venerdì 30 settembre 2022

LA VOCE DELL'ACQUA DI KAWAKAMI HIROMI - EINAUDI

 LE FAMIGLIE SONO STRANE OGNUNO A MODO SUO

Caterina Giuseppa Buttitta

Kawakami Hiromi
La voce dell’acqua
Einaudi
2022 Supercoralli
pp. 176 - € 17,50 
Traduzione di Antonietta Pastore
 
«Un romanzo post-tsunami, con un titolo magnifico che racchiude l'essenza dell'opera di Kawakami, una scrittrice capace di captare le onde che si agitano nel profondo di ogni essere».
«Télérama» 

Il libro

Una sorella e un fratello decidono di trasferirsi nella casa della loro infanzia a Tokyo, nel quartiere di Suginami. Per lunghi anni sono stati separati da una distanza incolmabile ma ora, adulti e soli, Miyako e Ryo cercano insieme un nuovo equilibrio tra i ricordi che disordinati riaffiorano: il ticchettio ostinato degli orologi amati dal padre, le piante di Mami nel piccolo giardino, le colazioni della domenica, i giochi nei caldi pomeriggi d’estate. E qui, nelle stanze affollate dai fantasmi della felicità passata, i desideri piú segreti e proibiti premono per tornare alla luce.

«Sentite, voi due, non bisogna avere rimpianti », diceva Mami ai due figli, Miyako e Ryo quando, già molto malata, si preparava agli ultimi istanti con la serena leggerezza di sempre. Era una persona speciale, Mami, una donna coraggiosa che amava sfidare le convenzioni sociali. Miyako e Ryo sono cresciuti con lei e l’uomo che considerano il loro padre nel quartiere di Suginami. Proprio qui, nella casa della loro infanzia, i due fratelli decidono di tornare ad abitare a dieci anni dalla morte di Mami. È il 1996, e su Tokyo incombono ancora le immagini tragiche del recente attentato alla metropolitana. A lungo Miyako e Ryo sono stati separati da una distanza incolmabile, ma ora, adulti, ognuno con la propria vita e la propria solitudine, si ritrovano a cercare insieme un nuovo equilibrio tra i ricordi che disordinati riaffiorano, nelle stanze in cui riecheggiano le voci del passato.
I giochi con Nahoko, la bambina con cui formavano un gruppo indivisibile, il tragitto di ritorno da scuola, un bacio rubato, i pomeriggi d’estate, le vecchie storie che Mami diceva di odiare ma inevitabilmente raccontava, un paio di sandali regalati da Takeji, un dipendente del negozio dei nonni e amico di famiglia – e forse anche qualcosa di piú -, parole luminose e misteriosi non detti, gioia e amarezza, resistenza e abbandono. Miyako ripercorre la strada della memoria all’interno di un universo domestico fatto di un intreccio di dettagli, ombre, sensazioni, muovendosi con cautela sui fili invisibili che hanno tenuto unita la sua famiglia. Perché cadere significherebbe finire nell’abisso di un’attrazione proibita, di un segreto indicibile.
Dalla ferita della Seconda guerra mondiale, ai dolorosi anni del dopoguerra prima della rinascita, attraversando piú di mezzo secolo della grande Storia del Giappone fino al post-Fukushima, Kawakami Hiromi traccia il ritratto intimo di una famiglia con le sue debolezze e contraddizioni, ma capace di una tenace volontà di vivere anche – e forse a maggior ragione – dopo la catastrofe.

 

RECENSIONE "LA BASTARDA DI ISTANBUL" DI ELIF SHAFAK - RIZZOLI

La bastarda di Istanbul di Elif Shafak affronta il tema del genocidio armeno:<<Un massacro tuttora non riconosciuto, del tutto negato nel mio Paese: dice Shafak. <<Non riconosco più la mia città un tempo meravigliosa>>, continua l'autrice - Sta discendendo una china pericolosa. Vedo un disastro di cemento e non vedo più il mare. Non solo stanno cancellando il verde di Istanbul, che per altro è il colore dell'Islam. Ho sofferto per quello che è successo qui: siamo diventati tutti possibili bersagli, il pericolo è ovunque. E il terrore ci colpisce in nome di una religione: le religioni sono state sempre motivo di guerre, non conosco guerre fatte dagli atei, aggiunge l'autrice.

Caterina Giuseppa Buttitta

La bastarda di Istanbul

Elif Shafak 

RIZZOLI

Pagine: 392 - Euro 12,00

 

 

 

 

 

 

Il libro

“Un gran libro: eloquente, audace, con una vena satirica, poetica e visionaria.” The Washington Post

Istanbul è il crocevia dove da secoli si incontrano culture e religioni differenti. Proprio in questa città multiforme e piena di colori si conoscono Armanoush, americana in cerca delle proprie radici armene, e Asya, diciannove anni, che vive a Istanbul con la madre, tre zie, la nonna e la bisnonna. Due giovani donne che si legano l’una all’altra, figlie di due mondi che la Storia ha visto scontrarsi: a dispetto di tutto, la ragazza armena e la ragazza turca diventano amiche, scoprono insieme il segreto che lega le loro famiglie e fanno i conti con il passato comune dei loro popoli. Divenuta ormai il simbolo di una Turchia che ha il coraggio di guardarsi indietro e raccontare le proprie contraddizioni, Elif Shafak intreccia con luminosa maestria le mille e una storia che fanno pulsare il cuore della sua terra.

 Biografia

Elif Shafak

 

Elif Shafak è una pluripremiata scrittrice turco-britannica. Scrive in turco e in inglese e ha pubblicato 19 libri, di cui 12 romanzi, tra i quali il recentissimo L’isola degli alberi scomparsi (2021). Autrice bestseller in numerosi paesi, è tradotta in 55 lingue. Il suo romanzo I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo (2019) è stato selezionato per il Booker Prize e l’RSL Ondaatje Prize, e scelto come libro dell’anno dalla storica catena britannica di librerie Blackwell’s. La città ai confini del cielo (2015) è stato scelto dalla duchessa di Cornovaglia per inaugurare il suo club del libro, The Reading Room. Nel catalogo BUR e Rizzoli sono disponibili, tra gli altri, Le quaranta porte (2009), La casa dei quattro venti (2012), Tre figlie di Eva (2016) e Non abbiate paura (2020).

Shafak ha un dottorato di ricerca in Scienze politiche e ha insegnato in diverse università in Turchia, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, fra le quali il St Anne’s College e l’Università di Oxford, di cui è membro onorario. Ha conseguito un dottorato in Scienze umanistiche presso il Bard College.

È vicepresidente della Royal Society of Literature, è stata membro del Weforum Global Agenda Council on Creative Economy e tra i fondatori di ECFR (European Council on Foreign Relations). Strenua sostenitrice dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ+, Shafak è un’eccellente oratrice, due volte ospite del TED Global. Scrive per diverse importanti testate a livello internazionale ed è stata insignita della medaglia di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres; nel 2017 è stata selezionata da “Politico” come una delle dodici persone “in grado di dare sollievo al cuore”. Giudice in numerosi premi letterari, incluso il PEN Nabokov Prize, ha presieduto il Wellcome Prize. Nel 2021 è stata insignita dell’Halldór Laxness International Literature Prize per il suo contributo al “rinnovamento dell’arte della narrazione”.

www.elifshafak.com

 

RECENSIONE "MATRIX" DI LAUREN GROFF - BOMPIANI

 

Matrix

In libreria da Settembre 2

Lauren Groff

Lauren Groff è nata nel 1978 a Cooperstown, nello Stato di New York, vive in Florida e ha due figli. È autrice dei romanzi I mostri di Templeton, apprezzato da Stephen King, Arcadia e Fato e furia, finalista al National Book Award 2015, segnalato tra i migliori libri del 2015 per Amazon, il “Washington Post”, “Kirkus” e il “Library Journal”, e indicato da Barack Obama come miglior romanzo dell’anno.

