mercoledì 30 novembre 2022

RECENSIONE "FLASHBACK" DI CRISTINA COMENCINI - FELTRINELLI

 

Cristina Comencini e il Flashback


Flashback

Cristina Comencini
pubblicato da Feltrinelli

Collana: I narratori							 
pagine 271 - EURO 18,00
						 
								
								
								
					
						

 

 

 

 Il libro

Un paio di scarpette rosse, una carrozzina, una molletta che trattiene capelli ondulati, grandi occhi blu dalle ciglia cariche di mascara. Dettagli vividi che emergono da brevi amnesie. In un periodo della sua vita particolarmente difficile, la narratrice - nella quale il lettore può riconoscere l'autrice stessa - inizia a soffrire di fulminee perdite di conoscenza, flashback che la immergono in storie diversissime dalla sua, storie di donne lontane, eppure connesse al suo presente da una segreta corrispondenza. Accade con Eloisa, splendida cocotte il cui destino viene rovesciato dalla Comune parigina del 1871: il desiderio di seguire la sua vicenda coincide con la fine del matrimonio della narratrice; e con Sofia, una ragazza russa che vorrebbe diventare attrice ma non ha fatto i conti con l'amore e con la Rivoluzione d'ottobre, offrendo a chi racconta una misura delle sue stesse scelte; poi con Elda, giovane operaia friulana, realmente esistita nello spietato inverno fra il 1944 e il '45, e infine con una diciassettenne della Swinging London libera e malintesa dei primi anni sessanta. Legate tra loro da una trama che supera le epoche in cui hanno vissuto, tutte arrivano a deviare e ad ampliare il corso dell'esistenza della donna che le racconta. Perché, suggerisce Comencini, la scrittura è atto che modifica, che travolge. "La letteratura è un'esistenza nascosta e pericolosa." La Comune di Parigi, la Rivoluzione bolscevica, la Resistenza, la rivoluzione sessuale: quattro epoche di ribellione narrate attraverso quattro donne come tante, per questo straordinarie. Eroine che incarnano una metà della Storia a lungo nascosta, negletta, ritenuta meno degna: vite, sentimenti, corpi, piccoli gesti di cura quotidiana. Cristina Comencini, con mirabile vividezza e potenza scenica, in un romanzo pubblico e insieme personale, storico e attuale, li chiama finalmente a vivere per quello che sono: la forza indomabile che muove il mondo.

RECENSIONE

A volte perdere la memoria può servire per ritrovarla con prospettive mai esplorate prima.

Così è in fondo, o dovrebbe essere veramente, la rilettura di una Storia (con la maiuscola) che non contempla le figure femminili se non in casi rarissimi e in ruoli maschili. Ma possibile che le donne non siano mai esistite? Le donne sono esistite eccome. Perde a tratti la memoria per ritrovarla in forme che danno senso diverso alla densità del tempo, Cristina Comencini, in questo suo ultimo bel libro che dimostra l'utilità del flashback nella memoria personale e collettiva. 


    Romanzo, saggio, biografia, che si intersecano in modo "significante", oltreché significativo, perché dimostrano come la Storia sia densa di umanità, quindi di donne, ma anche come il presente - anche nel nostro privatissimo personale - sia un continuo dibattere con il passato che nell'oggi trova forme diverse ma sempre da comprendere e in qualche modo confrontare. 


    Questa lunga premessa perché Flashback fa senz'altro molto riflettere, ma il suo valore saggistico è solo un dettaglio. Il libro è il bel racconto delle vite intense di alcune donne, molto molto diverse tra loro, che si sono ritrovate più o meno volontariamente ad essere protagoniste di momenti storici. 


    Così Eloisa che profuma di cipria, bellissima cocotte, la cui vita di prostituta di lusso in un appartamento tra i tetti di Parigi che nasconde un segreto, viene travolta dalla Comune parigina del 1871. Oppure Sofia, giovane donna che sogna di diventare attrice, ma che rimane incinta ad ogni rapporto sessuale col marito che vede raramente perché sempre sul fronte e sarà quindi soprattutto madre e moglie nei giorni e nel furore della Rivoluzione d'Ottobre ma anche musa del vero grande amore Sergej. Oppure Elda, personaggio realmente esistito, piccola operaia friulana schiacciata dalla povertà, dalla madre indurita dalla fame, che finisce in giochi politici così grandi da travolgerla inesorabilmente nello spietato inverno fra il 1944 e il '45 in una zona terra di troppi e di nessuno. Per chiudere con la groupie ante litteram nella Swinging London dei primi anni Sessanta, sessualmente libera solo a parole e soprattutto non per le donne. 


    Insomma quattro momenti nodali - la Comune di Parigi, la Rivoluzione bolscevica, la Resistenza, la rivoluzione sessuale - in cui la rivolta mette in discussione la vita di tutti e si cavalca un cambiamento che troppo spesso viene desertificato dall'illusione. La battaglia è quella di lasciare una traccia che profumi di abiti lussuosi e d'amore, di visi fotografati in strada, di tragedie teatrali sopra le righe, di piccola vita quotidiana alla ricerca di una felicità semplice che si possa coniugare con un mondo grande senza venirne distrutte. Un orizzonte in cui l'autrice mette continuamente in gioco se stessa cercando di capire la donna che era e quella che è diventata oggi e che sarà in un luminoso gioco di specchi.

 

martedì 29 novembre 2022

RECENSIONE "VIVERE CON I CLASSICI" DI ROBERTO ALAJMO - FRANCESCO M. CATALUCCI - DARIA GALATERIA - ALICIA GIMENEZ-BARTLETT - SCOTT SPENCER - SELLERIO EDITORE

 La poesia sta dove la lingua vive. La poesia rimarrà tra le più alte testimonianze autentiche di un'epoca.

Caterina Giuseppa Buttitta

Cosa è la cultura?
Possiamo affermare che la cultura è un complesso di idee,
simboli, azioni e disposizioni
storicamente tramandate, acquisite, selezionate e largamente condivise da un certo numero
di individui, con cui gli stessi
si accostano al mondo in senso pratico e intellettuale”. Oggetti
privilegiati dell'antropologia sono soprattutto le differenze che intercorrono tra le idee e i

comportamenti in vigore presso le varie comunità umane. Ciò che gli antropologi chiamano

“culture” non sono altro che modi diversi di affrontare il mondo da parte di gruppi umani che

condividono certe idee e certi comportamenti. L'antropologia però cerca anche di mettere in

luce quanto vi è di comune o affine tra di essi,
tra i vari modi in cui i diversi gruppi umani
interpretano, immaginano, conoscono e trasformano il mondo che li circonda.

