venerdì 29 marzo 2019

RECENSIONE - L'ETA' STRANIERA by MARINA MANDER - MARSILIO EDITORE



L'età straniera

1° ed.
Editore: Marsilio (28 febbraio 2019) 
Lingua: ItalianoCopertina flessibile: 206 pagine
ISBN-10: 8829700010 
ISBN-13: 978-8829700011 
978-88-297-0001-1



SINOSSI


Leo non studia molto, ma è bravo a scuola. Non fuma tanto, ma un po’ d’erba sì. Ha una madre, Margherita, che lavora come assistente sociale e un padre che è stato matematico, è stato intelligente, è stato vivo l’ultima volta nel mare e poi è scomparso tra le onde con il pigiama e le ciabatte. Leo odia i pigiami, le ciabatte e non si fida più del mare, forse di nessuno. Odia tutte le cose fino a quando nella sua vita non arriva Florin, un ragazzino rumeno che non studia, non ha una casa, non ha madre né padre – o magari sì ma non ci sono – e si prostituisce. Florin si prostituisce e la madre di Leo decide di ospitarlo, sistemandolo nella camera del figlio, perché l’appartamento è piccolo e perché «forse potete farvi bene l’un l’altro». Leo che non ha mai fatto l’amore con nessuno e Florin che fa l’amore con tutti condividono la stessa stanza. Leo pensa di odiare Florin, che comunque è meglio di una cosa, è vivo. Leo è tutto cervello e Florin è tutto corpo: questo pensa Leo, che racconta la storia. La “scimmia” lo chiama, come una delle tre scimmiette: Iwazaru, quella che non parla. In realtà entrambi i ragazzi sono ancora forti di una fragile interezza, perché sono adolescenti e hanno ferite profonde ma corpi e sentimenti giovani. Comincia così, tutta storta, l’avventura del loro viaggio a occidente, fra estraneità e appartenenza: mistico per Leo – in continuo contatto con un tribunale immaginario che cerca di convincerlo di avere ucciso il padre – e fisico per Florin – in balia di uomini violenti in un mondo più violento ancora. Scritto in una lingua immaginifica e ironica, intelligente e musicale, L’età straniera racconta un mondo vocale: è nelle voci che questa storia e tutte le storie si sviluppano – le parole di Florin che mancano, quelle in cui Leo si rifugia.

Biografia




scrittrice triestina, vive a Milano. Tra le sue opere di narrativa: Ipocondria fantastica (Editori associati – Transeuropa 2000, et al. 2012), Catalogo degli addii (et al. 2010), La prima vera bugia (et al. 2011, di prossima ripubblicazione presso Marsilio), tradotto in diversi paesi europei e negli Stati Uniti, Nessundorma (Mondadori 2013, finalista al Premio Rapallo-Carige), Il potere del miao. I gatti che mi hanno cambiato la vita (Mondadori 2015). Ha scritto per Il Piccolo, Vanity Fair e The New York Times.




RECENSIONE

Tutto è cominciato, a causa di una parola inaspettata, una parola fragile che ha bucato l'asfalto. Margherita (la mamma), il tassista Tango 12 (il compagno), Leo (il figlio di Margherita e del marito defunto), Florin (lo straniero, un ragazzo rumeno che, viene ospitato in casa), loro sono una famiglia di larghe vedute questo è un fatto, importante perchè, a forza di guardare più in là, è diventato sempre più difficile guardarsi negli occhi. A causa della politica, Florin e Margherita restano fuori dal progetto di inclusione. E allora Margherita decide di ospitare Florin a casa sua.
E' mattina è Margherita sta già pensando alla giornata che l'aspetta, spuntando voci di una lista mentale, con l'orribile sensazione che gli impegni l'avrebbero sommersa, non aveva idea che quella giornata le avrebbe cambiato la vita per sempre.

Nella speranza che il tempo cancelli le tracce del suo passato. I protagonisti vivono sotto la minaccia continua di due prospettive egualmente spaventose, anche se apparentemente opposte: la banalità ininterrotta di costruire muri e un terrore inconcepibile.

