sabato 17 dicembre 2022

POST DEL GIORNO 17/12/2022

 

Buongiorno. Post del 17/12/2022.

IL MASSMO DELL'ORRORE E DELL'INNOCENZA.

Oscuri talenti di J.M.Miro - Bompiani. Un romanzo potente, crudele, visionario, violento e oscuro che racconta la vita in un contrappasso di pura innocenza.

Cterina Giuseppa Buttitta

Oscuri talenti

 

Il libro

1882. Londra è una città grande come il mondo, dove è facile perdersi, soprattutto se l’unico posto che finora hai chiamato casa è un paesino nel delta del Mississippi o un circo itinerante del Midwest. Charlie e Marlowe sono approdati nel Vecchio Mondo, sotto cieli carichi di nebbia e fuliggine, fino al 23 di Nickel Street West, per andare incontro a una nuova vita in un luogo dove sentirsi finalmente al sicuro, dove i loro talenti non saranno solo fonte di diffidenza, equivoci, dolore e solitudine. Ma ad attenderli c’è un terribile morvide, un non-morto, assetato di sangue, pronto a tutto per servire il suo oscuro signore. Per fortuna ci sono anche gli angeli custodi: Mrs Harrogate con la veletta sempre abbassata a coprire una voglia purpurea e la forza austera, Mr Coulton che nasconde la gentilezza sotto una dura buccia, e Alice Quicke, investigatrice privata decisa a cambiar vita. E via di nuovo, in viaggio alla volta della Scozia, verso una scuola unica nel suo genere, per sfuggire a una figura di tenebre e fumo che non si arrenderà fino a quando Charlie e Marlowe non saranno suoi. Tra meraviglie e tradimenti, passato e futuro, slanci di vita e rischi incalcolati, un manipolo di amici cercano di far luce dove tutto è tenebra, per scoprire la verità sui loro doni e sulla natura di ciò che li sta perseguitando, per arrivare a capire che a volte le gioie più grandi ci arrivano per mano dei mostri peggiori.

venerdì 16 dicembre 2022

RECENSIONE "OBLIO E PERDONO" DI ROBERT HARRIS - MONDADORI


Oblio e perdono

 Mondadori

Genere: Narrativa Contemporanea

444 pagine - Prezzo: € 22,00

In vendita dal 25 ottobre 2022

La decapitazione di re Carlo I che ha segnato il culmine della guerra civile inglese e la caccia instancabile all'uomo, la più grande del Diciassettesimo secolo, per punire i due traditori ancora in vita fuggiti in America.

SCUOLA DI FELICITA' PER ETRNI RIPETENTI DI ENRICO GALIANO - GARZANTI

 

Enrico Galiano, tutti ripetenti alla 'Scuola di felicità'

Dalla saggezza dei ragazzi, lezioni per tornare a vivere davvero

ENRICO GALIANO, SCUOLA DI FELICITÀ PER ETERNI RIPETENTI (Garzanti, pp.176, Euro 15). Gli occhi che brillano quando incontrano, quel sorriso, la pancia che fa male dalle risate irrefrenabili, la disperazione per un amore finito male, la rabbia che esplode di fronte a un'ingiustizia o a un mancato ascolto: è un invito a tornare a vivere pienamente, senza risparmiarsi, soffrendo e gioendo al massimo, e con una scintilla nello sguardo come quando si è ragazzi il nuovo libro di Enrico Galiano, dal titolo "Scuola di felicità per eterni ripetenti ", edito da Rizzoli.

Nel saggio l'autore affronta il tema della paura di vivere e delle difese che diventando adulti abbiamo costruito per proteggerci, dimenticando però di provare a essere felici davvero.

Galiano, insegnante e scrittore, sceglie di partire dall'incredibile opportunità di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, grazie ai suoi studenti e alla loro capacità di smontare assunti precostituiti e certezze consolidate solo semplicemente con uno sguardo, una domanda, una parola diversa. Pensato come una serie di lezioni dedicate ad argomenti speciali, dal coraggio agli 'inizi', dal rispetto al voler bene, dalla colpa al 'momento giusto' fino ai sogni e all'amore, il libro ha l'inedito potere di riportarci indietro e al tempo stesso di spingerci in avanti, verso un nuovo inizio, più autentico e libero da tutti quei condizionamenti e soprattutto quel bagaglio di certezze, costruito con l'esperienza, che riducono il nostro orizzonte. E allora, tra una lezione e l'altra, tra una citazione (colta o più squisitamente pop) e un aneddoto godibile, ci si accorge che Galiano davvero non ci ha rivelato nulla di nuovo, ma questo non ci ha deluso e non è certo un demerito, semplicemente perché ciò che ha scritto noi lo abbiamo sempre saputo scegliendo poi di dimenticarlo. Lo sapevamo da bambini, e poi da adolescenti e ancora da giovani adulti, insomma fino a quando non abbiamo frapposto tra noi e il mondo una serie di lenti che, filtrando un po' i sogni e le emozioni, ci hanno messi al riparo. Come le barche che stanno in porto ma che in realtà sono nate per navigare. Questo libro con semplicità ci 'riapre' gli occhi e il cuore, e ci riporta a ciò che un tempo eravamo, persone impazienti di vivere davvero, molto poco anestetizzate e pronte a lasciarsi travolgere nel bene e nel male. Se davvero possiamo immaginare - grazie ai racconti dell'autore e ai suoi speciali insegnanti, i ragazzi e le ragazze che incontra quotidianamente in classe - una 'scuola di felicità' allora ci verrà spontaneo anche identificarci con le parole che, come un mantra, chiudono ogni capitolo: "Chissà, forse un giorno imparerò davvero questa lezione. Per ora, sono un eterno ripetente".

 

RECENSIONE "IL CIRCOLO PICKWICK" DI CHARLES DICKENS


Dickens, per la prima volta in italiano tutti i romanzi

Crescenzi, esce 'Il Circolo Pickwick', il primo della serie

Charles Dickens visse nemmeno 58 anni, dal 1812 al 1870, ma avendo cominciato molto giovane, a 20 anni, e avendo raggiunto il gran successo a 24 con 'Il circolo Pickwick', ha lasciato una gran mole di lavoro, una quindicina di grandi romanzi, una ventina di raccolte di racconti, cronache e diari di viaggio e altro ancora.

L'edizione dell'Opera omnia inglese comprende 20 grandi volumi, ma la cosa non ha spaventato Paolo Cioni con la sua casa editrice Mattioli 1835 (nata a Fidenza 137 anni fa) e nemmeno il curatore e traduttore Livio Crescenzi che, in occasione dell'uscita de 'Il Circolo Pickwick' (pp.664 - 24,00 euro), hanno annunciato la prima traduzione integrale in italiano di tutti i 15 romanzi dello scrittore inglese, alcuni inediti in italiano, mentre già portano avanti una ricca riscoperta di Mark Twain e Crescenzi è stato lodato nel 2021 per la sua sfida di tradurre 'Ulisse' di Joyce.

