisti è «dominato esclusivamente da una ricerca radicale di senso, che prima o poi conduce alla fede, tema centrale del romanzo in tutte le sue forme: l’estasi dell’abbandono, il lavorio incessante del dubbio, la fragilità di ogni conquista interiore, la voragine dello smarrimento. Una linea d’ombra poco raccontata, di questi tempi, che Kwon invece traccia con mano sicura, offrendo al lettore la possibilità di affacciarsi sull’abisso» (Martino Gozzi, «Tuttolibri – La Stampa»).
Il libro
R. O. KWON
Gli incendiari
2020
Cosí si dice: da giovane
attivista John Leal aveva aiutato i dissidenti coreani a raggiungere
clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino al giorno in cui era
stato rapito, gettato in un gulag e torturato. Scampato alla morte, ma
non al ricordo degli orrori, era...
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