Le origini del concetto antropologico di cultura: la prima definizione risale all'antropologo

inglese
Edward Burnett Tylor (1832-1917), autore di Primitive Culture del 1871. Tylor elaborò
il concetto di cultura a partire da idee precedentemente espresse in campo filosofico, e ne

fece un concetto chiave dell'antropologia evoluzionista.

Definizione:
“La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e
qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società”.

Vivere con i classici

2020

Il divano n. 325

144 pagine . Euro 12,00

Vivere con i classici

Nota di Luciano Canfora
Introduzione di Maria Ida Gaeta

«Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità» (dall’Introduzione di Luciano Canfora).
Una riflessione su come cambia il ruolo dei classici nella vita quotidiana attraverso sei storie che conquistano e fanno riflettere firmate da alcuni tra i grandi autori del momento.

«Odio i classici. Sono un orrore, un incubo. Tanto per cominciare, chi sarebbero questi classici? Avevo sempre pensato che fossero gli scrittori, i filosofi e gli scultori vissuti in Grecia e a Roma tantissimi anni fa. E invece no, un bel giorno ho fatto la scoperta che sono ritenuti classici anche autori come Dante, Balzac, Kant e pittori come Velázquez e Michelangelo. Tutta gente vissuta un mucchio di tempo dopo i classici veri, quelli con la toga, il barbone e i sandali di cuoio, per intenderci. Come sarebbe? Quello che non è classico, non dovrebbe essere moderno? Sembra di no. Dicono sia classico tutto quello che è successo nella cultura molto tempo fa ma che funziona ancora oggi come una specie di guida, per indicarci la strada. Però non mi convince neanche questo».

A.G.B.

«Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità» (dall’Introduzione di Luciano Canfora).
La conflittuale modernità dei classici è il tema di questo libro: racconti e riflessioni in forma narrativa. Alicia Giménez-Bartlett, in un’ironica Apologia, ritrae un’adolescente, che ripete «Odio i classici». La presenza mutevole, nelle stagioni della vita, di Ulisse, il prototipo dell’avventura, è il percorso di Francesco Cataluccio. Daria Galateria illustra la virtuosa avarizia che predilige i classici. Fabio Stassi immagina uno scenario fantascientifico: una specie invincibile di tarli ha aggredito le biblioteche. Tanti scrivono senza essersi fatti le ossa sui classici, per Roberto Alajmo: è la prevalenza del bonghista. Scott Spencer legge Delitto e castigo senza trascurare le serie televisive, per profilare il futuro dell’attrazione per i grandi libri.

Autori

Roberto Alajmo

Roberto Alajmo (1959) vive a Palermo. Tra i suoi libri: Notizia del disastro (2001, Sellerio 2022), Cuore di madre (2003), È stato il figlio (2005), da cui è stato tratto nel 2012 l’omonimo film diretto da Daniele Ciprì, Palermo è una cipolla (2005), L’arte di annacarsi (2010). Con questa casa editrice ha pubblicato inoltre Carne mia (2016), L’estate del ’78 (2018), Repertorio dei pazzi della città di Palermo (2018), Io non ci volevo venire (2021), La strategia dell'opossum (2022).

Francesco M. Cataluccio

Francesco M. Cataluccio ha studiato filosofia a Firenze, letteratura e storia dell’arte a Varsavia. Si occupa dei programmi culturali di Frigoriferi Milanesi. Scrive, in forma digitale, sul «Post», «Engramma» e «doppiozero». Ha curato le edizioni italiane delle opere di Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Ha scritto: Immaturità. La malattia del nostro tempo (2004) e Che fine faranno i libri? (2010). Con questa casa editrice ha pubblicato: Vado a vedere se di là è meglio. Quasi un breviario mitteleuropeo (2010, Premio Dessì per la letteratura), Chernobyl (2011), L’ambaradan delle quisquiglie (2012) e La memoria degli Uffizi (2013).

Daria Galateria

Daria Galateria (Roma, 1950) insegna Lingua e Letteratura francese nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha scritto André Breton (Milano, 1977) e ha curato la prima edizione commentata della Ricerca del tempo perduto di Proust, di cui ha pure pubblicato i primi quaderni preparatori (1988). Si è occupata di Buffon, di Jean Giono e di Paul Morand. Per questa casa editrice ha curato numerosi volumi, tra cui Madame de Duras, Il segreto (1988), Charlotte Robespierre, Memorie sui miei fratelli (1989), Nicolas-Edmé Restif de la Bretonne, Lettera a una scimmia (1995), Raymond Radiguet, Il ballo del conte d’Orgel – e ha pubblicato Parigi 1789 (1989), Il tè a Port-Royal (1995), Fughe dal Re Sole. Memorie di cortigiani riluttanti (1996), Entre nous (2002), Mestieri di scrittori (2007), Scritti galeotti. Narratori in catene dal Settecento a oggi (2012)  e L'etichetta alla corte di Versailles. Dizionario dei privilegi nell’età del Re Sole (2016).

Alicia Giménez-Bartlett

Alicia Giménez-Bartlett (Almansa, 1951) è la creatrice dei polizieschi con Petra Delicado. I romanzi della serie sono stati tutti pubblicati nella collana «La memoria» e alcuni poi riuniti nella collana «Galleria». Ha anche scritto numerose opere di narrativa non di genere, tra cui: Una stanza tutta per gli altri (2003, 2009, Premio Ostia Mare Roma 2004), Vita sentimentale di un camionista (2004, 2010), Segreta Penelope (2006), Giorni d’amore e inganno (2008, 2011), Dove nessuno ti troverà (2011, 2014), Exit (2012, 2019) e Uomini nudi (2016, Premio Planeta 2015). Nel 2006 ha vinto il Premio Piemonte Grinzane Noir e il Premio La Baccante nato nell’ambito del Women’s Fiction Festival di Matera. Nel 2008 il Raymond Chandler Award del Courmayeur Noir in Festival.

Scott Spencer

Scott Spencer è nato nel 1945 a Washington, ed è autore di undici romanzi. Ha collaborato con Rolling Stone, il New York Times, The New Yorker, GQ e Harper’s, ha insegnato scrittura alla Columbia University e al Workshop per scrittori della University of Iowa. Un amore senza fine (1979, Sellerio 2015) è stato un bestseller mondiale, e dal romanzo sono stati tratti due film, il primo diretto da Franco Zeffirelli (1981) e il secondo da Shana Feste (2014), entrambi accolti da critiche feroci. Con questa casa editrice ha pubblicato anche Una nave di carta (2019), romanzo finalista al National Book Award e Un oceano senza sponde (2022).

