lunedì 29 marzo 2021

RECENSIONE - STORIA DI PEUW - BAMBINA CAMBOGIANA by NATALIA GINZBURG - EINAUDI

 

NATALIA GINZBURG

STORIA DI PEUW - BAMBINA CAMBOGIANA

EINAUDI; Prima edizione italiana (First Italian Edition) (1 gennaio 1997) 

Copertina flessibile : 370 pagine  

Euro 18,00

 

 

 

 

RECENSIONE

Tradotto e presentato da Natalia Ginzburg, "Il racconto di Peuw bambina cambogiana" è il diario della vita di questa bambina sopravvissuta agli orrori della guerra. Peuw, l'autrice scrisse questo libro a vent'anni. La Ginzburg, affascinata da questo diario e sconvolta dalla realtà della guerra in Cambogia, lo tradusse, riscrivendolo in forma di racconto.

Siamo nell'aprile del 1975, Peuw, allora dodicenne, esce con la zia Vathaba a fare una gita in moto nei dintorni di Phnom Penh, capitale della Cambogia. Al loro ritorno, la città viene bombardata selvaggiamente ed è l'inizio di una lunga agonia per Peuw, la sua famiglia e tutti i cambogiani.

In pochi giorni i Khmer rossi, quasi tutti di origine contadina, invadono la capitale, sfilano vestiti di nero e sono accolti come liberatori. Il primo ordine è di evacuare la città per ripulirla dei nidi di corruzione. Da un momento all'altro, dunque, Peuw, il padre di Reth, la madre Nem, le sorelle e il fratellino Vannah di tre anni devono lasciare gli agi della loro bella casa in città e avventurarsi in un tunnel di stenti e privazioni. Con loro partono anche lo zio Vong, sua moglie, che è sorella di Nem e i loro dieci figli. Saranno tre di questi, Ton-Ny, SyNeang e la piccola Srei-Pev di un anno gli unici che sopravviveranno con Peuw.

Al momento della partenza, così affrettata, le due famiglie riescono appena a raccogliere qualche oggetto e subito devono andarsene. Non importa se non si trovano nè la nonna, nè <sy-Neang, entrambi in ospedale. L'evacuazione avviene e non esistono più legami di parentela, ma solo soldati, che hanno il compito di guidare la massa di profughi da una campagna all'altra e seminare riso, raccoglierlo, costruire misere capanne sfidando i mille pericoli della foresta. 

Trattati come schiavi, sono nutriti con un pugno di riso e per una disubbidienza rischiano di essere uccisi. Le due famiglie si sostengono a vicenda, ma imperversano le malattie, tifo, malaria, colera, affrontate senza medicinali e senza assistenza. E sono le malattie, unite alle sofferenze, alla fame e all'intolleranza che li circonda a mietere vittime tra i profughi ed entrambe le famiglie vengono gradualmente decimate. Restano i piccoli a provarsi con le sofferenze e le privazioni, e ciò che li salva è l'attaccamento alla vita a cui contribuisce la loro giovane età. La salvezza arriva dopo una sanguinosa carneficina che avviene tra gli stessi Khmer e prelude all'ingresso dei nordvietnamiti. 

Per i sopravvissuti ci sarà ancora un lungo esodo verso la frontiera tailandese e una sosta in un campo profughi cambogiano. Qui i ragazzi ritrovano Sy-Neang e qui inizia la loro nuova vita. Quando finalmente arriveranno in Francia e verranno affidati a famiglie private comincerà per loro una vita serena. Peuw, adottata, oggi si chiama Molyda Szymusiak.

 

 

 

venerdì 19 marzo 2021

RECENSIONE - LE MILLE LUCI DI NEW YORK byJay McINERNEY - BOMPIANI


Titolo originale: ''Bright Lights, Big City'' (1984).

RECENSIONE

Sono giovani, belli e innocenti, ma l'alcol, l'avidità e "la cometa di polvere bianca", finiranno per dannarli. Lo stile di vita dei protagonisti è quello tipico della "generazione perduta" che Jay McInerney, e la moglie si trovarono a rappresentare.  Una nota di particolare pessimismo distingue tuttavia questo romanzo in cui lo scrittore americano rinuncia alla ricerca di un senso dell'esistenza per rappresentare una velleitaristica rivolta della gioventù contro le convenzioni sociali, all'interno di una visione del mondo assolutamente priva di significato: quasi un'epica disincantata e dolceamara sulla caduta dei sogni e delle illusioni.