Florian è un ragazzo marchiato a fuoco sulla pelle. Non rivelava nulla sulla natura delle sue difficoltà, ma la sua volontà di resistere, di combattere contro ogni ostacolo e magari, un giorno, di superarli, ribolliva nelle pieghe più profonde della sua natura.

Certe volte non avrebbe desiderato altro, sentirsi abusato (Florin si prostituisce). Dal suo compagno, dalla vita, dall'entusiasmo, persino dal contrario, dalla disperazione, dall'alcool, dalle droghe, qualcosa che prendesse violentemente il sopravvento su di lui. O anche con dolcezza. Non importa come. Florian descrive la sua vita in questi termini. Soccombe a qualcosa. Poi ne esce fuori. Condanna e rimpiange la sua dannazione. Voleva dirglielo.

Mentre Leo si imbatte in una gradita sorpresa: c’è un suo coetaneo, il fragile Florian, avviato verso un futuro incerto. Tra i due  ragazzi, estremamente sensibili e inquieti, dopo l’iniziale diffidenza, si accende la curiosità: di ciascuno nei confronti dell’altro, e di entrambi verso il misterioso mondo degli adulti. Un ironico romanzo di formazione che mescola riferimenti di entrambi i ragazzi ancora forti di una fragile interezza, perchè sono adolescenti e hanno ferite profonde ma corpi e sentimenti giovani e, parodia del nostro tempo; una storia insolita e sagace che diventa un invito a riflettere.
 
Il caso sembrava averli messi, l'uno di fronte all'altro, e loro, senza parole e di comune accordo, avevano deciso di saltare l'abisso e incontrarsi nel bel mezzo del nulla, superando barriere, costruendo quel ponte impossibile da soli.

Florin un giovane abitato che, travolto da una vita di sacrifici e di dolori, finisce nel vizio e nell'abiezione. L'autrice registra, analizza e descrive quel sordido mondo, che sfrutta Florin, lasciando chiaramente intravedere il suo giudizio di donna e di cittadina: le vittime di abusi non sono dei viziosi da condannare, ma le vittime della società che sfrutta ignobilmente i più fragili e poi li uccide nello spirito oltre che nella carne e loro lentamente precipitano verso l'abiezione e la morte. 

Marina Mander (Autore), è capace di seminare il campo di inquietanti segni di suspense, che sono destinati a portare verso un inevitabile finale drammatico. E' un acuto studio psicologico e un esercizio di finezza letteraria sulla prima irruzione del dolore, sulla scoperta del sesso e sulla perdita dell’innocenza.

lunedì 25 marzo 2019

RECENSIONE - CITTA' IRREALE by CRISTINA MARCONI - PONTE ALLE GRAZIE



Città irreale
Cristina Marconi
Narrativa
Collana: Scrittori
Pagine: 272
Prezzo: € 16.80
In libreria dal: 28 Febbraio 2019
pp. 266 - 16,80 euro

"Perchè siamo tutti in quests città?"
La domanda se la fa anche Alina, avida di future e di avventura, scappata da Roma alla ricerca di strade nuove e finite in una Londra popolata da suoi alter ego presenti e passati.
Una storia che corre con grazia tumultuosa e travolge molti clichè, raccontata  con timbro già inconfondibile da una nuova, talentuosa narratrice. 


SINOSSI

Nel 2008, quando lascia l’Italia, Alina ha 26 anni: Roma le sta stretta e lei non ama limiti e definizioni. La sua meta è una Londra finora sognata, che si trova proprio alla vigilia della crisi, nell’ultimo momento di porte aperte e possibilità infinite per la sua generazione. Fra piogge improvvise e sprazzi di sole, inerzie e incontri fortunati, trova un lavoro più promettente di quello che ha lasciato da noi e inizia a farsi strada nell’unica società a cui spera un giorno di appartenere. Per lei, credeva, l’identità è un concetto fluido, da piegarsi a piacimento. Scopre che non è così quando entra in scena Iain, giovane medico inglese, e con lui il suo giro di amici. Alina se ne innamora ma il riserbo britannico di lui e l’ostinazione di Alina nel guardare solo al futuro alzeranno la prima barriera fra la ragazza e il suo mondo elettivo. Perché anche Iain ha conosciuto più di un altrove. Nei tardi anni Novanta, a neppure vent’anni, lui e la giovane Vicky avevano lasciato le loro belle case londinesi per andare a vivere in Italia lavorando come volontari. Il fantasma di quel periodo ha ombre lunghe che toccano Alina, costretta a misurarsi con una realtà più inafferrabile del previsto e con il rischio costante di restare sospesa fra due mondi. 