RECENSIONE

Scrive Groff: «La teatrale sublimazione di questo stato di maleodorante indifferenza era testimoniato dalla presenza di un'utopia femminile. Su cui venivano stilate classifiche dal potere esilarante. Succede quando la tragedia supera la farsa». E quanto tutto si confonde, in questa umanità al limite di un monastero, così, ad un certo banale qual punto, non basta più neppure, bourdieuianamente, «essere totalmente padrone del proprio tempo (nel senso di non avere un marito  e una banda di marmocchi a cui dedicarsi)». Che poi «era uno dei pochi privilegi davvero concessi a una donna». Onorare giorno dopo giorno i voti, affrancandosi da ogni forma di pregiudizio, è un percorso insidioso, con una meta quasi impossibile. «Si potes, cape; si non potes, crede», vorrebbe Agostino. Per Marie chi ha coscienza sceglie in cosa credere, non si accontenta di un formulario o di un rito preconfezionato, poiché nella trincea esistenziale la libertà necessita di consapevolezza, convinzione, disciplina e della disposizione a interessarsi e dedicarsi agli altri gratuitamente e in una miriade di modi apparentemente insignificanti. Con un ritmo sincopato e uno stile tutto calibrato, attraverso un continuo fluire di dubbi e riflessioni, fin da principio il romanzo di Groff - narrato in prima persona e con ampio uso di metafore - sollecita l’intimità del lettore misurandosi con l’abisso, permettendogli di specchiarsi e riconoscere slanci e fragilità, sintomi dell’impossibilità di stabilire un equilibrio sulla soglia del peccato. D’altronde, «sembra che le brave monache debbano essere così. Emotivamente lontani da tutti, per essere spiritualmente vicini alle cose di Dio».

«Si dice che l’occhio umano sia capace di riconoscere duecentocinquanta tonalità di grigio. Quelle che si colgono in un confessionale, in un solo giorno, sono decisamente di più e spesso tutto avviene in un’acuta solitudine. Che è solo il nome del fardello che porta sulle spalle chi diventa monaca». Una monaca insolita questa di Groff, interprete lacerata e voce polifonica di un’umanità sempre più in bilico: la sua, e la nostra, a ogni latitudine.

giovedì 29 settembre 2022

MATRIX DI LAUREN GROFF - BOMPIANI --- FATO E FURIA

 

Lauren Groff torna con un romanzo ambientato nel XII secolo. Protagonista è una suora grintosa e coraggiosa, che ribalta la sorte della propria vita e del monastero, ispirata alla poetessa Marie de France. Il titolo <<Matrix>>, arriva dal latino: mdre, origine ... Scrive la Groff:<<Voglio creare un trittico che abbia al centro le donne, il cambiamento climatico, l'idea di Dio>>.

Matrix

In libreria da Settembre 2022 
Pagine 272 - Euro 19,00

Lauren Groff

Lauren Groff è nata nel 1978 a Cooperstown, nello Stato di New York, vive in Florida e ha due figli. È autrice dei romanzi I mostri di Templeton, apprezzato da Stephen King, Arcadia e Fato e furia, finalista al National Book Award 2015, segnalato tra i migliori libri del 2015 per Amazon, il “Washington Post”, “Kirkus” e il “Library Journal”, e indicato da Barack Obama come miglior romanzo dell’anno. 

Siamo abituati a considerare, in modo approssimativo, il Medioevo come un'epoca oscura, segnata soltanto da malattie, terrore, sangue. Viene spontaneo un parallelismo con il mondo contemporaneo, funestato da crisi spirituali, guerre, nuovi virus. Quello di oggi è un nuovo Medioevo?

Marie sembra ragionare, parlare, combattere come, una femminista del XX secolo, imbrigliata in un'altra epoca. Questo contrasto tra l'ambientazione, il soggetto e lo stile è il motore nascosto della storia?

Ambizione femminile e potere sono gli atri due temi del romanzo. E' stato difficile narrarne le sfumature nel mondo asfittico di un'abbazia?

Marie esplora la propria sessualità, prima che arrivi al convento e dopo, con le altre suore. Narrando Lotto, uno dei protagonisti di <<Fato e furia>>, aveva svelato la sua omosessualità latente. E' stato più complicato questa volta, nel contesto di un'abbazia?

Tutti decidono per Marie, prima che acquisti le forze e il coraggio di scegliere per sè stessa. Un tema che ha a che fare con il mondo di oggi, per tornare al rapporto tra storia e presente. Lo scorso giugno, la Corte Suprema americana ha ribaltato la storica sentenza Roe vs. Wade, che garantiva alle donne il diritto di abortire dal 1973. passano i secoli, ma le scelte delle donne rimangono ancorate alle decisioni di pochi. 

Nella parte finale, ambientata nel 2019, del suo romanzo <<Arcadia>> (2012, Codice), un virus uccide un milione di persone e mette in lockdown il mondo; con <<Matrix>>, uscito in America nel 2021, va in scena un'utopia al femminile, un'idea che oggi, dopo la sentenza della Corte Suprema, è ancora più attuale. Lei ha il potere dei grandi scrittori. anticipare la realtà.

Prima di <<Matrix>> ha scritto <<Florida>> (2018), una raccolta di racconti. Prima di <<Florida>>, <<Fato e furia>>: un romanzo. Quale forma narrativa preferisce?

Le case editrici anglosassoni oggi fanno spesso ricorso e sensitivity reader, lettori o lettrici che controllano che i testi non offendano specifiche etnie o minoranze. Che cosa ne pensa?

Come giudica i primi due anni della presidenza di Joe Biden? 

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Scrive Groff: «La teatrale sublimazione di questo stato di maleodorante indifferenza era testimoniato dalla presenza di un'utopia femminile. Su cui venivano stilate classifiche dal potere esilarante. Succede quando la tragedia supera la farsa». E quanto tutto si confonde, in questa umanità al limite di un monastero, così, ad un certo banale qual punto, non basta più neppure, bourdieuianamente, «essere totalmente padrone del proprio tempo (nel senso di non avere un marito  e una banda di marmocchi a cui dedicarsi)». Che poi «era uno dei pochi privilegi davvero concessi a una donna». Onorare giorno dopo giorno i voti, affrancandosi da ogni forma di pregiudizio, è un percorso insidioso, con una meta quasi impossibile. «Si potes, cape; si non potes, crede», vorrebbe Agostino. Per Marie chi ha coscienza sceglie in cosa credere, non si accontenta di un formulario o di un rito preconfezionato, poiché nella trincea esistenziale la libertà necessita di consapevolezza, convinzione, disciplina e della disposizione a interessarsi e dedicarsi agli altri gratuitamente e in una miriade di modi apparentemente insignificanti. Con un ritmo sincopato e uno stile tutto calibrato, attraverso un continuo fluire di dubbi e riflessioni, fin da principio il romanzo di Groff - narrato in prima persona e con ampio uso di metafore - sollecita l’intimità del lettore misurandosi con l’abisso, permettendogli di specchiarsi e riconoscere slanci e fragilità, sintomi dell’impossibilità di stabilire un equilibrio sulla soglia del peccato. D’altronde, «sembra che le brave monache debbano essere così. Emotivamente lontani da tutti, per essere spiritualmente vicini alle cose di Dio».