"Bisogna tener conto che ancora oggi l''Oliver Twist' di Einaudi si avvale della traduzione di Silvio Spaventa-Filippi che ha più di un secolo, essendo del 1919 e, per giunta, scritta in un forbitissimo italiano letterario e fiorito, quanto di meno dickensiano si possa immaginare", sottolinea Crescenzi. Infatti, fin dagli inizi giornalistici, riuniti in tre volumi, che Mattioli ha pubblicato in un cofanetto intitolato 'La trilogia di Londra', Dickens mostra una ricchezza verbale che gli permette di presentare in modo realistico la vita londinese nei suoi più diversi aspetti, con vena già narrativa nell'esplorare la miseria più squallida come nel porre attenzione nella vitalità e rozzezza del nascente mondo piccolo borghese.

"Per me il progetto e l'impegno sono stati cercare di togliergli vecchie polveri e parrucche di traduzioni datate e molte incomplete, e riscriverlo varie volte per arrivare a restituire la sua prosa, forte di mille diversi registri espressivi nel rappresentare un mondo che i suoi lettori comuni potessero riconoscere", racconta il traduttore. E aggiunge: "La sua, spesso ironica, ricerca espressiva prende via via toni sia alti sia popolari, rispecchiando i personaggi, e stupisce con trovate come, per esempio, scrivere una sorta di radiocronaca in diretta di una partita di cricket, di cui ho dovuto studiarmi le regole per poter riprodurre vivacità e forza di quelle pagine". A coinvolgere i lettore è poi "il gioco farsesco del suo raccontare basandosi su equivoci e stravaganze dei suoi personaggi, ognuno ben caratterizzato anche nel suo parlare, per questo io mi sento di sostenere che Joyce deve molto a Dickens. E c'è anche l'uso del flusso di coscienza in certe pagine come quelle de 'La signora Lirriper' o del dottor Marigold in 'La spiegazione di George Silverman', scritte 60 anni prima di 'Ulisse' e del finale col monologare di Molly. Un parlare a ruota libera che ebbe un tale successo che Dickens fu costretto poi a riprendere quei modi e quei personaggi".

'Il circolo Pickwick' racconta le avventure di un gioviale signore di benestante di mezza età, Pickwick appunto, che con alcuni amici del suo circolo decide di intraprendere un viaggio per scoprire la campagna inglese: si caccerà con loro in un mare di avventure e guai, da quando vengono raggirati dal truffatore Jingle a quando incontrano la famiglia Wardle. Quindi si imbatte in Sam Weller, che diverrà il suo servitore e il coprotagonista, dando a questo romanzo dall'andamento picaresco nuovo vigore. Non a caso Mario Praz scrisse che "Dickens ripete, pur se in minor misura, il miracolo di Cervantes di presentare due caratteri comici che trascendono per significato umano i limiti di una bizzarra eccentricità". Un romanzo giovanile che anche oggi non ha perso nulla del suo humour, con i suoi tanti personaggi comici e vitali, e capace di anticipare i temi e le atmosfere dei lavori più maturi, da 'David Copperfield' a 'Casa desolata', da 'Tempi difficili' a 'Grandi Speranze'.

Uscito in fascicoli mensili a partire dal 1836 in 400 copie, arrivò dal quindicesimo numero in poi a 40 mila, restando un fatto memorabile nella storia dell'editoria e un po' l'inizio della sua trasformazione industriale. "Si dice che vecchi e giovani, il giorno dell'uscita di una nuova puntata, andavano incontro al portalettere percorrendo a piedi anche due o tre miglia di strada - racconta Crescenzi - E persino gli analfabeti, si legge, provvedevano a mettere da parte qualche centesimo per poter pagare da bere a chi gli leggesse l'ultima puntata". Un successo che si ripeterà più volte se ci sono testimonianze che dopo l'uscita di 'Oliver Twist', storia di un orfano che condurrà una vita miserabile, la gente lasciava più soldi a chi chiedeva l'elemosina e il governo si trovò costretto a migliorare le condizioni di orfanatrofi e ricoveri per i poveri.


 

martedì 13 dicembre 2022

Nuovi acquisti libri Dicembre 2022

RECENSIONE "TASMANIA" DI PAOLO GIORDANO - EINAUDI


Paolo Giordano «Tasmania»

«Se proprio dovessi, sceglierei la Tasmania. Non è troppo piccola ma è comunque un'isola, quindi facile da difendere. Perché ci sarà da difendersi, mi creda»

Paolo Giordano si misura con le nostre paure

Romanzo dell'anno secondo la Classifica di Qualità della Lettura

PAOLO GIORDANO

 'TASMANIA' 

EINAUDI

 pp. 262 - 19,50 euro 

 

 

 

Il libro

Dopo Divorare il cielo (Supercoralli 2018, in Tascabile dal 2019) e Nel contagio (Vele 2020), Paolo Giordano torna nelle librerie con Tasmania: un romanzo sul futuro. Il futuro che temiamo e desideriamo, quello che non avremo, che possiamo cambiare, che stiamo costruendo.

Il protagonista è un giovane uomo attento e vibratile, pensava che la scienza gli avrebbe fornito tutte le risposte ma si ritrova davanti un muro di domande. Con lui ci sono Lorenza che sa aspettare, Novelli che studia la forma delle nuvole, Karol che ha trovato Dio dove non lo stava cercando, Curzia che smania, Giulio che non sa come parlare a suo figlio. La crisi di cui racconta questo romanzo non è solo quella di una coppia, forse è quella di una generazione, sicuramente la crisi del mondo che conosciamo – e del nostro pianeta. La magia di Tasmania, la forza con cui ci chiama a ogni pagina, è la rifrazione naturale fra ciò che accade fuori e dentro di noi. Cosí persino il fantasma della bomba atomica, che il protagonista studia e ricostruisce, diventa un esorcismo: l’apocalisse è in questo nostro dibattersi, e nei movimenti incontrollabili del cuore.

Il libro, «tra i titoli più contesi alla Fiera di Francoforte» («Corriere della Sera») e i cui diritti sono stati già venduti in oltre venti paesi, sta ricevendo un’accoglienza straordinaria:

«Tasmania non è solo un romanzo perché è troppo moderno per essere un romanzo classico. Usa il romanzo, cioè quello che ha imparato dal romanzo, come chiave di accesso, ma questo è un libro che contiene in sé altre forme, il giornalismo, il reportage, il saggio, l'autofiction, la riflessione su un'epoca. Senza che il lettore ne esca mai frastornato, ma anzi con l'effetto di tenerlo incollato, bisognoso di continuare perché felice di sentirsi vicino e compreso: felice di essere portato con leggerezza nella profondità dei suoi abissi».
Annalena Benini, «Il Foglio»

«Qual è il peso specifico di una crisi quando sia il passato (come forma di nostalgia) che il futuro (come forma di utopia) sono altrettanto inattingibili? In questo senso, Tasmania – un romanzo lucidissimo e struggente – sembra interrogarsi su ciò che Divorare il cielo lasciava ancora aperto».
Veronica Raimo, «7 – Corriere della Sera»

«Tasmania parla di noi, delle nostre crisi intrecciate alla crisi più devastante, quella del clima, mentre a nessuno che possa davvero fare la differenza pare ne importi veramente qualcosa. Che bello quando uno scrittore scrive un romanzo immerso nel suo tempo: presente, passato e forse anche futuro».
Daria Bignardi, «Vanity Fair»