 

Fabio Stassi

Fabio Stassi (Roma, 1962) ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, tradotto in diciannove lingue (2012, Premio Selezione Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio Centolibri), Come un respiro interrotto (2014), un contributo nell’antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro (2009), Fumisteria (2015, già Premio Vittorini per il miglior esordio), La lettrice scomparsa (2016, Premio Scerbanenco), Angelica e le comete (2017), Ogni coincidenza ha un'anima (2018), Uccido chi voglio (2020) e Mastro Geppetto (2021). Ha inoltre curato l’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno (2013, 2016) e di Crescere con i libri. Rimedi letterari per mantenere i bambini sani, saggi e felici (2017).

RECENSIONE


Una riflessione su come cambia il ruolo dei classici nella vita quotidiana attraverso sei storie che conquistano e fanno riflettere firmate da alcuni tra i grandi autori del momento.

«Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità» - dall’Introduzione di Luciano Canfora

«Odio i classici. Sono un orrore, un incubo. Tanto per cominciare, chi sarebbero questi classici? Avevo sempre pensato che fossero gli scrittori, i filosofi e gli scultori vissuti in Grecia e a Roma tantissimi anni fa. E invece no, un bel giorno ho fatto la scoperta che sono ritenuti classici anche autori come Dante, Balzac, Kant e pittori come Velázquez e Michelangelo. Tutta gente vissuta un mucchio di tempo dopo i classici veri, quelli con la toga, il barbone e i sandali di cuoio, per intenderci. Come sarebbe? Quello che non è classico, non dovrebbe essere moderno? Sembra di no. Dicono sia classico tutto quello che è successo nella cultura molto tempo fa ma che funziona ancora oggi come una specie di guida, per indicarci la strada. Però non mi convince neanche questo».

 

domenica 27 novembre 2022

RECENSIONE "LA FIGLIA OSCURA" DI ELENA FERRANTE - EDIZIONI E/O

 

NEL NOME DELLA FIGLIA. QUAL'E' LA MADRE MIGLIORE? QUELLA INFINITAMENTE BUONA O QUELLA FOLLE E FEROCE?  

Amore e conflitti:  un rapporto fecondo narrato (soprattutto) dalla madre. A volte le mamme raccontano le figlie. La madre è tanto più invedente nella narrativa quanto più inadeguata nella realtà. Senso di colpa, paura della propria inettitudine, la maternità come vera e propria conquista, sono gli elementi de La figlia oscura di Elena Ferrante.

Caterina Giuseppa Buttitta

La figlia oscura.

Elena Ferrante
pubblicato da EO 

Area geografica: Autori italiani
Collana: Hardcover 

 

 

 

 

 

Il libro

Leda è un'insegnante, divorziata da tempo, tutta dedita alle figlie e al lavoro. Ma le due ragazze partono per raggiungere il padre in Canada. Ci si aspetterebbe un dolore, un periodo di malinconia. Invece la donna, con imbarazzo, si sente come liberata e la vita le diventa più leggera. Decide di prendersi una vacanza al mare in un paesino del sud. Ma, dopo i primi giorni quieti e concentrati, l'incontro con alcuni personaggi di una famiglia poco rassicurante scatena una serie di eventi allarmanti.

L'autrice

Elena Ferrante
Elena Ferrante è autrice dell’Amore molesto, da cui Mario Martone ha tratto il film omonimo. Dal romanzo successivo, I giorni dell’abbandono, è stata realizzata la pellicola di Roberto Faenza. Nel volume La frantumaglia racconta la sua esperienza di scrittrice. Nel 2006 le Edizioni E/O hanno pubblicato il romanzo La figlia oscura, da cui è stato tratto il film omonimo (2021) diretto da Maggie Gyllenhaal, con protagonista Olivia Colman. Nel 2007 è uscito il racconto per bambini La spiaggia di notte illustrato da Mara Cerri. Nel 2011 è stato pubblicato il primo capitolo dell’Amica geniale, seguito nel 2012 dal secondo, Storia del nuovo cognome, nel 2013 dal terzo, Storia di chi fugge e di chi resta, e nel 2014 dal quarto e ultimo, Storia della bambina perduta, finalista al Man Booker International Prize 2016.
Nell’autunno del 2018 è andata in onda, in Italia su Rai 1 e Timvision e negli Stati Uniti su HBO, la prima stagione della serie di Saverio Costanzo tratta dal romanzo L’amica geniale, seguita nel 2019 dalla seconda stagione tratta da Storia del nuovo cognome.
Nel 2019 le Edizioni E/O hanno pubblicato L’invenzione occasionale, che raccoglie i testi comparsi originariamente in inglese sul Guardian nella traduzione di Ann Goldstein, e sempre nel 2019 è uscito il romanzo La vita bugiarda degli adulti.
Nel 2021 le sono stati conferiti il premio Belle van Zuylen dell’International Literature Festival di Utrecht per l’insieme della sua opera e il Sunday Times Award for Literary Excellence.

 

IL CANDORE IMMORTALE DI LUCA MANNIPIERI - RIZZOLI

 CANDORE. IL MASSIMO DELL'ORRORE E DELL'INNOCENZA.

Caterina Giuseppa Buttitta

Candore immortale

Luca Nannipieri

Rizzoli

pp.240 -  16 euro

Napoleone Bonaparte e Antonio Canova, due geni indiscussi della storia, uno nel campo della guerra e l'altro in quello dell'arte, sono i protagonisti de "Il candore immortale", libro di Luca Nannipieri in uscita con Rizzoli il prossimo 13 settembre.


    In mezzo a guerre, ghigliottine, impiccagioni, pontefici in esilio, chiese razziate, bruciate e trasformate in dormitori per soldati, e a due donne coraggiose che vengono incarcerate perché combattono per la libertà, il romanzo alterna il racconto delle vicende private dello scultore e della sua fama ormai consolidata a quello dei grandi fatti della storia, con Napoleone che conquista l'Europa e costruisce il museo più grande del mondo, il Louvre di Parigi, saccheggiando dalle terre occupate i più importanti capolavori dell'arte umana, da Leonardo da Vinci a Michelangelo e Tiziano.
    L'autore, oltre a narrare la bellezza di alcuni capolavori realizzati da Canova, si sofferma sull'impegno dell'artista che, dopo aver ricevuto l'incarico dal Papa, provò a riportare in Italia la grande arte rubata da Napoleone. In appendice, il libro presenta per la prima volta anche l'elenco delle opere che Canova riuscì a far rientrare nel nostro Paese e le opere rimaste al Louvre di Parigi o in altri luoghi francesi. 

Luca Nannipieri

è uno dei critici d’arte italiani più noti, i cui volumi sono stati tradotti e pubblicati anche all’estero. Dirige Casa Nannipieri Arte, curando mostre e convegni. È spesso ospite di trasmissio [...]

 

sabato 26 novembre 2022

RECENSIONE "APPUNTI SULLA TUA SCOMPARSA IMPROVVISA" DI ALISON ESPACH - BOLLATI & BORINGHIERI

CIO' CHE RESTA DELL'AMORE. LA TUA ANIMA SCOMPARSA E SONO RIMASTA STORDITA.