«Si dice che l’occhio umano sia capace di riconoscere duecentocinquanta tonalità di grigio. Quelle che si colgono in un confessionale, in un solo giorno, sono decisamente di più e spesso tutto avviene in un’acuta solitudine. Che è solo il nome del fardello che porta sulle spalle chi diventa monaca». Una monaca insolita questa di Groff, interprete lacerata e voce polifonica di un’umanità sempre più in bilico: la sua, e la nostra, a ogni latitudine.

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FATO E FURIA

Finalista al National Book Award 2015, ed è stTO segnalato tra i migliori libri del 2015 da amazon, il <<Washington Post>> e dal <<Library Journal>>. E' stato indicato da Obama come miglior romanzo dell'anno. Suoi racconti sono apparsi sul <<New Yoker>>, <<Atlantic Monthly>> e <<Harper's>>.

Fato e furia. Moirw ed Erinni. Destino e vendetta. Sono le due parti che compongono il terzo romanzo di Lauren groff, le due metà non perfettamente complementari della storia di un matrimonio, quello fra Lancelot Satterwhite, più comodamente chiamati <<Lotto>>, e Mathilde Yoder. 

Lotto è sensuale, magnetico, proviene da una delle famiglie più ricche della Florida ed è destinato a un avvenire eroico, come testimonia il suo nome eccentrico - il <<fato>> governa la sua vita dal principio. Il passato di Mathilde, al contrario, è avvolto nel silenzio, niente famiglia, niente origini. Ha imparato a dibattersi nella povertà (lo scopriremo) e le sofferenze l'hanno resa algida e coriacea, una <<furia>>.

Diversi come sono, Lotto e marhilde si conoscono all'università. Si sposano con una fretta irragionevole, a ventidue anni. Dopotutto, <<non era la ragione peggiore su cui costruire un matrimonio, quell'elettricità>>. Sulla spiaggia dove consumano la loro luna di miele clandestina e fugace sperimentano una comunione assoluta, nel corpo e nello spirito (Abbiamo fatto qualcosa di più grande. Di nuovo). Quell'istante è l'apice delle loro esistenze. Groff ci racconta chi erano entrambi prima di arrivarci e chi sarebbero diventati dopo, con una partecipazione e un'inventiva inesauribili, travolgendo il lettore con lo stesso impeto che afferra i due amanti sulla spiaggia. E infatti, Fato e furia ha avuto un seguito imponente negli Stati Uniti: finalista al National Book Award, scelto da Amazon e da Barack Obama come il libro migliore del 2015, promosso spontaneamente da una schiera variegata di celebrità.

Un romanzo sul matrimonio, ma è molto di più. Eppure nei ringraziamenti ammeti di essere <<ambivalente>> al riguardo.

Facendo il suo ingresso nella classe del giovane Lotto, il professore di teatro Denton Thrasher esordisce così: <<Per cominciare, ditemi la differenza tra tragedia e commedia>>.

In <<Fato e furia>> c'è una grande libertà di stile )frammenti di commedie teatrali, il libro diviso severamente in due parti, il punto di vista affidato per lunghi tratti ai personaggi secondari): si direbbe quasi che ti concedi del divertimento.

E poi c'è il tono epico (le parentesi quadre usate per espandere la vicenda, inserire le intenzioni degli dèi e conferire un senso di predestinazione).

Il romanzo scivola lentamente dentro questo, <<tempo umano>> e contemporaneo, ma prende il largo da un mondo quasi surreale, popolato di sirene e uomini pelosi, il mondo di un bambino che si chiama <<Lancilotto>>. 

Il matrimonio di lathilde e Lotto si fonda su un'amicizia profonda (Buon compleanno, amico del mio cuore>>, dice un giorno), ma anche su un'attività sessuale copiosa e lussureggiante (Se cambiare voeva dire che sua moglie dalle ciglia bionde sarebbe tornata a sorridergli, che l'avrebbe montato alla maniera di una valorosa amazzone, sarebbe cambiato).

Quando il libro finisce ci si domanda qual'è stato l'errore di mathilde e Lotto? Erano troppo giovani, troppo idealisti? (Sulla spiaggia lui desiderava <<ingoiarla>>, farla sua per intero, lei sognava di trovare un riparo perpetuo). Oppure non c'era alcun errore?

Gli dèi che parlano nel libro possono essere visti come trascendenti oppure come decisamente umani (la madre di Lotto, Antoinette, che governa silenziosamente la vita del figlio; la zia Sallie che pone rimedio a tutti gli errori; Mathilde che modella la verità perchè sia digeribile al marito: perfino gli amici cospirano sul destino di Lotto).

C'è omosessualità latente in Lotto, della quale lui stesso non sembra cosciente.

E sexy, lo è di sicuro (Danica dovette trattenersi dal leccare la guancia di Lotto quando lo baciò. Salato, oh mio dio che delizia, come un brezel soffice e caldo), ma il suo amore per tutte e per tutti sembra celare una misoginia strisciante. (Dopo anni di tentativi fallimentari come attore, Lotto diviene un drammaturgo di successo. Ha talento, ma Mathilde lavora nell'ombra per dareal suo lavoro una forma compiuta, oltre a correggergli gli errori di ortografia. e' lei a confezionare la prima fulgida pièce, <<Le fonti>>. Eppure, quando lotto si trova a discutere della questione di genere nel teatro contemporaneo, incappa in una serie di steoropiti viscidi: l'uomo che crea, mentre la donna si occupa del focolare e della prole). Nel tuo caso sembra vero il contrario: sei una scrittrice di successo con un marito e due figli.

Per tutta la carriera Lotto continua a scrivere della propria vita, soprattutto dell'infanzia in Florida, della madre sirena, degli anni bui del liceo. Sembra una condanna. E la tua carriera di scrittrice è cominciata con <<I mostri di Templeton>>, dove una ragazza indaga sulla propria cittadina di rigine.

Un giorno, al termine di una recita, la sorella di Lotto dice: <<Sei così affascinante da farci dimenticare che devi avere un serial Killer dentro di te, per fare quello che ci fai. ci metti nelle tue commedie, ci esibisci come fenomeni da baraccone>>.

Dal matrimonio tra Lotto e mathilde non nascono dei figli. E l'arte non sembra infine salvare la vita di Lotto, garantirgli la felicità.

Tommaso Pincio aveva già tradotto il tuo romanzo precedente, <<Arcadia>>, e anche stavolta si adopera a restituire tutte le intenzioni e le sfumature dello stile.