«Giordano riesce a sovrapporre una frattura interiore a quel­la collettiva. Tasmania è un libro bello e importante, forse il romanzo definitivo su quel che ci sta succedendo e non riusciamo a spiegarci».
Nicola H. Cosentino, «Corriere della Sera»

«Mi succede con pochi romanzi. Inizio a leggerli e mi ci accomodo dentro come se parlassero la mia stessa lingua. Ma non si tratta soltanto di parole, è roba più profonda, che ha a che fare con l’anima che, come col tocco di un diapason, comincia vibrare nella stessa frequenza. Dico che è un libro bellissimo. Fine».
Luciana Littizzetto, link 

«Tasmania è un libro feroce e insieme struggente. Il libro di uno scrittore adulto, che porta addosso i segni di quello che gli è accaduto e ci sta accadendo: in pari misura. Anzi: il suo corpo si fa sismografo, sembra acquisire le stigmate dalle catastrofi. La pandemia, la crisi climatica, la siccità e in generale la crisi della nostra presenza sul pianeta».
Elena Stancanelli, «tuttolibri – La Stampa»

«Paolo Giordano ha smesso di fare il fisico e si è dedicato ai romanzi, senza smettere però di essere uno scienziato. Ha scelto un approccio non lineare a questioni che la matematica non riusciva a dirimere, le parole come strumento più potente dei numeri, ma che vanno maneggiate con altrettanto rigore e precisione affinché producano segnale e non rumore, per usare il gergo degli statistici».
Stefano Feltri, «Domani»

«Giordano firma il suo quinto romanzo, il più bello, perché nichilista e contemporaneo, attestandosi come il narratore più sfaccettato sulla scena italiana, capace di parlare di nuvole e orgasmi, terrorismo e divorzio, gender gap e Lanzarote».
Francesco Musolino, «Il Messaggero»

«Le opere di Giordano si distinguono per un nitore sintattico che non "sporca" mai la pagina e per uno scandaglio psicologico sempre spudorato e meticoloso. In tal senso non c'è parentela con la tradizione italiana. Si avverte l'eco di letture assai metabolizzate di autori feticcio come McEwan o Cunningham, rivelatori anche dell’attitudine a raccontare infanzia e adolescenza».
Crocifisso Dentello, «il Fatto Quotidiano»

«C’è un nodo che vorrei subito raccontare e cioè la capacità del protagonista, di chi parla in questo romanzo, di raccontarci e analizzare con occhi molto acuti i grandi temi del presente».
Giorgio Zanchini, «Quante storie – Rai 3»

 

 RECENSIONE

C'è una paura di fondo che circola in tutto questo bel romanzo di Paolo Giordano, una paura che via via trova nuove e diverse ragioni per alimentarsi, dagli attentati islamici all'emergenza climatica, e sin dall'inizio, dall'incontro con lo scienziato Jacopo Novelli, un fisico che studia nelle nuvole lo stato di salute del nostro pianeta, che gli parla della sindrome di Kessler (leggere il libro per scoprire di cosa si tratta), una minaccia che nessuno conosce ed è reale, più di tante altre generiche, più o meno originali, tra cui cita le pandemie ("Lo disse, eccome se lo disse!").

La forza del racconto, con la sua scrittura chiara, pulita, diretta, è nel mettere in rapporto questa ansia con la vita, le incertezze, le illusioni, le delusioni, le crisi, sentimentali e professionali dell'io narrante, insomma la sua esistenza quotidiana e normale.

Giordano, del resto, durante la pandemia ha scritto e pubblicato solo saggie e riflessioni sul 'Contagio' come si intitola il primo lavoro di quella serie, e anche se ora viene citata solo una volta, di sfuggita, sappiamo che questo romanzo è nato in quel periodo e ci pare rifletta quindi un sentimento di insicurezza, una qualche chiusura molto più preoccupata del domani ‌("Il nostro futuro era diventato bianco, come la cecità") di quel che era nel suo romanzo precedente, 'Divorare il cielo' del 2018.

Gli avvenimenti che riguardano la terra - e il protagonista si chiama Paolo, come l'autore, ed è anche lui un ex fisico diventato scrittore e che segue per un giornale le conferenze dell'Onu sul Climate Changing - sono sempre apparsi frutto di modificazioni molto lente, ma oramai la situazione è cambiata, è arrivata alla vigilia del disastro rapido, improvviso, il momento è pre-traumatico. Così ecco che viviamo la crisi fuori e dentro di noi. E allora il racconto si fa impietoso, anche duro nel suo cercar di indagare e indagarsi sino in fondo, ma vive di sentimento, tra impotenze e tenerezze, voglie e realtà, così da risultare coinvolgente, anche in quell'evocare la bomba atomica (nel frattempo tornata di lancinante attualità) e ricostruire i bombardamenti e le loro conseguenze a Hiroshima e Nagasaki, al centro del libro apotropaico che Paolo sta cercando di scrivere, mentre il suo matrimonio con Lorenza naufraga, anche in seguito ai vani tentativi di avere un figlio. Perché questo libro vitale e inquieto, scopriamo alla fine che è un percorso dagli ultimi sbandamenti della giovinezza alla scoperta della paternità, anche se legata non a un figlio proprio, ma a quello della moglie, Eugenio, che comunque è cresciuto assieme a lui. E' con questa consapevolezza nuova, che Paolo poi viaggia, con l'amico Giulio, in Giappone per gli anniversari dei due bombardamenti del 6 e 9 agosto 1945 e incontra alcuni sopravvissuti, simboli di una vita che continua anche in un sottile, vivo rapporto con tutti i morti: "Una volta polverizzati i corpi, gli atomi continuano a esistere e quelli instabili a emettere radiazioni: raggi alfa, beta e gamma, neutrini che attraversano indisturbati la materia... Ed è possibile, allora, che sotto forma di radiazioni esistano ancora tutti i morti, tutti quelli del passato e tutti quelli del presente", che ci attraversano di continuo.

'Tasmania' - 're del 2022' secondo la Classifica di qualità de 'La Lettura' del Corriere della Sera - è in fondo un'educazione sentimentale all'incertezza e i timori insiti nella nostra esistenza. Non c'è bisogno per salvarsi appunto di andare a vivere nella lontana isola a sud-est dell'Australia, dove Novelli dice che forse ci si potrebbe sentire al riparo molto più a lungo dal disastro ambientale. Perché esiste una Tasmania più vicina: la salvezza più importante è quella che riusciamo a trovare dentro di noi, con le persone che amiamo e abbiamo amato. Una vita che per Paolo comprende il cercare di conciliare l'insofferenza e il desiderio di avere accanto Lorenza con la sua pazienza e ritrovarsi con Eugenio, ma anche Novelli, scienziato tutto dedito a proclamare l'esattezza oggettiva della scienza e messo in crisi dalla sua umana debolezza (e dopo gli appelli alla sicurezza della scienza durante la pandemia, anche questo prende un suo preciso senso); Giulio che si sta separando e si aggrappa al diritto a conservare un rapporto col proprio figlio con cui non sa come rapportarsi; Karol, l'amico prete che ha la sua rivelazione e fede nel suo amore per Elisa; Curzia agitata e provocatoria.