Caterina Giuseppa Buttitta

Storia di scomparsa e sogni traditi nel romanzo "Appunti sulla tua scomparsa improvvisa" di Alison Espach, un libro per l'intensità di un'esperienza che passa dalla leggerezza alla tragedia, cui si aggiunge la fascinazione irrepetibile, forse voleva, parlare solo delle cose che contengono il terzo tempo della vita e il senso. Mi colpisce che si tratti una persona che vuole solo vivere, non deve dimostrare altro se non raccontarsi, ma lei ha il coraggio di intraprendere un viaggio attraverso le parole e farci assaporare un diritto che appartiene all'età, tutto raccontato con sentimento in quelle 396 pagine del romanzo che, separano una primvera da un inverno. 

La bellezza è nel personaggio, è lei che apre e chiude la partita dopo aver cercato comunicazione nella parola, oggi che c'è mutismo neurologico anche nei giovani. Alison Espach, racconta una storia intima di cui ti colpiscono la dolcezza e la mitezza, come questa de "Appunti sulla tua scomparsa improvvisa", nel conformarsi, avvolgente del tempo.  Per capire che ad ogni età puoi superare ostacoli, ogni età ha le sue rivelazioni, i suoi ripari: la speranza si scopre in fondo alla nostra vita.

Alison Espach

Appunti sulla tua scomparsa improvvisa

Traduzione di BENEDETTA GALLO

 BOLLATI & BORINGHIERI

396 Pagine - Euro 18,00

 Il libro

Ambientato nel corso di quindici anni, Appunti sulla tua scomparsaimprovvisa è narrato in prima persona da Sally, che racconta a Kathy che cosa accade nella vita di chi resta, dando voce alla limpidezza dei suoi pensieri e all’assoluta sincerità delle sue emozioni. Ne risulta un romanzo straordinario, che non è solo una storia d’amore mozzafiato tra due persone spezzate e inspiegabilmente, scomodamente attratte l’una dall’altra, ma anche una storia di formazione ironica e sottile capace di esplorare i modi bizzarri e inaspettati in cui le persone che amiamo di più continuano a plasmare la nostra vita molto tempo dopo essersene andate: perché chi scompare non scompare mai davvero finché continueremo a cercare i segni della sua presenza dentro e fuori di noi.

venerdì 25 novembre 2022

VITA IN VENDITA DI YUKIO MISHIMA - FELTRINELLI


Vita in vendita

L’anguilla della letteratura mondiale. Sì, Mishima è un’anguilla. Uno pensa di averlo afferrato e poi, niente!, ti sguscia via e resti a mani vuote. Questo accade se vuoi inchiodare la sua opera ad una definizione che lo riduca ad un barattolo con appiccicata sopra un’etichetta. Ma quanto la sua arte sia stata capace di produrre nello spazio di venticinque anni non si può riassumere con qualche comoda formuletta d’occasione. L’enigma Mishima continua. Lo conferma un romanzo finora mai edito in Italia, uscito nelle nostre librerie il 31 marzo scorso.

Se volete qualcosa di saporito da leggere per le prossime settimane o per la torrida estate che verrà, pagine talmente avvincenti da farvi rinunciare all’ultima serie tivù perché una trama così, che è meravigliosa sceneggiatura già pronta, se la contenderebbero a singolar tenzone Tim Burton e Quentin Tarantino, ebbene dovete assolutamente leggere Vita in vendita di Mishima (Feltrinelli, 2022). A tradurlo in italiano per l’editore Feltrinelli è stata la mano sapiente ed esperta di Giorgio Amitrano, autorevole yamatologo e raffinato scrittore. Come egli stesso ha ben riassunto nella pregevole Postfazione che ne correda la traduzione, Vita in vendita (Inochi urimasu) uscì originariamente a puntate tra il maggio e l’ottobre del 1968 sul settimanale «Shūkan Purebōi» (“Playboy Weekly”; ma non si tratta della versione giapponese della celebre rivista americana fondata da Hugh Hefner, anche se molto simile per contenuto). Nel dicembre di quello stesso anno il romanzo fu pubblicato in volume senza suscitare particolare attenzione. Riproposto in edizione tascabile trent’anni dopo, nel 1998, non ebbe miglior fortuna. Poi, d’improvviso, nel 2015 cominciò a vendere migliaia di copie. Addirittura settantamila in due settimane. È così diventato, come ha scritto Amitrano, «un best-seller postumo che colse di sorpresa il mondo dell’editoria» (p. 242). Addirittura, «il libro mantenne la sua posizione tra i più venduti in Giappone per due anni consecutivi, tuttora viene continuamente ristampato ed è ormai avviato a diventare un long-seller».

Come mai questo successo arriso a circa cinquant’anni dalla sua prima edizione? Probabilmente perché il genere a cui appartiene, ossia un pastiche di spy-story, hard-boiled, pulp, romanzo erotico e d’avventura, lo rende – come giustamente nota Amitrano – «più adatto a una sensibilità postmoderna che a quella di fine anni sessanta», soprattutto in Giappone, mentre risulta maggiormente «in sintonia con il presente>>.

Su quale sia la trama non mi soffermo, così come su molti aspetti già ben tratteggiati da Amitrano nella Postfazione al romanzo. È un piacere, quello di scoprire e godersi il viaggio consentito dalla macchina narrativa messa in piedi da Mishima, un piacere intenso che desidero lasciare interamente al lettore. In ogni caso, garantisco che ne sarà spiazzato, a prescindere dal giudizio finale che ne ricaverà. Piaccia o no, la storia narrata ha un motore sfruttato fino in fondo e mandato a pieni giri. Aggiungo solo alcune considerazioni in merito al fatto che dentro la miscela di generi letterari impiegati in questo romanzo, anomalo per molti aspetti rispetto al resto della sua produzione, insiste e persiste anche il rovello spirituale che ha segnato la vita di Mishima. Il rapporto con la morte è al centro, ossessivo come sempre, anche dietro la facciata di un divertissement quale Vita in vendita in gran parte è. Mishima prova a scherzare con i propri fantasmi e ci riesce pure. Si capisce quanto si sia divertito a scriverlo. Traspare dal ritmo brioso che rende scorrevole la lettura, davvero in tutto e per tutto simile ad un film dei più moderni, anzi postmoderni, per composizione delle scene, psicologie tratteggiate e tematiche affrontate. Ma veniamo al nocciolo filosofico del romanzo.

