lunedì 30 maggio 2022

LA CASA DI NARZAPANE DI JENNIFER EGAN - MONDADORI - NUOVO ROMANZO PREMIO PULITZER.

Jennifer Egan nella Casa di marzapane

Nuovo romanzo della scrittrice Premio Pulitzer


JENNIFER EGAN, LA CASA DI MARZAPANE (MONDADORI, 376, EURO 22).

Ci porta in un mondo in cui i ricordi non sono più privati, in cui è possibile recuperarli, condividerli, accedere a quelli degli altri, Jennifer Egan nel suo nuovo atteso romanzo 'La casa di marzapane', uscito per Mondadori.


    Costruito con una serie di narrazioni a incastro, il libro adotta la poetica della Electronic Dance Music e ci fa ritrovare alcuni personaggi minori de 'Il tempo è un bastardo' con cui la Egan ha vinto il Premio Pulitzer nel 2011, come l'ormai "semidio della tecnologia' Bix Bouton che nelle prime pagine del nuovo libro troviamo in crisi, in cerca di idee. Ed ecco arrivare la nuova tecnologia 'Riprenditi l'Inconscio' che potenzia la nostra memoria e sfocia, rifacendosi alle teorie di un altro personaggio, l'antropologa Miranda Kline, nella creazione di una "Coscienza Collettiva".
    "Bix crea questo sistema dove ciascuno di noi può cercare non solo dentro la propria memoria, ma anche in quella degli altri per superare un suo problema. Non riesce più a ricordare certi dettagli di un evento terribile, l'annegamento di uno dei suoi più cari amici. Sono partita un po' dalla sorpresa che ciascuno di noi ha quando non riesce a cercare in modo efficace dentro la propria memoria, per creare 'Riprenditi l'Inconscio'" dice all'ANSA la Egan, che è nata nel 1962 a Chicago ed è una delle voci più originali e potenti della letteratura contemporanea.
    "Siamo totalmente invasi dalle informazioni, ma noi esseri umani continuiamo a serbare un mistero sia rispetto a noi stessi che agli altri. Sulla tecnologia non ho un'opinione né completamente positiva né negativa. Sono un po' divisa perché come essere umano non sono molto interessata. Però da scrittrice sono assolutamente affascinata, mi offre una serie di possibilità per poter sviluppare strutture interessanti" sottolinea la scrittrice Premio Pulitzer. Come suggerisce La casa di marzapane del titolo "la tecnologia sembra brillante, meravigliosa, gustosa, però dentro ha delle sorprese non sempre piacevoli. Il titolo era già nel testo, nel capitolo in cui due giovani che lavorano per un'industria musicale sembrano aver trovato un modo per cercare di convincere gli americani a non usare Napster.
    Organizzano una campagna pubblicitaria di grandi manifesti ai bordi delle autostrade con il claim 'non fidarti mai della casina di marzapane' pensando di convincere chi li vede a non usare mai Napster. E' un'idea un po' ridicola".
    Perché ha scelto l'Electronic Music Dance? "Una struttura di musica elettronica è un cambio completo di ritmo e poi ho sentito che era quella giusta per questa storia". Ma 'La casa di marzapane' è un sequel de 'Il tempo è un bastardo? "ll motivo per cui non mi piace definirlo un sequel è che questo implica un prima e un dopo e invece in entrambi libri la cronologia non è una caratteristica fondamentale. Quando ho finito 'Il tempo è un bastardo' per me la storia era conclusa però già mi stavo immaginando quale diavolo di futuro avrebbero potuto avere alcuni personaggi".
    La storia, che si spinge fino al 2035, è quella di una combinazione di molte vite toccate da questo nuovo sistema con una serie di punti di vista intimi. "Ogni capitolo riguarda un personaggio diverso, è indipendente e ha il suo sentimento e approccio strutturale specifico" spiega la Egan per la quale è un po' aleatorio parlare di film e serie tv. "Il tempo è un bastardo ha avuto opzioni una sull'altra per un adattamento televisivo però fino a questo momento non si è materializzato nulla. So benissimo come vanno le cose quando si tratta di opzionare i lavori letterari per la tv o per il cinema, molto spesso non si arriva a niente". E alla fine Bix si chiederà quale sia lo scopo e l'uso che si può fare di questo sistema che lui non controlla più.

PREMIO PULITZER, JOSHIA COHEN. DOBBIAMO ATTENDERE SETTEMBRE PER LEGGERE "THE NETANYAHUS"

 

Premio Pulitzer, Joshua Cohen vince per la narrativa

Con 'The Netanyahus' che uscirà in Italia il 7 settembre

(ANSA) - ROMA, 10 MAG - Lo scrittore americano Joshua Cohen ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con il romanzo "The Netanyahus" che uscirà in Italia il 7 settembre 2022 per Codice Edizioni con il titolo "I Netanyahu.

Dove si narra un episodio minore e in fin dei conti trascurabile nella storia di una famiglia illustre".

La traduzione sarà della scrittrice Claudia Durastanti che aveva già lavorato a tutte le precedenti edizioni italiane dei libri dell'autore e in anteprima la casa editrice mostra l'immagine della copertina. A partire dal 2018, l'editore torinese Codice Edizioni ha scelto di pubblicare in Italia le opere di Cohen a cominciare dal romanzo Un'altra occupazione (2018) a cui è seguito il bestseller 'Il libro dei numeri' (2019) e recentemente la raccolta di racconti 'Quattro nuovi messaggi' (2021).
    "Ci siamo innamorati della scrittura di Joshua fin dalla prima lettura e abbiamo voluto fortemente portare ai lettori italiani le sue opere, anche quelle apparentemente più complesse come il monumentale Libro dei numeri, che ha saputo conquistare i lettori con il suo stile originale e unico" spiegano Vittorio e Marco Bo, editori di Codice Edizioni. "Quando abbiamo avuto occasione di ospitarlo in Italia nei book tour del 2018 e 2019 - prosegue Vittorio Bo - abbiamo avuto conferma della sua arguzia, del suo spirito critico, della sua ironia pungente e mai banale.
    Credo che questo premio sia il giusto riconoscimento per un artista realmente geniale".
    Siamo a Corbin College, Stato di New York, nell'inverno del 1959. Ruben Blum, professore di storia, viene incaricato di ospitare e accompagnare per un week end uno studioso israeliano che l'università sta valutando di assumere: Benzion Netanyahu, padre di Benjamin, che alcuni decenni dopo diventerà primo ministro di Israele. Liberamente ispirato a una storia vera raccontata dal famoso critico Harold Bloom, I Netanyahu è la più recente dimostrazione del genio letterario di Joshua Cohen: campus novel, commedia dissacrante, lezione di storia, conferenza accademica, polemica sul sionismo, riflessione sui conflitti culturali e religiosi degli ebrei americani e sulla vulnerabilità dei discorsi identitari.
    Prima del prestigioso riconoscimento, assegnato il 9 maggio, I Netanyahu era stato segnalato dal 'New York Times' e dal 'Wall Street Journal' tra i migliori libri del 2021. (ANSA).

IL VIRUS BIOLOGICO? E' DIGITALE. HELGA N0WOTNY. IN RISPOSTA SU "LA LETTURA"

 

<<COME SI FERMA QUALCOSA CHE CRESCE SEMPRE PIU' IN FRETTA?>>

<<CON MOLTA FORZA. CON MOLTO SACRIFICIO. CON MOLTA PAZIENZA.>>

Nel contagio siamo un organismo unico, una comunità che comprende l'intelligenza degli esseri umani. Una riflessione lucida sui giorni che stiamo vivendo, che ci insegna a contarli e che ci invita a scoprire dentro di un <<cuore più saggio>>. Perchè questa sofferenza non passi invano.

