martedì 12 marzo 2019

RECENSIONE - LA PRODUZIONE ARTISTICA DEL NOVECENTO - PITTURA, SCULTURA, ARCHITETTURA

LA PRODUZIONE ARTISTICA DEL NOVECENTO 
 PITTURA, SCULTURA, ARCHITETTURA

L'arte del Novecento è caratterizzata, non solo dalle numerose avanguardie che esperimentano nuove tendenze, ma soprattutto dall'abbandono della concezione figurativa. Fino ad ora gli artisti s'erano proposti il fine di imitare la natura o di riprodurne le bellezze; adesso vogliono in un certo senso inventarla, ricostruirla, persuasi che non le cose esterne all'uomo sono in sè reali; reale è solo il suo intelletto che le coglie in una visione sintetica e immediata.
Questa violenta reazione alla tradizione viene affermata dal cubismo, un movimento sorto nel 1908 soprattutto ad opera del francese Georges Braque (1882-1963) e dello spagnolo Pablo Picasso (1881- vivente), che si prefigge di analizzare gli oggetti - siano essi cose o figure umane - cogliendoli da diversi punti di osservazione e di raffigurarne simultaneamente le varie facce portandole tutte in primo piano; praticamente le differenti prospettive si susseguono così l'una all'altra dando origine a complessi incastri geometrici.

E' evidente quale sia la novità rivoluzionaria di questa corrente che si oppone sia alla verosimiglianza dell'arte classica sia all'espressività di uella romantica; il cubismo nasce da un impegno dell'intelletto che, partendo dall'osservazione della natura, crea una nuova realtà di arte in assoluta antitesi ad essa.

Un famoso quadro cubista - nel quale però confluiscono anche altre esperienze - è <<I tre musicisti>> di Picasso (1921). Come si può notare, le forme delle figure, appiattite in primo piano, vengono distrutte nell'atto stesso in cui sono rese con zone di colore compatto e uniforme, steso secondo linee, nella quasi totalità, spezzate e rigidamente geometriche.

Un'altra corrente di importanza internazionale viene dall'Italia: il futurismo. Già ne abbiamo visto i principali caratteri nella sezione dedicata alla letteratura. Nel campo delle arti questo movimento si propone di esprimere, tramite la scomposizione dell'oggetto osservato in una moltitudine di immagini, il dinamismo dell'età moderna. I futuristi vogliono cogliere figure in movimento, individuando e rappresentando gli stati d'animo che il movimento stesso produce istintivamente o in chi lo compie o in chi ne è spettatore. E' un'arte, questa, che evita ogni forma di imitazione ed esalta, al contrario, ogni originalità, anche se temeraria e violentissima. Una esemplificazione dei caratteri di questa corrente si può vedere in <<Forme uniche nella continuità dello spazio>> di Umberto Boccioni (1882-1916).

In una posizione isolata rispetto a tutte le avanguardie dell'epoca - che egli conobbe ma da cui non si lasciò influenzare in modo rivelante, mantenendo uno stile personalissimo e inconfondibile - si trova Amedeo Modigliani (1884-1920), forse il massimo pittore  

Un famoso quadro cubista - nel quale però confluiscono anche altre esperienze - è <<I tre musicisti>>,  di Picasso (1921). Come si può notare, le forme delle figure, appiattite in primo piano, vengono distrutte nell'atto stesso in cui sono rese con zone di colore compatto e uniforme, steso secondo libee, nella quasi totalità, spezzate e rigidamente geometriche.

Un'altra corrente di importanza internazionale viene dall'Italia: il futurismo. Nel campo delle arti questo movimento si propone di esprimere, tramite la scomposizione dell'oggetto osservato in una moltitudine di immagini, il dinamismo dell'età moderna. I futuristi  vogliono cogliere figure in movimento, individuando e rappresentando gli stati d'animo che il movimento stesso produce istintivamente o in chi lo compie o in chi ne è spettatore. E' un'arte, qusta, che evita ogni forma di imitazione ed esalta, al contrario, ogni originalità, anche se temeraria e violentissima. Una esemplificazione dei caratteri di questa corrente si può vedere in <<Forme uniche nella continuità dello spazio>> di Umberto Boccioni (1882-1916).