Anzitutto, a mio modesto avviso, una qualche eco kafkiana risuona nell’incipit del romanzo: «Quando Hanio si svegliò, intorno a lui tutto era talmente abbagliante che pensò di essere in paradiso» (p. 9). A me ricorda il celeberrimo attacco della Metamorfosi: «Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto» (nella traduzione di Emilio Castellani). Ed è con una metamorfosi, una Verwandlung (titolo originale del racconto kafkiano), una trasformazione che, in effetti, prende avvio la storia raccontata da Mishima. Da un suicidio fallito nasce l’oltreuomo che funge da protagonista del romanzo. La vita può essere messa in vendita da uno che è totalmente e felicemente alienato. Spogliatosi di ogni minima, residuale forma di attaccamento alla vita, staccato l’io dal sé, da qualsivoglia amor proprio, Hanio ha compiuto un’autentica Umwertung aller Werte, la nietzschiana trasvalutazione di tutti i valori?

Non proprio. E qui nasce una delle tante curiosità che questo romanzo del 1968 suscita tanto nello studioso dell’opera di Mishima, quanto nel semplice suo lettore abituale. Dal sottosuolo svuotato dal grado zero del nichilismo al piano emerso di un’esistenza a temperatura media: questo il percorso che intravedo nelle avventure affrontate dal nostro eroe ironico di nome Hanio, protagonista che presenta persino tratti eroicomici, tre quarti di James Bond un quarto di Johnny English (per intendersi, la spassosa parodia che Rowan Atkinson, alias Mr. Bean, ha fatto del superagente segreto britannico). Ma il finale è tutto un programma, letteralmente. Non aggiungo altro e affido anch’esso al piacere del lettore. Dico solo, sibillino, che anche Hanio è un’anguilla nel senso simbolico della cultura nativa americana o dello sciamanesimo. I messaggi che questo specifico animale-totem trasmette sono: trasformazione, forza vitale e sessualità. Inoltre l’anguilla annuncia sempre un grande risveglio spirituale.

Ciò che, inoltre, nel romanzo traspare con indubbia evidenza è la denuncia severa di una società nipponica tristemente americanizzata, frivola e corrotta, frammentata e violenta. Sullo sfondo delle vicende del nostro eroe si erge rumorosa ma traballante la gioventù dei contestatori hippie in versione giapponese, ritratta da Mishima con un misto di sarcasmo e indulgenza. Nel complesso ne esce fuori una generazione allo sbando, rebel without a cause, per dirla con il titolo originale del film a noi noto come Gioventù bruciata. Cos’è d’altronde il nichilismo? «Nichilismo: manca il fine, manca la risposta al “perché?”. Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore». Parola di Nietzsche (da un frammento postumo del 1887). Una Causa, specie se con l’iniziale maiuscola, è anche un fine, quella risposta che ogni domanda porta con sé. Ecco: Hanio non risponde più, eppure continua a farsi domande. Se infine è passivo e spento il nichilismo dei (più o meno) giovani che circondano il protagonista, attivo è il suo.

Nell’ottica di Mishima, rendersi disponibile alla morte, alla fine, all’annientamento, significa fare sul serio, assumersi fino in fondo, con estrema coerenza, la presa d’atto che tutto è vano e insensato. Niente ha scopo. Da un lato, è anche un sottrarsi al sostituto contemporaneo dei valori, quel grande generatore simbolico di surrogati valoriali che è il denaro. Totem della società capitalistica. «Se la mia vita viene valutata 200.000 o solo 30 yen per me non fa alcuna differenza. Il denaro fa girare il mondo solo finché uno è vivo» (p. 86), afferma Hanio. Non a caso. Esemplare ed eloquente il seguente brano, che merita riportare:

 

 Una notte insonne, che in lontananza rimbomba di voci, carica della gigantesca frustrazione della metropoli, dove dieci milioni di persone, nell’incontrarsi, al posto dei saluti si scambiano frasi come “Che noia, che noia, che terribile noia! Possibile che non ci sia niente di divertente?”. Una notte dove branchi di giovani sono trasportati dalla corrente come placton. La mancanza di significato della vita. L’estinzione delle passioni. La natura effimera di gioie e piaceri, simili al chewing gum, che una volta masticato perde il sapore e finisce sputato ai bordi della strada. Vi sono anche quelli che, pensando che il denaro risolva tutto, rubano i fondi pubblici. […] Metropoli piena di tentazioni e priva di soddisfazioni (pp. 184-185).

Se il mondo avesse potuto acquistare un senso, sarebbe stato possibile morire senza alcun rimpianto. Se invece il mondo era irrimediabilmente privo di senso, morire non aveva alcuna importanza. Era pensabile che queste due posizioni trovassero un punto di incontro? In entrambi i casi, l’unica via che restava a Hanio era la morte (pp. 70-71).

 Eppure c’è qualcosa di occidentale in questo scrittore, pur così immerso nella tradizione giapponese. C’è come, in controluce, la speranza che nella morte, intesa appunto come una via, si dischiuda qualcosa che la vita suggerisce ma non concede, lascia intravedere con l’occhio della mente, senza che pupille e mani ne colgano alcuna corposità: la pienezza, l’appartenenza, la piena adesione tra l’io e il sé, tra l’individuo e il tutto. Leggete l’ultimo capoverso del romanzo, la frase che lo chiude e capirete cosa intendo. Tra panismo e panteismo. In tal senso è quanto mai azzeccata l’immagine di copertina scelta per le edizioni italiana e spagnola. Vivere per morire, o morire per vivere? O ancora, e meglio: questa alternativa è soltanto un (auto)inganno? Forse il segreto dell’esistenza è sbirciare imperturbabili da un telescopio portatile.


 

RECENSIONE "UNA FAMIGLIA MODERNA" DI HELGA FLATLAND - FAZI EDITORE

 LA GENTE MORMORA E LA VERITA' S'INVENTA

La vergogna come difesa del male. Una reazione per negare e nascondere mentre, la menzogna diventa l'unica strategia di sopravvivenza. Per evitare lo scandalo, per preservare l'onore. Così nascono i segreti di famiglia, vischiosi e pesanti come macigni. Si inventano verità posticce che, per salvare il presente, avvelenano il futuro. 

Caterina Giuseppa Buttitta


Helga Flatland

Una famiglia moderna

Titolo originale: En moderne familie
Collana: Le strade
Numero collana: 512
Pagine: 310 - Prezzo cartaceo: € 18
Data pubblicazione: 12-07-2022 
 
Il libro
 

Traduzione di Alessandro Storti

Da una delle più importanti scrittrici norvegesi emergenti, il ritratto dolceamaro di una famiglia che si trova a un punto di svolta.