 

 

I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER DI JOHANN WOLFANG GOETHE - EINAUDI, SUPERCORALLI

 
Johann Wolfgang Goethe
I dolori del giovane Werther

EINAUDI

2021 Supercoralli
pp. 136 € 17,00
Traduzione di Enrico Ganni
Postfazione a cura di Luigi Forte
 
«Ogni giovane desiderò amare cosí, ogni fanciulla di essere cosí amata. Un'intera generazione riconobbe in quello di Werther il proprio stato d'animo».
Thomas Mann

«Qui mi importunano con le traduzioni del mio Werther, me le mostrano e chiedono quale sia la migliore e se la storia sia vera! È una sciagura che mi perseguiterebbe anche in India».
J. W. Goethe, Viaggio in Italia
 

Il libro

Consegnando nel 1774 all’editore Christian Friedrich Weygand di Lipsia il manoscritto del suo primo romanzo, il ventiquattrenne Johann Wolfgang Goethe si compiacque che quel suo «libretto» in forma epistolare gli fruttasse abbastanza da coprire i debiti contratti per via del precedente dramma Götz von Berlichingen. Ma I dolori del giovane Werther era destinato ad assicurare al suo autore ben altri riconoscimenti. «Il successo del libretto fu grande», scriveva un Goethe maturo nella sua autobiografia, «addirittura straordinario, soprattutto perché colse appieno lo spirito del tempo. Come infatti basta una breve miccia per far detonare un’enorme mina, cosí l’esplosione che si verificò fra il pubblico fu tanto potente perché i giovani avevano già scavato i cunicoli, e lo sgomento tanto intenso perché di ciascuno esplosero gli esasperati aneliti, le passioni insoddisfatte, i dolori immaginari». Aneliti, passioni e dolori scaturiscono da quelli del protagonista Werther, giovane d’animo sensibile e ardente, per la virtuosa Lotte dagli occhi neri, già promessa sposa di un altro uomo e dunque a lui preclusa. La frustrazione e la disperazione che ne conseguono inducono lo sfortunato amante dapprima a tentare la sublimazione del suo trasporto amoroso coltivando una fraterna amicizia con il legittimo pretendente e poi consorte di Lotte, Albert, e in seguito a spezzare il triangolo filadelfico da lui stesso architettato togliendosi la vita. Le sue gesta incendiarono la sensibilità di un’intera generazione, quella dello Sturm und Drang, che del Werther goethiano – «il primo dandy della letteratura europea, il tipo del soggetto narcisista che tutto vorrebbe afferrare e consumare, il cui vitalismo si ribalta in pulsione di morte» come si legge nella postfazione di Luigi Forte – fece il suo eroe, e della cultura ribelle che preferiva l’intensità del sentimento e l’immediatezza della natura all’aridità della ragione e delle convenzioni borghesi, il proprio manifesto. La «febbre wertheriana» che si scatenò prima in Germania e presto, al seguito delle molte traduzioni, in tutta Europa e perfino in Cina, contribuendo a fare de I dolori del giovane Werther il primo best seller internazionale, investí ogni aspetto della vita sociale e culturale, dalla moda nell’abbigliamento fino all’estenuata voluttà del suicidio, con il conseguente stigma di opera «altamente perniciosa» che tanto amareggiò il suo autore. Ma questo non impedí l’immediata e permanente consacrazione di J. W. Goethe che, nella sua critica della conformità sociale, nell’interpretazione penetrante del proprio tempo, nell’innovazione formale del romanzo epistolare a una sola voce, nella finezza psicologica dei ritratti, nella scelta ardita, scrive ancora Forte, di uno stile «ritmato e liricheggiante, con frasi smozzicate, iterazioni e libere costruzioni sintattiche che rispondono, piú che a regole grammaticali, a un’intemperante individualità, che scioglie il lamento d’amore in suono e ritmo», mostrava i tratti inconfondibili del genio.

RECENSIONE 

I dolori del giovane Werther riflettono un'esperienza autobiografica del GOETHE ventitreenne: nato a Francoforte sul Meno nel 1749, nel 1772vpassò a Wetzlar con l'intenzione, per la verità scarsamente realizzata, di fare pratica presso il Tribunale supremo dell'Impero; qui si innamorò della fidanzata di un amico. Charlotte Buff, alla quale rinunciò con dolore e fatica, trasferendo due anni dopo la storia della propria appassionata e tormentata esperienza nel romanzo che divenne subito famoso. La vicenda è piuttosto semplice e lineare: Werther, ritiratosi a vivere in campagna, conosce Carlotta, se ne innamora e in seguito viene a saper ch'ella è già promessa all'onesto, ma arido Alberto, di cui diventerà amico: mentre nel suo cuore cresce la passione anche perchè si accorge che il suo sentimento è ricambiato, Carlotta e Alberto si sposano; vinto dall'impossibilità di realizzare il sogno d'amore e tormentato per il contrasto tra la propria passione e il dovere di non turbare la felicità di Alberto e Carlotta, Werther si uccide.

Werther, secondo le parole dello stesso Goethe, è un giovane dotato di sentimento profondo e puro e di vera penetrazione,. facile a smarrirsi in sogni fantastici e incapace a resistere all'infelice passione che lo travolge: è sostanzialmente un debole che non riesce a trovare la forza di affrontare virilmente la realtà, e solo nella natura prova conforto e commiserazione ai tormenti del cuore. Erede dello spirito russoviano, sente disgusto per la società e per le sue convenzioni, ma non sa ribellarsi con la decisione e l'empito dei veri rivoluzionari. Il suo stato d'animo di fondo, tra gli estremi del luminoso entusiasmo e del cupo abbattimento, è una pensosa malinconia: in questo senso il Werther riflette un atteggiamento, un male dello spirito di quelle generazioni, che sarà tipico del romanticismo. La descrizione di questo tipo di personalità e la drammatica conclusione del suicidio (che è da considerarsi una forma di ripiegamento e di rinuncia di fronte alle contraddizioni e al dramma dell'esistenza), faranno di Werther un simbolo, e in lui si riconosceranno generazioni di giovani. Dalla parte finale del libro ho scelto alcune pagine: chi parla è l'editore. L'opera infatti, secondo un modello allora in voga, è un romanzo epistolare.

  
 

martedì 27 settembre 2022

POST N. 2 - DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 2022. ARRIVA L'AUTUNNO

Buongiorno. Arriva l'autunno, aki, stagione molto amata dai giapponesi che - come in primavera, per la fioritura dei ciliegi - aspettano che le foglie degli aceri si tingano di rosso per contemplarle in tutto il loro splendore. E' il momijigari, occasione per osservare insieme lo straordinario spettacolo della natura. Una tradizione antichissima. Come questo proverbio:<<il cuore delle donne, come il cielo d'autunn>>. Mutevole.

Post del giorno 27 settembre 2022

Buongiorno. Rito quotidiano del mattino: la minuziosa ispezione del viso davanti allo specchio a caccia di imperfezioni. TI SI LEGGE IN VISO? Quali tecniche usi per contrastare gli inestetismi della pelle? Sei imbattibile nell'arte del camouflage.

AVERE TUTTO DI MARCO MISSIROLI - EINAUDI

 GLI ANTENATI TROVATORI SI RITROVANO IN NOI

IL SALTO IN LUNGO DEL FIGLIO LIBERTINO D'OGGI

ECCO PERCHE' QUESTE ORIGINI ALEGGIANO ALLE NOSTRE SPALLE

POSSONO ESSERE DISCUSSE E LETTE NON SOLO IN BASE ALLA PRODUZIONE, 

MA ANCHE ALLA VARIA E DINAMICA RICEZIONE.

Dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno? Un figlio, il ritorno a casa, la partita finale con la sua famiglia. E quell'ossessione che lo muove da sempre: la vita non è avere di più, è rischiare per avere tutto.

Un romanzo tesissimo e profondo sulle passioni che ci rendono vivi, sugli amori mai dimenticati, su chi scrive il proprio destino dando fuoco all'anima. Sui padri e le loro eredità nascoste.