Le mille luci di New York è un mondo di ricconi sfaccendati e reporter alla ricerca della notizia senazionale,  riesce a coniugare la storia di un amore esigente e crudele, vissuto come un peccato capitale, con la denuncia della seduzione del denaro e della droga, testimoniando il naufragio di un'intera generazione.

lunedì 15 marzo 2021

RECENSIONE - LA CITTA' DEI VIVI by NICOLA LAGIOIA - EINAUDI

 

Nicola Lagioia
La città dei vivi
EINAUDI
 
2020
Supercoralli
pp. 472
€ 22,00
 
«Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell'incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. Preghiamo di non incontrare sulla nostra strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare per immaginare di poter essere noi, un giorno, a vestire i panni del carnefice?»

Le parole di Nicola Lagioia ci portano dentro il caso di cronaca piú efferato degli ultimi anni. Un viaggio per le strade buie della città eterna, un'indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sull'istinto di sopraffazione e il libero arbitrio. Su chi siamo, o chi potevamo diventare.
 
Il libro
 
Nel marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana, due ragazzi di buona famiglia di nome Manuel Foffo e Marco Prato seviziano per ore un ragazzo piú giovane, Luca Varani, portandolo a una morte lenta e terribile. È un gesto inspiegabile, inimmaginabile anche per loro pochi giorni prima. La notizia calamita immediatamente l’attenzione, sconvolgendo nel profondo l’opinione pubblica. È la natura del delitto a sollevare le domande piú inquietanti. È un caso di violenza gratuita? Gli assassini sono dei depravati? Dei cocainomani? Dei disperati? Erano davvero consapevoli di ciò che stavano facendo? Qualcuno inizia a descrivere l’omicidio come un caso di possessione. Quel che è certo è che questo gesto enorme, insensato, segna oltre i colpevoli l’intero mondo che li circonda.

Nicola Lagioia segue questa storia sin dall’inizio: intervista i protagonisti della vicenda, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, intrattiene un carteggio con uno dei due colpevoli. Mettersi sulle tracce del delitto significa anche affrontare una discesa nella notte di Roma, una città invivibile eppure traboccante di vita, presa d’assalto da topi e animali selvatici, stravolta dalla corruzione, dalle droghe, ma al tempo stesso capace di far sentire libero chi ci vive come nessun altro posto al mondo. Una città che in quel momento non ha un sindaco, ma ben due papi.
Da questa indagine emerge un tempo fatto di aspettative tradite, confusione sessuale, difficoltà nel diventare adulti, disuguaglianze, vuoti di identità e smarrimento. Procedendo per cerchi concentrici, Nicola Lagioia spalanca le porte delle case, interroga i padri e i figli, cercando il punto di rottura a partire dal quale tutto può succedere.

RECENSIONE

Quanto conosciamo davvero le persone con cui dividiamo la vita o tratti di essa? Tutte queste domande se le pone, e ce le pone, Nicola Lagioia, che ne La Città dei Vivi, romanzo pubblicato alla fine dello scorso anno, ripercorre tutte le fasi dell’omicidio Varani e ne racconta i protagonisti, fino al limite, per sua stessa ammissione, dell’ossessione. Il romanzo La Città dei vivi, scandaglia la natura umana e alle sue molteplici contraddizioni.

Quasi accusando il colpo”. L’autore di La città dei vivi minacciava infatti di creare un dibattito pubblico sui meccanismi censori e sul potere che li gestiva, Lagioia dimostra di saper raccontare con maestria gli angoli più bui dell’animo umano e bisognava stare attenti a non dargli opportunità di recriminare. Tutti i personaggi del romanzo, sono costretti a dover scegliere tra la propria natura e la maschera che gli viene imposta dalla società, in una lacerazione che ricorda alcune commedie pirandelliane.

Il conflitto interno che Lagioia desidera evidenziare è la violenza, il vuoto, il dolore e il degrado degli esseri umani, ma c’è anche quello di una città, Roma, che allo stesso tempo attrae e respinge, e divora i propri cittadini dall’interno, repressa a fatica, in un mondo moralista e bigotto come quello dell’Italia borghese del Duemila. La Città dei vivi era quindi in primis un atto di accusa verso una società che impediva alle persone di esprimersi liberamente e forse per questo alla fine la sua gestazione di scrittura, nonostante gli iniziali tentativi di nascondere il tema. Un libro in cui il protagonista era ostaggio degli stessi stereotipi che impedivano di esprimere se stesso e di creare un dibattito pubblico sui meccanismi censori e sul potere che li gestiva e bisognava stare attenti a non dargli opportunità di recriminare. Ma resta ancora oggi un manifesto di come andrebbe intesa la cultura e della necessità che essa rimanga sempre libera e vicina al popolo che deve fruirne.

In La citta dei vivi di  Lagioia disegna un panorama italiano che, dal dopoguerra, non è mai davvero cambiato, l’autore denuncia infatti apertamente un legame stretto tra Chiesa e Stato che ha permesso uno stato di fatto violento,  perché la cultura era diventata “odiosa” e pericolosa agli occhi di chi deteneva il potere.Troppi sono cresciuti in una società basata sulla spinta al consumo e si sentono vuoti quando non riescono ad assecondarla. In un tale contesto, è ormai estremamente facile convincersi che la soddisfazione dei bisogni basti per sentirsi liberi ma, ammonisce l’autore di La Città dei vivi: “Per quanto i bisogni abbiano un carattere tirannico, il soddisfarli non può chiamarsi libertà”.