Biografia

Cristina Marconi vive dal 2011 a Londra, da dove scrive di politica, economia e cultura per Il Messaggero, Il Foglio e altre testate. Laureata in Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ha vissuto anche a Parigi e per molti anni a Bruxelles. Città irreale è il suo primo romanzo.


RECENSIONE

Alina è una donna di 26 anni, che realizza il sogno di vivere a New York, fino a che entra in contatto con il lato inospitale della città. La protagonista del romanzo vuole trovare qualcosa al di fuori della sua esperienza quotidiana. 
"Perchè siamo tutti in quests città?"
La domanda se la fa anche Alina, avida di future e di avventura, scappata da Roma alla ricerca di strade nuove e finite in una Londra popolata da suoi alter ego presenti e passati.
Una storia che corre con grazia tumultuosa e travolge molti clichè, raccontata  con timbro già inconfondibile da una nuova, talentuosa narratrice.

A sentire i vecchi amici che vedendola erano imasti tutti, indistintamente di stucco, avevano  completamente trasformato (in meglio, aspettava sempre di sentirlo dire) il suo aspetto. Quando lo aveva conosciuto Ian giovane medico inglese e con lui il suo giro di amici, sembrava uno che si qualificava come un fighetto di New York. Vide uno così e capì subito che vita faceva: aveva avuto palle per avventurarsi un pò più in là di lei che era andata via da Roma. Il tipo di newyorkese che le mette un pò in soggezione.

Città irreale sembra chiederci: <<Cosa volete da voi stessi?>>. In questo esordio letterario Cristina Marconi risale alle sorgenti di un bisogno primordiale dell'uomo, di una speciale capacità che ci caratterizza in modo peculiare distinguendoci da tutti gli altri esseri viventi.

E' a partire da questa urgenza interiore, strettamente legata al desiderio e al sogno di una vita diversa e migliore, che Alina ci sprona a tornare a <<pensare con il cuore>>, senza barriere, preconcetti o tabù, e senza altro dogma che la ricerca costante del Bene.

Così nel movimento era logico ora caotico delle nostre esistenze, questo libro ci guida in quei momenti in cui siamo chiamati a scegliere se resistere strenuamente oppure arrenderci al flusso della vita.

E, nei tempi sempre più indecifrabili che ci troviamo ad affrontare, ci invita a prestare attenzione al valore infinito di ogni istante, per raggiungere quell'equilibrio tanto atteso di chi ha finalmente trovato un senso al suo essere al mondo.

Il romanzo affronta grandi sentimenti: la solitudine e il bisogno, il rimpianto e il desiderio, con lo stile inconfondibile di una delle più amate scrittrici contemporanee, ma la sua felicità è meno reale di quanto non voglia credere. Una donna sospesa fra due mondi.
 

domenica 24 marzo 2019

RECENSIONE - NELL'OBLIO by FEDERICO AXAT - LONGANESI




NELL'OBLIO
 Traduzione di Claudia Marseguerra
LONGANESI EDITORE
Dettagli Cartonato
N° di pagine 416 
ISBN 9788830451544
  

SINOSSI

«Axat ha una scrittura ipnotica che seduce e inganna il suo lettore.»
The New York Times
 
E se al risveglio trovassi un cadavere sul pavimento del tuo soggiorno?