Marco Missiroli
Avere tutto
Einaudi
2022
Supercoralli
pp. 168 - € 18,00 
 
 
 
 
Il libro 
 
I gabbiani a Rimini non urlano mai. In nessuna stagione dell’anno, neanche quando Sandro torna a casa dopo aver vissuto a Milano, e trova suo padre con la testa sempre piú dura. Neanche quando passano i mesi e si accorge di essere rimasto lí con lui per affrontare la loro partita piú grande, facendo un vecchio gioco: dove vorresti essere con un milione di euro in piú e parecchi anni in meno? Da giovane Nando Pagliarani aveva il torace da nuotatore e un destino interrotto. Ha lavorato sui bus turistici, fatto il ferroviere, posseduto il bar America, ma l’unica voce che dovrebbe esserci sul suo documento d’identità è: ballerino. Perché lui e sua moglie hanno ballato come diavoli, in tutte le competizioni della riviera romagnola. Ballavano per vincere. Anche a Sandro piace vincere, è una malattia di famiglia. Ma la sua danza è pericolosa. Le prime volte al tavolo da gioco era lui il tizio da spennare, poi è diventato lo sbarbato da tenere d’occhio. Quel che è certo è che prima aveva un lavoro stabile e programmava con Giulia un futuro. E adesso? Cos’è rimasto a Sandro, che voleva avere tutto? Cosa rimane a ciascuno di noi, ogni volta che sfidiamo la fortuna? Marco Missiroli firma il suo romanzo piú potente e maturo, raccontando la febbre di un giovane uomo pieno di slanci e difetti, di una città di provincia che vive alla grande solo una stagione all’anno, di una famiglia arsa dall’amore e dalla smania.

LE NOTTI DELLA PESTE DI ORHAN PAMUK - EINAUDI, SUPERCORALLI 2022

 SONO LE PESTILENZE  I KILLER DELLA STORIA

1901. La peste dilaga sull'isola di Mingher e l'uomo chiamato a fermarla viene ucciso in circostanze misteriose. Nel destino di quella piccola isola e dei suoi abitanti Orhan Pamuk ha ricreato un mondo, parlando al nostro presente con una forza e un'intensità che sono quelle della grande letteratura.

Orhan Pamuk
Le notti della peste
Einaudi
2022
Supercoralli
pp. 720 - € 25,00 
 
 

 

Il libro

Nell’aprile del 1901 un piroscafo si avvicina silenzioso all’isola di Mingher, «perla del Mediterraneo orientale». Dall’imbarcazione scendono due persone: il dottor Bonkowski – il maggior specialista di malattie infettive dell’Impero ottomano – e il suo assistente. Bonkowski è lí per conto del sultano: deve indagare su un nemico invisibile ma mortale, che rischia di mettere in ginocchio un Impero già da molti definito il «grande malato d’Europa» e innescare cosí una reazione a catena nei delicatissimi equilibri continentali. Sull’isola di Mingher, si dice, c’è la peste. Il morbo viene rapidamente confermato, ma imporre le corrette misure sanitarie rappresenta la vera sfida, soprattutto quando le esigenze della scienza e della medicina piú nuova si scontrano con le credenze religiose. In quest’isola multiculturale dove musulmani e cristiani ortodossi cercano di convivere pacificamente, la malattia funge da acceleratore delle tensioni sociali e non solo: poco dopo aver parlato con il governatore e chiesto che venga imposta la quarantena, il corpo del dottor Bonkowski viene trovato senza vita in un vicolo.

In un drammatico crescendo la peste dilaga, spingendo le autorità a rafforzare le misure di contenimento: queste però aumentano le frizioni tra le varie identità dell’isola (e dell’Impero), tra chi le asseconda e chi nega l’esistenza stessa della malattia, o l’efficacia della quarantena, gettando la comunità nelle tenebre di una notte non soltanto sanitaria.
Le notti della peste è un’opera-mondo grandiosa, universale, attraversata da echi di Tolstoj, di Manzoni, del Conrad di Nostromo, di Camus. Romanzo storico e allegorico (tra le righe si legge la deriva di ogni nazionalismo verso l’autocrazia dell’uomo forte), brulicante di personaggi e di storie, di guerre, amori e immortali tensioni etiche. In cui il particolare – le esistenze dei singoli individui travolti dalla Storia – si apre all’universale – il rapporto tra paura e potere, tra vita e destini generali, tra fede e ragione, tra modernità e tradizione.

 

EINAUDI - IL NUOVO ROMANZO DI WU MING SI INTITOLA UFO78 IN USCITA L'11 OTTOBRE.

 

EINAUDI - Il nuovo romanzo di WU MING si intitola UFO78 e arriva in libreria l'11 ottobre. E' già prenotabile ovunque e per saperne di più c'è un post su Giap.

lunedì 26 settembre 2022

RECENSIONE "MASEN'K" DI VLADIMIR NABOKOV - ADELPHI

Dall'autore di <<Lolita>>, Adelphi pubblica <<Masen'ka>>, scritto quasi cent'anni fa. L'autore immagina con struggente nostalgia per una Russia adolescenziale che non esiste più la storia di due innamorati attraverso le lettere che sorvolano le trincee incuranti del sordo rombo della storia. Nabokov racconta la sua nostalgia, ed è raro imbattersi in un Nabokov tanto sincero e accorato. Ma se i ricordi sono il solo patrimonio di un esule, è giusto gestirli con discrezione. Si sa, la nostalgia è uno strumento da maneggiare con cautela. <<Una spirale colorata in una biglia di vetro>> è così che vedo la mia vita, dirà l'autore.Occorre tenerlo presente se si vuole entrare in sintonia con Masen'ka, il romanzo di esordio che in questi giorni Adelphi ripropone nella bellissima traduzione di Franca Pece. Benchè il romanzo sia stato scritto tra il 1925 e il 1926, l'edizione di riferimento è quella tradotta in inglese quarantacinque anni dopo, sotto  la supervisione del suo autore. Anche per questo occorre considerare l'omaggio che, nell'introduzione, un Nabokov, ormai sulla soglia della tomba, gli rivolge senza troppi perifrasi. In Masen'ka ci sono degli affini all'opera Lolita. <<Vista l'eccezinale distanza dalla Russia e il fatto che la nostalgia rimane compagna della vita , non provo alcun imbarazzo ad ammettere l'acuta fitta sentimentale di attaccamento al primo libro>>. In un certo senso si tratta della stessa nostalgia che affligge i personaggi di quel primo romanzo. La sola differenza è che essa ha per oggetto il mondo perduto di una Russia avita che non potrà mai più accoglierli. Non deve sorprendere allora che, proprio come in altri romanzi che lo seguiranno, anche qui, Nabokov stabilisce una relazione lirica tra la patria perduta e la donna amta. L'intero romanzo si articola nell'attesa di una fiamma dei tempi dell'adolescenza la cui improvvisa , insperata ricomparsa, in una squallida pensione berlinese, incombe sul protagonista come una promessa di felicità e di rivalsa. La Storia li ha divisi interrompendo un idillio adolescenziale tanto più romantico perchè spezzato dall'intervento di eventi imprevisti e sfavorevoli. E tuttavia il sentimento che anima il giovane Garin è così straziante da gettare un'ombra ventura sull'intera opera nabokoviana. Niente somiglia all'esilio come un amore adolescenziale non pienamente vissuto. Masen'ka è un romanzo perfetto. La luce invernale invernale promanata da ogni suo scintillante capoverso è una promessa di gioie future. Non fai in tempo a pensarlo, che già la prosa cambia, sembra il Dna a cui attingeranno a piene mani i capolavori a venire. Nabokov nel libro scrive:<<C'era qualcosa di commovente e di meraviglioso nel modo in cui le loro lettere riuscivano ad attraversare la terribile Russia  di allora, come bianche farfalle cavolaie in volo sopra le trincee>>. Rispose alla seconda lettera con molto ritardo, e lei non riusciva a capire cosa fosse successo, convinta com'era che, per quanto riguardava la loro corrispondenza, i comuni ostacoli di quei giorni, per chissà quale motivo, non esistessero>>. L'immagine di una bella farfalla che svolazza regale e felice, incurante del disastro circostante e del sordo rombo della Storia esprime al meglio il senso dell'opera nabokoviana.