Caterina Giuseppa Buttitta

 

 

La devastazione della pandemia è il prodotto di un'innovazione biologica scaturita dal nostro continuo trafficare con il dna dei vari organismi. La < Lettura>> anticipa un brano del libro di Helga Nowotny Le macchine di Dio. Gli algoritmi predittivi e l'illusione del controllo, in uscita il 1° giugno per Luiss University Press. 

La vera devastazione è giunta. Si è poi rivelata essere un piccolo virus, il prodotto di un'innovazione biologica con cui l'evoluzione è costantemente alle prese, trafficando con il dna di vari organismi. E' passato dall'ospite animale a quello umano in circostanze ancora sconosciute. 

Il virus ci ricorda che coabitiamo su questo pianeta con altre specie e altri organismi, alcuni di quali possono dimostrarsi molto aggressivi o addirittura letali. Questo virus devastante non ha scatenato solo la peggior pandemia dell'ultimo secolo, ma ha avuto l'effetto di spingerci  ancora più avanti e ancora più velocemente nella digitalizzazione. Il ersto della storia è ancora in fase di svolgimento. 

Ci vorrà del tempo prima di superare i danni economici e sociali che il virus ha causato in tutto il mondo. La  <<matematica della vita e della morte>> che sottostà ai modelli di simulazione dei tassi di contagio e dei percorsi dell'infezione ha esposto le persone particolarmente vulnerabili alla malattia. La pandemia ha rivelato anche le spaventose somiglianze tra un virus biologico e uno digitale. Il termine <<virale>> è già da tempo usato per indicare la rapida diffusione dei messaggi attraverso i social media.  

Come il contagio che avviene attraverso un virus biologico, la diffusione di un messaggio attraverso internet ha lo scopo di <<infettare>> i destinatari. Il messaggio è inserito o in un pezzo di dna oppure in un testo o in un'immagine. In ogni caso entrambi i tipi di virus possono causare danni devastanti all'organismo o al sistema che attaccano, che sia genetico o informativo. <<Divenatre virale>> fa riferimento a una circolazone accellerata nel sistema.

BORIS PAHOR. LO SCRITTORE RICORDA IL ROGO DI NARODNI DOM, LA CASA DELLA CULTURA SLOVENA. IN RISPOSTA ALLA "LETTURA".


BORIS PAHOR. LO SCRITTORE RICORDA I LUTTI DI IERI E QUELLI DI OGGI, POI RICORDA UN EVENTO CHE SEGNO' LA SUA VITA DI BAMBINO E TUTTA LA SUA VITA DI UOMO: LE FIAMME FASCISTE CHE IL 13 LUGLIO 1920 AVVOLGONO IL NARODNI DOM, LA CASA DELLA CULTURA SLOVENA. SI RIVOLGE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIAN SERGIO MATTARELLA, NEL CENTENARIO DEL ROGO DI NARODNI DON, PERCHE' LE VITTIME ABBIANO ONORE GIUSTIZIA.

Caterina  Giuseppa Buttitta

Sono un vecchio che ha attraversato altri eventi tragici. Ferito, nel fisico e nell'animo. Ma nella mente resta vivo un altro episodio. E' il 13 luglio 1920, va a fuoco il Narodni dom, la Casa della cultura slovena. 

A chi mi conosce e conosce i miei scritti non serve raccontare cosa accadde. L'ho fatto molte volte e lo rivendico. Con una finalità: scrivere per testimoniare. Ho citato il rogo del Narodni dom per una ragione. Il 13 luglio ci sarà una cerimonia. Spero di essere inviatto per dire la mia, alla presenza del capo dello Stato italiano Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica slovena inaugureranno a Trieste la Casa nazionale slovena. A Sergio Mattarella mi rivolgo, continua lo scrittore, perchè è inacettabile  che venga ignorato il male provocato dal fascismo. In Slovenia, l'occupazione italiana fu attiva dalla primavera del 1941 all'8 settembre 1943. A chiusura delle mie argomentazione, scrivevo:<<Mi consenta, Signor Presidente, di indirizzarLe questa lettera anche in riferimento all'intenzione e alla pomessa di rendere onore agli sloveni nel centenario del rogo di Narodni dom, dato alle fiamme dai fascisti ancora prima dell'avvento del fascismo al potere. E' l'indispensabile premessa per instaurare una vera amicizia e convivenza slovena-italiana. Che sia fondata, però, su una inconfutabile base storica>>. Aggiungo: troppo sangue è stato versato a causa delle guerre. 

Questi sono i pensieri di un uomo che ha superato i cent'anni ed è sopravvisuto alla febbre spagnola.

sabato 28 maggio 2022

VITA DI VIVIAN MAIER. LA STORIA SCONOSCIUTA DI UNA DONNA LIBERA. EDIZ. ILLUSTRATA - UTET

UNA STORIA DI OCCHI CURIOSI E PROFONDI, MA ANCHE DI SGUARDI CELATI E RUBATI, NEW YORK E' LO SFONDO.

Caterina Giuseppa Buttitta

Vita di Vivian Maier. La storia sconosciuta di una donna libera. Ediz. illustrata

Ann Marks
pubblicato da Utet 

Editore Utet

Formato Rilegato - Pagine 380 - Euro 32,00

Pubblicato 17/05/2022

Traduttore C. Baffa

 

Il libro

Nella periferia di Los Angeles, il 17 luglio 1955, apriva per la prima volta i suoi cancelli Disneyland. Quasi trentamila persone si riversarono nei viali mai calpestati prima, un fiume in piena di bambini pronti a lasciarsi meravigliare. Lì, tra famiglie, figuranti e pupazzi, c'era Vivian Maier, una tata di origine francese da poco trasferitasi sulla West Coast in cerca di un nuovo incarico. La donna girovagava da sola tra la folla con una macchina fotografica in mano: dopo anni di scatti in bianco e nero, aveva deciso di passare al colore per immortalare gli attori travestiti da nativi americani e i castelli di cartapesta, per rendere giustizia a quell'atmosfera sognante e un po' finta. Ma conclusa la gita, quelle foto non furono viste da nessuno, come le altre decine di migliaia di immagini che Vivian Maier scattò e tenne nascoste agli occhi del mondo per decenni. La storia del loro ritrovamento è già leggendaria: montagne di rullini chiusi in scatole di cartone fino al 2007, quando per un caso fortunato John Maloof, il figlio di un rigattiere di Chicago, acquistò in blocco il contenuto di un box espropriato. All'interno trovò un archivio brulicante di autenticità e umanità, il patrimonio di una fotografa sconosciuta che in pochi anni sarebbe stata celebrata in tutto il mondo. Ma mentre le sue opere diventavano sempre più popolari, la sua biografia restava un segreto impenetrabile, perché Vivian aveva sepolto il suo talento con la stessa cura e riserbo con cui aveva protetto la sua vita. Adesso, grazie alla meticolosa ricerca investigativa di Ann Marks, che ha avuto accesso a documenti personali e fonti di primissima mano, quelle vicende personali finora oscure vengono sottratte all'oblio, al mistero e alla leggenda. "Vita di Vivian Maier" rivela in tutta la sua complessità la storia di una donna fuggita da una famiglia disfunzionale, fra illegittimità, abuso di sostanze, violenza e malattia mentale, per poter finalmente vivere alle sue condizioni. Nessuno, neanche le famiglie presso cui prestava servizio, aveva idea che quella bambinaia di provincia nascondesse uno dei maggiori talenti fotografici del periodo, in grado di ritrarre le disparità e le ingiustizie degli Stati Uniti del boom economico, le persone comuni, i bambini, la semplice vita urbana. In questo, che trabocca di foto (anche inedite), l'opera e la vita finalmente si intrecciano in un'unica storia: il ritratto che emerge è quello di una sopravvissuta, fiduciosa nel suo talento nonostante le sfide della malattia mentale, una donna socialmente consapevole, straordinariamente complessa e soprattutto libera. 