A ventisette anni, John Brenner ha già alle spalle un passato da alcolista e un divorzio, una separazione dolorosa dalla donna con la quale ha avuto una figlia che vede meno di quanto vorrebbe. Una notte, John si sveglia sul pavimento di casa sua senza ricordare nulla delle ultime ore, la mente annebbiata come nei giorni in cui beveva. Accanto a lui una bottiglia di vodka vuota, una pistola e il corpo esanime di una ragazza che non ricorda di aver mai visto prima. Nella sua testa rimbomba incessantemente una sola domanda: Sono davvero io l’assassino o è tutta una messinscena?  John, che è un uomo come tanti, non riesce a immaginare chi potrebbe volerlo incastrare per omicidio. Ma solo lui può trovare la risposta, nascosta nella sua stessa mente. Comincia così la sua ricerca quando un sogno ricorrente inizia a perseguitarlo. E insieme si riaprono le ferite del passato, obbligandolo a fare i conti con la disgrazia che ha colpito la sua famiglia molti anni prima, e con l’ingombrante figura di un fratello perfetto. Forse troppo…
Da una delle voci più magnetiche del thriller in lingua spagnola, un romanzo ipnotico e originale che ha conquistato pubblico e critica.

 Biografia Autore



Federico Axat è nato a Buenos Aires nel 1975. Laureato in ingegneria civile, ha lavorato per anni in America Centrale. Scrive da sempre per passione. Il suo romanzo d’esordio, Un altro da uccidere (Longanesi, 2016), è stato un vero e proprio caso editoriale ed è uscito in 35 paesi. Nell’oblio diventerà presto una serie tv.


 RECENSIONE
Che cosa ci fa una bottiglia di vodka vuota, una pistola e il corpo esanime di una ragazza che non ricorda di aver mai visto prima nel suo salotto? È la domanda che tormenta John Brenner. Lui ha già alle spalle un passato difficile, divorziato - spesso ubriaco per scelta -  non riesce a convincere nessuno della sua innocenza.
Cosa fare? Denunciare l'incidente alla polizia o nascondere il fatto. Dopotutto non c'è nessun testimone, pensa. E allora nascondere il cadavere e far finta che non sia successo niente. Dichiararsi innocente, anche se la sua situazione personale da alcolista non gioca a suo favore.

Le dita gli tremavano, incontrollate. Il respiro era breve e affannoso. Sembrava che in quella camera mancasse l'aria. John cercò di concentrarsi su ogni angolo della stanza che non fosse quella del delitto, ma come l'ago di una bussola, il suo sguardo tornava a cadere sempre su quel corpo inerte.
Quello era uno dei momenti dove non esiste nessun tasto per resettare tutto.

Non era riuscito a togliere tutto il sangue. Con un fremito di eccitazione pensò che nessuno sapeva cos'aveva fatto, nè cos'aveva in mente di fare dopo. Lui si sentiva sereno e su di giri, come se la vita di lei si fosse trasfusa nel suo corpo. Lui era bravo a capirle le persone. Aveva capito e ammaliato la donna che era morta il giorno prima?

Da allora, John ha aspettato l'occasione giusta per redimersi e ritornare sulla cresta dell'onda, e finalmente il momento è arrivato. Tuttavia quello che doveva essere una notizia sensazionale diventa ben presto un incubo.

Cos'altro dvrebbe fare? Lo sguardo di John è perso nel vuoto. Proiettato in un tempo al di là di ogni compromesso di comodo, quello che un tempo era un uomo integro, ora, non è capace nemmeno di rendersi conto dello stato in cui è ridotto e, se anche dovesse percepire qualcosa, di certo se la terrebbe per sè.

Un John mortificato che non sapeva dove guardare, mentre suo fratello annunciava una svolta storica. A quella verità dovevano seguire i fatti, per cui una parte dell'opinione pubblica lo avrebbe amato ancora di più, l'altra lo avrebbe odiato in maniera ancor più profonda.