Il testo

Masen'ka è il romanzo d'esordio di vladimir Nabokov: scritto nel 1925, fu pubblicato l'anno successivo a Berlino da una casa editrice dell'emigrazione russa. di nabokov Adelphi ha in catalogo venticinque titoli, l'ultimo dei quali, apparso nel 2021, è Lezioni di lettereatura russa.

La trama 

Negli ultimi quattro giorni in cui condivide i pasti con i personaggi che affollano la sordida pension della vedova Don (un vecchio poeta, due ballerini classici <<leziosi e incipriati>>, una polposa ragazza), il protagonista Ganin aspetta con ansia crescente l'arrivo di Masen'ka, il primo amore, oggi moglie di un altro. Ganin rivive così, con intensità lancinante, la stagione trascorsa con lei, da dolescente, nella amta casa di campagna, sullo sfondo della natura fiabesca della Russia, terra natale perdta per sempre.

Lo scrittore 

Romanziere, saggista, critico letterario, entomologo, drammaturgo e poeta, vladimir Vladimirovic nabokov (San Pietroburgo, Russia, 22 aprile 1899-Montreux, Svizzera, 2 luglio 1977) lasciò la Russia con la famiglia d'origine dopo la rivoluzione del 1917 per recarsi in Crimea. Dopo la disfatta dell'Armata Bianca, i Nabokov si trasferirono in Gran Bretagna. Completati gli studi di slavo e lingue romanze al trinity College di Cambridge, Vladimir - che parlava inglese e francese oltre il russo - si trasferì a Berlino dove il adre venne ucciso il 28 marzo 1922 e poi a Parigi, acquistando notorietà nell'ambiente dell'emigrazione russa. Arrivò negli usa nel 1940 e divenne cittadino americano nel 1945. Qui venne pubblicato nel 1955 il suo romanzo più famoso, Lolita. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in Svizzera.

Vladimir Nabokov

Mašen’ka

ADELPHI

Traduzione di Franca Pece
Biblioteca Adelphi, 738
2022, pp. 150 - euro 18,00
Temi: Letterature slave
 
Il libro
 
«La nota propensione dei principianti a violare la propria vita privata inserendo sé stessi, o un sostituto, nel loro primo romanzo è dettata, più che dall’attrattiva di un tema già pronto, dal sollievo di sbarazzarsi di sé prima di passare a cose migliori» scrive Nabokov introducendo la traduzione inglese di Mašen’ka con l’abituale, «scintillante alterigia» (la formula è di Citati). Ma di che cosa, in realtà, deve «sbarazzarsi» l’autore attraverso Ganin, l’émigré russo che nei primi anni Venti trascina la sua «insulsa indolenza» per le strade di Berlino? Il Nabokov appena ventiseienne che dedica il libro alla giovane moglie ha ormai capito che occorre lasciarsi alle spalle «i flirt di anni passati». Così, negli ultimi quattro giorni in cui condividerà i pasti con i tragicomici personaggi che popolano la sordida pension della vedova Dorn (un vecchio poeta, due ballerini classici «leziosi e incipriati», una polposa ragazza), mentre aspetta in un’ansia crescente l’arrivo di Mašen’ka, la donna che è stata il suo primo amore e che oggi è la moglie di un altro, Ganin rivivrà, con intensità lancinante, la stagione trascorsa con lei, da adolescente, nella diletta casa di campagna, sullo sfondo della natura fiabesca della Russia, la terra natìa per sempre perduta. Intuendo, in qualche modo, che quei quattro giorni, in cui non c’è alcuna «discrepanza fra il corso della vita passata e quello della vita presente», rimarranno forse «i più belli della sua vita».  

Letture di metà Settembre 2022

venerdì 23 settembre 2022

RECENSIONE "IL MARE IN CUI NUOTIAMO" DI FRANK ROSE - CODICE EDIZIONI


Frank Rose

Il mare in cui nuotiamo

Traduzione di Daria Restani
Varia · Comunicazione · Neuroscienze · Psicologia
Pubblicazione: 21 aprile 2022
Euro: 25,00
Pagine: 294
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il libro

Dopo Immersi nelle storie, il libro che ha descritto il nuovo modo di raccontare nell’era digitale (interattivo, coinvolgente e immersivo), in Il mare in cui nuotiamo Frank Rose scende ancora più a fondo, nel nucleo stesso dei meccanismi narrativi. Le neuroscienze infatti hanno dimostrato che i processi neurali che governano il pensiero creano di fatto strutture narrative, e che queste sono parte integrante del nostro essere. In altre parole, le storie sono indispensabili per leggere e interpretare la realtà. Hitchcock, The Walking Dead e alcune start-up di successo, ma anche le narrazioni tossiche e cospirazioniste della presidenza Trump e dei due anni segnati dalla pandemia, ci hanno inoltre insegnato che le storie possono essere più persuasive e potenti di qualsiasi argomentazione razionale e basata sui dati, e anche molto pericolose. Allora, sostiene Rose, per controllare le storie e non esserne controllati, conoscere gli strumenti dei narratori è fondamentale per chiunque.

«Se viviamo in un mare di storie, allora il pensiero narrativo è essere consapevoli del mare in cui nuotiamo. Vuol dire rendersi conto che le storie rappresentano una modalità di pensiero a sé, e che rivestono un ruolo talmente cruciale nell’esperienza umana che a chiunque voglia vendere qualcosa, comunicare idee, motivare le persone o far cambiare loro opinione conviene conoscerne a fondo i meccanismi.» Frank Rose

«L’ultimo libro di Frank Rose è di fatto una master class su come scrivere il vostro prossimo discorso, la vostra prossima lettera o qualsiasi cosa speriate sia persuasiva e coinvolgente.» Daniel Levitin, autore di Fatti di musica

Frank Rose

Direttore del seminario in Strategic Storytelling alla Columbia University di New York, dove è anche direttore del Digital Storytelling Lab. Organizza inoltre workshop per aziende e istituzioni. Ha collaborato e pubblicato per “Wired”, “The New York Times Book Review”, “Los Angeles Times”, “The Atlantic”, “Rolling Stone” e “Vanity Fair”.

 

 

RECENSIONE

POSSIAMO MANIPOLARE LE PERSONE CON LO STORYTELLING. FRANK ROSE, AUTORE DEL LIBRO "IL MARE IN CUI NUOTIAMO" CODICE EDIZIONI, SCRIVE: NON C'E' NULLA DI MENO INNOCENTE DI UNA STORIA. PENSIAMO ALLE FAKE NEWS: COME POSSIAMO DISTINGUERE IL VERO DAL FALSO?

IN UN MONDO COSI' RICCO DI INFORMAZIONI COME IL DIGITALE, VIENE MENO L'ATTENZIONE. COME POSSIAMO INDIVIDUARE UNA STORIA CHE DAVVERO MERITA'? 

- POSSIAMO ESSERE MANIPOLATI MA ANCHE COINVOLTI IN STORIE CHE CI PERMETTONO DI SUPERARE I PREGIUDIZI E DI EVOLVERE. QUESTO SIGNIFICA CHE LE STORIE HANNO ANCHE UN'ANIMA MORALE O E' RISCHIOSO PARLARE IN QUESTI TERMINI? 