Ann Marks è stata manager in importanti aziende di New York. Ha sempre coltivato la passione per le ricerche genealogiche e il mistero. Ispirata dalla storia di Vivian Maier, si è dedicata per anni a studiarne la vita e il lavoro di fotografa, riuscendo nell’impresa di ricostruirne il background familiare e la vita vissuta lontano dalle luci della ribalta. 

RECENSIONE

Quella di Vivian Maier è una storia di anonimato in vita e di successo dopo la morte, bambinaia francese per famiglie ricche a New York e Chicago negli anni Cinquanta e oggi celebrata fotografa (di strada) in tutto il mondo. La s ua storia e le sue immagini sono diventate un caso che ha emozionato l'America. 

In lei vita e arte s'intrecciano in un racconto di passioni coltivate e represse, di solitudini, di conflitti sulle redità e di speculazioni del mercato. Si direbbe una trama da film. 

Tutto è cominciato a Chicago per l'affitto non pagato di un magazzino. Così, nel 2008, un ventiseienne che sta scrivando un libro dedicato a Chicago scopre, in un'asta, un baule ricolmo di negativi. John Maloof, questo il nome dell'ignaro e fortunato compratore, se lo porta via per pochi dollari. In seguito vi scoprirà un tesoro di immagini, negativi sviluppati e no, pellicole e filmati in super 8 e 16 millimetri. In realtà questi scatti non gli servono per il libro, ma lo affascinano per la bellezza e lo incuriosiscono tanto da metterli in rete, alla ricerca del suo autore sconosciuto.

Così il giovane Maloof scopre che l'autrice di quelle fotografie così intense, di una straordinaria qualità estetica quasi fossero il frutto di un occhio da maestro, era invece quello di una semplice <<tata>>, morta in povertà a 83 anni nell'aprile 2009. Una bambinaia che nel suo giorno di riposo inforcava la sua Rollei e fotografava l'universo a lei vicino: 

La Maier aveva uno sguardo attento alla vita sociale, talvolta ironico, ma quasi velato di malinconia. Lo si coglie guardando i provini che rivelano, come un'epifania, il suo rapporto con gli altri, con la composizione, con la ricerca dell'immagine perfetta. 

Vivian Maier fotografava davvero tutto, ma aveva una passione costante, quasi un'ossessione: se stessa. Queste fotografie non sono banali, ma un modo per raccontare su se stessa, come se alla base di tutto ci fosse una necessaria ricerca d'identità: basta pensare a questa donna divisa tra l'essere bambinaia  e la costante urgenza di fermare, in uno scatto, l'anima del mondo.

CHI ERA VIVIAN MAIER IN REALTA'?

In effetti Vivian Maier appare come un'autrice intelligene, dotata di una naturale e potente talento, arricchito da un occhio tanto attento quanto curioso. Una donna che probabilmente ogni giorno, dopo aver accudito i bambini, chissà quando e come, faceva completamente <<sua>> la storia della fotografia, ricercando i maestri, imparando dal lavoro di altri. Ma probabilmente non è così.

Vivian Maier era davvero una dilettante che aveva dentro di sè la matrice della grande fotografia, che coltivava. Colpisce la sua capacità di racconto, intimistico, talvolta sarcastico, altre volte empatico, comunque sempre nostalgico, inquieto e riflessivo sulla condizione umana. 

Emerge una vita solitaria, infelice, senza affetti. Ma per lei la fotografia appare come qualche cosa di salvifico, uno squarcio di libertà in un mondo chiuso nelle pareti di una bella casa nei quartieri bene di New York o Chicago. Ma a differenza di altri, lei non ha mai fatto vedere a nessuno le sue foto. Tutto era ossessivamente archiviato, catalogato, certificato, ma tenuto sempre gelosamente nascosto. 

Quella di Vivian Maier era una Ossessione?

Aveva una passione costante: se stessa. Mai suoi non erano banali <<selfie ante litteram>>, bensì una continua ricrca di dientità.

Chissà, forse <<l'intenzione>> più sincera di questa donna, che parlava francese e usava le poche ore di libertà non per incontrare ragazzi ma fotografare il mondo, è stata proprio quella di essere se stessa solo consegnandosi con tutto il cuore alla forza e al segreto dell'arte. 

venerdì 27 maggio 2022

FUOCO E GHIACCIO DI ROBERT FROST - ADELPHI

Atraverso poeti di questa natura che la poesia viene ricondotta ogni volta alla sua più elementare necessità, che è quella di cantare e chiarificare, nel bene e nel male, la vita. Ecco uno dei passaggi più straordinari che il lettore è praticamente costretto a misurare sè stesso e sulla propria esperienza.

<<Questo racconterò con un sospiro

chissà quando da una distanza immensa:

due strade divergevano in un bosco

e io, - io ho reso quella meno battuta

e questo a fatto la differenza>>.

Caterina Giuseppa Buttitta

 
 
Robert Frost

Fuoco e ghiaccio

Poesie
Edizione con testo a fronte
Traduzione di Silvia Bre
A cura di Ottavio Fatica
Biblioteca Adelphi, 729
2022, pp. 547
Temi: Poesia
€ 30,00 
 
 
 
 
Il libro
 
«Come un pezzo di ghiaccio su una stufa rovente la poesia deve cavalcare il proprio scioglimento». Questa spiazzante formula di poetica racchiude i due estremi del fuoco e del ghiaccio, al centro della visione di Frost come di molti suoi versi – estremi inestricabilmente complementari, di quelli che fanno il tormento e la delizia di critici e lettori. «Ma il bello sta nel modo in cui lo dici» recita un suo verso. Così, dietro i grandi monologhi drammatici espressi in un parlato popolare, come dietro i sonetti e le altre composizioni formalmente ineccepibili da lui predilette – del verso libero diceva che era come «giocare a tennis senza rete» –, c’è sempre qualcos’altro. Qualcosa che ci turba, che ci mette in discussione, e non si lascia domare. Sarà per questo che le sue poesie, anche a leggerle cento volte, manterranno sempre la loro freschezza, continueranno a custodire il loro segreto. In questa vastissima scelta, tratta da tutta la sua produzione, il lettore avrà modo di incontrare il maggiore poeta americano del Novecento, diventato paradossalmente, come tutto ciò che lo riguarda, il più ‘moderno’, forse perché il più refrattario, ingannevole, e a modo suo audace, fra i grandi modernisti. Quello con cui bisogna ogni volta tornare a fare i conti. 

IN RISPOSTA AD UN ARTICOLO DELLA "LA LETTURA" DI giovedì 26 maggio 2022 "Tema del giorno". Le guerre degli scrittori nativi di Marco Bruna.




Dal cuore profondo della foresta amazzonica arriva un grido d'allarme. L'ecosistema è in pericolo. 

Foresta viva o deserto verde, le scelte di oggi definiranno il paesaggio di domani.

Gli alberi la deforestazione amazzonica sono AMICI FRAGILI.

La disrìtruzione dell'Amazzonia non è solo un problema legato ai popoli che vi abitano, ma preoccupa il mondo. Che cosa intende fare il governo per proteggere l'ambiente e la foresta amazzonica, aggredita nella sua biodiversità da politiche predatorie e dai cambiamenti climatici? 

Il governo ha un piano per proteggere le popolazioni indigene, oggi sempre più minaccaite?

Quali sono i limiti e i meriti dell'Unione Europea nel rapporto con la foresta amazzonica? 

Caterina Giuseppa Buttitta 

C'è un principio fondamentale che illumina il pensiero di molti di noi che hanno raccontato quel sentimento antico e profondo che scorre nelle vene dell'Amazzonia, e nei corpi degli abitanti dei suoi molti e diversi popoli indigeni.

"Anche se una società, come questa, è destinata a essere assorbita dal mondo tecnologico, ogni individuo in quella cultura ha il diritto di autosvilpparsi per ottenere il livello morale e intellettuale che gli permetta di scegliere i valori che desidera raggiungere".