Mark gli era stato vicino come forse nessun altro, ma nessuno poteva dire cosa stesse passando davvero per la testa ad un uomo forse, troppo perfetto. Fino a quel giorno, in cui il suo cervello era  morto. Si domanda anche lui cosa si potrebbe aspettare dall'oblio dell'oscurità? Ma John, tace.
La mancanza d'identità di John, diventa ancora più lampante se messo a confronto con il fratello Mark, una vita la sua che sfiora la perfezione. John non è sceso a patti con nessuno, fuorchè con se stesso. Aveva capito che per cambiare il mondo bisogna cambiare se stessi. John vuole che il mondo cambi affinchè, lui possa restare uguale.

<<Ma cosa crede quell'ubriacone?>>. Hanno il suo nome, l'indirizzo ... ma un alcolista è un alcolista, la logica va a farsi friggere. Sapeva che non lo avrebbero lasciato in pace, ma così, subito, subito, no! Dopo tempo trascorso a non assumere alcool, non ha ottenuto nessun risultato. E' una follia. Di certo è l'astinenza a renderlo isterico. Se potesse, in questo momento si prenderebbe a schiaffi, per come si è comportato.
Questa cosa lo sta mandando fuori di testa. Lo sguardo rivolto verso il cielo lascia ben pochi dubbi, così come il fatto che, oltre il sangue, sul pavimento si vede anche l'arma. Per un attimo Mark resta in silenzio, poi dice: <<Sto solo cercando di evitarti delle grane, se ancora non l'hai capito>>. John tacque e l'espressione sul suo viso non prometteva niente di buono. A giudicare dalle profonde occhiaie doveva essere rimasto sveglio tutta la notte.

Dopo l'omicidio, che appariva del tutto arbitrario (se si prescindeva dalla logica folle del colpevole) e per questo rendeva le indagini estremamente difficili, l'uomo tornava alla sua vita quotidiana di sempre senza ricordare più niente dell'accaduto.

Era come se la sua mente, dopo ognuno di questi attacchi di pazzia, facesse un reset completo. Il cervello è capace di molte cose, soprattutto quando è fuori controllo. Che cosa poteva dunque essere successo peggiore di così?

<<Non è colpa tua John>>, rispose Mark. <<Ma ti consiglio di non parlarne per telefono. Meglio l'assoluto silenzio sull'accaduto. Non è trapelato ancora niente all'esterno, ma è solo questione di tempo prima che i media lo vengano a sapere. Se per allora non avremo nessun risultato, scoppiera l'inferno. Per questo abbiamo bisogno di risposte al più in fretta possibile.

<<Non voglio più parlare di lei. Mi mette a disagio.>> <<Dimmi una cosa>>, continuò Mark. <<Cosa vorresti che accadesse a questo punto?>> <<Non capisco la domanda.>> <<Se avessi la facoltà di scegliere che direzione dare alla tua vita, quale sarebbe?>> John sbatte le palpebre. Era segno di nervosismo? Vorrei che tutto tornasse normale.

In seguito, John avrebbe paragonato a una forte scarica elettrica, una potente scossa che gli aveva attraversato il corpo, facendogli inarcare la schiena. Non era stata dolorosa. Era l'intenso annuncio di quello che stava per arrivare.

La visione fugace di un volto dai lineamenti fini e delicati, che svani troppo velocemente per poterlo ricordare. E, mentre spariva, la scossa elettrica si disperse e il suo corpo si rilassò. Era un volto maschile o femminile? Giovane o vecchio? Amico o sconosciuto? Quando si dissolse, John sentì uno strano desiderio, come se volesse catturare una folata di profumo da una bellezza che forse non avrebbe mai rivisto.

Forse non è restato niente da dire. Ha tentato di tutto, perlustrato ogni centimetro della sua prigione mentale alla ricerca di una possibilità di fuga. Solo la pistola è rimasta inviolata. Immobile, pare chiamarlo. Si rimise seduto e lasciò che il tremito delle mani si calmasse attorno al tepore del bicchiere. Un ricordo gli aveva attraversato la mente innumerrevoli volte nl corso degli anni come uno dei tormenti radiofonici.