E CHI DOVREBBE RACCONTARE STORIE COSI'? 

- E' QUALCOSA DI INNATO NELL'ESSERE UMANO. PENSIAMO AI BAMBINI PICCOLI IN CUI REAGISCONO AD UNA STORIA RACCONTATA, LETTA O VISTA IN DIGITALE.

FRANK ROSE AUTORE DEL LIBRO "IL MARE IN CUI NUOTIAMO" CODICE EDIZIONI,  NEL SUO LIBRO SCRIVE CHE LE STORIE CREANO COSTELLAZIONI: GRANDI NARRAZIONI IN GRADO DI DESCRIVERE UN'EPOCA E DI ORIENTARE IL FUTURO PERCHE' LE STORIE CI DICONO CHI SIAMO MA ANCHE DOVE VOGLIAMO ANDARE. QUALI SONO OGGI, QUESTE STORIE DOPO LA PANDEMIA E CON UNA GUERRA IN CORSO, I TRATTI DELLA NARRAZIONE DELLA NOSTRA EPOCA? 

-  LE STORIE ACQUISISCONO UNA GRANDE INFLUENZA SU DI NOI. CI DICONO COME VIVERE, CHE COSA MANGIARE, CHE COSA FARE. MA RIVELANO ANCHE L'ASPETTO NOCIVO DELLA STORIA, CON UNA CARATTERISTICA, UNA RADICE COMUNE NEL SOSPETTO VERSO LE AUTORITA'.  CIO' NON SIGNIFICA NON AVERE DEI DUBBI SU CHI DETIENE L'AUTORITA' MA E' NECESSARIO, CAPIRE RISPETTO A CHE COSA NUTRIRE SOSPETTI. 

DI FRONTE AL MARE MEDIATICO DI NOTIZIE, COME TROVARR UNA LUCE BENEFICA? 

- NOI NON SIAMO SOLO SEMPLICI CONSUMATORI MA SIAMO TUTTI CO-CREATORI DI STORIE, A PARTIRE DAL FATTO CHE LE LEGGIAMO, LE ASCOLTIAMO O CI VENGONO RACCONTATE. POI LE FACCIAMO NOSTRE. 

E' IMPORTANTE CAPIRE  QUESTA COSA, COSA  RAPPRESENTANO LE STORIE PER NOI? 

- COSTITUISCONO LA BASE DEL NOSTRO SENSO DELLA REALTA' CHE NON E' UN MERO DATO DI FATTO, QUALCOSA CHE C'E' ED E' LA FUORI. COME INDIVIDUI, COME GENITORI, INSEGNANTI, BOOKTUBERS, DOBBIAMO CONTRIBUIRE ALLA DIFFUSIONE DI STORIE BENEFICHE CHE DANNO CORAGGIO, NON DI RACCONTI NOCIVI E PERICOLOSI.

E' POSSIBILE COMPRENDERE LA REALTA' ATTRAVERSO LE STORIE IN UN MONDO GOVERNATO DAI DATI? 

- SI. SI CHIAMA PENSIERO NARRATIVO. 

COME CI AIUTA A COMPRENDERE LE STORIE E IL LORO IMPATTO SULLE NOSTRE EMOZIONI SU UN PROTAGONISTA O UN QUALCHE TIPO DI CONFLITTO? 

- QUESTO E' L'ASPETTO PIU' INTERESSANTE RIGUARDA IL MODO IN CUI COMPRENDIAMO LE STORIE: CI PROIETTIAMO DENTRO LA FANTASIA.

giovedì 22 settembre 2022

LA PIU' RECONDITA MEMORIA DEGLI UOMINI DI MOHAMED MBOUGAR SARR - E/O

'La più recondita memoria degli uomini' del Premio Goncourt 2021

Il romanzo di Mohamed Mbougar Sarr esce il 7 settembre per E/O

Mohamed Mbougar Sarr invita a riflettere sull'importanza vitale della letteratura e su cosa debba essere davvero scrivere. 

Un inno alla letteratura, l'ha definito il presidente dell'Acadèmie Goncourt, Didier Decoin, lo scorso novembre. E' un'opera che ne contiene altre da indagine inarrestabile su un uomo, si fa ricerca universale sul senso della scrittura e della vita.

Arriva nelle librerie italiane il 7 settembre 'La più recondita memoria degli uomini', il romanzo di Mohamed Mbougar Sarr, vincitore del Premio Goncourt 2021, pubblicato dalle Edizioni E/O nella traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca, che in Francia ha venduto 500.000 copie.


    Mohamed Mbougar Sarr, che è nato in Senegal nel 1990, vive in Francia ed è autore di quattro romanzi, in questo libro invita a riflettere sull'importanza vitale della letteratura e su cosa debba essere davvero scrivere attraverso la storia di un giovane scrittore senegalese sulle tracce dell'autore di un romanzo che nel 1938 aveva fatto scandalo.

E' Diégane, trapiantato a Parigi, che cerca di farsi strada nell'ambiente letterario francese, frequenta un gruppo di giovani artisti africani che bevono, fanno l'amore e discutono di letteratura. La sua vita subisce una brusca svolta quando, nel 2018, si imbatte nel Labirinto del disumano, un romanzo del 1938 che all'epoca aveva fatto scandalo e che secondo Diégane è un capolavoro. 

    Tolto dal commercio, non solo le copie del libro sono andate distrutte, ma si sono perse anche le tracce dell'autore, un certo T.C. Elimane, senegalese. Diégane parte alla sua ricerca, o meglio alla ricerca della sua storia, che ricostruisce tramite articoli di giornale, incontri con una scrittrice d'avanguardia che vive ad Amsterdam e racconti di quest'ultima che lo portano dalla Francia sotto l'occupazione nazista, al Senegal agli albori della colonizzazione, all'Argentina nella piena fioritura culturale degli anni Sessanta mettendolo in contatto, diretto o interposto, con una girandola di personaggi, ciascuno in possesso di un frammento della storia di Elimane, che potrà concludersi, come Diégane capisce presto, solo nel Senegal odierno. Giallo letterario, romanzo poliziesco in 'La più recondita memoria degli uomini' non c'è un detective che trova cadaveri e cerca assassini, ma un giovane scrittore che indaga sul mistero di un capolavoro e del suo autore.

 

mercoledì 21 settembre 2022

MARCEL PROUST USCIRA' A NOVEMBRE PER IL CENTENARIO DALLA SUA MORTE IL COFANETTO IN 5 VOLUMI - PLON EDITORE

 

A novembre verranno ripubblicate lettere di Proust

Cofanetto in 5 volumi per Plon

L'editore francese Plon ripubblicherà a novembre la monumentale corrispondenza di Marcel Proust per la prima volta dopo venti anni, lanciando per l'occasione un'edizione di lusso.

Il cofanetto in cinque volumi uscirà il 3 novembre, con l'approssimarsi del centenario dellla morte del grande autore francese autore di 'Alla Ricerca del Tempo Perduto', tra i massimi scrittori di tutti i tempi.

La tiratura è di 2.000 esemplari, con postfazione del biografo di Proust, Jean-Yves Tadié.

 

lunedì 19 settembre 2022

POST DEL GIORNO 20 SETTEMBRE 2022

Buongiorno. Post del giorno 20 settembre 2022.  

DICE UN INDIVIDUO: <<OGGI QUESTO  PAESE ARRAFFA SENZA PENSARE, SI INGOZZA PER DIMOSTRARE DI POTERLO FARE>>.