Insomma tutto un mondo che si agita come atomi, come neutrini nello spazio, per sopravvivere a quel senso di estraneità, di vuoto, per superare quel "senso di stanca inevitabilità, come se la disillusione avesse impregnato a fondo i tessuti cerebrali di ognuno", che si sentiva alla fine del 2019.

venerdì 9 dicembre 2022

SALMAN RUSHIDIE ESCE IL NUOVO LIBRO DOPO L'AGGUATO: "VICTORY CITY"


Buongiono. Quattro mesi dopo l'agguato sul palcoscenico di un festival letterario nello stato di New York, Salman Rushdie si accinge a pubblicare il suo 15esimo romanzo. (Foto di Google).

'Victory City', di cui il 'New Yorker' ha pubblicato online un estratto, racconta la storia di un gruppo di donne che si fanno bruciare vive dopo che i mariti sono rimasti uccisi in guerra e della figlia di una di loro, rimasta orfana a nove anni che, da un sacchetto di semi "piu' preziosi dei diamanti", da' vita a una nuova civilta'.


    Il romanzo sara' pubblicato il 9 febbraio da Penguin Random House che parla di "una vicenda epica ambientata nel Trecento in territori che sono parte dell'India moderna". Il capitolo uscito sul 'New Yorker' con una illustrazione dell'italiano Agostino Iacurci si intitola 'Sackful of Seeds': nell'immaginario di Rushdie sono i semi, "nascosti in un vaso di argilla, sigillati con la cera e sepolti nel focolare di un palazzo in rovina tra le ceneri di un impero" da cui scaturira' l'impero fantastico di Pampa Kampala, la ragazzina che ha visto la madre consumata dalle fiamme. Pampa sente la voce di una dea e si convince che nessuna donna debba piu' soffrire il destino a cui e' andata incontro la madre. "Non avrebbe sacrificato il suo corpo per seguire uomini nell'aldila'. Si sarebbe rifiutata di morire giovane e sarebbe vissuta, invece, per diventare impossibilmente, provocatoriamente vecchia".
    La magia di Pampa crea una città potente. "Le sue parole ispirano il suo popolo a crescere e cambiare. La sua poesia disegna la mappa dell'ascesa e della caduta del suo impero", si legge nella sinopsi. Amata, temuta e senza tempo, la profetessa guarda questi cambiamenti nei secoli mentre il suo corpo appassisce come la gloria della sua città. Mezzo millennio più tardi, i suoi scritti saranno scoperti sepolti nella terra e lo scrittore lancia un messaggio universale: "I nostri poteri passano, le nostre storie durano per sempre". Lo stile e' quello di Rushdie, 75enne autore di romanzi che mescolano la realtà al mito, la fantasia ai sogni come in 'Versetti Satanici' del 1988 che gli costo' la 'fatwa' degli ayatollah iraniani e 'Figli della Mezzanotte' sconfessato dall'India. Lo stesso Rushdie ha confermato l'imminente uscita dell'estratto su Twitter, nel primo micromessaggio dopo esser stato aggredito a meta' agosto da Hadi Matar, un giovane di origini libanesi che lo ha spedito in rianimazione con gravi ferite a causa delle quali ha perso la vista da un occhio e l'uso di una mano.
    Il 9 agosto lo scrittore aveva postato su Twitter la copertina di 'Victory City', mentre Penguin Random House includeva nella promozione commenti di altri autori. Tra questi l'americano Michael Cunningham, premio Pulitzer per 'Le Ore', secondo cui il romanzo "e' un importante traguardo da parte di uno dei nostri più grandi autori", mentre lo scrittore britannico Hari Kunzru, autore di 'Red Pill', parla del "trionfo della vita, in tutti i suoi gioiosi, caotici eccessi, sopra le forze del fanatismo".

"VIVRE VITE" DI BRIGITTE GIRAUD - HA VINTO IL PREMIO GONCOURT 2022, ESCE PER GUANDA NEL 2023


'Vivre vite' di Giraud, Premio Goncourt 2022, esce per Guanda

Nelle nostre librerie nell'aprile 2023

 "Vivre vite", il romanzo di Brigitte Giraud, vincitore nel 2022 del Premio Goncourt, il più prestigioso premio letterario francese, edito in Francia da Flammarion, sarà pubblicato in Italia da Guanda nell'aprile 2023.

Lo annuncia la casa editrice che ripubblicherà in seguito anche un libro della backlist dell'autrice: "L'amore è sopravvalutato".

Pubblicato a fine agosto, "Vivre vite" era stato tra i libri più apprezzati dalla critica e dal pubblico d'Oltralpe.

RECENSIONE "GIOVENTU' RUBATA" DI GUSTAVO PIETROPOLLI CHARMET - RIZZOLI

 

GUSTAVO PIETROPOLLI CHARMET, GIOVENTU' RUBATA.

CHE COSA LA PANDEMIA HA TOLTO AGLI ADOLESCENTI E COME POSSIAMO RESTITUIRE IL FUTURO AI NOSTRI FIGLI (Rizzoli, pp.176, 16 euro).

I disturbi alimentari, gli atti di autolesionismo quando non i tentativi di suicidio, ma anche l'isolarsi dal resto del mondo con l'unica compagnia di uno schermo sempre acceso, il sentirsi frustrati, incompresi, ingannati, senza nessuna prospettiva per il futuro: sono tanti i ragazzi 'rotti', che 'non funzionano' più, rimasti indietro e resi più fragili dalla furia della pandemia a cui gli adulti non sono stati in grado di parlare né di garantire una protezione.
    Su di loro si concentra l'attenzione di Gustavo Pietropolli Charmet autore del libro "Gioventù rubata" (Rizzoli), una riflessione profonda che spiega come i giovani siano stati 'i grandi dimenticati' in questi anni funestati dal covid. Senza più potersi parlare faccia a faccia né toccare, senza scuola, amicizie, amori ed errori i nostri ragazzi sono stati 'messi in pausa' da una serie di divieti e misure di contenimento, e non hanno ricevuto dagli adulti nessuna spiegazione. L'analisi del noto psichiatra e psicoterapeuta inizia focalizzandosi sull'incapacità degli adulti di riferimento a discutere a viso aperto della morte: mentre la tv faceva la conta delle vittime con impietosi bollettini, non si parlava della morte perché questa era diventata troppo vicina e ciò avrebbe significato affrontare le proprie paure. Eppure, scrive l'autore, "educare alla morte può significare aiutare i ragazzi a sapere ciò che sanno, e cioè che vita e morte sono avvinte fra loro e la civiltà ha scelto di stare dalla parte della vita cercando di prolungarla il più possibile nella consapevolezza che la morte è il male". Fragili narcisi, istigati al successo sulla base della rimozione di ogni possibile difficoltà (dalla morte alla malattia, dalla crisi economica ai fallimenti relazionali) gli adolescenti si sono sentiti ingannati: se ha messo a dura prova gli adulti su più fronti, la pandemia ha inferto un colpo violento anche ai ragazzi ai quali ha infatti chiarito che forse le promesse di benessere e relativa tranquillità ricevute fino a quel momento non erano per niente vere. O almeno, non sempre.
    Tutto ciò li ha resi confusi e frustrati e per quelli tra di loro più fragili ha significato l'invasione del proprio immaginario di una "incredulità angosciata e rabbiosa nei confronti delle rappresentazioni del presente e del futuro trasmesse dalla famiglia, dalla scuola e dall'informazione di massa". Con la prefazione di Lella Costa, il libro spiega e contestualizza, racconta, apre prospettive, ci inchioda di fronte alle nostre inadeguatezze, sottolineando quanto una società "del narcisismo" come la nostra che non insegna come si fa a imparare dal dolore e dalla sconfitta e che rifiuta di parlare ai ragazzi del tema della morte (per 'proteggerli' e perché lo intende un tabù troppo difficile da affrontare), di fatto non promuove la vita, ma crea fantasmi pericolosi.
    Coinvolgere i ragazzi nella costruzione responsabile del proprio futuro è possibile, a patto però di essere autorevoli, sensibili e sinceri: secondo Charmet, né la famiglia né la scuola né le istituzioni sono state in grado di far fronte all'insopprimibile, duplice esigenza degli adolescenti di sapere la verità e di essere coinvolti nella soluzione del problema. E' mancata una alleanza tra le generazioni, non c'è stata una voce competente che, con chiarezza e sostenendoli nel delicato momento della crescita, dicesse loro cosa stesse accadendo, e quale minaccia rappresentasse davvero il virus che ha travolto il mondo intero. Invece, tutto si è ridotto a un insieme di divieti, regole da rispettare e privazioni a volte anche in contrasto. Eppure, sottolinea saggiamente Charmet, "i giovani non sono gli avversari potenziali del Comitato tecnico-scientifico, sono l'armata di riserva pronta a scendere in campo. Qualcuno glielo ha mai chiesto di venire a dare una mano?"