«Ci stiamo lasciando»: tre brevi, semplici parole che innescano un terremoto. Quando Liv, Ellen e Håkon arrivano a Roma insieme ai genitori per festeggiare il settantesimo compleanno del padre, tutto si aspettano tranne quello che sta per accadere: i genitori annunciano che hanno deciso di divorziare. Scioccati e increduli, i fratelli cercano di venire a patti con questa decisione, che inizia a riecheggiare nelle case e nelle famiglie che hanno a loro volta creato e li costringe a ricostruire la narrativa condivisa della loro infanzia e della loro storia familiare, ma soprattutto a ripensare la propria visione sulle relazioni di coppia. Liv, la sorella maggiore, sprofonda in una crisi che inevitabilmente si riflette sul suo matrimonio; Ellen soccombe di fronte alla difficoltà di conciliare la distruzione familiare con il suo desiderio di avere un bambino a tutti i costi; e infine Håkon, inizialmente convinto della propria emancipazione, si scontra con la consapevolezza di non aver ancora davvero tagliato il cordone ombelicale.

Premiato dai librai norvegesi come miglior libro dell’anno e in testa alle classifiche di vendita, Una famiglia moderna è un commovente romanzo fatto di rimpianti, affetti e intuizioni rare, che ci incoraggia a osservare un po’ più attentamente le persone a noi vicine e ci rivela che non è mai troppo tardi per cambiare.

«Schietta, ironica e tagliente: queste le migliori qualità di Helga Flatland, acclamata tra le più promettenti giovani autrici norvegesi, abilissima nel districarsi tra sentimenti come la perdita, l’attaccamento e il rimpianto».
Ilaria Zaffino, «Robinson – la Repubblica»

«Definita la Anne Tyler norvegese, Helga Flatland non delude con questo nuovo romanzo che mescola prosa cristallina, curata ed estremamente precisa, a gocce di umorismo. Il tutto dosato in modo
da costruire un ritratto drammaticamente vero della famiglia moderna, in bilico tra indipendenza emotiva e bisogno di punti di riferimento affidabili».
Rosa Ventrella, «TTL – La Stampa»

 

25 NOVEMBRE "GIORNATA MONDIALE SULLA VIOLENZA ALLE DONNE"

LE NOSTRE BAMBINE E IL DESTINO DA PREDA

Caterina Giuseppa Buttitta

Buongiorno. Oggi 25 Novembre 2022, si festeggia la Giornata Mondiale sulla Violenza alle Donne.

L'accettazione passiva dello stato delle cose, nella cultura del nostro tempo, è forse figlia dell'incapacità di coltivare speranze e utopie?

Storie che assomigliano a sogni, con persone che diventano altre, situazioni che condensano eventi diversi, personaggi confusi, incerti su come siano finiti lì e perchè. Quando voleva tornare alla sua postazione dove il tempo era volato mentre leggeva, con la sensazione di addentrarsi nei misteri della propria anima.La nostalgia avvelena e il tempo gioca la partita con il destino degli uomini: a volte i giorni si snodano intontiti <<come una fila di formiche spruzzate di insetticida>>, altre volte scorrono veloci <<come vagoni vuoti di treno merci>>.

Come si costruisce un'altra idea di futuro, dopo la violenza?

Sono i rischi di una vita solitaria.

giovedì 24 novembre 2022

RECENSIONE "LE DAME DI GRACE ADIEU" DI SUSANNA CLARKE - FAZI EDITORE

 RECENSIONE "LE DAME DI GRACE ADIEU" DI SUSANNA CLARKE - FAZI EDITORE


Susanna Clarke

Le dame di Grace Adieu

e altre storie

 FAZI EDITORE

Titolo originale: The Ladies of Grace Adieu and other stories
Collana: LAINYA
Numero collana: 36
Pagine: 276 - Prezzo cartaceo: € 17
Codice ISBN ePub:
Data pubblicazione: 18-10-2022

 

Traduzione di Paola Merla
Illustrazione di Charles Vess

Dopo Piranesi e Jonathan Strange & il signor Norrell, ritorna il magico mondo di Susanna Clarke, la regina del fantasy, finalista al Man Booker Prize e vincitrice del Women’s Prize for Fiction.

Molti mortali hanno vagato per le campagne inglesi senza farne più ritorno. Questo perché tra i boschi silenziosi e le verdi colline si celano dei confini invisibili, al di là dei quali il mondo reale si ripiega su dimensioni assai più magiche e ricche di insidie. Lo sanno bene i protagonisti di queste storie, che si ritrovano a interagire con creature impertinenti e maliziose che giocano con la superficie delle cose, scompigliando il buon senso e l’ordine della realtà. Da una vita di campagna solo apparentemente tranquilla fino ai castelli dove è stata scritta la storia dell’Inghilterra, in questi racconti maghi e fate si intromettono nelle esistenze assolutamente comuni di vicari di campagna e fidanzate gelose, ma anche nei destini di figure storiche come Maria di Scozia e il duca di Wellington.

Con la sua caratteristica prosa che unisce l’ironia vittoriana ai temi classici del folclore britannico, Susanna Clarke tesse le fila di un mondo fantastico dove Storia e magia si intrecciano in maniera prodigiosa e dove il lettore ritroverà alcune vecchie conoscenze provenienti da Jonathan Strange & il signor Norrell.

«Intenso e affascinante… magicamente divertente».
Ursula K. Le Guin

«Un’alleanza profana tra Jane Austen e Angela Carter».
«Daily Mail»

«In questi racconti sembra che Jane Austen abbia riscritto i fratelli Grimm… meravigliosi».
«The Spectator»

«Una rivisitazione femminista di Jonathan Strange maliziosa e astuta, spesso anche comica».
«Chicago Tribune»

 RECENSIONE

"La magia, signora, è come il vino e, se non vi siete assuefatta, vi ubriacherà. Un incantesimo riuscito scioglie la lingua quanto una bottiglia di buon chiaretto e la mattina dopo si rimpiange di aver parlato troppo."

Il regno delle fate non è così lontano come potremmo pensare. Basta poco per ritrovarsi al cospetto di principesse petulanti, di elfi e di incantesimi, di dame che ammazzano il tempo ricamando terribili destini e di uomini fatati. Sarà facile, per noi mortali, perdersi lungo sentieri impervi in una selva incredibilmente oscura, dove tutto è mutevole e si celano confini invisibili che conducono a dimensioni più magiche e ricche di insidie. È ciò che accade ai protagonisti di questi racconti, fra i quali appaiono un esagitato pastore dell’epoca della Reggenza, un medico ebreo del XVIII secolo, creature impertinenti e maliziose, la regina Maria Stuarda, il Duca di Wellington, oltre a un piacevolissimo quanto inaspettato ritorno: Jonathan Strange e il misterioso Re Corvo in persona.

Maghi e fate si intromettono nelle esistenze assolutamente comuni di vicari di campagna e fidanzate gelose, ma anche nei destini di figure storiche molto importanti.