In una posizione isolata rispetto a tutte le avanguardie dell'epoca - che egli conobbe ma da cui non si lasciò influenzare in modo rilevante, mantenendo uno stile personalissimo e inconfondibile - si trova Amedeo Modigliani (1884-1920), forse il massimo pittore di questo secolo. Egli, come si può vedere da <<La signora Cekowska>> (1919), non rifiuta la tradizione figurativa ma l'interpreta in modo nuovissimo. La sua pittura, nella quale non compare praticamente la prospettiva, non dà neppure una particolare importanza al colore in sè: il motivo dominante è invece la linea che definisce volti di estrema sensibilità, con un giro non meno elegante e dolce che preciso. Lo sfondo, di tinte scure e nel quale dominano varie tonalità di viola e di azzurro, mentre pone in risalto la rosea levigatezza della pelle e la chioma rosso rame sembra, per così dire, tradurre contemporaneamente in colore la misteriosa tristezza della donna ritratta. Si noterà che la sua espressione assorta ed assente è data soprattutto da quegli occhi spenti, senza pupille.

Tra gli altri pittori italiani sono da ricordare Giorgio De Chirico (1888- vivente), Carlo Carrà (1881-1966), Giorgio Morandi (1890-1964), Ardengo Soffici (1879-1965), Ottone Rosai (1895-1957), Felice Casorati (1886-1963), Massimo Campigli (1895- vivente), Mario Sironi (1885-1961), Filippo De Pisis (1896-1956). Tra gli scultori: Arturo Martini (1885-1947), Marino Marini (1901-vivente) e Giacomo Manzù (1908-vivente).

Già fin dai primi del secolo alcuni giovani architetti sostengono la necessità di un rinnovamento totale dello stile edilizio e dell'urbanistica, in nome della nuova funzione sociale, civile ed anche culturale che la moderna città è chiamata ad assolvere.

L'architetto franco-svizzero Le Corbusier (1887-1965) è la figura più eminente in questo campo: egli propone un tipo di città in cui sia consentito a tutti gli abitanti di godere della gioia della luce e i cui edifici siano funzionali, igienici, in grado di dare a chi vi abita comodità e riposo. Nella sua visione urbanistica, nella quale una particolare importanza è data al verde, la città tradizionale scompare e si impone la città-quartiere che sorge a distanza del vecchio centro, espandendosi verso la campagna.

Ma anche in questo campo l'Italia, dove il fascismo legò l'edilizia agli antichi stili e fu impossibile adottare nuove tecniche di costruzione e nuovi modelli urbanistici, rimase su posizioni arretrate: da noi il gusto del decorativo e l'imitazione dei modelli tradizionali - per quanto chiaramente superati dai tempi che ne dimostravano l'insufficienza e la non-rispondenza alle nuove necessità - prevalsero sulle esigenze della comune utilità, dell'efficienza e della funzionalità. Questa posizione di svantaggio si cominciò a superare soltanto dopo la seconda guerra mondiale; tra i maggiori architetti di questo periodo ricordiamo Giuseppe Terragni (1904-1943), Edoardo Persico (1900-1936) e Giuseppe Pagano (1896-1945).

Mi pare opportuno, concludendo, accennaren ad altre correnti dell'arte contemporanea, senza presumere di darne un giudizio di valore che sarebbe certo prematuro: la informale, Dada, Popular Art (arte popolare), Optical Art (arte ottica), Land Art (arte della terra), Arte povera. Alcune di queste tendenze si possono considerare come l'espressione di una decisa reazione e di un assoluto rifiuto della civiltà dei consumi e dell'arte che essa produce abitualmente. E' questo il caso della Land art che si esplica in segni tracciati sul terreno e dell'Arte povera le cui creazioni, per il materiale impiegato e le tecniche usate, si distruggono in un breve arco di tempo.

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