RECENSIONE "TI SEGUO" DI SHEENA PATEL - BLU ATLANTIDE

 

Il folgorante 'Ti Seguo' di Sheena Patel

Primo romanzo della fondatrice di 4 Brown Girls Who Write

La passione ossessiva e la lente deformata dei social in una scrittura che brucia, in una narrazione frammentata che ci fa stare in un eterno presente.

Sheena Patel, nata e cresciuta nel nord-ovest di Londra, giovane scrittrice che viene dalla poesia e lavora per il cinema e la tv come lettrice di soggetti e sceneggiature, nel suo folgorante romanzo d'esordio, 'Ti Seguo' ci fa entrare nel lato oscuro di un triangolo amoroso con capitoli che si aprono con frasi tipo "Potrei sembrare innocente, ma faccio un sacco di screenshot" o "Se fossi un verme mi ameresti comunque".
    Ma nel libro, pubblicato da Atlantide nella traduzione di Clara Nubile, riesce soprattutto a raccontarci una ragazza abituata a chiedersi sempre "se è abbastanza" pur non essendo mai vittima.
    "Seguo su Internet una donna che va a letto con lo stesso uomo con cui vado a letto io" sono le parole con cui si apre il romanzo in cui la voce narrante è una giovane di origini indiane che vive nei sobborghi di Londra e ha un fidanzato con il quale non è felice. L'uomo che la ossessiona è bianco, ricco, famoso, sposato e ha avuto una travolgente relazione con una conosciuta influencer, scrittrice di successo che a sua volta la ossessiona e la loro vita è esplorata ossessivamente su Instagram.
    "Ho cominciato a scrivere durante il lockdown, ero a casa e vedevo alla tv l'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti nel 2021. Sono rimasta colpita e ho pensato che la passione cieca dei fan di Trump aveva la stessa intensità di quando si ha un'ossessione amorosa. Questo pensiero si sposava con quello che vedevo su Instagram, quel desiderio assoluto delle persone di essere qualcuno. Perché abbiamo questa necessità di essere visti, conosciuti? Qual è l'energia, la forza dietro tutto questo che diventa folle?" dice la Patel, 35 anni, a Roma per l'uscita del libro. "I'm a Fan' è il titolo originale del romanzo dove "fan sta per fanatico. Ho giocato sulla parola fan. La parte scura del fan è l'essere fanatico" sottolinea la scrittrice.
    "I social media sono uno specchio di ciò che siamo. Internet ha una bocca e uno stomaco e vuole noi come cibo, provoca tutte le emozioni più scure. L'algoritmo diventa quello che tu vuoi essere, prende possesso di te. Nel libro la protagonista è una ragazza normale che porta questa trasformazione all'estremo" afferma la Patel, fondatrice con altre tre colleghe amiche del collettivo 4 Brown Girls Who Write.
    "Questo collettivo è nato 5 anni fa a Londra. La scrittura era un sogno e l'idea di pubblicare qualcosa di remoto. Facciamo delle performance, dei reading e in uno di questi c'era l'editrice Nina Herwé della Rouche Trade Books, la storica casa discografica che 7 anni fa è partita con la pubblicazione di piccoli libri. Ho dato alla Herwé le prime due pagine di 'Ti Seguo' e mi ha spinta a continuare". Com'è nata questa struttura frammentata? "Dall'esperienza fatta nel mio lavoro per cinema e tv e dalla poesia che leggo e scrivo. Ogni capitolo è come una stanza sia come luogo, sia come tempo di una composizione poetica. I titoli rappresentano la parte ironica. C'era bisogno nel libro di qualcosa di più light".
    C'è anche un bisogno di conferma di se stessa della protagonista che non si sente mai abbastanza. "Non so in Italia, ma in Inghilterra sia le donne sia le persone che non sono bianche si trovano, negli ultimi due anni un po' meno, a combattere dieci volte più degli altri per essere accettate in contesti professionali, culturali. La protagonista del libro è così e quindi ha già avuto una sorta di training sufficiente per affrontare la relazione con questo uomo che è bianco, ricco, di successo e per lei rappresenta un trofeo. Se lui accettasse lei del tutto vorrebbe dire che l'Inghilterra ha detto sì alla protagonista". E questa idea che le donne sono unite, combattono insieme, quanto è vera? E' reale? "La protagonista è in competizione con l'altra donna e ha reazioni contrapposte: si sente a volte dalla sua parte e altre la vuole distruggere.
    Come stanno insieme la complicità femminile e la competizione? Questa è la questione. Tutto quello che di brutto l'uomo fa a lei poi lo fa ad altre donne. La protagonista non è una vittima" spiega sorridendo la Patel .

 

giovedì 8 dicembre 2022

POST 08 DICEMBRE 2022 -- FESTA DELL'IMMACOLATA.

Buon pomeriggio. Passo intere giornate a contemplare il cielo. Non ho mai smesso di interrogarmi sul lato invisibile del visibile. La Tua disciplina si afferma perentoriamente sottraendosi alla luce del calcolo. L'immagine "miracolosa" giunga dal cielo ha conferma di lode.  Un'essenza celeste e contiene in sè il cielo trabocca e si espande in esso, come le risonanze di un accordo."Caterina Giuseppa Buttitta


venerdì 2 dicembre 2022

RECENSIONE "VIRGINIA WOOLF E QUELLI DI BLOOMSBURY. INVENTING LIFE" - ELECTA EDITRICE

Inventarsi un'altra vita.Virginia e Quelli di Bloomsbury.

Woolf e il suo cenacolo. A Roma racconto di arte e libertà.