SI PUO' ANCORA PARLARE DI IMPEGNO CIVILE IN UNA SOCIETA' COME LA NOSTRA DOVE PER LA MAGGIORANZA DELLE PERSONE L'INFORMAZIONE VA AVANTI A COLPI DI CLIC E L'INDIGNAZIONE SI TRAMUTA IN UN PAIO DI TWEET DA LANCIARE IN RETE PRIM A DI CENA?

QUALI EFFETTI AVRANNO NELLE NOSTRE VITE QUESTI COMPONENTI?

RECENSIONE "IL CONTINENTE BIANCO" DI ANDREA TARABBIA - BOLLATI BORINGHIERI

ANDREA TARABBIA si ispira all'opera dello scrittore Parise, con il capolavoro: "L'odore del sangue" rimasto incompiuto, e lo riscrive. Quasi volesse offrire una nuova visione delle forze più cupe che dominano l'umanità:l'aggressione fisica, la violenza politica, il sesso brutale, la rabbia sociale. Se però ne L'odore del sangue la voce narrante era quella del marito psicanalista di Silvia, qui invece, il narratore è un osservatore esterno, seppur partecipe, testimone della morte della moglie e dell'abbruttimento e dell'abiezioni in cui precipitano i due protagonisti.  Tarabbia infrange ogni regola deontologica, il dottor P***, cela attraverso la sua passione per le tartine e le sfoglie salate, la fame erotica della moglie e la trasgressione di quel mondo borghese a cui vuole appartenere, tutto il romanzo di Tarabbia e un inseguimento del modello di Parise, ossia un'ossessione letteraria che lo costringe a prendere la parola in prima persona, a narrare una vicenda che lo riguarda. Il punto di vista smaschera: l'ossessione, l'impotenza ad agire, il fallimento di ogni percorso di fronte alle forze incoercibili della natura, il desiderio, la noia (tema centrale dell'opera di Parise), lasciano spazio ad un'indagine sulla forza di attrazione che ancora oggi esercitano i gruppi di estrema destra, con i loro simboli, citazioni, appelli, con la violenza cieca che si sfoga con la comunità dei bengalesi che vivono nei campi nomadi. E' un duplice viaggio che Tarabbia percorre e descrive, da un lato quello che lo porta ad esplorare le zone più misteriose del Continente bianco, e dall'altro un viaggio in autobus verso Soroca. Scaturisce in questo secondo viaggio, la storia di Anna che torna a casa dopo molti mesi trascorsi in Italia. Anna rappresenta una luce, un lampo, all'interno de Il continente bianco, grazie alla quale il narratore arriva alla consapevolezza del male. Ne Il continente bianco, Andrea Tarabbia non si interroga solo del tema del male, ma anche della violenza sulle nostre vite, attraversa i temi del fascismo, della rabbia e dell'utopia per raggiungere il punto nevralgico del romanzo ossia: il rapporto tra silenzio e scrittura. Seguendo il monito di Primo Levi, proprio sulla specificità di testimone: <<Sono arrivato al punto da desiderare che tutto questo non fosse mai accaduto, al punto da preferire il silenzio piuttosto che dare forma e volto al dolore. Ancora una volta impersonato da un animale, come in Madrigale senza suono era una scimmia, qui invece è un serpente ad ossessionarte il narratore.


Andrea Tarabbia

Il Continente bianco

 BOLLATI E BORINGHIERI

Anno 2022
N° di pagine 252 - Euro 16,00

 


 

Il libro 

Venticinque anni, bello come un Cristo e convinto che l’unica via per sopravvivere nel mondo sia un odio esercitato con calma e raziocinio, Marcello Croce è a capo di un movimento di estrema destra che annovera picchiatori, fanatici, ma anche teorici e figure dai tratti quasi metafisici – tutte accomunate dal fatto che, per loro, vivere è come trovarsi in guerra. Grazie anche alla connivenza con certi rappresentanti politici e alla condiscendenza con cui l’opinione pubblica, ormai, guarda a molti fenomeni legati al neofascismo, Croce porta avanti la sua idea di sovversione e, nel frattempo, frequenta Silvia, una donna della borghesia romana con la quale instaura un gioco di potere che li porterà alla perdizione.
La vicenda è ricostruita da un narratore misteriosamente attratto da Marcello e curioso di capire che cosa muova coloro che, oggi, credono in un’idea superata e violenta e la vogliono attuare. Ma c’è di più. La storia di Silvia e della sua caduta era già stata raccontata nello splendido romanzo, rimasto allo stato grezzo, che Goffredo Parise scrisse alla fine degli anni Settanta, L’odore del sangue. Il Continente bianco ne riprende temi e motivi, e sposta la vicenda ai giorni nostri, conservando nel rapporto morboso tra Silvia e Marcello la metafora potente del fascino che certe idee hanno esercitato, ed esercitano, sulla borghesia italiana.
Andrea Tarabbia, apprezzatissimo autore di Madrigale senza suono, vincitore del Premio Campiello 2019, scrive un romanzo sul potere, a volte funesto, che abbiamo sugli altri e ci regala uno straordinario ritratto di un gruppo di persone – e forse di un Paese – che danzano sull’abisso.

Biografia

Andrea
Tarabbia

Andrea Tarabbia, nato a Saronno nel 1978, è autore dei romanzi La calligrafia come arte della guerra (2010), Il giardino delle mosche (2015; Premio Selezione Campiello 2016 e Premio Manzoni Romanzo Storico 2016). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov. Per Bollati Boringhieri ha pubblicato Madrigale senza suono (2019 e 2022), vincitore del Premio Campiello 2019, e la nuova edizione di Il demone a Beslan (2021).


 

domenica 18 settembre 2022

POST DEL GIORNO 18 SETTEMBRE 2022

 Post del giorno 18 settembre 2022. Buongiorno.

PROVE PER STIPENDI (E PENSIONI) PIU' EQUI.

PER COMBATTERE LE ASSURDE DISEGUAGLIANZE, OCCORRE UNA STRATEGIA AMBIZIOSA E STABILE NEL TEMPO. NON POLVERONI UNA TANTUM?

Per combattere seriamente le persistenti, assurde sperequazioni retributive e previdenziali nom bastano

più le denunce isolate, i polveroni una tantum, le sforbiciate occasionali. Occorre una strategia ambiziosa e stabile nel tempo, basata sulla raccolta dei dati, il monitoraggio delle tendenze e sulla definizione pubblica di criteri universakistici, eticamente fondati. I trattamenti pubblici devono essere <<contropartite>> di apporti e risultati individuali congrui e misurabili. Certo, se il datore di lavoro è lo Stato e il risultato è un servizio non di mercato, la congruità fra apporto individuale e contropartita economica è a volte difficile da determinare. Un'azienda privata può anche sbagliarsi e pagare un manager troppo o troppo poco. Ma prima o poi se ne accorge, se vuole restare competitiva. Lo Stato è molto più esposto a dinamiche di cattura da parte dei propri stessi funzionari. Proprio per questo, come si è detto, in alcuni Paesi si sono inventate forme di contrappeso (commissioni, osservatori), volte a garantire trasparenza e a tenere sempre aperta la questione della congruità. Se non introduce anche lui un qualche contrappeso, l'offensiva non produrrà nessuna razionalizzazione. E continueremo ad avere una casta di mandarini superpagati e capaci di cumulare cariche e indennità, con buona pace della meritocrazia e dell'efficienza. E in alcuni casi, più semplicemente, della decenza.