In certe sterili polemiche, propugnate da chi non è più in grado di riconoscere tra finzione artistica e realtà, non si può non riconoscere i germi di un atteggiamento sopravvissuto fino a noi, basti pensare a quanti potenti si sono interrogati più sulle implicazioni negative di serie come La Città dei vivi che sulla necessità di estirpare quelle realtà che determinati prodotti di fiction rappresentano.

In generale, da parte di una certa classe dirigente, continua a esserci un’ipocrisia di fondo: ha ragione Lagioia quando evidenziava che è come se venisse chiesto agli scrittori e in generale ai creatori di cultura: “Perché dovete dirlo in pubblico? Non basta che noi lo facciamo in segreto?”. Non c’è solo paura che il marcio venga a galla in questa domanda ma anche un po’ di bigottismo da parte di chi non comprende che l’arte possa toccare certi argomenti. 

La sopravvivenza di molti meccanismi censori è dovuta al fatto che chi detiene il privilegio e il potere sa benissimo qual è la forza di un popolo “intuitivo e in molti casi dotato di genio” e istintivamente se ne proteggono, avvertendo “in modo oscuro, ma penoso, che la sostanza della cultura moderna è un’affermazione di libertà estrema, eroica, senza compromessi”. 

Bisogna che la popolazione riesca a comprendere la realtà e diventi consapevole delle sue potenzialità ribellandosi alla spinta conformista, scoraggiando chiunque vorrebbe far vivere gli italiani “come un popolo che vive nel passato a forza di censure e giri di parole. C’è qualcosa di tristemente familiare in quello che scriveva una persona nata nel 1904: “L’Italia non si stanca mai di essere un Paese arretrato. Fa qualunque sacrificio, perfino delle rivoluzioni, pur di rimanere vecchio”. 

La Città Eterna diventa così cupa, teatro perfetto per l’enormità di quello che le accade dentro: “Roma è una città che non produce più niente, non ci sono industrie, non c’è cultura d’impresa, l’economia è parassitaria, il turismo è di terz’ordine. I ministeri, il Vaticano, la Rai, i tribunali… ecco di cosa è fatta Roma, una città che produce ormai solo potere, potere che ricade su altro potere, che schiaccia altro potere, che concima altro potere, il tutto senza mai un progresso, è normale che poi la gente impazzisce.

Per questo, forse, Lagioia termina chiamando idealmente a raccolta i giovani. Oggi come allora siamo noi a doverci impegnare per sovvertire il sistema, portando in primo piano i veri avversari contro cui è necessario battersi: censura, prepotenze razziali e violenze fatte alla cultura in nome “della nazione, della classe e della religione”. L’appello fatto da Lagioia,  alle prime manifestazioni di violenza, e al profilarsi di qualunque dittatura, esse che dovrebbero essere le nostre vedette, per il loro sguardo reso acuto dalla cultura e dalla giovinezza”, ha forse maggior senso oggi che la laurea è alla portata di molti più ragazzi di quanto non fosse nel 1950 e ha una valenza particolare, anche alla luce dell’importanza che i giovani hanno rivestito nell’intera opera letteraria di Lagioia, dove spesso appaiono inappagati o senza stimoli

Il tema centrale a mio avviso oltre la violenza è l’ipocrisia di non ammettere quello che si è, l’unica speranza è la verità”. Quest’ultimo aspetto è l’ennesima testimonianza da riscoprire di un autore che ci ha ricordato come la libertà sia in primis il rifiuto di ogni pregiudizio ideologico e il risultato di un arricchimento culturale.

 


 


domenica 14 marzo 2021

IL VALORE AFFETTIVO by NICOLETTA VERNA - EINAUDI

Buongiorno. La naturalezza nell'esprimere le proprie emozioni, senza nascondere insicurezze e fragilità, fa presa su una generazione destabilizzata da una crisi che ha stravolto la sfera affettiva: chiuso nella bolla domestica a struggersi e a rimuginare, tanti adolescenti si sono identificati in quelle liriche tanto elementari, quanto condivisibili.

Nicoletta Verna
Il valore affettivo
EINAUDI
2021
Stile Libero Big
pp. 304
€ 18,00
 
L'esistenza di Bianca si è sbriciolata il giorno in cui, da bambina, ha perduto sua sorella. Stella era pura, onesta, e manteneva le promesse. Ecco perché la sua scomparsa ha macchiato il mondo di colpa. Con un ritmo magnetico, che travolge e sorprende, Nicoletta Verna scrive un indimenticabile romanzo familiare, nel quale una giovane donna cerca ostinatamente una forma di redenzione.

Menzione Speciale della Giuria Premio Calvino 2020
 
Il libro
 
Bianca aveva sette anni quando un incidente dai contorni incerti ha innescato nella sua vita una reazione a catena, che non ha risparmiato nulla. Oggi sta con Carlo, cardiochirurgo di fama internazionale, e all’apparenza lo venera. Ma tanta devozione, in realtà, nasconde un piano macchinoso, folle: un progetto di rinascita in cui l’uomo è un mero strumento. Nel percorso che intraprenderà per realizzarlo, Bianca scoprirà una verità che nessuno avrebbe mai potuto sospettare.
 
 

QUANDO TORNERO' by MARCO BALZANO - EINAUDI

Marco Balzano 

Quando tornerò 

EINAUDI

2021
Supercoralli
pp. 208
€ 18,50

 

 «Se non capisci tua madre, è perché ti ha permesso di diventare una donna diversa da lei».

Questa è la storia di chi parte e di chi resta. Di una madre che va a prendersi cura degli altri, dei suoi figli che rimangono a casa ad aspettarla covando ambizioni, rabbie, attese. E un'incontenibile voglia di andarsene lontano. Dopo il grande successo di Resto qui, Marco Balzano torna con un racconto profondo e tesissimo di destini che ci riguardano da vicino, ma che spesso preferiamo non vedere. Un romanzo che va dritto al cuore, mostrando senza mai giudicare la forza dei legami e le conseguenze delle nostre scelte.

Il libro

Daniela ha un marito sfaccendato, due figli adolescenti e un lavoro sempre piú precario. Una notte fugge di casa come una ladra, alla ricerca di qualcosa che possa raddrizzare l’esistenza delle persone che ama – e magari anche la sua. L’unica maniera è lasciare la Romania per raggiungere l’Italia, un posto pieno di promesse dove i sogni sembrano piú vicini. Si trasferisce cosí a Milano a fare di volta in volta la badante, la baby-sitter, l’infermiera. Dovrebbe restare via poco tempo, solo per racimolare un po’ di soldi, invece pian piano la sua vita si sdoppia e i ritorni si fanno sempre piú rari. Quando le accade di rimettere piede nella sua vecchia casa di campagna, si rende conto che i figli sono ostili, il marito ancora piú distante. E le occhiate ricevute ogni volta che riparte diventano ben presto cicatrici. Un giorno la raggiunge a Milano una telefonata, quella che nessuno vorrebbe mai ricevere: suo figlio Manuel ha avuto un incidente. Tornata in Romania, Daniela siederà accanto al ragazzo addormentato trascorrendo ostinatamente i suoi giorni a raccontargli di quando erano lontani, nella speranza che lui si svegli. Con una domanda sempre in testa: una madre che è stata tanto tempo lontana può ancora dirsi madre? A narrare questa storia sono Manuel, Daniela e Angelica, la figlia piú grande. Tre voci per un’unica vicenda: quella di una famiglia esplosa, in cui ciascuno si rende conto che ricomporre il mosaico degli affetti, una volta che le tessere si sono sparpagliate, è la cosa piú difficile. Dopo L’ultimo arrivato e Resto qui, Marco Balzano torna a raccontare con sguardo lucido e insieme partecipe quelle vite segnate che, se non ci fosse qualcuno a raccoglierle, resterebbero impigliate nel silenzio.


PRIMA PERSONA SINGOLARE by MURAKAMI HARUKI - EINAUDI SUPERCOLLI

 

Murakami Haruki
Prima persona singolare
EINAUDI
2021
Supercoralli
pp. 152
€ 18,00
 
Traduzione di
Antonietta Pastore
 
 
 
Se questo libro fosse un disco, magari uno della leggendaria collezione di Murakami, sarebbe un concept album. Otto racconti molto diversi ma uniti dallo stesso «strumento» suonato: la prima persona singolare.

Un Murakami davvero inedito, non solo perché sono nuove le storie che racconta. E nuovo il modo in cui si mette in gioco: otto diversi modi di dire «io», per parlare a tutti.

«La "prima persona singolare" di Murakami osserva la vita da un punto preciso, lì dove la realtà deraglia e il particolare si fa universale. Questo libro ci svela che davvero esiste un mondo, un altro mondo, dentro al nostro».
Laura Imai Messina
  
 Il libro
 
Murakami Haruki è da solo in viaggio nel nord del Giappone quando decide di fermarsi per la notte in un ryōkan, le tipiche locande di montagna giapponesi. Ad accoglierlo un locandiere vecchissimo e di poche parole e un gatto che appare altrettanto decrepito. Ma che importa, il posto è accogliente e poi non c’è altro disponibile nei dintorni: anzi, Murakami decide di approfittare del bagno termale per rilassarsi. Ed è lí, tra i vapori dell’acqua calda, che entra una scimmia: «Buonasera », dice la scimmia, «vuole che le lavi la schiena?» La scimmia ha imparato a parlare dal suo antico padrone, un professore di Shinagawa, un quartiere di Tōkyō, ama ascoltare Bruckner (apprezza in particolare il terzo movimento della Settima sinfonia) e ha una vita molto interessante alle spalle. La racconterà al nostro narratore poco dopo, in camera, mentre si bevono una Sapporo come due vecchi amici che, complice la notte, aprono il loro cuore intorno al tema dei temi: l’amore, l’amore romantico e quello erotico, la solitudine e il suo opposto, il desiderio e ciò che significa nella vita degli esseri viventi.
Pare proprio che, con la raggiunta maturità anagrafica e artistica, Murakami Haruki abbia deciso di puntare il telescopio della sua arte verso l’interno, verso quella «prima persona singolare» che nelle opere precedenti restava nell’ombra. E per farlo ci regala otto racconti in cui dice «io», otto gemme che anche quando sconfinano nei mari del fantastico non rinunciano alla sincerità, al calore della confessione, all’emozione di un cuore per la prima volta messo a nudo.
 
 

L'ALTRA DONNA by CRISTINA COMENCINI - EINAUDI SUPERCORALLI

CRISTINA COMENCINI

L'ALTRA DONNA

EINAUDI

2020
Supercoralli
pp. 184
€ 18,00

Non è detto che quando gli amori si complicano ci sia sempre qualcuno destinato a perdere. E non è neppure vero che, se due donne hanno in comune lo stesso uomo, debbano per forza essere rivali. Un gioco di specchi che racconta guerre silenziose, feroci confronti generazionali e improvvisi gesti di dolcezza. Perché anche nel peggiore dei sabotaggi, in fondo, si può nascondere la chiave per salvarsi.

 

Il libro

«Se un’altra donna ti dice qualcosa sull’uomo che ami, deve farsi attraversare dallo stesso dolore che provi tu, non può restarne fuori o argomentare con distacco. Da un uomo è accettabile, da una donna no, perché è un’altra te stessa».

Elena è giovane, Pietro è molto piú vecchio di lei. Ma si sono scelti, e dalla loro relazione hanno deciso di tener fuori le ferite della vita di prima: fanno l’amore con il gusto di chi scopre tutto per la prima volta, bevono caipirinha quando lui torna tardi, si concentrano sull’ebbrezza del quotidiano. Quando Maria, l’ex moglie di Pietro, riesce a conoscere Elena con un inganno, la vita si complica per tutti. Le due donne si raccontano, si confidano e confrontano, e poco per volta la figura di Pietro si trasforma per tutt’e due. La scrittura affilata e rivelatrice di Cristina Comencini torna a illuminare i vortici e le secche delle relazioni, scegliendo la prospettiva di due donne rivali che in comune sembrano avere soltanto lo stesso uomo. Una turbinosa e vitalissima riflessione sulla complicità e sulla rivalità femminile. E su quella stanza tutta per sé a cui gli uomini – con questo romanzo – possono avere accesso. «La moglie aveva scoperto che viaggiava per lavoro con un’altra, che dormivano nella stessa stanza. L’aveva cacciato di casa e lui era andato a vivere con l’altra donna, la compagna di viaggio, e poi si erano lasciati. Ricordo benissimo che mentre me lo raccontava avevo pensato: ora l’altra sono io».

MI CONSIGLI UN LIBRO?

 

Buongiorno. Quali sono le tue letture attuali? Mi consigli un libro? Per molti di noi quello che abbiamo letto, o se potessimo leggere, restrizioni Lockdown, si è evoluto e cambiato.   

Ho letto e riletto gli stessi libri,  cercando la fuga profondamente riposante in un altro mondo, ed ho cercato la costruzione della lettura di qualcosa di nuovo.


QUALI LIBRI SPERI DI LEGGERE QUEST'ANNO?


 

Quali libri speri di leggere quest'anno che sono sul tuo scaffale da un po 'di tempo?  

Hai progetti non legati ai libri? 

Ho una lunga lista di libri che attualmente possiedo che vorrei leggere quest'anno. Ma la mia lista si allunga sempre, vengono pubblicati molti libri, ed io cerco gli scrittori che trovo più interessanti e nuovi temi da proporre. Amo la letteratura e ogni sua potenziale possibilità.

giovedì 11 marzo 2021

POST - PER UNA PAUSA RILASSANTE DALL'AROMA INTERNAZIONALE

Buongiorno. Il momento del caffè è un momento di piacere irrinunciabile. Un buon caffè regala l'energia giusta per iniziare la giornata, chiude con gusto ogni pranzo ed accompagna ogni incontro importante.

mercoledì 10 marzo 2021

RISPONDO ALLE VOSTRE - MARZO 2021.

 


Buongiorno. Mi sono state poste delle domande alle quali ho risposto in un video su Youtube e del quale allego video.

Le domande che mi sono state poste con le mie risposte: 

1- Le lingue <<nazionali>>, di forte è consolidata tradizione scritta e colta nei diversi campi del sapere e dell'agire, sono strumenti insostituibili per la vita organizzata delle comunità sociali, grandissime, grandi o piccole che siano?

Si fa spesso appello alla <<coesione sociale>> si ripete: <<Tutti insieme ce la faremo>> e alla consapevolezza di tutti: ma quando si parla di comportamenti nell'intero corpo sociale, lo strumento per raggiungere quei risultati è la lingua chiara completa e condivisa da tutti. La lingua prima, vissuta e debitamente studiata da tutti. Ogni individuo, poi, si dota degli strumenti linguistici necessari per attrezzarsi nel proprio lavoro, allargare il proprio orizzonte culturale, pianificare gli ulteriori sviluppi della propria vita.

 

2- Quali sono le qualità che hanno determinato un cambiamento nell'autobiografia femminile?

Secondo me sono due. La volontà riguarda il bisogno di chiarire il passato, da cima a fondo, fino all'esaurimento del vero. Lo scrupolo quello del testimone teso a una verifica continua. Il tono colloquiale delle donne è profondamente mutato. Gli ingredienti consueti sono venuti meno. Mancano molte cose. L'amore per l'uomo, vissuto come valore che informa l'intera esistenza: mito, necessità, ossessione, meta. I segni della dipendenza femminile: bisbigli, sgfuardi furtivi, rossori, parole sotterranee. Gli esercizi della sensitività: complicati timori infidi. Oggi, le donne affrontano il passato con determinazione e temerarietà. 

3- Perchè secondo te la figura dell'uomo (padre, marito, fidanzato, convivente) oggi, è in crisi?

Penso che ad essere in crisi oggi, sia la società tutta. E che l'uomo abbia perso il suo ruolo: gli viene chiesto di soddisfare desideri contingenti: di dare, dare, dare. Il sistema di logiche, di regole, all'interno del quale oggi viviamo non gli permette di essere un punto di riferimento, è come se il mondo e la velocità con cui esso corre fossero qualcosa rispetto al quale l'uomo arranca, rispetto a cui resta sempre un passo indietro. L'uomo non può essere colui che dà solo qualcosa da consumare. Credo che i padri debbano riappropriarsi della possibilità di negare. Non è facile, non è una delle prerogative paterne. Senza <<no>>non c'è èiù autorevolezza, non ci sono più limiti. Mi sto riferendo ai bambini con i cellulari in mano: ne vedo troppi, adesso, che lo tengono in mano con una padronanza incredibile.

4- L'uomo peggiore  (padre, marito, fidanzato, convivente), che hai incontrato nei libri?

Il vecchio Capuleti, il padre di Giulietta- Un genitore che non sa fare altro che opporsi all'amore della figlia, insensibile alle ragioni del cuore. Che la tratta come una <<cosa>> di cui disporre. Penso anche al libro Lettera al padre di Frank Kafka. Ossessivo, onnipresente, o castrante è il padre di Gregor Sansa ne La metamorfosi. Quando lessi il libro, avevo 19 anni, ma l'impressione che mi fece allora, è la stessa di oggi. Non riesco a pensare a nessuno peggiore.

5- Tra paure, speranze e isolamento, la specie umana vive una tempesta emotiva. In particolare, siamo una specie che ha puntato tutto sull'evoluzione culturale. Però non mi convince l'idea che empatia e cooperazione siano alla base del senso morale umano?

Per me l'emon è nè buona nè cattiva. La moralità umana poggia su alcuni mattoni essenziali che abbiamo ereditato in quanto primati: il senso di cooperazione e di giustizia. Non puoi sviluppare un senso morale se non hai interesse per gli altri, se non hai empatia. Però le emozioni non bastano, perchè la moralità è fatta anche di norme, di giustificazioni, di ragionamenti sulle regole che adottiamo, quindi è più complessa dell'empatia animale in sè.

6- Molti libri affrontano il tema della droga, nonostante la sua diffusione, se ne parla ancora poco?

Parlare di una cosa nel modo giusto è meglio che non parlarne. La droga esiste non c'è da nasconderlo nè da sbandierarlo. L'iter che segue un drogato ha traiettorie diverse. <<Ho sempre pensato che andare all'inferno per tornare con una storia da raccontare potesse dare un senso a tutto il dolore. Dopo molti si ravvedono è cercano la rivincita di chi ha toccato il fondo e può ancora raccontarlo.

8 Marzo - FESTA DELLA DONNA - POESIA

 

Claudia Cardinale in Circus World (1964)


 

La bambina che sgobba fedele 

alla scrivania di quercia

è diventata la donna con una missione

non di vincere premi

ma di cambiare le leggi della storia.

Come le sia venuta questa missione

non è chiaro, nè come i confini della perfezione

siano esplosi, lasciandole lo zigomo grigio di fumo

una ciocca di capelli bruciacchiata,

la gonna schizzata di terra.

Diciamo solamente che afferrata

da un'aria blu, straniera s'è trovata in un deserto

che lo ha valicato

sospinta dalle radici della sua necessità.

lunedì 8 marzo 2021

RECENSIONE "L'EREDITA' DEI VIVI" by FEDERICA SGAGGIO - MARSILIO EDITORE

Federica Sgaggio

L'eredità dei vivi

MARSILIO ROMANZI

pp. 336, 1° ed. 
Euro 17,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il libro
 
«Dal momento in cui l’ho incontrata, Rosa mi ha catturato. Con tutti i suoi difetti, non è un personaggio che si dimentica facilmente» Catherine Dunne

Alla fine degli anni Cinquanta, Rosa si trasferisce dal Sud al Nord d’Italia. È una donna intransigente, una combattente. Insegna a sua figlia – colei che ci racconta la storia – che il primo comandamento cui ogni donna deve obbedire è: «Non piangere.» Ed è anche la madre di Francesco, che a causa di un incidente occorso subito dopo il parto soffre di una forte disabilità. Così lei lotta per rendere migliore la vita del suo bambino, e la sua diventa presto una lotta per i diritti di tutti coloro che non possono combattere per se stessi.
Nel romanzo, Rosa è una madre della quale la figlia racconta la vita; ma è anche, semplicemente, l’Italia: l’Italia ancora stordita dalla guerra degli anni Cinquanta, quella euforica dei Sessanta, quella turbinosa dei Settanta, quella privatizzata degli Ottanta, quella svuotata dei Novanta. Un’Italia, Rosa, messa alla prova: da un marito da cui sceglie di fuggire, dalla disabilità del figlio, dalla figlia con la quale il rapporto è tanto stretto quanto conflittuale, dai cambiamenti sociali e politici che le avvengono intorno. Ma anche la figlia, che ricorda e racconta, è l’Italia: l’Italia d’oggi, quella che non intende rinunciare alla propria storia, e che vuole inventarne una nuova.
L'eredità dei vivi è la storia di una donna, di una famiglia, ed è un romanzo politico, se politica è la lotta da combattere per attraversare i cambiamenti, per godere dei propri diritti, per avere la vita che si desidera avere. E questo romanzo ci dice che anche i sentimenti, anche i corpi, soprattutto i corpi, sono intensamente politici.
 

Autore

 vive tra Verona, dove è cresciuta e dove ha lavorato come giornalista, e Galway, in Irlanda, dove studia letteratura inglese. Ha pubblicato i romanzi Due colonne taglio basso (Sironi 2008) e L’avvocato G. (Intermezzi 2016), e il saggio Il paese dei buoni e dei cattivi. Perché il giornalismo, invece di informarci, ci dice da che parte stare (minimum fax 2011). Nel 2015 ha curato con Catherine Dunne la raccolta italo-irlandese Tra una vita e l’altra (Guanda; uscito con il titolo Lost Between: Writings on Displacement per New Island Books).

 

RECENSIONE  

La sofferenza della donna è palpabile in particolare quando vede che lo stress emotivo di non sentirsi adeguata al suo ruolo ed è accompagnato dalla vergogna. Quindi, accompagnati dall'angoscia e dall'insalubrità di vivere quale futuro si sta preparando?

Mi ha colpito l'equilibrio delicato tra l'amore e la violenza fisica e psichica, il vuoto che resta nelle radici degli affetti primari di una bambina. Un rapporto che supererà la cattiveria di adulti incattiviti dalla miseria.

Un mondo a lei fino a quel momento sconosciuto, incomprensibile. <<Con il suo sguardo pungente e oscuro>>, riflette il percorso alla figlia in modo a volte brutale a volte complice e tenero. 

Il tema del legame madre-figlia sicuramente è centrale e si sviluppa nelle mancanze a differenza del rapporto che si crea con la società del Nord, che è per me il cardine della storia. Credo che L'eredità dei vivi, sia una storia di sopravvivenza, un romanzo che attraversa le sfumature e i passaggi delicati delle inadeguatezze genitoriali. 

Mi piacerebbe che del romanzo riuscissimo a rievocare alcuni sentimenti lenti e soffusi che sembrano ppartenere a un'altra epoca; le radici spezzate che Rosa si ritrova tra le mani e lo sconquasso del boato che resta quando viene a mancare un legame come quello madre-figlia.

Le donne per la Sgaggio, sono forza e parola incarnata. Anche quando Rosa affronta la società del Nord,  si ritrova in una realtà concreta di bisogni corporali da cui nascono domande sulla vita, ma le rende anche presenti e attuali. La Sgaggio costruisce i personaggi, ai quali non manca una vena di ironia, e che portano in sè forza e dannazione, dolore della carne. 

Sgaggia accompagna il lettore nel suo mondo fatto di memoria e misura, di fantasmi, di amici lontani, di ragazze evanescenti e di piccoli fatti in grado di sconvolgere una vita intera.

 

Citazioni del libro

Sei stata l’emigrazione al Nord. Sei stata la meridionale al posto sbagliato. Dall’inizio del ’59 sei diventata la terrona, nuovo rinforzo per un’identità altra. Sei stata una fidanzata sbagliata, sei stata una moglie bellissima e delusa, sei stata la madre ferita di Francesco.

Sei stata pochi soldi. Sei stata l’istituzione del SSN, la pubblicazione dei servizi all’handicap. Sei stata il partito e sei stata De André. Sei stata «e adesso basta con la chiesa», e poi «adesso basta anche con dio». Sei stata le battaglie, tu dicevi «le lotte», e le manifestazioni, le riunioni, le lettere scritte e i discorsi prepreparati – «Federi’, liéggi ‘nu poc ccà» -, e i discorsi pronunciati, i foglietti pieni di appunti e gli angoli strappati, i «noi, come genitori di bambini handicappati» scritto con la biro, paroline tonde in corsivo.

Sei stata «e a chi vuoi che interessi la fine che fa Francesco?» Poi sei stata il silenzio.

Sei stata quella che, se in fondo alla salita non c’è l’ottimo, allora non si comincia neanche a camminare. Sei stata la morte. Sei stata la scelta di andartene senza farti vedere da me, e sapevi che stavo arrivando. Sei stata chi mi ha restituito alla mia impotenza. Sei stata mia madre.  

venerdì 5 marzo 2021

PRESENTAZIONE DI CATERINA GIUSEPPA BUTTITTA



Buongiorno. Mi chiamo Caterina Giuseppa Buttitta. Ho fortemente voluto far parte del mondo dei lettori online, attraverso i miei contatti: Blog, Youtube, Istagram, Facebook, Twitter, Goodreads. Loro incarnano l'idea del mio progetto, un'idea attenta alla qualità dei libri citati e alle sue potenzialità, non solo di arricchimento culturale ma anche di community.

All'inizio ho limitato il Genere da pubblicare, ho preferito sia la Narrativa classica, che contemporanea e in seguito mi sono addentrata nel Fantasy. Successivamente ho ampliato il Catalogo, dedicandomi alla Poesia e alla Saggistica. Tutti libri selezionati in base al valore e all'interesse letterario, curati e presentati con competenza. 

Il mio Blog si occupa di recensire i libri ma non solo, per avere maggiore validità e competenza, in primo luogo condivide con l'autore il desiderio di poter dialogare, conoscere e coltivare, oltre al rapporto commerciale, quella relazione umana che per entrrambi traspaia dalle pagine e che ci fa sentire più vicini. 

Mi rivolgo a quel lettore a cui piace leggere ed è curioso di conoscere vari titoli, ma anche di lasciarsi incuriosire da testi che, affrontano temi un pò inusuali. Spesso sento dire le statistiche che dicono che ci sono pochi lettori. In realtà, secondo il mio parere, di ciò non c'è conferma. Ma sicuramente in questo periodo di pandemia e di isolamento, chiusi in casa, il libro, la lettura, sono stati rivalutati. 

Io non ho difficoltà ad acquistare sia i libri online che nei negozi fisici. Oggi che ho compiuto 6 anni, uso i Social per presentarmi, farmi conoscere, creare rete, mantenere contatti, ma il grosso del lavoro è sul prodotto libro. Come dico sempre e mi piace sottolinearlo, per me conta la qualità e non la quantità.

giovedì 4 marzo 2021

POST - QUANDO ABBIAMO SMESSO DI CAPIRE IL MONDO by BENJAMIN LABATUT - ADELPHI


Benjamín Labatut

Quando abbiamo smesso di capire il mondo

ADELPHI

Traduzione di Lisa Topi
Fabula, 365
2021, 2ª ediz., pp. 180
Temi: Letteratura spagnola e iberoamericana, Ritratti, Storia della scienza

Euro 18,00

Il libro
 

C’è chi si indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir. C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon. E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova. Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare. È la via che ha preferito Benjamín Labatut in questo singolarissimo e appassionante libro, ricostruendo alcune scene che hanno deciso la nascita della scienza moderna. Ma, soprattutto, offrendoci un meraviglioso intrico di racconti, e lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.