Con la sua caratteristica prosa che unisce l’ironia vittoriana ai temi classici del folclore britannico, Susanna Clarke ci propone otto racconti ambientati in un mondo fantastico dove Storia e magia si intrecciano permettendoci di volgere lo sguardo sulle Terre Altre, un mondo complesso e pericolosamente affascinante.

Le storie narrate hanno come fulcro il potere delle donne e sono ambientate nella stessa storia alternativa del romanzo di esordio di Clarke, “Jonathan Strange & il signor Norrell”, in cui la magia fa il suo ritorno in Inghilterra. I racconti sono brevi fiabe dal tono macabro oltre che satirico e sono il mezzo, scelto dall’autrice, per descrivere lo sviluppo della magia nelle isole britanniche in periodi diversi. La Clarke elimina le zone buie che ancora sussistono intorno alla magia e mostra come gli esseri fatati possono interferire con il nostro mondo.

“Le dame di Grace Adieu” è il primo racconto e dà il titolo alla raccolta. Si narra delle difficoltà incontrate dalle maghe all’inizio del diciannovesimo secolo, quando gli uomini maghi consideravano il loro operato meno di niente. Le protagoniste sono tre giovani donne: Cassandra Parbringer, Miss Tobias e Mrs. Field. Le tre dame conquisteranno, grazie alla magia, quella libertà a loro negata dagli uomini. Libertà che tutte le donne dovrebbero avere.

“La collina di Lickerish” è una rivisitazione del racconto di Tremotino, fiaba raccolta dai fratelli Grimm, che la pubblicarono per la prima volta nell’edizione del 1812 delle “Fiabe del focolare”.

Siamo nel XVII secolo, la storia narra di una sposa del Suffolk, Miranda Sowreston, che, ricorrendo alla magia, riesce a filare cinque matasse di lino al giorno per soddisfare tutte le richieste del marito. Miranda chiederà aiuto a un elfo, ma anche la magia ha un prezzo.

"Donna, ti darò ogni sera tre possibilità di indovinare il mio nome e, se alla fine del mese non lo avrai indovinato, tu sarai mia."

Per puro caso la donna scoprirà il nome dell’elfo e si libererà dei due persecutori. Il mondo è pieno di pericoli e malvagità, diffidate da chi promette cose eccezionali

“La signora Mabb” è la storia di una donna, Venetia Moore, che viene lasciata dal suo fidanzato, il capitano Fox, per la misteriosa signora Mabb. Venetia  rivelerà la sua abilità nell’intuire le leggi che regolano la vita nelle Terre Altre scoprendo la natura magica di Mrs Mabb. Tuttavia Venetia non uscirà del tutto indenne dall’accostarsi al mondo magico e avrà dei comportamenti che porteranno i suoi conoscenti a definirla “pazza”. Può una donna impazzire per amore? Attenzione gli stereotipi sono cattivi consiglieri!

“Il duca di Wellington e il suo cavallo” narra l’inesperienza dell’uomo nei confronti degli esseri fatati nei quali ha la disavventura di imbattersi. L’orgoglioso Duca di Wellington è alla ricerca del suo cavallo Copenaghen e giunge alla casa di una giovane donna intenta a realizzare un gigantesco arazzo. Osservando il lavoro con più attenzione, il duca nota che ogni quadretto rappresenta un momento della sua vita passata e futura. Ciò che vede non piace all’uomo che taglia i fili del ricamo e ricama gli eventi seguendo i suoi desideri a dimostrazione che tutti possono opporsi all’inevitabilità del destino costruendo un futuro di cui si è protagonisti.

"Sui campi di battaglia dell’Europa ero padrone del mio destino, ma come politico tanta è la gente che devo compiacere, tanti i compromessi che devo accettare, che mi sento semplicemente un automa, una figura stilizzata in un ricamo."

“Il signor Simonelli, o il vedovo fatato”. Attraverso il diario di Simonelli scopriamo gli inizi della sua straordinaria carriera. Egli è un narratore inaffidabile, è presuntuoso, non vede i propri difetti e sorge il dubbio che abbia modificato la narrazione per presentarsi come un uomo affidabile e positivo. Simonelli incontra un amorale aristocratico fatato che vive in una casa diroccata, convinto che sia un palazzo sontuoso. I destini del vedovo fatato e di Simonelli si intrecceranno con l’esistenza di cinque bellissime fanciulle del villaggio.

“Tom Brightwind o come fu costruito il ponte fatato di Thoresby”: il potente signore delle Fate, Tom Brightwind, vive in una residenza che si trova contemporaneamente nel mondo fatato e sulla città ai tempi della Rivoluzione Industriale. La voce narrante è quella del dottor Montefiore, medico ebreo del diciottesimo secolo, amico di Tom. Durante un loro viaggio giungono al villaggio di Thoresby dove gli abitanti sono inattivi per la mancanza di un ponte che unisca il villaggio alla città. Brightwind deciderà di costruire il ponte in una notte sola. Dove porta in realtà questo ponte?

“Ricami e ricami” è il racconto del destino della Regina Maria di Scozia.

"Nella primavera del 1568 Maria, regina di Scozia, temendo l’ira dei suoi sudditi, attraversò la frontiera con l’Inghilterra e una volta là scrisse una lettera alla cugina, la regina Elisabetta, spiegandole la drammatica situazione e invocando la sua protezione."

In privato, però, Elisabetta considerava Maria Stuarda come la causa di molti problemi e così, con qualche fugace rimpianto, la imprigionò per il resto della sua vita.

Maria apprende, da una contessa, l’uso della magia attraverso il ricamo e decide di vendicarsi.

La magia operata dal ricamo viene utilizzata da Maria, isolata nella sua prigionia, per cercare di assassinare la regina Elisabetta inviandole una gonna di raso bianco ricamata con piccoli garofani rosa. Indossata la gonna, il corpo di Elisabetta si ricoprirà di pustole rosa. Ma sarà un boomerang, la magia si rivolgerà verso la stessa Maria. Ricucire il futuro è un errore.

“John Uskglass e il carbonaio del Cumberland”: è la dimostrazione di come i potenti possono essere battuti in astuzia dalle persone umili. Il carbonaio del titolo, un uomo molto povero che viveva in compagnia di un porcello chiamato Uomonero, non sa che l’uomo che caccia vicino casa sua è in realtà il Re Corvo, re dell’Inghilterra del Nord e di alcuni Regni Fatati. L’uomo si indigna quando la sua casa, il giardino e la cena vengono rovinati dalla battuta di caccia del re. Questo crea indignazione nel carbonaio che si vendicherà. Il potere pagano delle fate viene superato in astuzia da un umile servo.

In generale questi racconti, oscuri e a tratti satirici, narrano di persone tormentate dagli interventi maliziosi delle fate. Si entra nel mondo dell’immaginazione e si incontrano personaggi vecchi e nuovi. Molti i richiami al best seller “Jonathan Strange & il signor Norrell”.