Sempre più spesso ci giungono attraverso i media immagini di devastazioni di cui è vittima l'Amazzonia. La memoria raccolta è il documento visivo ed è il testamento cosmo-ecologico di popoli che per primi prendono la parola. Un reportage di sconvolgente potenza espressiva vissuto in empatia dentro la terra-foresta, <<connessa>> al senso della vita di un luogo ancestrale abitato in animistica simbiosi nel <<valore della fertitlità>>.

Le osservazioni più giuste sono l'immagine poetica, in cui le singole voci e presenze concorrono molto più a rimarcare l'appartenenza al tutto che la loro affermazione individuale. Non c'è spirito e destino, qui, che non sia comune.

"E' impossibile attribuire a un essere distinto, la voce che parla, loda, alloquisce, descrive, esalta, colorisce la foresta".

Infatti, ed è questo il passaggio più importante, "la vitalità ininterrotta e simultanea di tutta la foresta parla a sè stessa da ogni sua creatura".

La foresta amazzonica attraversa una fase d'industrializzazione senza precedenti. Meccanizzazione pesante, monocolture, concimi, pesticidi. Sono le derivate dello fruttamento intensivo. Per gli speculatori i boschi sono fabbriche di legname. Un investimento. Con immagini dolorose. Un viaggio nel cuore della selvicoltura industriale e delle sue alternative.

Gli ecosistemi boschivi ospitano gran parte della biodiversità globale, il che dovrebbe portarci a considerare accuratamente il ruolo della deforestazione, legata soprattutto alla raccolta di legname e alla riconversione dei terreni all'agricoltura. Attività destinate ad aumentare con la crescita della popolazione umana prevista per i prossimi decenni.


POST DEL GIORNO 27/05/2022. "AMICO NELL'OSCURITA'".

Lo scopo della scrittura creativa è ricordarci che non siamo soli. Ogni storia deve prenderci per mano e dirci: "So come ti senti, ci sono passato anch'io", e in questo modo farci vedere i nostri problemi attraverso lo sguardo di un altro che sta sulla stessa barca. Così pensiamo: "Se lui ce l'ha fatta, posso farcela anch'io: ho un amico nell'oscurità".

mercoledì 25 maggio 2022

IN RISPOSTA AD UN ARTICOLO SU "LA LETTURA" DEL 25/05/2022 AUTRICE IDA BOZZI "QUELLO CHE I PADRI NON DICONO". I PADRI E I FIGLI. ABBIATE CURA DI VOI STESSI. TAKE CARE.

 

TAKE CARE, <<PRENDITI CURA>>.

Oggi che cosa ereditano i nostri figli? La guerra

Caterina Giuseppa Buttitta 

Un titolo che ci invita a prenderci cura dei nostri padri, dei nsotri figli, delle nostre memorie e dei valori della nostra civiltà. 

"Ognuno di noi oggi è chiamato a essere quell'eroe antico e ciascuno con le proprie forze dovrà guardare avanti per fondare una nuova casa".

Diventare genitori implica un atto di perdono di sè, perchè la "responsabilità" non ci riesce mai completamente. Facciamo quello che possiamo guidati, però, da una missione ben definita. Tirare su i ragazzi in un'impalcatura di sicurezza in sè, speranza e creatività. Fosse facile.

I romanzi selezionati in queste pagine spiegano la necessità, diventare genitori, di apprendere l'autoindulgenza. perchè sbagliamo sempre. Per quante ripetizioni tentiamo. I genitori di molti libri li divido in due categorie: i primi ancorano i figli a un compito malefico, preoccuparsi di loro. Interrogarsi su di loro. Guarda me. Il futuro non ti interessa. 

I secondi, invece dicono ai figli: segui questo percorso, ti conduce in un luogo sicuro. Poi gli mettono in mano la mappa. E i figli si fidano, la usano. Ma scoproo che è fallata, sbatton il muso in muri di mattoni che non erano segnati. 

Al passato ti ancorano i genitori sofferenti, distanti o tirannici. Oggi che cosa ereditano i nostri figli? La guerra.

NUOVI AUTORI AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO 2022.

 


Nuovi autori al Salone Internazionale del Libro 2022.

Anche quest'anno le novità non mancano al Salone del Libro di Torino. E non sono solo scrittori. Le “prime volte”, che in questi anni di magra sempre più spesso hanno rappresentato una vera svolta per la nostra editoria, quest'anno occupano tanti fronti sia sul versante editoriale che della partecipazione di personaggi provenienti da mondi diversi e che a Torino si incontrano per confrontarsi su idee che vale la pena di diffondere.
È il caso di Roberto Bolle, l'étoile della Scala di Milano, che presso l'auditorium del centro congressi del Lingotto racconterà come è possibile essere “disciplinati e ribelli insieme” raccontando il suo “cuore selvaggio” che lo ha portato a scrivere una storia tutt'altro che ‘classica' della danza.

Sara Fregosi

Su un altro registro, invece, si muove Sara Fregosi presente al Salone con “Ho sempre amato troppo” edito da Sperling&Kupfer un'opera prima che ha già riscosso un grande interesse di pubblico e di critica. Il libro – che sarà presentato il 19 maggio presso la sala Magenta, area esterna del Padiglione 3 - tratta della sua storia di giovane attivista per i diritti LGBTQIA+ e di tutte le sfumature del mondo arcobaleno che ogni giorno tocca e vive nel mondo dei social.

Agli esordienti, nel complesso, sono dedicati ben tre panel. E tra le varie opere proposte, molto buone appaiono le prime di Irene Graziosi che per Edizioni e/o presenterà il 21 maggio presso la sala Magenta, area esterna del Padiglione 3, “Il profilo dell'altra”, un viaggio esistenziale tra due vite apparentemente lontane che finiranno per confondersi sullo sfondo dei tic generazionali e delle esistenze da social network; di Alberto Ravasio che con “La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera” ci racconta un viaggio ai limiti del paradosso di un ragazzo “transessualizzato” in una provincia cinica e disincantata, e Cristina Venneri che con “Corpomatto” ci narra la storia di una ragazza incompiuta tra incomunicabilità familiari e solitudine, entrambi editi da Quodlibet, presenteranno le loro opere il 20 maggio, alla sala rossa del padiglione 1; e di Luca Tosi, al suo esordio con “Ragazza senza prefazione” edito da TerraRossa edizioni che ci racconta come è possibile vivere una “convivenza mentale” con una ragazza con cui non si sta insieme. Un romanzo dai toni sperimentali,lieve e profondo allo stesso tempo, figlio della migliore tradizione del racconto italiano.

Jana Karsaiova

E ancora tra le new entry la scrittrice di origine slovacca Jana Karsaiova con “Divorzio di velluto” di Feltrinelli. L’appuntamento con questo libro che tra Praga e Bratislava parla di tradimenti, lacerazioni, distacchi, perdita di radici e incomprensioni familiari è per il 21 maggio.

Francesca Zupin e il suo romanzo “Salvamento”, per i tipi di Bollati Boringhieri, e il regista Lucio Pellegrini li si incontra il 22 maggio.

Nuovi Editori

E, invece, sul fronte delle novità che riguardano l'industria editoriale è l'area Nuovi Editori, un progetto dedicato alle startup editoriali con meno di 24 mesi di vita e non legate ai grandi gruppi editoriali. A loro, il Salone dedica una sala incontri realizzata ad hoc e una tariffa speciale per partecipare al Salone. Un vero e proprio trampolino di lancio per affermarsi a livello nazionale. Il progetto dedicato alle realtà editoriali indipendenti nate da meno di due anni, dal 2007 ad oggi è riuscito nell'impresa di coltivare l'editoria del futuro, valorizzando una delle risorse più importanti del patrimonio culturale del nostro Paese. Oltre ad offrire ai giovani debuttanti un'area ben identificata che facilita il percorso di visita del pubblico del Salone, il contesto dell'Incubatore stimola il confronto tra editori che stanno vivendo esperienze simili e si offre inoltre come guida nel loro percorso di crescita. E in 16 anni di vita i risultati non sono mancati: sono passate per l'Incubatore oltre 400 case editrici, molte delle quali si sono affermate nel panorama editoriale.