Ripensare a quella donna in carne e ossa gli causava parecchio imbarazzo, ma riuscì a mantenere il suo contegno senza lasciarlo trapelare. Che altro c'era da fare? E le settimane trascorsero in modo turbolento, gli avevano cristallizzato il pensiero. Più a fondo scavava dentro se stesso e più ne era sicuro. Non avrebbe aspettato che il destino facesse la sua mossa: d'altronde non aveva già avuto la meglio su di lei, rovinandogli completamente la vita?

John, ci provava a seguire le regole, a rimanere ragionevole e fuori dai guai, limitandosi a farsi i fatti propri. Se l'era imposto. Ma era come se fosse intrappolato da un'ossessione. Lui ha conservato tutto e non solo: la speranza che non permette all'oblio di entrare nel suo cuore. Nascondere eventi, trasformare i ricordi in labirinti, far sparire i demoni per sfuggire al caos ... Quanto tempo?

Per diverso tempo lo aveva sognato ogni notte. Solo in quel periodo aveva capito fino in fondo che anche lui avrebbe potuto fare la stessa fine. O io o loro aveva concluso, non c'è pietà per nessuno. Tutti gli indizi sono contro di lui. Non sapeva se si trattasse di ricordi della solita ansia post sbornia, ma gli balenava alla mente l'immagine vaga e incerta di se stesso. Afferrato uno dei tanti <<parassiti>> che si erano annidati in lui e gli provocavano tutti i suoi eterni sensi di colpa, lo esponevano alla luce.

Se il clima che si respirava attorno a lui avesse potuto assumere sembianze umane, sarebbero state quelle di un alcolizzato. Di un bevitore che alterna  periodi di sobrietà, ma che non nutre la minima speranza che durino a lungo.

L'ansia dovuta ai postumi da sbornia e il pensiero di cosa lo attendeva oltre quella porta di casa, gli rendevano i ricordi del giorno prima ancora più nebulosi. L'aria frizzante del giorno gli acuiva i sensi. Gli permetteva di riflettere, di meditare più a fondo. Esisteva un'altra possibilità, penso Mark? Una soluzione che avrebbe concesso loro il tempo di cui avevano bisogno. Un modo per cancellare la brutta faccenda successa il giorno prima. Un pedone nero da sacrificare nella scacchiera della vita ormai, sguarnita.

Nella vita esistono brevi lassi di tempo in cui ci rendiamo improvvisamente conto che tutto quello che credevamo di sapere dell'esistenza erano soltanto illusioni. John avvertì la paura, che conosceva così bene, impadronirsi di lui e cominciare a spingerlo dentro un buco nero, ma in quell'istante il panico, il terrore e la preoccupazione si fecero opprimenti.

John è costretto a combattere due guerre, la prima combattuta contro se stesso ed i fantasmi di un passato che ritorna all'improvviso causando dolore e sgomento; la seconda reale, voluta da un assurdo delitto dove regnano incontrastati indifferenza, odio, e pregiudizio.

Nell'oblio conduce il lettore a un finale assolutamente inaspettato che mette in dubbio la forza delle relazioni, le scelte difficili, il significato del sacrificio, la difficoltà di continuare a vivere.


venerdì 22 marzo 2019

RECENSIONE - ULISSE by JAMES JOYCE - MONDADORI - RECENSIONE: LEOPOLD BLOOM A UN FUNERALE -- GUIDA ALL'ANALISI E ALL'INTERPRETAZIONE DEL TESTO -- RECENSIONE: IL MONOLOGO INTERIORE DI MRS. BLOOM -- ESERCIZIO DI PRODUZIONE -- ANALISI COMPARATIVA.


Ulisse 

by James Joyce 

G. De Angelis (Traduttore) 

pubblicato da Mondadori 

 Collana: Oscar classici moderni 

 

SINOSSI

L'Ulisse di Joyce è un'opera fondamentale del Novecento letterario europeo. Il romanzo rovescia il canone epico della tradizione, raccontando non il destino di un eroe, ma la giornata comune di un uomo moderno nelle sue peregrinazioni quotidiane. Un'odissea dentro la realtà di ogni giorno che sa aprire, per squarci e discese nell'abisso psichico dei personaggi, porte sulla verità di ogni uomo.