Susanna Clarke, con una prosa accattivante, con il suo senso dell’umorismo e la sua comprensione del lato oscuro delle storie di magia, crea racconti misteriosi e dal fascino particolare. Le fate, così come gli uomini, possono essere complicate e sgradevoli.

“Le dame di Grace Adieu” segna il ritorno del magico mondo di Susanna Clarke abile nel far interagire personaggi storici con personaggi nati dalla sua fantasia. Alcuni racconti hanno le loro radici nel folclore inglese, basti pensare alla presenza di elfi e della magia della terra inglese.

La raccolta di racconti è impreziosita dalle stupende illustrazioni  di Charles Vess.

Le donne, avveniva nel lontano XIX secolo, erano relegate nell’ambito domestico da una società patriarcale. La magia era la loro via di fuga da una realtà che le vedeva succubi del volere degli uomini. Oggi, come ieri, nel cuore e nella mente delle donne avvengono tante magie, ognuno potrà dare la propria interpretazione del termine “magia”, ma una cosa è certa: Le donne affrontano il futuro e le angosce che portano dentro di sé riappropriandosi della propria identità e del proprio valore sia intellettuale che fisico. Le donne hanno in sé il potere per affrontare la vita, rinascere dalle proprie macerie può sembrare una magia ma è l’atto eroico di chi crede fermamente nel proprio valore.

mercoledì 23 novembre 2022

RECENSIONE "LETTERATURA GIAPPONESE"

 

Il Giappone è la quarta nazione al mondo (dopo Usa, Cina e Regno Unito), per titoli pubblicati ogni anno. Ci sono temi affrontati quali: pillole di serenità quotidiana, ma anche atroci delitti. E ci sono i campioni di letteratura che si alternano alle voci di giovani autori. Per tutti questi motivi la narrativa giapponese piace, seduce, vende. E gli editori lo hanno capito: nessuna estate è stata così ricca di libri in arrivo da Tokyo. Io ne ho contati 17. Se poi si aggiungono gli autori occidentali appassionati di Giappone, il numero supera la ventina.

 

 

 

 

 

Giappone un paese di scrittori (e lettori)

La narrativa giapponese è terreno fertile, nutrito da un variegato universo di autori contemporanei che ha convinto Rizzoli a inaugurare la collana narrativa giapponese <<kimochi>> (significa stati d'animo9, lontana dagli stereotipi di geisha e del samurai. Il 21 giugno è uscito il primo titolo, Non ridere della vita sessuale degli altri, di ao-Cola Yamazaki, amore tra Isogai, studente di 19 anni, e la trentanovenne Yuri.

 

 

 

 

 

 

Quali storie raccontano? Una nuova età dell'oro.


 

Sono storie delicate, ma non per questo leggere. Parlano di solitudini e drammi universali che emergono con discrezione. Come in I miei giorni alla libreria Morsaki di Satoshi Yagisawa (Feltrinelli), è rimasto in classifica per settimane, con la triste Takako che rinasce grazie al potere dei libri. E' vero, sono spesso donne in bilico (e spesso sono donne a raccontarle). Donne fiere come quelle descritte nel romanzo di Matsuda Aoko (Nel paese delle donne selvagge, e/o), che riscrive in chiave femminista i racconti della tradizione; inquiete come Asa, eroina de La buca di Hiroko Oyamada (Neri Pozza), premiata stella della nuov golden age letteraria giapponese (definizione dettata dal Japan <Times), o in fuga come la piccola Sarasa in Luna nomade di Nagira Yuu, altro prezioso tassello della collana <<Asiasphere>> di (Atmosphere libri), diretta dallo studioso e traduttore dell'Università di Torino Gianluca Coci, che dal 2013 a oggi ha pubblicato 63 titoli giapponesi (record), aprendo la strada a questa Nouvelle vague.

 




Ritorni e vecchie glorie

Autore che vince si ripubblica. E' il caso di Isaka Kotaro, che è uscito per Einaudi Stile libero La vendetta del professor Suzuki, prequel del bestseller I sette Killer dello Shinkansen. Altra autrice in vetta è Tsuhara Yasumi con Le nuove storie del negozio di bambole (Lindau), ritorno nel magico laboratorio dove si riparano peluche co. Ed è in libreria, dopo il successo delle Ricette della signora Tokue, anche Durian Sukegawa, con lo struggente Il sogno di Ryosuke (Einaudi). Adelphi ha ivece, ristampato un classico della saggistica (ma si legge come un romanzo): La struttura dell'iki di Kuki Shizo (1888-1941), dove iki si manifesta nell'<<inafferrabile fascino della geisha>>. Miyazawa Kenij (1896-1933), Marsilio propone il poetico Matasaburo del vento e altri racconti. Infine uno dei libri più amati dai gaipponesi viene tradotto dall'originale (da Antonietta Pastore) negli Oscar cult di Mondadori: Lo squalificato di Dazai Osamu (1909-1948), dove le vite sul baratro dell'abisso del protagonista e del suo autore (suicida) coincidono disperatamente. 

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Un giallo 

In questa lunga lista di libri nippo-reminescenze non può mancare il noir, genere frequentato dagli scrittori giapponesi. Mondadori fa uscire Omicidio al Monte Fuij di Shizuko Natzuki (1938-2016), l'Agatha Christie giapponese: c'è di mezzo l'ereditiera di una casa farmaceutica. Ha toni del mystery anche Viaggio verso la riva di Yumoto Kazumi (Atmosphere), un marito riappare dopo tre anni dicendo di essere morto ... Dello stesso editore arriva il 23 agosto, più enigmatico che mai, La casa del cane spagnolo e altri racconti di Sato Haruo (1982-1964).

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In cucina 

Uova, di Tsuji Hitonari, secondo titolo di <<Kimochi>> (Rizzoli, e il 30 agosto è uscito Sushi, misto dopo l'amore di Mitsuyo Kakuta), mescola sentimenti e sapori, mentre Onigiri loro loro (Corraini), un delizioso manuale per preparare i classici <<triangolini di riso>> con le illustrazioni di jocci e i testi di Aya Yamamoto (in tema c'è anche il dizionario dei sapori giapponesi di Richard Hosking, Gribaudo).

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I gaijn

Sono molti gli stranieri (gaijn) che scrivono giapponese. Lo fanno Lorenzo Colantoni con l'accurato Ritorno alle foreste sacre (Laterza) e, in quasi 700 pagine, lo spagnolo David B. Gil con la saga ambientata nel XVI secolo Otto milioni di dei (Piemme). Ultima novità per tutti gli appassionati: è in libreria l'Agenda manga disegnata da Igort (Oblomov - La nave di teseo).