 

Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing life


pubblicato da Electa

Curatore N. Fusini  -  L. Scarlini 

Pagine 208 - Euro 29,00

 

 

 

 


Il libro

Il volume è il catalogo della mostra allestita a Roma, Palazzo Altemps dal 26 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023. E costruito come un diario intimo, un quaderno di appunti e ricordi, un racconto visivo che, anche attraverso autorevoli saggi, ripercorre i nuclei tematici dell'esposizione, ossia i protagonisti, le case, gli amori, la letteratura, il rapporto con le arti e l'editoria, tracciando il ritratto di una delle esperienze culturali più significative del Novecento. La mostra e il catalogo che la accompagna celebrano lo spirito che animò Bloomsbury, il luogo dove si sono sperimentate forme di vita e di pensiero nuove che cambiarono i principi vittoriani e il forte spirito patriarcale di cui era ancora intriso il ventesimo secolo. L'esperienza di amicizia intellettuale di Bloomsbury è ricostruita, per la prima volta in Italia, attraverso libri, parole, dipinti, fotografie e oggetti dei protagonisti di questa avventura dell'arte e del pensiero.

RECENSIONE

Cominciò con serate interminabili ogni giovedì in cui ci si poteva confrontare in totale libertà su arte, lavoro, amore, politica. Poi quel cenacolo di intellettuali prese le forme di una comune, in cui donne e uomini sperimentavano forme nuove di convivenza senza vincoli o remore creando scandalo nella Londra all' alba del Novecento.

Inventarsi un modo di vivere diverso usando la scrittura e le immagini, l'arte come come motore del cambiamento, rompendo con la tradizione e i vecchi schemi sociali. "E' una mostra di cultura e libertà", così Nadia Fusini, grandissima esperta di Virginia Woolf, definisce il racconto curato con Luca Scarlini per Palazzo Altemps che mette al centro della scena l'avventura della scrittrice inglese e della sorella Vanessa, pittrice, alla guida del gruppo di artisti, poeti, pensatori, economisti riuniti sotto il nome del quartiere di Londra in cui avevano la loro base. 

E' costruita su un avvolgente gioco di stanze "Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing life", immersione raffinata nel clima culturale di quegli anni particolari di inizio secolo che il Museo Nazionale Romano ed Electa, con la collaborazione della National Portrait Gallery di Londra, propongono fino al prossimo 12 febbraio. Stanze come i capitoli della vicenda, incentrata sulla casa di Gordon Square 26, in una zona che all'epoca non godeva di buona fama dove le sorelle Stephen con i fratelli Thoby e Adrian si erano trasferite dopo la morte del padre nel 1904 lasciando l'elegante dimora di Kensington.

RECENSIONE "LA CASA SUL NILO" DI DENISE PARDO - NERI POZZA

 Ci avevano vestite come per un appuntamento importante. «Dov’è la festa?» aveva chiesto Raymonde, la sorella grande. Nessuno aveva risposto.

La casa sul Nilo

Denise Pardo

Collana: Bloom

Prezzo:18.00

 

 

 

Il libro 

È un tempo lungo quello che Denise Pardo racconta in questo romanzo. Un tempo affascinante, cosmopolita, tollerante, ricco di stimoli. Un tempo di amicizie e di comprensione. Al centro de La casa sul Nilo, una famiglia di ebrei sefarditi arrivati al Cairo assieme alle vicissitudini dell’Europa dei primi trent’anni del Novecento. La narratrice racconta la sua infanzia in una sorta di Eldorado magico: i caffè del Cairo, le feste, gli stimoli, la civiltà della conversazione, i salotti. L’Egitto di quel tempo è un crocevia di storie e di suggestioni: un paese mondano e sorprendente dove le diverse religioni sono rispettate e si parlano tutte le lingue. E il Cairo di quel tempo, di quei primi anni Cinquanta, è narrato con una precisione e una nitidezza esemplari perché questo romanzo è soprattutto la storia dell’autrice. La sua famiglia composta dalla nonna, dal padre, dalla madre e da altre due sorelle non avrebbe mai immaginato di dover fuggire da quel mondo. Finché non sale al potere Nasser, cambiando in pochi anni le regole del gioco, e della convivenza civile. E tutto, dapprima impercettibilmente, e poi con sempre maggiore evidenza, diventa fosco e insidioso. Gli stranieri non sono ben visti, l’intolleranza religiosa si fa dogma. E gli stranieri, che stranieri non sarebbero, si sentono sempre più in pericolo. Fino a una partenza precipitosa per Roma e l’Italia, nel 1961. Un abbandono doloroso, straniante, figlio di un mondo cambiato senza una ragione.

La casa sul Nilo è un romanzo bellissimo e raro, appassionante. È la storia di un tempo perduto, e di un tempo ritrovato a fatica. Ci mostra mondi dove tutto era scambio e curiosità, rispetto e attenzione. Ci dice, senza alcuna nostalgia, ma con l’intensità dei sentimenti e delle passioni, che non dobbiamo dimenticare che c’è stato un tempo diverso e piú giusto. Dove ogni dettaglio era una ricchezza e ogni giorno una scoperta.

AUTORE

Denise Pardo

Denise Pardo è nata al Cairo. Vive in Italia dal 1961. Questo è il suo primo romanzo.

 

RECENSIONE

Un crocevia di storie e suggestioni intriganti, un Paese cosmopolita, mondano e capace di rispettare ogni religione, un luogo dove vivere in armonia, coltivare amicizie, farsi affascinare da stimoli contrastanti: è questo l'Egitto che Denise Pardo racconta nel suo romanzo "La casa sul Nilo", edito da Neri Pozza. Il libro, che segna l'esordio letterario di Pardo, è strettamente legato alla sua vita: una storia autobiografica quindi, nella quale la narratrice riporta il lettore indietro agli anni '50 con una scrittura capace di descrivere l'intensità dei sentimenti e delle passioni. Nel racconto l'Egitto appare come una sorta di Eldorado, un luogo felice che ha accolto una famiglia di ebrei sefarditi arrivati al Cairo assieme alle vicissitudini dell'Europa dei primi trent'anni del Novecento. Pardo si rivede e si racconta bambina, quando la vita con la sua famiglia era scandita dalla convivenza civile, tra i caffè del Cairo e le feste, le conversazioni affascinanti, i salotti. Fino a quando all'improvviso tutto cambia: con l'ascesa al potere di Nasser, l'autrice con la nonna, il padre, la madre e altre due sorelle è costretta a fuggire da quel mondo così amato. Dapprima impercettibilmente, e poi con sempre maggiore evidenza, l'Egitto infatti si trasforma, diventa fosco e pericoloso. Gli stranieri non sono ben visti, l'intolleranza religiosa si fa dogma. E così, in un abbandono doloroso, improvviso e straniante, Pardo scappa con la famiglia in Italia, nel 1961, raggiungendo Roma, appena in tempo, prima che sia troppo tardi.

mercoledì 30 novembre 2022

RECENSIONE "FLASHBACK" DI CRISTINA COMENCINI - FELTRINELLI

 

Cristina Comencini e il Flashback


Flashback

Cristina Comencini
pubblicato da Feltrinelli

Collana: I narratori							 
pagine 271 - EURO 18,00
						 
								
								
								
					
						

 

 

 