 

martedì 24 maggio 2022

IN RISPOSTA AD UN ARTICOLO DELLA "LETTURA". GENOCIDIO DI MASSA. LO STERMINIO DI ROM E SINTI. DAVVERO NON C'E' PACE PER GLI ANTENATI VICINI E LONTANI

Genocidio di massa: Lo sterminio di Rom e Sinti.

Davvero non c'è pace per gli antenati vicini e lontani.

Giovani autori europei, affollano il panorama letterario. L'America è pronta ad accogliere queste voci? 

Quali sono i grandi equivoci che dividono il mondo dei Rom e Sinti da quello nativo?

Ma questa cultura, chiamiamola della cancellazione, è così pervasiva che serve una reazione? 

E sulle giustificazioni di essere trascinati nelle guerre culturali che sono spesso strumentalizzate?

Un dibattito attuale verte sulla restituzione ai Paesi d'origine delle opere presenti nei musei europei?

E' una storia che mette sul banco degli imputati l'Occidente, visto come protagonista di una vicenda fatta solo di razzismo, schiavismo e colonialismo. E' l'onda lunga dell'atteggiamento che domina l'orizzonte delle generazioni più giovani e attacca i presunti pregiudizi del passato e del presente: una cultura che si abbeverea alla teoria critica della razza che denuncia il razzismo sistemico di società e istituzioni occidentali. La nararzione del massacro dei Rom e Sinti nel corso della Storia capovolge le acquisizioni ormai decennali della storiografia internazionale e pone al centro del racconto la collaborazione tra diversi Stati, nelle violenze contro uomini e donne e l'inevitabile necessità di <<ricollocare>> Rom e Sinti all'interno del territorio dove sopravvissero.

 

POST "DOMANDA" DEL GIORNO 24/05/2022 - Cosa c'è nella mente di Putin? Che cosa ha spinto la Russia ad invadere un paese che ha sempre definito ‘amico' e a minacciare un conflitto mondiale?

 Cosa c'è nella mente di Putin?

Che cosa ha spinto la Russia ad invadere un paese che ha sempre definito ‘amico' e a minacciare un conflitto mondiale?

lunedì 23 maggio 2022

RECENSIONE "PRIMO SANGUE" DI AMELIE NOTHOMB - VOLAND

 

Amélie Nothomb

Primo sangue

traduzione di Federica Di Lella

Amazzoni
2022, pp. 128, € 16,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il libro Infanzia, giovinezza, matrimonio e primo incarico diplomatico di Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. Fra una madre troppo presto vedova, dei nonni a dir poco bizzarri e una banda di zii quasi coetanei, il piccolo Patrick si impegna a diventare uomo... Pagine sorprendenti di una storia familiare che ogni lettore divorerà con commozione e divertimento. 
 
 
Autore 
 

Nata a Kobe, Giappone, nel 1967 da genitori diplomatici, oggi vive tra Bruxelles e Parigi.
Scrittrice di culto non solo in Francia – dove ha esordito nel 1992 con Igiene dell’assassino, il romanzo che l’ha subito imposta – pubblica un libro l’anno, scalando a ogni uscita le classifiche di vendita.
Innumerevoli gli adattamenti cinematografici e teatrali ispirati ai suoi romanzi e i premi letterari vinti, tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo, e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore.
Sete, uscito in Francia nel 2019, è arrivato secondo al Prix Goncourt dello stesso anno.
Primo sangue, suo trentesimo romanzo, si è aggiudicato il Prix Renaudot 2021.
Tutti i suoi libri sono pubblicati in Italia da Voland.

RECENSIONE 

Amélie Nothomb, è unascrittrice determinata che, dal 1992, pubblica con successo un titolo l'anno e che fa del dialogo uno degli strumenti principali delle sue narrazioni. Ma non solo. Come emerge dalle pagine iniziali proprio del volume candidato allo Strega Europeo 2022 - Primo Sangue - Voland Edizioni, questa fiducia si nutre anche di una sorta di <<eredità>> familiare.

Il libro è un romanzo dedicato alla figura di Patrick Nothomb, il padre dell'autrice scomparso due anni fa, nei primissimi tempi del lockdown. La scrittrice non solo racconta la biografia ma lo incarna, rendendolo la voce narrante della storia.

L'avvio è fulmineo, con il protagonista giovane console davanti a un plotone d'esecuzione:

<<Era il 1964 - ricostruisce Nothomb, mio padre era un diplomatico alla sua prima missione. Si trovava nel Congo che aveva da poco ottenuto l'indipendenza, circostanza per cui nutriva anche una certa simpatia. Tuttavia fini ostaggio dei ribelli. La sua forza fu che, per quattro mesi, tentò di dialogare con loro, continuando a parlare a parlare ... anche con chi puntava il kalashaikov addosso. In questo modo salvò sè stesso e molti altri europei>>.

<<E' una storia, prosegue l'autrice, <<nella quale leggo la forza che può avere il linguaggio, persino di salvarsi la vita>>.

Ho scritto il libro prima della guerra in Ucraina prosegue l'autrice, ma il fatto di essere finalista a un premio europeo proprio ora, con un romanzo su mio padre, con la sua professione, mi sembra simbolico di quanto sia indispensabile anche adesso la diplomazia. Il <, aggiunge Nothomb <<è l'unica soluzione contro il conflitto. Non abbiamo altra scelta che provare a parlare con Putin. Anche se vediamo che piega le parole alla propaganda, anche se ci fa arrabbiare che dica <<operazione militare speciale>> e non guerra, anche se dobbiamo pesare le nostre frasi. Non abbiamo scelta>>. Il sogno di Putin è tramontato in incubo.


 

POST: LE PRIGIONI PIENE DI PRESUNTI INNOCENTI. (23/05/2022)

 Le prigioni piene di presunti innocenti

La carcerazione preventiva combattuta già da Tortora

trasforma i luoghi di detenzione in una cupa utopia.

Esperienza terribile

Il presentatore scriveva: <<Una volta gettati in galera non si è più cittadini ma pietre, pietre senza suono, senza voce, che a poco a poco si coprono di muschio>>.

Caterina Giuseppa Buttitta 

 

POST: "ILCONFINE TRA LEGALITA' E L'ILLEGALITA'" DEL GIORNO 23/05/2022.

 

Buongiorno. Il giurista Domenico Azuni (Sassari, 1749-1827) descrive così il pirata: corre <<Il mare contro chicchessia, nemico di tutti, sprezzante d'ogni legge, dannato al capestro>>. 

Il corsaro, invece è capitano >>di bastimenti privati che, in tempo di guerra, per patente lettera sovrana, scorre il mare a suo rischio, contro navi, merci e persone del nemico>>. 

Spiegazione chiaa chiara sul confine tra l'illegalità e la quasi-illegalità.

POST "DOMANDA" DEL GIORNO 23/05/2022

  

 

 

Crescita senza uguaglianza.  Una trappola che ha reso le nostre società più ingiuste. 

Per disegnare un futuro migliore dobbiamo restituire valore e peso politico al lavoro.

Caterina Giuseppa Buttitta

venerdì 20 maggio 2022

IL PREZZO DEL FUTURO. PERCHE' L'ITALIA RISCHIA DI SPRECARE L'OCCASIONE DEL SECOLO DI ALAN FRIEDMAN - LA NAVE DI TESEO

 Come difendere la democrazia nel disordine mondiale?