Biografia 

 

James Augustine Aloysius Joyce, noto semplicemente come James Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882Zurigo, 13 gennaio 1941), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo irlandese.
Firma di Joyce
Benché la sua produzione letteraria non sia molto vasta, è stato di fondamentale importanza per lo sviluppo della letteratura del XX secolo, in particolare della corrente modernista. Soprattutto in relazione alla sperimentazione linguistica presente nelle opere, è ritenuto uno dei migliori scrittori del XX secolo e della letteratura di ogni tempo.
Il suo carattere anticonformista e critico verso la società irlandese e la Chiesa cattolica traspare in opere come I Dublinesi o Gente di Dublino (Dubliners, del 1914) - palesato dalle famose epifanie - e soprattutto in Ritratto dell'artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man, nel 1917), conosciuto in Italia anche come Dedalus.
Il suo romanzo più noto, Ulisse, è una vera e propria rivoluzione rispetto alla letteratura dell'Ottocento, e nel 1939 il successivo e controverso Finnegans Wake ("La veglia di Finnegan" o più propriamente "La veglia per Finnegan") ne è l'estremizzazione. Durante la sua vita intraprese molti viaggi attraverso l'Europa, ma l'ambientazione delle sue opere, così saldamente legata a Dublino, lo fece diventare uno dei più cosmopoliti e allo stesso tempo più locali scrittori irlandesi.

 

RECENSIONE

La narrativa di James Joyce (1882-1941) conduce ad estreme conseguenze il processo di sconvolgimento della realtà e della storia: nella sua opera principale, Ulisse, l'autore dilata lo spazio temporale di una giornata qualsiasi, fino a farla coincidere con la totalità dell'esistenza.

L'azione si svolge infatti dall'alba alla notte nella giornata del 16 giugno 1904, durante la quale i protagonisti percorrono la città di Dublino. Le vicende che essi vivono sono atti senza apparente significato (passeggiate, acquisti, ecc.), ma acquistano valore irripetibile nella coscienza di ciascuno.

Il romanzo, composto di dodici episodi, quanti sono i canti dell'Odissea e le ore della giornata, ha una struttura che ricorda il poema omerico, di cui sembra il parallelismo rovesciato: in una versione di epicità quotidiana esso esprime la decadenza contemporanea dell'individuo, della famiglia e della società. 

Nel romanzo non c'è più alcun intreccio che suggerisca i nessi causali tra gli eventi, nè una gerarchia di valori: sono narrati eventi apparentemente insignificanti così come si affacciano nel flusso disordinato della coscienza dei personaggi.

La forma del romanzo quindi viene ad identificarsi con la forma frammentaria della vita e della realtà, non più concepite come aspetti oggettivi del mondo. La vita infatti, è vista come un accumulo di giorni senza finalità, una reiterata banalità quotidiana in cui si è dissolta anche l'identità del personaggio. I fatti pertanto interessano solo per il modo in cui si rifrangono nella coscienza del personaggio in un intersecarsi di passato, presente, futuro.

La descrizione di tale realtà subconscia comporta necessariamente sia la scomparsa dell'autore, che si identifica col personaggio di cui assume i punti di vista, sia l'infrazione delle normali strutture sintattiche.

Infatti la tecnica narrativa prevalente è quella del flusso di coscienza che registra direttamente i pensieri del personaggio, con la conseguente eversione di ogni trama logica.

Joyce si sofferma sui meccanismi mentali, coglie le libere associazioni di idee che si verificano nella mente dei protagonisti a contatto con i dati del reale. Per questo i monologhi dei singoli personaggi sono espressi nel registro linguistico adeguato alla loro personalità e al loro livello culturale. Tale pluralità di registri, accanto all'utilizzazione della componente fonica della parola e della sua dimensione evocativa-allusiva, costituisce la peculiarità dello sperimentalismo linguistico di Joyce.