 Il libro

Un paio di scarpette rosse, una carrozzina, una molletta che trattiene capelli ondulati, grandi occhi blu dalle ciglia cariche di mascara. Dettagli vividi che emergono da brevi amnesie. In un periodo della sua vita particolarmente difficile, la narratrice - nella quale il lettore può riconoscere l'autrice stessa - inizia a soffrire di fulminee perdite di conoscenza, flashback che la immergono in storie diversissime dalla sua, storie di donne lontane, eppure connesse al suo presente da una segreta corrispondenza. Accade con Eloisa, splendida cocotte il cui destino viene rovesciato dalla Comune parigina del 1871: il desiderio di seguire la sua vicenda coincide con la fine del matrimonio della narratrice; e con Sofia, una ragazza russa che vorrebbe diventare attrice ma non ha fatto i conti con l'amore e con la Rivoluzione d'ottobre, offrendo a chi racconta una misura delle sue stesse scelte; poi con Elda, giovane operaia friulana, realmente esistita nello spietato inverno fra il 1944 e il '45, e infine con una diciassettenne della Swinging London libera e malintesa dei primi anni sessanta. Legate tra loro da una trama che supera le epoche in cui hanno vissuto, tutte arrivano a deviare e ad ampliare il corso dell'esistenza della donna che le racconta. Perché, suggerisce Comencini, la scrittura è atto che modifica, che travolge. "La letteratura è un'esistenza nascosta e pericolosa." La Comune di Parigi, la Rivoluzione bolscevica, la Resistenza, la rivoluzione sessuale: quattro epoche di ribellione narrate attraverso quattro donne come tante, per questo straordinarie. Eroine che incarnano una metà della Storia a lungo nascosta, negletta, ritenuta meno degna: vite, sentimenti, corpi, piccoli gesti di cura quotidiana. Cristina Comencini, con mirabile vividezza e potenza scenica, in un romanzo pubblico e insieme personale, storico e attuale, li chiama finalmente a vivere per quello che sono: la forza indomabile che muove il mondo.

RECENSIONE

A volte perdere la memoria può servire per ritrovarla con prospettive mai esplorate prima.

Così è in fondo, o dovrebbe essere veramente, la rilettura di una Storia (con la maiuscola) che non contempla le figure femminili se non in casi rarissimi e in ruoli maschili. Ma possibile che le donne non siano mai esistite? Le donne sono esistite eccome. Perde a tratti la memoria per ritrovarla in forme che danno senso diverso alla densità del tempo, Cristina Comencini, in questo suo ultimo bel libro che dimostra l'utilità del flashback nella memoria personale e collettiva. 


    Romanzo, saggio, biografia, che si intersecano in modo "significante", oltreché significativo, perché dimostrano come la Storia sia densa di umanità, quindi di donne, ma anche come il presente - anche nel nostro privatissimo personale - sia un continuo dibattere con il passato che nell'oggi trova forme diverse ma sempre da comprendere e in qualche modo confrontare. 


    Questa lunga premessa perché Flashback fa senz'altro molto riflettere, ma il suo valore saggistico è solo un dettaglio. Il libro è il bel racconto delle vite intense di alcune donne, molto molto diverse tra loro, che si sono ritrovate più o meno volontariamente ad essere protagoniste di momenti storici. 


    Così Eloisa che profuma di cipria, bellissima cocotte, la cui vita di prostituta di lusso in un appartamento tra i tetti di Parigi che nasconde un segreto, viene travolta dalla Comune parigina del 1871. Oppure Sofia, giovane donna che sogna di diventare attrice, ma che rimane incinta ad ogni rapporto sessuale col marito che vede raramente perché sempre sul fronte e sarà quindi soprattutto madre e moglie nei giorni e nel furore della Rivoluzione d'Ottobre ma anche musa del vero grande amore Sergej. Oppure Elda, personaggio realmente esistito, piccola operaia friulana schiacciata dalla povertà, dalla madre indurita dalla fame, che finisce in giochi politici così grandi da travolgerla inesorabilmente nello spietato inverno fra il 1944 e il '45 in una zona terra di troppi e di nessuno. Per chiudere con la groupie ante litteram nella Swinging London dei primi anni Sessanta, sessualmente libera solo a parole e soprattutto non per le donne. 


    Insomma quattro momenti nodali - la Comune di Parigi, la Rivoluzione bolscevica, la Resistenza, la rivoluzione sessuale - in cui la rivolta mette in discussione la vita di tutti e si cavalca un cambiamento che troppo spesso viene desertificato dall'illusione. La battaglia è quella di lasciare una traccia che profumi di abiti lussuosi e d'amore, di visi fotografati in strada, di tragedie teatrali sopra le righe, di piccola vita quotidiana alla ricerca di una felicità semplice che si possa coniugare con un mondo grande senza venirne distrutte. Un orizzonte in cui l'autrice mette continuamente in gioco se stessa cercando di capire la donna che era e quella che è diventata oggi e che sarà in un luminoso gioco di specchi.

 

martedì 29 novembre 2022

RECENSIONE "VIVERE CON I CLASSICI" DI ROBERTO ALAJMO - FRANCESCO M. CATALUCCI - DARIA GALATERIA - ALICIA GIMENEZ-BARTLETT - SCOTT SPENCER - SELLERIO EDITORE

 La poesia sta dove la lingua vive. La poesia rimarrà tra le più alte testimonianze autentiche di un'epoca.

Caterina Giuseppa Buttitta

Cosa è la cultura?
Possiamo affermare che la cultura è un complesso di idee,
simboli, azioni e disposizioni
storicamente tramandate, acquisite, selezionate e largamente condivise da un certo numero
di individui, con cui gli stessi
si accostano al mondo in senso pratico e intellettuale”. Oggetti
privilegiati dell'antropologia sono soprattutto le differenze che intercorrono tra le idee e i

comportamenti in vigore presso le varie comunità umane. Ciò che gli antropologi chiamano

“culture” non sono altro che modi diversi di affrontare il mondo da parte di gruppi umani che

condividono certe idee e certi comportamenti. L'antropologia però cerca anche di mettere in

luce quanto vi è di comune o affine tra di essi,
tra i vari modi in cui i diversi gruppi umani
interpretano, immaginano, conoscono e trasformano il mondo che li circonda.

Le origini del concetto antropologico di cultura: la prima definizione risale all'antropologo

inglese
Edward Burnett Tylor (1832-1917), autore di Primitive Culture del 1871. Tylor elaborò
il concetto di cultura a partire da idee precedentemente espresse in campo filosofico, e ne

fece un concetto chiave dell'antropologia evoluzionista.

Definizione:
“La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e
qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società”.

Vivere con i classici

2020

Il divano n. 325

144 pagine . Euro 12,00

Vivere con i classici

Nota di Luciano Canfora
Introduzione di Maria Ida Gaeta

«Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità» (dall’Introduzione di Luciano Canfora).
Una riflessione su come cambia il ruolo dei classici nella vita quotidiana attraverso sei storie che conquistano e fanno riflettere firmate da alcuni tra i grandi autori del momento.

«Odio i classici. Sono un orrore, un incubo. Tanto per cominciare, chi sarebbero questi classici? Avevo sempre pensato che fossero gli scrittori, i filosofi e gli scultori vissuti in Grecia e a Roma tantissimi anni fa. E invece no, un bel giorno ho fatto la scoperta che sono ritenuti classici anche autori come Dante, Balzac, Kant e pittori come Velázquez e Michelangelo. Tutta gente vissuta un mucchio di tempo dopo i classici veri, quelli con la toga, il barbone e i sandali di cuoio, per intenderci. Come sarebbe? Quello che non è classico, non dovrebbe essere moderno? Sembra di no. Dicono sia classico tutto quello che è successo nella cultura molto tempo fa ma che funziona ancora oggi come una specie di guida, per indicarci la strada. Però non mi convince neanche questo».

A.G.B.

«Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità» (dall’Introduzione di Luciano Canfora).
La conflittuale modernità dei classici è il tema di questo libro: racconti e riflessioni in forma narrativa. Alicia Giménez-Bartlett, in un’ironica Apologia, ritrae un’adolescente, che ripete «Odio i classici». La presenza mutevole, nelle stagioni della vita, di Ulisse, il prototipo dell’avventura, è il percorso di Francesco Cataluccio. Daria Galateria illustra la virtuosa avarizia che predilige i classici. Fabio Stassi immagina uno scenario fantascientifico: una specie invincibile di tarli ha aggredito le biblioteche. Tanti scrivono senza essersi fatti le ossa sui classici, per Roberto Alajmo: è la prevalenza del bonghista. Scott Spencer legge Delitto e castigo senza trascurare le serie televisive, per profilare il futuro dell’attrazione per i grandi libri.

Autori

Roberto Alajmo

Roberto Alajmo (1959) vive a Palermo. Tra i suoi libri: Notizia del disastro (2001, Sellerio 2022), Cuore di madre (2003), È stato il figlio (2005), da cui è stato tratto nel 2012 l’omonimo film diretto da Daniele Ciprì, Palermo è una cipolla (2005), L’arte di annacarsi (2010). Con questa casa editrice ha pubblicato inoltre Carne mia (2016), L’estate del ’78 (2018), Repertorio dei pazzi della città di Palermo (2018), Io non ci volevo venire (2021), La strategia dell'opossum (2022).

Francesco M. Cataluccio

Francesco M. Cataluccio ha studiato filosofia a Firenze, letteratura e storia dell’arte a Varsavia. Si occupa dei programmi culturali di Frigoriferi Milanesi. Scrive, in forma digitale, sul «Post», «Engramma» e «doppiozero». Ha curato le edizioni italiane delle opere di Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Ha scritto: Immaturità. La malattia del nostro tempo (2004) e Che fine faranno i libri? (2010). Con questa casa editrice ha pubblicato: Vado a vedere se di là è meglio. Quasi un breviario mitteleuropeo (2010, Premio Dessì per la letteratura), Chernobyl (2011), L’ambaradan delle quisquiglie (2012) e La memoria degli Uffizi (2013).

Daria Galateria

Daria Galateria (Roma, 1950) insegna Lingua e Letteratura francese nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha scritto André Breton (Milano, 1977) e ha curato la prima edizione commentata della Ricerca del tempo perduto di Proust, di cui ha pure pubblicato i primi quaderni preparatori (1988). Si è occupata di Buffon, di Jean Giono e di Paul Morand. Per questa casa editrice ha curato numerosi volumi, tra cui Madame de Duras, Il segreto (1988), Charlotte Robespierre, Memorie sui miei fratelli (1989), Nicolas-Edmé Restif de la Bretonne, Lettera a una scimmia (1995), Raymond Radiguet, Il ballo del conte d’Orgel – e ha pubblicato Parigi 1789 (1989), Il tè a Port-Royal (1995), Fughe dal Re Sole. Memorie di cortigiani riluttanti (1996), Entre nous (2002), Mestieri di scrittori (2007), Scritti galeotti. Narratori in catene dal Settecento a oggi (2012)  e L'etichetta alla corte di Versailles. Dizionario dei privilegi nell’età del Re Sole (2016).

Alicia Giménez-Bartlett

Alicia Giménez-Bartlett (Almansa, 1951) è la creatrice dei polizieschi con Petra Delicado. I romanzi della serie sono stati tutti pubblicati nella collana «La memoria» e alcuni poi riuniti nella collana «Galleria». Ha anche scritto numerose opere di narrativa non di genere, tra cui: Una stanza tutta per gli altri (2003, 2009, Premio Ostia Mare Roma 2004), Vita sentimentale di un camionista (2004, 2010), Segreta Penelope (2006), Giorni d’amore e inganno (2008, 2011), Dove nessuno ti troverà (2011, 2014), Exit (2012, 2019) e Uomini nudi (2016, Premio Planeta 2015). Nel 2006 ha vinto il Premio Piemonte Grinzane Noir e il Premio La Baccante nato nell’ambito del Women’s Fiction Festival di Matera. Nel 2008 il Raymond Chandler Award del Courmayeur Noir in Festival.

Scott Spencer

Scott Spencer è nato nel 1945 a Washington, ed è autore di undici romanzi. Ha collaborato con Rolling Stone, il New York Times, The New Yorker, GQ e Harper’s, ha insegnato scrittura alla Columbia University e al Workshop per scrittori della University of Iowa. Un amore senza fine (1979, Sellerio 2015) è stato un bestseller mondiale, e dal romanzo sono stati tratti due film, il primo diretto da Franco Zeffirelli (1981) e il secondo da Shana Feste (2014), entrambi accolti da critiche feroci. Con questa casa editrice ha pubblicato anche Una nave di carta (2019), romanzo finalista al National Book Award e Un oceano senza sponde (2022).

 

Fabio Stassi

Fabio Stassi (Roma, 1962) ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, tradotto in diciannove lingue (2012, Premio Selezione Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio Centolibri), Come un respiro interrotto (2014), un contributo nell’antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro (2009), Fumisteria (2015, già Premio Vittorini per il miglior esordio), La lettrice scomparsa (2016, Premio Scerbanenco), Angelica e le comete (2017), Ogni coincidenza ha un'anima (2018), Uccido chi voglio (2020) e Mastro Geppetto (2021). Ha inoltre curato l’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno (2013, 2016) e di Crescere con i libri. Rimedi letterari per mantenere i bambini sani, saggi e felici (2017).

RECENSIONE


Una riflessione su come cambia il ruolo dei classici nella vita quotidiana attraverso sei storie che conquistano e fanno riflettere firmate da alcuni tra i grandi autori del momento.

«Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità» - dall’Introduzione di Luciano Canfora

«Odio i classici. Sono un orrore, un incubo. Tanto per cominciare, chi sarebbero questi classici? Avevo sempre pensato che fossero gli scrittori, i filosofi e gli scultori vissuti in Grecia e a Roma tantissimi anni fa. E invece no, un bel giorno ho fatto la scoperta che sono ritenuti classici anche autori come Dante, Balzac, Kant e pittori come Velázquez e Michelangelo. Tutta gente vissuta un mucchio di tempo dopo i classici veri, quelli con la toga, il barbone e i sandali di cuoio, per intenderci. Come sarebbe? Quello che non è classico, non dovrebbe essere moderno? Sembra di no. Dicono sia classico tutto quello che è successo nella cultura molto tempo fa ma che funziona ancora oggi come una specie di guida, per indicarci la strada. Però non mi convince neanche questo».