Caterina Giuseppa Buttitta

 

ALAN FRIEDMAN

Il prezzo del futuro. Perché l’Italia rischia di sprecare l’occasione del secolo

La Nave di Teseo

Collana I fari

Pubblicato 26/04/2022

Pagine 512 - Euro 22,00

Traduttore S. Ristori

Il libro 

Qual è il futuro dell’economia italiana? Quanto sarà profondo il danno che la guerra in Ucraina apporterà alla ripresa, e quale sarà l’impatto dell’emergenza energetica sulla transizione ecologica? Le riforme di Draghi basteranno per modernizzare il paese in cinque anni? E quali sono i rischi per l’economia dopo le elezioni del 2023? Ecco alcuni dei quesiti a cui risponde Alan Friedman nel ritratto vivido e profondo di un paese al bivio, una nazione travolta prima dalla pandemia e poi da una situazione geopolitica radicalmente mutata. L’Italia ha le abilità e i mezzi per riemergere più forte dopo anni di crisi, ora deve dimostrare di volerlo davvero.
Il prezzo del futuro è una guida per evitare i pericoli e le trappole di un percorso accidentato e imboccare la strada giusta, ma anche per riflettere sul passato e cercare di non ripetere gli stessi errori. Alan Friedman affronta i temi cruciali dell’attualità, tastando il polso dell’economia italiana e interrogando la politica, con un occhio sempre attento ai mutamenti della società. Porta il lettore faccia a faccia con quattro ex premier, otto ministri del governo Draghi e svariate figure chiave del mondo della finanza italiana e internazionale, senza aver paura di allargare il raggio della sua indagine a Bruxelles e a Washington, con interviste ai funzionari di massimo grado della Commissione europea e dell’amministrazione Biden. Ne scaturisce un racconto vibrante e reale, che rivela sotto una luce inaspettata non solo i processi decisionali che modellano la vita quotidiana della popolazione, ma anche le persone, gli uomini e le donne, che queste scelte le fanno ogni giorno.

Biografia

 
Alan Friedman, giornalista e autore statunitense vincitore di diversi premi, è stato corrispondente estero e commentatore per il “Financial Times” di Londra, l’“International Herald Tribune” e il “Wall Street Journal Europe”. Già editorialista del “Corriere della Sera”, attualmente collabora con “La Stampa”. A RaiTre ha inventato il primo programma di approfondimento economico in prima serata, Maastricht Italia, di cui era conduttore e autore insieme a Myrta Merlino. Ha fatto parte del team che ha creato RaiNews24 nel 1999, nel 2003 ha aiutato Rupert Murdoch a lanciare Sky TG24 con trasmissioni come Miaeconomia con Sarah Varetto, Controcorrente con Corrado Formigli e l’Alan Friedman Show. Ha prodotto programmi anche per RaiDue e La7. Il suo documentario su Berlusconi, My Way, è stato distribuito da Netflix in 190 paesi. Il prezzo del futuro è il suo primo libro con La nave di Teseo. Tra i suoi best seller, Tutto in Famiglia, La madre di tutti gli affari, Ammazziamo il Gattopardo (premio Cesare Pavese), My Way. Berlusconi si racconta a Friedman (i cui diritti sono stati venduti in 30 paesi), Questa non è l’America e Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi. Il suo sito è www.alanfriedman.it.

 

giovedì 19 maggio 2022

RECENSIONE "SONO FAME" DI NATALIA GUERRIERI - PINGUIN EDITORE

Età difficile. Il mio digiuno in una Città Carnale? Ma poi?

Caterina Giuseppa Buttitta

Sono fame

Natalia Guerrieri
pubblicato da Pidgin Edizioni 

Collana Ruggine

Pubblicato 10/05/2022

Pagine 260 - Euro 15,00

 

 

 

 

 

Il libro

Nella capitale tentacolare, insaziabile catalizzatrice delle logiche della prevaricazione, le "rondini" schizzano da una zona all'altra per portare ogni genere di cibo ai clienti che aspettano affamati dietro porte socchiuse. Chiara è una di loro: le sue giornate sono scandite da una chat sempre attiva attraverso cui ogni suo gesto viene monitorato, le sue ali sono braccia smagrite che la portano in appartamenti asfittici, loculi semibui, esponendola a situazioni paradossali e a tratti surreali. In attesa di un impiego migliore, fra rapporti incompiuti, simbiosi malsane ed echi del suo passato, si piega a uno sfruttamento continuo della sua psiche e del suo corpo, finché alcune rondini non iniziano a scomparire, divorate dalla famelica città. Attraverso una scrittura tagliente e immagini grottesche, "Sono fame" fa a pezzi la realtà che conosciamo per ripresentarla con un aspetto inconsueto e straniante.  

RECENSIONE 

Il nuovo romanzo di Natalia Guerrieri Sono Fame, pubblicato da Pinguin Editore, affronta un tema cruciale, sì che resta al lettore l'impressione di un'aura più che il ricordo di sensazioni ed episodi messi a fuoco; l'aura che hanno le cose determinanti di un'esistenza, talvolta troppo importanti o traumatiche per essere dette fino in fondo. Ecco che infine, in Sono Fame, questo lungo ciclo ha termine: l'evitamento lascia il campo alla <<cosa>>, cioè al cibo e ai comportamenti correlati.

Nel romanzo il cibo è rappresentato nella sua alterità di oggetto, quasi come nutrimento, lasciava sulle pagine di vita di Chiara protagonista del romanzo, le tracce di una presenza perturbante: poteva attirare talvolta l'interesse del personaggio con il suo colore e un momento dopo disgustarli per la consistenza o per il sapore; mai, in ogni caso rivelarsi elemento innocuo o neutro. 

Chiara è una ragazza vive a Roma ed è una rondine – una delle decine, centinaia di rider che ogni giorno consegnano pizze, panini, kebab e qualsiasi tipo di cibo d’asporto. Chiara, mentre le parole si accumulano e scorrono le pagine, ha sempre meno fame, al contrario della città che, intorno a lei, non è mai sazia ed è sempre vorace. Una città che la fagocita.

Un giorno Chiara, decide di opporsi al mondo che conosce,  rifiutandone in primo luogo la pesantezza e decidendo, non tanto magra, ma <<leggera, invisibile>>, come una libellula, esseri nati dall'acqua e destinati all'evanescenza. E' sicura e determinanta nella scelta.

Nei primi tempi impariamo a conoscere la forma della sua alleanza morale e biologica con la Città Carnale. Forte all'inizio, oppone una forma di resistenza che sembra ottundimento ma in realtà è strenua coerenza ideologica. Nel frattempo si definiscono le forme del luogo che le ospita: emergono il parco folto di vegetazione; il lago che è come un essere indefinito e misterioso; <<i corridoi dei sogni, dei languori>>; le strade fatte di tedio; la sala per i pasti, dove il cibo talvolta viene gettato a terra, finendo per risaltare, sul pavimento, nella sua oscena esteriorità di cosa. Rumori attenuati, sospiri, gocce che cadono. Un'atmosfera neocrepuscolare, scossa di tanto in tanto dal sapore aspro del sesso.

Le percezioni suggerite da questa scrittura sono così acute da sembrare alterate, ingigantiscono i dettagli, amplificano i rumori più impercettibili, attirano l'attenzione su un odore che improvvisamente si prende il centro della pagina.

Per buona parte del libro il tono resta cupo, e il finale sembra inevitabile. Poi improvvisamente qualcosa cede, e le pagine cambiano umore, finchè il percorso si inverte: se si è dannata, forse riemergendo come individuo potrà salvarsi.

Il lettore sarà il testimone della nuova alleanza tra la protagonista e il cibo. I dialoghi sono sospesi, talvolta deboli, nella  loro assurdità adolescenziale. Il confine in Sono Fame, è la capacità descrittiva dell'organico di cui è fatta la vita, nell'udito attento a scovare il senso della storia.

La cinquina del #PremioStregaEuropeo2022 - RECENSIONE: "EUFORIA. UN ROMANZO SU SYLVIA PLATH" DI ELIN CULLHED - MONDADORI

A volte sei bello. 

A volte la menzogna in te ha ragione.

Ce la farò senza di te. In fondo non ricordi più la promessa fatta.

Non so nemmeno 

se è la storia che ha creato noi

o se noi abbiamo creato la storia.

Se siamo solo l'eco

di un cuore altrui.

Caterina Giuseppa Buttitta


Euforia. Un romanzo su Sylvia Plath

Elin Cullhed
pubblicato da Mondadori

 

 

 

 

 

Il libro

"Euforia" racconta l'ultimo anno di Sylvia Plath regalandoci l'indimenticabile ritratto di una mente brillante impegnata in una battaglia con il mondo, con le persone che ama e con se stessa. Quando il romanzo si apre, Sylvia, incinta del secondo figlio, è entusiasta all'idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell'arrivo dei bambini Ted era il suo compagno in ogni cosa: da intellettuali vivevano intensamente la vita e ne prendevano ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere mentre Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sarà la sua immortalità? Nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted la abbandona definitivamente per andare dalla sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l'arte a cui darà vita nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome. "Euforia" è un'opera incandescente che presta una voce collettiva a tutte le donne del mondo che si trovano a vivere con un piede nella vita domestica e l'altro nella creazione artistica. Elin Cullhed non si accontenta di descrivere la parabola di una tragedia femminile, ma sa come afferrare un'anima perduta, come tenderle una mano, perché nella letteratura non è mai troppo tardi.

RECENSIONE

L'ultimo anno della poetessa e scrittrice Sylvia Plath narrato con uno stile che ci fa ripensare al suo talento e alla sua maestria: il romanzo ripercorre i giorni del parto del secondo genito Nicholas, l'abbandono del marito Ted Hughes colpevole di tradimento e, infine, gli ultimi tristi giorni prima del suicidio.

Quando ero così felice – quando vivere era una tale beatitudine – allora mi veniva paura, perché sapevo per esperienza che in quel momento sarebbe arrivata la catastrofe. Cercai di respingere il terrore, ma lo sentivo distintamente, come un lieve sfarfallio che mi risaliva in gola.

Affidare la voce di Sylvia Plath ad un’intima prima persona che possa raccontare al lettore tutto ciò che sta vivendo come un diario. I diari della poetessa americana sono stati di enorme aiuto per cercare di comprendere i motivi che l’hanno portata al suicidio, hanno permesso ad ammiratori e studiosi di entrare nella sua testa e scoprire l’animo di Sylvia Plath.

Impugnai la salda penna, che sparò le parole come proiettili diretti contro la realtà! Bang! Bang! Bang! Bang! Nemmeno succhiai l’estremità della penna perché non c’erano intervalli! Non c’era altro che un pensiero e adesso stava per nascere! Stavo partorendo tutte le parole che, accidenti a me, stavano bene insieme e creavano qualcosa di più grande e vero di ciò che la realtà avrebbe mai saputo evocare! Stavo vincendo sulla realtà!

Il libro si conclude nel novembre del 1963. Prima del debutto di La campana di vetro. Prima della tragedia. Sylvia sta traslocando, sta tornando nella sua Londra, sta andando a vivere al 23 di Fitzroy Road, nella casa di Yeats, il suo poeta preferito. È con i suoi figli, è euforica.

Elin Cullhed ci lascia una speranza, una piccola speranza, un mondo in cui Sylvia ha davvero ripreso a vivere, ha sostenuto i suoi figli, ha sconfitto l’ossessione per Ted. Un mondo dove la montagna russa è finita e la poetessa può scendere a godersi la pace.

Soffre per la gabbia senza uscita della maternità, che la costringe a essere altro da ciò che per tutta la vita aveva immaginato per sé stessa.  

“Lui poteva rimanere nell’ombra ed essere uno scrittore, prima di tutto. Io dovevo appartenere ai bambini, non avevo scelta. 

Lo sapevo che dovevo essere grata, ma non riuscivo a provare un bel niente. Avrebbero potuto anche regalarmi un biglietto per l'Europa o pagarmi una crociera intorno al mondo, che per me non avrebbe fatto un briciolo di differenza: dovunque mi fossi trovata, sul ponte di una nave o in un caffè di Parigi o a Bangkok, sarei stata sotto la stessa campana di vetro, a respirare la mia aria mefitica. 

Impugnai la salda penna, che sparò le parole come proiettili diretti contro la realtà! Bang! Bang! Bang! Bang! Nemmeno succhiai l’estremità della penna perché non c’erano intervalli! Non c’era altro che un pensiero e adesso stava per nascere! Stavo partorendo tutte le parole che, accidenti a me, stavano bene insieme e creavano qualcosa di più grande e vero di ciò che la realtà avrebbe mai saputo evocare! Stavo vincendo sulla realtà!

Quando ero così felice – quando vivere era una tale beatitudine – allora mi veniva paura, perché sapevo per esperienza che in quel momento sarebbe arrivata la catastrofe. Cercai di respingere il terrore, ma lo sentivo distintamente, come un lieve sfarfallio che mi risaliva in gola.

In una lettera avevo scritto alla mamma che d’un tratto mi piaceva cucire e dedicarmi ai lavori manuali; ecco cosa mi aveva fatto la gravidanza: mi aveva resa pigra e amabile. Volevo sfogliare riviste femminili e non essere impegnata in attività intellettuali.

«Sapevo che tutti erano felici quando la mia scrittura taceva, perché allora anche il lupo taceva (il più delle volte)». Ma gli occhi di questo lupo «brillavano nel suo inconscio» e riemergono feroci a ogni rifiuto editoriale e incomprensione coniugale. Solo Frieda e Nick si salvano in questa furia distruttiva fatta di risentimento e insoddisfazione.

Dovevo essere brava – dovevo essere istruita – dovevo avere una laurea e allo stesso tempo dovevo essere quella donna libera che lei [la madre], prigioniera della sua generazione, non avrebbe mai potuto diventare del tutto. Dovevo essere famosa (il giusto), dovevo partire per posti lontani e raggiungere la competenza professionale – la scrittura – di cui lei non aveva mai potuto fregiarsi […].    

Il mondo della cultura si era schierato con Elin Cullhed, esprimendo il timore che «un patrimonio inestimabile» potesse andare in frantumi. Ma non era servito.Negli anni della sua carriera, il rapporto di Sylvia Plathè stato ripetutamente squassato da baruffe che ancor oggi fanno riflettere sulle possibilità di innestare cultura di respiro internazionale in un humus locale, creando una dimensione genuinamente glocale. Coi suoi scritti,  Sylvia Plath, riuscì in quell’impresa, creando una scrittura che parlavano allo stesso tempo all’Italia e al mondo, ma che talvolta dispiaceva per via di una libertà di pensiero difficilmente imbrigliabile.

Una intellettuale e artista di spessore sovranazionale venga considerata una scomoda interlocutrice, tuttavia avere la possibilità di entrare nelle pieghe di quelle visioni divergenti offre un’utile riflessione sull’ieri e sull’oggi.

Dalla lettura di quelle pagine, che spaziano dai ricordi della luce dell'infanzia. a quella della maternità, spicca fra l’altro una concezione della cultura fortemente europea, radicata in un umanesimo sentito come fondamentale comune denominatore del continente. Ma, scriveva per Sylvia Plath, ciò che si osservava prevalere era «il trionfo del particolare, alla ricerca spasmodica di un assetto conveniente...innalzando lo Spirito, della Poesia, del Suono». L’auspicio della scrittrice era invece che l’arte potesse fare da traino a «mercati, monete e frontiere», diventando « sogno realizzabile per tutti e non solo grande utopia di pochi».

La verità è che Euforia è una raccolta difficilmente riducibile ad unum. È una raccolta nella quale convivono molti registri, come del resto in tutte le raccolte di Sylvia Plath. Però forse il registro predominante è quello della beatitudine. Al fondo, quello che sentiamo scorrere è un senso di struggimento, perché, per quanto il nostro sguardo e la nostra memoria siano larghi nelle loro possibilità di accoglienza, il tempo e la vita comunque ci sfuggono via dalle mani, e ci lasciano indietro. Vivere è nascere giorno dopo giorno,: forse è questo che, in Euforia, Sylvia Plath  prova a fare, seppur nei limiti della parola poetica. Forse è questo ciò che anche lei vuole dirci.

Citazioni del libro

“La mia realtà cambiava forma ogni minuto […], un momento ero in pace un altro ero felice, un terzo ero disperata un quarto piangevo, sudavo, avevo nostalgia, desideravo e speravo. Niente di tutto ciò poteva davvero essere preso sul serio.” – Euforia

Rimasi seduta al freddo sulla pietra bagnata finché Nick non si svegliò e Frieda mi strattonò per farmi tornare alla realtà, lei era come tutti gli altri, mi tiravano e strattonavano e volevano allontanarmi a ogni costo dall’euforia, allontanarmi dalla beatitudine del mio cuore, non mi era consentito essere felice, non mi era consentito credere nella mia stessa vita.” – Euforia

Quell’orribile vuoto patologico quando Ted non era in casa. Avrei potuto sparare a un’anatra e lasciarla sventrata in giardino come monito, oppure a un bambino, perchè no. Ted doveva capire, Ted doveva capire davvero che cosa mi faceva quando mi lasciava sola in quel modo. Il piacevole bagliore del fuoco che di solito mi riempiva di serenità e di qualcosa di simile alla… consolazione? era solo un bagliore di morte, quando lui era via. Il bagliore della morte

 

 

mercoledì 18 maggio 2022

POST "DOMANDA" DEL 18/05/2022

 UN NUOVO FUTURO PER L'UMANITA'

LA TUA IDEA DI FUTURO? 

Caterina Giuseppa Buttitta

Il nostro pianeta in questo momento deve affrontare problemi più grandi di quanti l'umanità non ne abbia mai avuto di fronte prima d'ora e nessuno sa di preciso cosa potrebbe succedere nei prossimi decenni.  Ci stanno lavorando economisti, ingegneri e scienziati, politici, ma siamo sicuri che il nostro cervello sia capace di prevedere quello che potrà succedere, di cogliere i cambiamenti a cui stiamo andando incontro e orientarli a nostro favore? E se no, che alternative ci sono? Sarà  l'intelligenza artificiale la soluzione? 

martedì 17 maggio 2022

RECENSIONE “LA SERA SULLE LORO CASE” di EDUARD VON KEYSERLINGK - L'ORMA EDITORE

 La legge dei loro padri.

Caterina Giuseppa Buttitta

 

Eduard von Keyserling

La sera sulle case

L'ORMA EDITORE

  gennaio 2022
  208 pagine     € 18,00  € 17,10
  a cura di Giovanni Tateo
  traduzione di Giovanni Tateo

 «“Dio mio,” pensò Fastrade “qui si vive come se da un momento all’altro dovessimo svegliarci, e solo allora cominciare a confrontarci con la realtà.”»

Il libro

La giovane baronessa Fastrade von der Warthe torna nel castello di famiglia per accudire il padre. Ritrova così il mondo dell'infanzia e gli innevati scenari del Baltico, ma anche l'atmosfera di immobilità in cui vive un'aristocrazia ormai fuori dal tempo che si ostina a sottrarsi a ogni innovazione. L'incontro con il famigerato Dietz von Egloff - inquieto rampollo che sperpera al tavolo da gioco le ricchezze del proprio casato - spingerà la ragazza a una scelta inaspettata... A pochi mesi dallo scoppio della Prima guerra mondiale, "La sera sulle case" mette in scena il conflitto generazionale tra la gaudente rassegnazione dei padri e la vana ribellione dei figli, coniugando in un perfetto equilibrio formale tragedia e ironia, melanconia e levità, dialoghi serrati e descrizioni suggestive. Capace di schizzare folgoranti miniature, ma anche di abbandonarsi a paesaggi accesi di mille colori, Eduard von Keyserling compone un romanzo corale, denso di triangoli amorosi, duelli e ardori mai sopiti.

 Autore


Eduard von Keyserling
(1855-1918) è considerato uno dei maestri del primo Novecento tedesco. Discendente di una famiglia aristocratica, trascorse la giovinezza nel dorato e claustrofobico isolamento della sua nativa Curlandia – l’antica regione baltica dei cavalieri teutonici, oggi in Lettonia – per poi lambire per un breve periodo la bohème di Monaco insieme al drammaturgo Franz Wedekind. La sua esistenza fu presto segnata dalla malattia, una tabe dorsale che lo portò alla paralisi e alla cecità. Amato da Mann e Walser, paragonato a Turgenev e Fontane, è autore di una vasta opera narrativa, spesso ambientata nei castelli della sua infanzia, che racconta con grande finezza psicologica le segrete pulsioni di una società apparentemente immobile. 

RECENSIONE

 

La legge dei loro padri.

La sera sulle case è un romanzo di un vero e proprio scontro generazionale accompagnato da descrizione dei paesaggi invernali fiabeschi della Curlandia, dove però sarà solo una generazione a prevalere sull’altra.

 

Il castello di Paduren si era fatto assai silenzioso dopo le tante sventure che lo avevano afflitto. Il grande edificio bruno dal tetto massiccio e curiosamente ricurvo si ergeva muto e un po’ imbronciato fra gli ippocastani spogli.” (p.1)

 

Le alte lesene della facciata bruna somigliavano alle spesse rughe che solcano il viso di un vecchio. Sulla gradinata esterna era sdraiato un setter nero: le quattro zampe allungate, cercava di riscaldarsi sotto l’opaco sole di novembre. Di quando in quando una domestica o uno stalliere attraversavano la corte a passo lento e pigro. Lì nessuno pareva aver fretta.” (p.1) 

 

“«Le tribune non fanno per me» soleva dire, ma la sua opinione continuava ugualmente a essere autorevole, e in tutte le questioni importanti la domanda che ci si poneva era sempre la stessa: «Cosa ne pensa Warthe?». In ogni vicenda politica o agraria, in ogni controversia famigliare o d’onore, la sua parola era quella decisiva.” (p. 12)

 

«Si, tornare, tornano tutte, ma come? Con i nervi a pezzi, conciate come polli dopo un acquazzone. Il povero Warthe aveva pienamente ragione, non ce n’è più una che abbia voglia di rimanere al proprio posto di guardia. Una volta le signorine nobili non avevano certi talenti da coltivare, e anche questo e un segno dei nuovi tempi».”(p. 23)

 

Egloff insorse: «Serio? Perché il nostro fidanzamento dovrebbe essere più serio di altri? Perché qui tutto e di una silenziosità e una solennità spettrali? Perché tuo padre e stato severo e io devo esser messo alla prova? Tutte cose da cui il nostro fidanzamento non si farà contagiare. Naturalmente tornerò qui per sottopormi agli esami, ma per vederci, nel vero senso della parola, dovremo vederci soltanto fuori di qui. Quando sento quel vento soffiare e scuotere le imposte mi viene subito voglia di afferrarti e di portarti via!». Fastrade sorrise. «Non sarebbe contrario alla legge, come dice il barone Port?». Con la mano aperta Egloff diede un colpo sul bracciolo del divano e scoppio in una fragorosa risata. «Infrangere la legge del barone Port equivale a compiere una buona azione!»” (pp. 95-96)