LEOPOLD BLOOM A UN FUNERALE 

I  protagonisti del romanzo sono Leopold Bloom, un uomo qualunque, l'uomo massa che, desideroso di un figlio, ospita in casa Stephen Dedalus, un giovane intellettuale in cerca di un affetto paterno, e la signora Bloom, una cantante mediocre e moglie infedele.

Nella pagina che presentiamo Leopold Bloom assiste a un funerale, ma è intento a seguire il libero flusso dei suoi pensieri sollecitati dal rito funebre. 

GUIDA ALL'ANALISI E ALL'INTERPRETAZIONE DEL TESTO

° Potete vedere, nel libro Ulisse by James Joyce (Monadori), che la descrizione del funerale non solo non emerge in primo piano nè in modo autonomo, ma si intreccia alle riflessioni e divagazioni del protagonista: esse vengono riportate con l'andamento rapidissimo e spesso nel modo incompleto in cui si accavallano e si spezzano i pensieri.

In questa aggregazione causale dei pensieri, tuttavia, è possibile individuare alcune risonanze che la realtà dell'episodio ha sul protagonista, e precisamente: 

- la percezione commossa del dolore che celebra il rito;

- l'istintiva antipatia per il prete che celebra il rito;

- l'atteggiamento verso la morte.

Individuate le riflessioni e le associazioni che si riferiscono ai punti suddetti. 

IL MONOLOGO INTERIORE DI MRS. BLOOM

La pagina del romanzo del libro Ulisse by James Joyce (Monadori), tratta dall'ultimo capitolo del romanzo, dove Molly, la signora Bloom, nel dormiveglia, rievoca gli eventi della giornata, in un monologo interiore che segue il fluire di confusi pensieri, espressi senza alcuna strutturazione periodale, nè segni di interpunzione.

Attraverso il confronto col brano precedente, si potrà rivelare come lo strumento linguistico sia sapientemente finalizzato a dare verosimiglianza al personaggio: mentre il monologo di Mister Bloom è connotato da una certa leggerezza e superficialit, proprie di chi non riesce a dare un senso alle cose, quello di Molly traduce, in una maggior violenza lessicale, rancori, frustazioni, ricordi di amori sensuali di una natura più vitale.

ESERCIZIO DI PRODUZIONE

° Descrivete, attraverso la tecnica introspettiva, un personaggio, i cui pensieri siano filtrati dalla mente del narratore.

° Fatene quindi un'altra versione utilizzando il monologo interiore secondo il modello di Joyce.

ANALISI COMPARATIVA

° Attraverso il confronto fra i testi di Proust e quelli di Joyce, che vi ho presentato, individuate:

- la peculiarità, dal punto di vista sintattico e linguistico, del monologo interiore in ciascuno dei due autori;

- i diversi obiettivi che ciascuno di essi persegue, attraverso tale tecnica, in ordine sia alla categoria temporale, sia al punto di vista;

° Precisate quindi la differenza fra monologo interiore e autoanalisi, con qualche esempio costruito da voi.

mercoledì 20 marzo 2019

RECENSIONE IL POSTO by ANNIE ERNAUX - L'ORMA EDITORE

 «È raro che l’arte raggiunga una perfezione così semplice.» The New York Times

Il posto

 Annie Ernaux

traduzione di Lorenzo Flabbi 

L'ORMA EDITORE

2014, pp. 120, brossura con alette
isbn 9788898038152 | collana: Kreuzville Aleph

 

SINOSSI

La storia di un uomo – prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna – raccontata con precisione chirurgica, senza compatimenti né miserabilismi, dalla figlia scrittrice.
La storia di una donna che si affranca con dolorosa tenerezza dalle proprie origini e scrive dei suoi genitori alla ricerca di un ormai impossibile linguaggio comune.
Una scrittura tesissima, priva di cedimenti, di una raffinata semplicità capace di rendere ogni singola parola affilata come un coltello.
Il posto è un romanzo autobiografico che riesce, quasi miracolosamente, nell’intento più ambi­zioso e nobile della letteratura: quello di far assurgere l’esperienza individuale a una dimensione universale, che parla a tutti noi di tutti noi.

DICONO DEL LIBRO: