domenica 31 gennaio 2021

POST - IL DILEMMA DELLO SCONOSCIUTO. PERCHE' E' COSI DIFFICILE CAPIRE CHI NON CONOSCIAMO by MALCOM GLADWELL - UTET

 


Il dilemma dello sconosciuto. Perché è così difficile capire chi non conosciamo Malcolm Gladwell Utet, Milano, pagg. 363, € 20

Malcolm Gladwell, giornalista del New Yorker e divulgatore noto nel campo delle scienze cognitive, analizza le cause degli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta: si tende a sopravvalutare l'esperienza. Con risultati sperimentali e, soprattutto, con il racconto di casi, Gladwell analizza le cause degli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta. Per sbagliare meno sarebbe bene approfondire alcune cose e ignorarne altre. In linea di massima, se possibile, sarebbe meglio informarsi sul passato di quella persona, su quello che ha fatto. Dovremmo invece dare meno peso alle prime impressioni che finiscono per guidare i giudizi successivi. Dopo il primo incontro con uno sconosciuto tendiamo a confermare l'idea che ci siamo fatti frettolosamente. La persona dovrebbe restare più a lungo un dilemma. Basta poco, invece, e subito non lo è più. Crediamo di averla «inquadrata». Il «quadrato», però, si rivela poi una figura irregolare e cangiante: chi crediamo conoscere può sorprenderci e coglierci in contropiede. Non solo giudichiamo troppo presto, ma i pre-giudizi si basano spesso su idee correnti, su stereotipi del senso comune.

sabato 30 gennaio 2021

POESIA - 30 GENNAIO 2021

 Qui si libera la mia vita

fatta d'intensa nostalgia,

prende colpi su colpi a tutte le ore

alla fine si arrende e poi vacilla.

A filo di labbra.

Così alla luce piana del giorno.

Avevamo convissuto per venti anni

eppue non ci apparteniamo più.

Ma continuare a fingere per non soffrire più.

Hai rimesso inchiostro e sale sulle ferite

modellando la realtà, per questo giorno inutile

eppure inevitabile

che ride e morde, è lui, l'ombra

velenosa e sicura,

a cantar lacrime ci sta tutto il ciclo del creato.

giovedì 28 gennaio 2021

POESIA -29 GENNAIO 2021

 Illusione di tante storie narrate,

in lotta eterna come il transitare

continuo, come il mare.

Uno sciame -

si raccontano si annodano

inverni e primavere.

Magnetico come una gatta

veloce e assorto come una ragazza che sogna

è ora, canticchia il suo inno nel tuo respiro.

Se è mistero la storia innocente

che porto con me, nascosta, in modo che nessun altro ne fosse al corrente

tranne me,

in questo modo non la possono rubare.

mercoledì 27 gennaio 2021

POESIA - 28 GENNAIO 2021

 Dalle finestre aperte

osservo ...

dal suo paese sdradicato.

Adolescente, esule nella casa natale

il roseto rovente

stilla gocce purpuree e allarga la sua ombra

nel caldo che avanza.

Stasera penso a te paese della mia gioventù.

Ma forse tanti sforzi e tante cure

per conoscermi

dalle mie azioni e dai miei pensieri più segreti

in futuro in una società migliore

qualcun'altro fatto come me

certo ci sarà e agirà liberamente.

POST - IL DILEMMA DELLO SCONOCIUTO by MALCOM GLADWELL - UTET

 


Il dilemma dello sconosciuto. Perché è così difficile capire chi non conosciamo Malcolm Gladwell Utet, Milano, pagg. 363, € 20

Malcolm Gladwell, giornalista del New Yorker e divulgatore noto nel campo delle scienze cognitive, analizza le cause degli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta: si tende a sopravvalutare l'esperienza. Con risultati sperimentali e, soprattutto, con il racconto di casi, Gladwell analizza le cause degli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta. Per sbagliare meno sarebbe bene approfondire alcune cose e ignorarne altre. In linea di massima, se possibile, sarebbe meglio informarsi sul passato di quella persona, su quello che ha fatto. Dovremmo invece dare meno peso alle prime impressioni che finiscono per guidare i giudizi successivi. Dopo il primo incontro con uno sconosciuto tendiamo a confermare l'idea che ci siamo fatti frettolosamente. La persona dovrebbe restare più a lungo un dilemma. Basta poco, invece, e subito non lo è più. Crediamo di averla «inquadrata». Il «quadrato», però, si rivela poi una figura irregolare e cangiante: chi crediamo conoscere può sorprenderci e coglierci in contropiede. Non solo giudichiamo troppo presto, ma i pre-giudizi si basano spesso su idee correnti, su stereotipi del senso comune.

martedì 26 gennaio 2021

POESIA - 27 GENNAIO 2021

 Ora. E' un luogo ora.

Passa incatenata al fremito

d'un ritmo che si accende.

L'anima s'è trovata la sua stanza

intorno a te.

Non soffiatemi in cuore

i vostri fiati caldi, contadini.

Il sentiero si perde tra gli ulivi,

se brillano le arance ed hanno ucciso

le rosse bacche puntinate di ombra e luce ingiusta

che si fa giusta mano a mano che passa.

Qui si libera la mia vita,

qui si libera il mio volere,

perchè lungo il perire dei tempi

l'alba è nuova, è nuova.

lunedì 25 gennaio 2021

POESIA - 26 GENNAIO 2021

 I paesi sono rimasti dove erano.

Ed io procedo a passi lenti,

dolorosi su un parapetto alto e stretto

con vista su strade nuove e nuvole per non scomparire.

Io sento in me la tristezza

del giorno crepuscolare

nel quale l'anima prova

il bisogno di una nuova solitudine e di andare.

Mentre il sole tramonta dietro di esse

indifferente al tuo dramma.

Mi meraviglia il colore della tua terra.

Sento tintinnare l'erba,

e tutti gli sforzi non servono a tenere la radura

ferma al suo proposito.

Rocce covano serpi,

che correggono quest'iddillio nascente.

Tutto questo il vento lo sa,

arriva con raffiche ansioso di farti mancare la terra

sotto i piedi.

Osserva lo strisciare senz'ali

a quell'apparizione in fuga di una strada poco illuminata

di un paese fantasma.

Qui nessuno ti vuol più bene, qui nessuno ti vuol più,

e tu, chini la testa.

A che vale?

Ti conviene fare un viaggio

per cacciare ogni pensiero oscuro.

Mi sono accorto più tardi

dalla fatica degli anni,

a sciogliere nodi,

a dare un'immagine

favolosa di segni perduti.

Terra di luce

Cielo di terra.

domenica 24 gennaio 2021

POESIA - 25 GENNAIO 2021

 Il silenzio indurisce il tempo.

Neri erano gli alberi, umide la corteccia.

Vennero i corvi con acuti strilli

sul sentiero in dirupo, impervia preda.

Stava per succedere qualcosa

forse in noi, 

di questo parlerò,

di tutto il parlare del mondo.

Riesco a sentire il tocco dei binari di ferro

non ti dico il dolore

saldando la futile chance provvisoria

nè per creare un ordine di cose col moto del corpo,

sacrificando fratello, padre, sorela, madre,

nè sopravvivere fodera la storia della memoria.

Una corona di volti che agli occhi

sembrano perduti, non alla lingua che dice -

<<Non ho vita che per tenerti in vita.>>

OLOCAUSTO - EROI PER CASO CHE LA STORIA NON RICORDA MA CHE NELL'ANONIMATO E NEL DOLORE HANNO LOTTATO PER LA LIBERAZIONE.

Anne Frank, Molinari: "Nella sua stanza sentivo la storia di mia madre"

L'importanza di non dimenticare. L'indicibile orrore dell'Olocausto che ha segnato la storia. Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, in #Anne Frank, la stanza anteprima del documentario in onda questa sera su Rai1, spiega l'importanza della memoria "anticorpo per l'odio" e per la prima volta, racconta cosa è stata la Shoah per la sua famiglia

#AnneFrank. Vite parallele, andrà in onda questa sera alle 22.45 su Rai Uno. La storia di Anne Frank che si intreccia con le vite di cinque sopravvissute all'Olocausto, bambine e adolescenti come lei ora diventate madri e nonne con il premio Oscar Helen Mirren che abita la stanza di Anne e legge il suo diario
 

 

mercoledì 20 gennaio 2021

POESIA - 20/01/2021- STAVAMO PER NON APPARTENERCI PIU'

Stavamo per non appartenerci più

  

 

A volte la mano

che non ti può toccare, lo sguardo,

un nome era - che potevamo dimenticare

perciò prezioso nel suo passare.

Poi qualcosa ci sfiorò la pelle,

velocissimo finì oltre di noi

lontano e si disperse.

Ora, ogni cosa appare nel suo vero nome,

ciascuno è nudo e vulnerabile per smarrimento e sconcerto.

Ciascuno è solo di fronte al proprio lume,

da dove sappiamo che siamo per poco - che in fondo duriamo niente.

martedì 19 gennaio 2021

PROCIDA - LA CULTURA NON SI ISOLA"


 

 LA CULTURA CHE NON SI ISOLA

 

L'isola della cultura 2021. Procida capitale della cultura.

Il programma dell’evento lungo un anno punta a potenziare iniziative culturali nella grande area metropolitana di Napoli, destagionalizzazione e turismo slow

 All’esame della giuria c'erano i 10 progetti presentati, tutti accomunati dal desiderio di dialogo ora con la natura ora con il paesaggio, ora con i sogni, il futuro, l'uomo e l'acqua. E se tante hanno trovato nel mare l'ispirazione del loro progetto, alla fine ha avuto la meglio il più piccolo dei comuni in gara, appunto l'isola di Procida in Campania, il cui programma è stato giudicato come “innovativo” dalla commissione di esperti del Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo).

A Procida andrà un milione di euro per realizzare il suo piano di sviluppo culturale, e come sempre il titolo avrà ricadute dal punto di vista turistico.  

Il progetto di Procida punta al turismo lento e sostenibile

Il mare è protagonista de “La cultura non si Isola”, il progetto con cui si propone come “capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni culturali e naturali”, come scritto nella presentazione del dossier. Quello di Procida è un progetto che nasce dalla condivisione della comunità dell'isola e che guarda ai prossimi 10 anni, che con un investimento pari a 4,15 milioni di euro e prevede una programmazione per 330 giorni coinvolgendo 240 artisti. Il piano prevede poi anche la creazione di nuove imprese della cultura oltre alla riqualificazione dei beni culturali e, soprattutto, un collegamento con i Campi Flegrei e ovviamente tutta l'area metropolitana di Napoli. Direttore della candidatura è Agostino Riitano, già manager di Matera capitale della Cultura 2019. Il tema era stato individuato prima della pandemia nel segno di un’attività cultura molti viva a Procida, già da anni. L’isola è oggi un laboratorio culturale di felicità sociale, che ha puntato sulla co-creazione di eventi e punta su un turismo lento e di ritorno, in cui il visitatore diventi cittadino.Il progetto punta alla centralità della destagionalizzazione dei flussi turistici, includendo il comprensorio flegreo e l'intero territorio campano.

POESIA - 19/01/2021

 In questo silenzio che si è fatto uno.

In questo silenzio che nessuno, nessuno ha mai sentito prima, 

si sentono dire parole sconosciute tra le lingue

 e le appartenenze, di noi liberi europei.

Esci per strada all'imbrunire come le volpi,

in questa deserta primavera.

Ma non puoi fare a meno di cercarlì

ovunque

e di amare quel vuoto strano

che allontana lo scuro di ogni naufragio,

Francesco sotto pioggia con Cristo in piazza San Pietro,

loro sono i giusti di un tempo così tetro.

lunedì 18 gennaio 2021

POESIA - 18/01/2021

 Sento che il tempo passa di ora in ora,

le ore vissute e quelle ancora in credito.

A chi rivolgersi per chiedere aiuto

quando il vento arriva con gran tempesta,

ondata, mare aperto,

è brutale,

è fuoco ma anche gioco, finzione e verità

tradimento continuo

che spezza le catene dell'amore.

Nessuno sa più di te cosa l'amore sia,

tu poesia.

sabato 16 gennaio 2021

POESIA -16 GEN 2021.


 

Strade che ancora percorro

sperando di incontrarti.

Un'immagine fantasma

qualcuno osserva,

del suo riflesso in una vetrina.

Mentre il sole tramonta dietro di essa

indifferente al tuo dramma

a quell'apparizione in fuga

di un'immagine fantasma

ansioso di farti mancare la terra

sotto i piedi e lasciarti strisciare senz'ali.

giovedì 14 gennaio 2021

RECENSIONE "FEBBRE" by JONATHAN BAZZI - FANDANGO LIBRI

FEBBRE
JONATHAN BAZZI

FANDANGO LIBRI

pp. 327

18,50

 

 

 

 

 

 

 

Il libro

Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue.

Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato.

A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano.

Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore.

Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso. Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out nei confronti della storia eccezionale di un ragazzo come tanti.

Un esordio letterario atteso e potente.

RECENSIONE

 Jonathan è il nome del protagonista del romanzo, scritto in prima persona dall'autore, con questo esordio coraggioso e potente.

Febbre  è, la storia di una malattia raccontata dall'insorgere dei suoi primi sintomi,  comparsi con un lieve ma insistente innalzamento della temperatura tre anni fa, e l'autore ne descrive il calendario reale, fino alla sua guarigione. Jonathan è personaggio/autore, consapevole della convivenza con il virus.

Tralasciando l'iter clinico della diagnosi, si arriva alla scoperta: che l'Hiv è conclamato, <<tutto diventa uno sguardo spietato su un'epopea che ruta intorno alla scoperta della sieropositività nell'hinterland milanese.

Bazzi scrive: <<Una faccenda da predestinati.>> Perchè l'autore che, sull'onda del potere catalizzante della patologia, trova la forza di ridisegnarsi, che con il senno di poi, e il presentimento del temuto finale, la morte, imprimono alle pagine. Malattia e destino, un  tema classico in letteratura.

Ma il destino non è una malattia. Il destino di Jonathan bambino, è quello di periferia nato sotto il segno dei gemelli da una mamma neanche ventenne e cresciuto dai nonni sotto l'ombra opprimente della torre della Telecom di Rozzano.

Il destino è quello di Jonathan adulto, che febbricitante cerca gli aggettivi <<vaghi, imprecisi, imppotenti>>, per raccontarsi e il modo di esorcizzare le proprie sofferenze. Al racconto incerto della presa di coscienza della malattia, si alternabo i flashback che offrono uno sguardo sull'infanzia, sui sobborghi di Milano, una specie di Bronx del Nord Italia, quel pezzo di Sud trasportato nelle nebbie della Pianura padana, ingabbiato nei casermoni in serie.

Ai continui faccia a faccia con la morte, una morte non imminente ma, che entra in gioco lo stesso come presenza che va scongiurata. Bazzi si scopre sieropositivo all'età di trent'anni, si alternano i ricordi dolorosi, con le voci del passato. Con il vociare dei cortili delle case popolarifin sopra i tetti dove nidificano le rondini.

Con la coscienza dei primi anni di nascita, fino all'età adulta. Jonathan che prende il nome da una trasmissione televisiva, ne percorre il sentiero per liberarsi dalla vergogna, dall'ansia dei suoi amori segreti, dell'orrore che suscita l'Hiv.

<<Ho una natura disperatamente sociale>> scrive Bazzi. <<Il mio egocentrismo è radicale, ovvero implorante.>>

Ma la scrittura esige disciplina, distacco, misura. Bazzi  non usa la scrittura come terapia. Si avvale però della letteratura come alchimia, per trasformare la sua vita in romanzo.

martedì 12 gennaio 2021

RECENSIONE "IO NON TI LASCIO SOLO" BY GIANLUCA ANTONI - SALANI EDITORE

 Taggo Salani Editore - https://www.instagram.com/explore/tags/salanieditore/

@antonigianluca @simonasparaco

Proprio la stagione irripetibile del loro incontro è il filo rosso che lega tra loro la storia di un mondo perduto, evocato dai mille umori dell'essere ragazzi: dal capriccio, all'entusiasmo, dai pianti, alle risate, dagli imbarazzi ai primi amori. Che li proietta lungo le strade di un mondo ancora a misura d'uomo, emulando i loro idoli, imparano a vivere e fingono di morire.

 Gianluca Antoni lascia che due ragazzini imparino a parlarsi.

I Diari ritrovati: rosso e nero e la ricerca del cane Birillo: ricetta per un legame.

Io non ti lascio solo è vincitore del Premio Romics 2017 come miglior romanzo di genere per “la capacità di raccontare una storia noir con lo sguardo fresco e innocente di due bambini e per lo spiazzante colpo di scena finale” e del Premio Holmes Awards 2019 come miglior libro.

Io non ti lascio solo

(IoScrittore, 2018)

Gianluca Antoni

Salani Editore

Collana SALANI LE STANZE
Genere Narrativa generale, Letteratura, Gialli e mystery
Pagine 288 - Euro 15,90 

L’amicizia è affrontare insieme la paura.
 
Il libro

L’amicizia è affrontare insieme la paura. Lo sanno bene Filo e Rullo, due ragazzini diversissimi eppure inseparabili, che decidono di scappare da casa e di avventurarsi tra i boschi, alla ricerca del cane di Filo, perso durante un temporale. Per ritrovarlo si spingono fino alla cascina di Guelfo Tabacci, uno schivo montanaro di cui si mormora che anni prima abbia ucciso suo figlio. Così, l’ingenuità della loro fuga lascia il posto ai terribili segreti del mondo degli adulti. Molto tempo dopo, nella cantina di quello stesso casolare vengono ritrovati due diari. Sono stati proprio i due amici a scriverli, consegnando a quelle pagine ingiallite la soluzione del mistero e il racconto, insieme crudo e poetico, di un’estate destinata a cambiare per sempre le loro vite. In un paesaggio dominato dal contrasto tra la luce dell’eterna innocenza e il buio del dolore, Gianluca Antoni mescola le atmosfere del giallo a quelle del romanzo di formazione. Con colpi di scena e toni delicati, racconta i rapporti tra genitori e figli, le strategie imprevedibili con cui affrontiamo la perdita, ma anche la tenacia di legami fatti per sopravvivere al tempo.


RECENSIONE 

 Lui e Rullo, questo aveva capito subito, erano disperati, sapevano dare ordine alla giornata, avere pensieri per ogni cosa, ma avevano perduto la letizia dal cuore. Non potevano fare nulla l'uno per l'altro, se è per questo, non c'erano dubbi, ma si erano incontrati.

Strana coppia di ragazzini, comprimari in una tragicommedia dai toni intimi e profondi, Lillo e Rullo sono i due singolari protagonisti di un romanzo singolare non tanto per i temi - sullo sfondo c'è la vita di un piccolo paese come tanti dell'Italia di provincia che va cambiando, sparendo - ma per le voci di questi due amici la fragilità di un aiuto, quando sarebbe stato utile trovarlo in loro stessi, la fermezza necessaria alla difesa.

Si chiama così, Io non ti lascio solo, il nuovo lavoro di Gianluca Antoni, in uscita per Salani. Antoni - Io non ti lascio solo è vincitore del Premio Romics 2017 come miglior romanzo di genere per “la capacità di raccontare una storia noir con lo sguardo fresco e innocente di due bambini e per lo spiazzante colpo di scena finale” e del Premio Holmes Awards 2019 come miglior libro.

Qui cambiano le cose: tra passato e presente, con inevitabili sguardi all'indietro data l'età dei protagonisti. Lì un ragazzino, qui la ricerca nel mondo degli adulti di due diari. Filo  esuberante e Rullo nelle vesti dell'allievo, dell'aspirante coraggioso che non sarà mai titolare nelle strane vesti di indagine, ricerca del cane Birillo. A Rullo - che pure ogni giorno, ne accompagna i desideri, le paure, il desiderio di avventura e di crescita, - Filo non ha mai permesso alla sua memoria di perdonare e dimenticare il caso, la perdita, un traguardo sognato, atteso, fatto intravedere ma mai neanche sfiorato. Neanche quando i due trovano inaspettatamente due diari nascosti in un casolare.

Eppure Filo ora, conosce ogni pagina di quei diari, conosce ogni angolo di quel paese di montagna, che ancora attira qualche turista occasionale. Da lì, da quelle montagne, lui e Rullo vedono sfilare il paese: sempre di meno, con le chiese che si spopolano un pò di più ogni domenica che passa, ogni battesimo, ogni funerale, ma abbastanza per poterne ancora raccontare le debolezze, le storie.

Poi, dentro il bosco, le voci di Filo e Rullo si fanno più intense: difendendosi dal freddo con il cibo conservato nello zaino che consumano a giorni alternati con parsimonia, raccontando sè stessi, svelandosi poco a poco. Il mondo non appartiene più a loro.

<<Quel giorno, le parole si fanno nemiche e i due ragazzi iniziano a provare il loro male, che è una specie di voragine  di cui non si vede il fondo. La storia de "Io non ti lascio solo, inizia da qui.>>

<<Nemmeno mio padre (Filo), poteva immaginare la malattia che sentivo, il desiderio di parlare e non poterlo fare.>>

Raccontandosi l'uno all'altro con un pudore antico e la paura di essere ancora giudicati. Bollati dall'altro come li ha già bollati una volta la comunità: Filo per il suo risentimento nei confronti del padre, per non aver riportato a casa Birillo e per la perdita che ne rappresenta, Rullo per un passato non suo, ma della sua famiglia. Vicende piccole, di paese, quelle di Filo e Rullo, con aperture impreviste quelle di Rullo, che chiusi nel passato dei diari conservano ricordi lontani, segreti.

I due si raccontano usando le loro voci: una parlata semplice, nei pensieri e nelle parole. Filo ci metterà parecchio a rivelarsi, a lasciarsi andare alle confidenze con Rullo con cui, via via, capisce di potersi aprire. Filo, meno chiuso, è la voce narrante del romanzo: suoi i pensieri, le riflessioni. Sul paese e la vita che cambia, su quella comunità che li ospita ogni giorno ma non sempre sembra aprire le porte davvero. Filo, vuole capire:<<Ci aveva sempre tenuto a sapere le cose. Perchè si faceva domande, cercava la risposta>>.

<<Avevano fischiato guaito e bruciato per intere settimane, mesi, anche di notte. Tutta la valle stava scivolando verso l'alienazione.>>

<<Di loro non sussiste memoria, svanirono come se non fossero esistiti, furono come se non fossero mai stati, e così pure i loro diari dopo di loro.>>

Io non ti lascio solo è dunque una testimonianza sulle ragioni degli esclusi, di coloro che non furono, perchè non salvati. Gianluca Antoni, crea un mondo nel quale ogni gesto, ogni parola si riduce a una questione di perdizione o salvezza, affrontando di petto il tema eterno e meraviglioso della lotta tra la Vita e la Morte.  Gianluca Antoni sembra procedere con uno sguardo cinematografico, mettendo a fuoco, uno dopo l'altro, strade, case, oggetti, uomini, quasi fosse preso dal desiderio di scoprire, al di là e al di sotto delle cose, un'umanità che lavora silenziosa e discreta, attenta  ad un ordine interiore, in mezzo al <<panorama>>, come se quel paesaggio rendesse troppo tristi i ricordi legati a quelle vittime di quel <<silenzio della vergogna>>.
Ma, l'effige di du ragazzini consumati da uno sforzo, da un segreto, troppo teso. Sforzo contro chi? Contro le cose, contro gli uomini, contro se stessi. Il maresciallo De Benedettis, sperando di dissipare quella vertigene da cui si sentiva, invaso di fronte ai tanti enigmi, e nell'attesa di scoprire il filo che lega quella sciagura. 

Il maresciallo De Benedettis traducendo le testimonianze dei diari, in confessioni destinate a colei/lui che avrebbe potuto spezzare la scia di dolore. Tale scrupolo lo rese per qualche minuto titubante, poi volgendo i suoi occhi sui fatti accertati, cominciò a leggere quelle pagine rivelatrici di dati, luoghi, modi operandi, svelando la maschera umana, impenetrabile del grande taciturno.

La scoperta violenta e brutale di un tragico e colpevole passato, del quale il maresciallo De Benedettis aveva nutrito il sospetto, di Guelfo Tabacci, uno scorbutico montanaro, un <<lupo solitario>>,  indiziato trent’anni prima. C'è qualcosa di feroce in questi uomini, di meschino e maligno, qualcosa di predatorio.

Filo. Sono la sua ricerca continua, la sua volontà di capire che portano avanti il romanzo, che convincono Rullo a svegliarsi. Ad aprire qualche varco nella sua corazza fatta di abitudini immutabili e regole da rispettare. (Non fa mezzo gesto in più, non lascia un secondo di pausa tra un gesto e l'altro. Pare quasi che segua una musica.) Una difesa dal mondo e insieme una scoperta, raccontata con scrittura lucida, credibile. Come la voce degli adolescenti in cerca di un equilibrio che ormai vivono in una specie di crepuscolo, infinito e inesorabile.

<<Una storia risucchiata nel vortice dell'intorpedimento del cuore. Corpi amici o conoscenti. Più spesso si trovano in angoli protetti in cui si sono assopiti per sempre. Altre volte tocca a noi trovarli.>>

Citazioni del libro

Rigiro i quaderni tra le mani. Nero l’uno, rosso l’altro.

Le copertine sporche di fango, gonfie, a stento riescono a trattenere le pagine. Odorano di muffa. Li sfoglio avanti e in- dietro. 

Ogni pagina ricoperta da una calligrafia infantile che si srotola precisa tra le righe sottili. Nel frontespizio un’unica parola, un nome: Filo, in quello nero; Rullo, in quello rosso.

«Tranquilli? Io, Filo, sono tranquillo solo se Diablo è rinchiuso in un bunker antiatomico».
Alla fine gli illustro il piano. «Andiamo domani notte. Facciamo un buco nella rete del cancello. Lanciamo quintali di polpette a Diablo, da tenerlo occupato tutto il tempo, arriviamo al recinto dei cani, lo apriamo e scappiamo via. Se Birillo è lì dentro ci seguirà al galoppo. E via per i campi. Fuga verso la libertà».

STRANIERI NEL MARE - NOSTRUM.

 


Illustration by Margaret C. Cook for a rare 1913 edition of Walt Whitman’s Leaves of Grass. (Available as a print.)

 

Dal punto di vista storico e culturale, il Mediterraneo è stato soprattutto il tramite di un dialogo incessante di lingua e civiltà, di costumi e stili di vita.  

L'Odissea rappresenta il paradigma di una identità costruita sulle differenze e di un'unità che presuppone ed esalta la molteplicità. 

E non è dunque un caso se la figura delineata da Omero come esploratore della ricca varietà di forme connesse a questo mare possa essere indicata da Dante, a distanza di quasi due millenni, come eroe del sapere, come indomabile ricercatore di virtù e conoscenza. 

Mediterraneo vuol dire <<straniero>>. E' inevitabile vivere la sua presenza, il suo arrivo, come una minaccia.

Con la sua presenza mette in discussione gli ingredienti fondamentali della mia vita <<ordinaria>>, la logica e il linguaggio con i quali essa è organizzata. Nella minaccia in lui incarnata sono immanenti una promessa e una sfida, alle quali non posso sottrarmi.


domenica 10 gennaio 2021

IL VALORE DELLA COMUNICAZIONE DI QUALITA'

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Oggi si avvertono i segnali di una "riscoperta" del valore della creatività e della comunicazione di qualità attraverso la centralità delle idee e dei contenuti. 

In tempo di smartworking, è cambiato tutto, e oggi è indispensabile riempire di contenuti una moltitudine di: canali, notizie, recensioni, presentazioni, per rendere la comunicazione più interessante per i target che si intendono raggiungere. 

Mettere in evidenza le idee alla base di questi contenuti, in particolare quelli capaci di sfruttare la mappa online, per offrire alle persone una vera "brand experience", i confini … della letteratura, e, allo stesso tempo le strutture capaci di generarle e i talenti che ne fanno parte, che nel loro insieme costituiscono una "piattaforma" che va ben oltre la celebrazione delle singole campagne. Ma non solo.

La piattaforma online aperta al pubblico che può assistere a tutti i progetti, interviste, entrati in shortlist, gli eventi per la presentazione dei vincitori quali: Premio Strega, Premio Campiello, ecc. sono tutti "touchpoint", per usare un termine in voga che proprio sotto l'egida della "comunicazione di qualità", permettono all'intera comunità che ruta intorno all'industria della comunicazione di conoscersi, scambiare esperienze, accumulare "know-how". 

E perchè no, anche di fare business!

Post "IO NON TI LASCIO SOLO" by GIANLUCA ANTONI - SALANI EDITORE

 L’amicizia è affrontare insieme la paura. Del resto è sempre stato così tra loro, un’amicizia speciale che era nata con l’unico scopo di abbattere i confini di ogni emozione.


IO NON TI LASCIO SOLO

GIANLUCA ANTONI

SALANI EDITORE

Collana - SALANI LE STANZE
Genere - Narrativa generale, Letteratura, Gialli e mystery
Pagine - 288
Formato - Brossura fresata con alette
Euro 15,90 

 

 
 
 Il libro


L’amicizia è affrontare insieme la paura. Lo sanno bene Filo e Rullo, due ragazzini diversissimi eppure inseparabili, che decidono di scappare da casa e di avventurarsi tra i boschi, alla ricerca del cane di Filo, perso durante un temporale. Per ritrovarlo si spingono fino alla cascina di Guelfo Tabacci, uno schivo montanaro di cui si mormora che anni prima abbia ucciso suo figlio. Così, l’ingenuità della loro fuga lascia il posto ai terribili segreti del mondo degli adulti. Molto tempo dopo, nella cantina di quello stesso casolare vengono ritrovati due diari. Sono stati proprio i due amici a scriverli, consegnando a quelle pagine ingiallite la soluzione del mistero e il racconto, insieme crudo e poetico, di un’estate destinata a cambiare per sempre le loro vite. In un paesaggio dominato dal contrasto tra la luce dell’eterna innocenza e il buio del dolore, Gianluca Antoni mescola le atmosfere del giallo a quelle del romanzo di formazione. Con colpi di scena e toni delicati, racconta i rapporti tra genitori e figli, le strategie imprevedibili con cui affrontiamo la perdita, ma anche la tenacia di legami fatti per sopravvivere al tempo.
 
 
«Un’avventura emozionante in quel territorio di fantasia e di paurache è l’infanzia, in cerca della soluzione di un mistero insolubile. Perché ogni infanzia è sempre una indagine, alla scoperta di se stessi.Questo romanzo lo spiega con candore e poesia.» VIOLA ARDONE

«Avventuroso e imperdibile, vi sorprenderà. Una storia piena di colpi di scena, con una scrittura ritmata e scorrevole. I personaggi sono molto appassionanti e il finale sorprendente.» SIMONA SPARACO

L’amicizia è affrontare insieme la paura. Lo sanno bene Filo e Rullo, due ragazzini diversissimi eppure inseparabili, che decidono di scappare da casa e di avventurarsi tra i boschi, alla ricerca del cane di Filo, perso durante un temporale. Per ritrovarlo si spingono fino alla cascina di Guelfo Tabacci, uno schivo montanaro di cui si mormora che anni prima abbia ucciso suo figlio. Così, l’ingenuità della loro fuga lascia il posto ai terribili segreti del mondo degli adulti. Molto tempo dopo, nella cantina di quello stesso casolare vengono ritrovati due diari. Sono stati proprio i due amici a scriverli, consegnando a quelle pagine ingiallite la soluzione del mistero e il racconto, insieme crudo e poetico, di un’estate destinata a cambiare per sempre le loro vite. In un paesaggio dominato dal contrasto tra la luce dell’eterna innocenza e il buio del dolore, Gianluca Antoni mescola le atmosfere del giallo a quelle del romanzo di formazione. Con colpi di scena e toni delicati, racconta i rapporti tra genitori e figli, le strategie imprevedibili con cui affrontiamo la perdita, ma anche la tenacia di legami fatti per sopravvivere al tempo.

GIANLUCA ANTONI è nato nel 1968, vive a Senigallia dove lavora come psicologo e psicoterapeuta. Con questo libro, di cui sono già stati venduti i diritti cinematografici, ha vinto il torneo letterario IoScrittore e il premio Romics.

venerdì 1 gennaio 2021

RECENSIONE Dune (Dune #1) Autore: Frank Herbert - Fanucci Editore



Dune (Dune #1)

Autore: Frank Herbert
FANUCCI EDITORE 
 
Genere: Fantascienza
Collana: Numeri Uno
Ciclo: Ciclo di Dune
Anno: 2020
Pagine: 640
Euro: 20,00
 
Il libro
 
Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia. Una landa di sabbia e rocce popolata da mostri striscianti e sferzata da tempeste devastanti. Ma sulla sua superficie cresce il melange, la sostanza che dà agli uomini la facoltà di aprire i propri orizzonti mentali, conoscere il futuro, acquisire le capacità per manovrare le immense astronavi che garantiscono gli scambi tra i mondi e la sopravvivenza stessa dell’Impero. Sul saggio Duca Leto, della famiglia Atreides, ricade la scelta dell’Imperatore per la successione ai crudeli Harkonnen al governo dell’ambito pianeta. È la fine dei fragili equilibri di potere su cui si reggeva l’ordine dell’Impero, l’inizio di uno scontro cosmico tra forze straordinarie, popoli magici e misteriosi, intelligenze sconosciute e insondabili. Con Dune Frank Herbert inaugura la serie di romanzi divenuti ormai di culto, che segneranno in maniera indelebile l’immaginario fantascientifico letterario e cinematografico degli anni successivi.
 

Frank Herbert

 

Frank Patrick Herbert (1920-1986) è stato uno dei più grandi autori di fantascienza statunitensi. Da molti degli appassionati del genere, Il Ciclo di Dune è considerato la migliore opera di fantascienza epica mai scritta e rimane certamente una delle più popolari. È composto, oltre che da Gli eretici di Dune, dai romanzi Dune, Messia di Dune, L’Imperatore-Dio di Dune, I figli di Dune e La rifondazione di Dune, tutti pubblicati da Fanucci Editore. 

 

 

 

 

 RECENSIONE

 

La casa editrice annuncia per la fine del prossimo febbraio 2021 la ristampa 
del volume Children of Dune di Frank Herbert, terzo capitolo della straordinaria 
serie The Chronicles of Dune, considerata una delle più importanti saghe
di fantascienza di tutti i tempi. Sons of Dune è il terzo romanzo della serie 
"Dune" di Frank Herbert, un capolavoro unanimemente riconosciuto come la più 
grande saga di fantascienza di tutti i tempi. 
 
Leto Atreides, il figlio del Duca Leto - il messia di una religione che ha 
devastato l'universo, il martire che, cieco, è andato nel deserto a morire,
ha ora nove anni. Ma lui è molto più di un bambino, perché dentro di lui 
pulsano migliaia di vite che lo trascinano verso un destino implacabile. 
Lui e sua sorella gemella, sotto il governo della zia Alia, governano 
un pianeta che è diventato il fulcro dell'intero universo.  Arrakis, meglio
conosciuto come Dune.  
 
E su questo pianeta, al centro degli intrighi di una classe politica corrotta 
e sottoposta a una soffocante burocrazia religiosa, appare all'improvviso un 
predicatore cieco, proveniente dal deserto. È davvero Paul Atreides, che torna
dalla morte per avvertire l'umanità del pericolo più abominevole?

 

Questa avvincente saga presenta per la prima volta in modo completo, 
razionale e convincente un intero mondo completamente diverso dal nostro. 
I suoi riferimenti a problemi ecologici, il potere delle droghe e il potere 
dei miti l'hanno reso un'opera di culto per milioni di lettori in tutto il mondo.
L'espansione galattica che seguì alla morte di Leto è terminata. Tornano tutti 
sul pianeta madre, ancora una volta il mondo inospitale e arido delle loro 
origini. Il delicato equilibrio tra le vecchie forze sta per essere spezzato. 
In questo quadro appare un nuovo personaggio: Sheeana, una ragazza che ha il 
potere di evocare, controllare e guidare Shaihulud, il gigantesco verme della 
sabbia ...
 
La saga di Dune, apre dimensioni insolite alla narrazione che è considerata 
l'apice della fantascienza contemporanea. Le Onorevoli Madri affrontano, 
con i loro terribili poteri, le laiche Bene Gesserit. Le Madri temprate, 
nascoste e fortificate sul loro pianeta Sala Capitolare, tentano di far 
rivivere il vecchio ordine che ha dato loro il loro antico potere in tutto 
l'universo. Un ghola di Miles Teg viene addestrato per superare anche il suo 
potente predecessore. L'unione di Duncan Idaho e Murbella, entrambi prigionieri 
sulla no-ship, potrebbe far luce sul fenomeno traumatico dello Scattering 
(diffusione di due particelle, diffusione. 
 
Il sesto volume della saga e l'ultimo romanzo che Frank Herbert ha scritto, 
una nave in cui hanno viaggiato il ghola di Duncan Idaho, Sheeana 
la giovane donna che poteva controllare i vermi della sabbia) e un equipaggio 
di rifugiati fuggì nei confini più remoti della galassia, sfuggendo alle 
temibili Matres Onorate, le controparti oscure della Confraternita Bene Gesserit.
Sebbene anche le Matres fossero dovute entrare nell'universo conosciuto, essendo 
state espulse dal loro pianeta originale da un temibile nemico. Anni dopo, questo
strano e implacabile nemico continua a perseguitare la nave di Duncan Idaho. Per 
essere più forti di lui, i fuggitivi hanno dovuto ricorrere alla tecnologia 
genetica dell'ultimo dei maestri tleilaxu: così possono far rivivere le figure 
mitiche del passato, tra cui Paul Muad'Dib e la sua amata Chani, Lady Jessica, 
Stilgar, Thufir Hawat e il dottor Wellington Yueh. Ognuno di loro deve usare le 
proprie abilità speciali per affrontare le sfide che gli vengono presentate. Il 
fallimento è impensabile. Non è in gioco solo la loro sopravvivenza: anche quella
dell'intera umanità. 
 
Sandworms of Dune, basato sulla bozza originale di Frank Herbert, ha concluso una
classica saga di fantascienza lasciata incompiuta dalla morte prematura del suo 
creatore. Finalmente tutte le incognite che, dalla pubblicazione della Chapter 
House, avevano incuriosito milioni di lettori in tutto il mondo, si sono 
chiarite.Per vent'anni la nave Ithaca ha navigato ai confini dell'universo in 
fuga da un implacabile nemico. In esso viaggiano Duncan Idaho, Sheanna, gli 
ultimi vermi della sabbia che hanno potuto salvare dalla Chapter House, 
un gruppo di profughi e - rianimato grazie all'ultimo dei maestri Tleilax -
il ghola di personaggi mitici come Paul Muad'Dib e il suo amato Chani, 
Lady Jessica, Stilgar, Thufir Hawat e il dottor Wellington Yueh. Tra loro si 
nasconde un traditore, ma anche il vero kwisatz haderach, il messia dell'umanità.
 
Un viaggio da eroe mitico ed emotivamente carico, Dune racconta la storia  
di Paul Atreides, un giovane brillante e dotato nato in un grande destino  
al di là della sua comprensione, che deve viaggiare sul pianeta più  
pericoloso dell'universo per garantire il futuro della sua famiglia  
e le sue persone. Mentre le forze malevole esplodono in un conflitto  
per l'approvvigionamento esclusivo del pianeta della risorsa più  
preziosa esistente - una merce in grado di sbloccare il più grande  
potenziale dell'umanità - solo coloro che possono vincere la loro  
paura sopravviveranno.

 

Ambientato sul pianeta Arrakis, ci troviamo ad esplorare la storia 

di due famiglie reali galattiche in guerra, la Casa Atreides e la 
Casa Harkonnen. Quando il duca Leto Atreides viene assassinato, 
suo figlio Paul e la moglie Lady Jessica fuggono solo per essere 
adottati dai Fremen, che diventa l'esercito personale di Paul 
contro gli Harkonnen mentre sviluppa poteri dalla spezia, una 
sostanza che prolunga la vita e alimenta i viaggi interstellari. 
Una rete intricata di intrighi reali viene rivelata con l'Imperatore 
e altri poteri cosmici che tirano i fili mentre tentano di cancellare 
la casa Atreides.
 




  

 

 

Il giovane Paul, figlio del Duca Leto, non sa quasi nulla di Arrakis quando gli annunciano che è la sua prossima destinazione. Poi, a poco a poco, frammenti di racconti, ricordi, qualche parola rubata - tutto stranamente pervaso da un che di leggendario - iniziano a comporre un quadro inquietante. Meglio conosciuto come Dune, il pianeta di Arrakis è un immenso deserto caratterizzato da una fauna molto particolare, creature gigantesche, vermi che sono lunghi centinaia di metri. Tutto sembra misterioso in quel mondo, anche i suoi abitanti, i Fremen, un popolo che ha affinato arti eccezionali. Ma Dune è anche, e soprattutto, l'unica fonte del melange, la "droga delle droghe", indispensabile per affrontare lunghi viaggi interplanetari, garantire straordinari poteri telepatici e assicurare un'incredibile longevità. E su Dune il destino di Paul si compirà, tra mille pericoli e dopo un difficile percorso spirituale.

Il world-building in realtà è il processo in cui si cimenta chiunque crei un mondo, fantastico o meno.

 Trama

L'ambientazione del romanzo è situata in un lontano futuro dove l'Umanità, pur viaggiando tra le stelle, ha rifiutato quasi tutta la tecnologia moderna a seguito di un violento jihad religiosoantitecnologico, che ha provocato la distruzione di macchine e robot di ogni tipo. [Ndr. jihadtermine arabo che significa sforzo, impegno estremo, combattimento].I pochi dati legati al funzionamento delle macchine sono custoditi gelosamente da alcune corporazioni a cui hanno accesso pochi membri che mantengono un rigido controllo sulle loroinformazioni segrete.Il resto dell'Umanità è piombato in un nuovo medioevo.La Galassia è unita sotto lo stendardo del leone dorato, simbolo dell'Imperatore PadishashShaddam IVdella famiglia Corrino, a cui il Landsraad, ovvero il Consiglio delle Grandi Casenobiliari che governano i pianeti, obbedisce con deferenza assoluta.Tuttavia, nell'ombra, il Consiglio tenta di manovrare le pedine per acquisire potere in un "grandegioco" che prevede non solo azioni diplomatiche, ma anche guerre e assassinii.In questo contesto di tensione si inserisce un terzo contendente, la Gilda Spaziale: l'unicaorganizzazione a conoscere il segreto del viaggio nello spazio, che monopolizza gli spostamenti di persone, materiali e truppe per tutto l'Impero e alla quale persino l'Imperatore è costretto amostrare rispetto.Cosa mantiene stabile questa situazione conflittuale?Una risorsa unica nel suo genere: la Spezia.Questa sostanza commestibile permette ai navigatori della Gilda di deformare lo spazio e diviaggiare attraverso di esso senza strumentazione elettronica (a costo di orribili mutazioni fisiche),inoltre allunga la vita umana in modo esponenziale e permette anche visioni del futuro.L'unico particolare è che la Spezia cresce su un solo pianeta, Arrakis, un mondo desertico einospitale chiamato Dune dalla popolazione indigena, i Fremen: fieri combattenti ma schivi esospettosi e soprattutto ostili alla dominazione imperiale.La nostra storia inizia proprio quando il Duca Leto, capostipite della famiglia degli Atreides, riceve dall'Imperatore l'ordine di abbandonare il suo pianeta natale, il rigoglioso e verde Caladan,per trasferirsi su Arrakis. Pur temendo le insidie del luogo, il Duca non può rifiutare di obbedire e si reca su Dune insieme alla concubina Jessica, e al loro primogenito Paul, il protagonista del romanzo.L'arrivo sul pianeta deserto per il Duca e la sua famiglia è sconvolgente.

Essi toccano con mano la devastazione e i soprusi compiuti dalla casa nobiliare degli Harkonnen,loro nemici giurati, che avevano governato il luogo per centinaia di anni.Gli Atreides, nobili e giusti, si adoperano in modo da lenire le sofferenze della popolazione. Cercano di limitare gli sprechi di acqua (la risorsa più preziosa del pianeta dopo la Spezia), tentanodi accattivarsi la simpatia della popolazione locale, prima perseguitata e sterminata consistematicità, e provano a tutelare nello stesso tempo gli interessi dell'Imperatore.Purtroppo quello che molto presto gli Atreides imparano è che il loro trasferimento su Arrakis èstato in realtà un gigantesco tranello ordito dallo stesso Imperatore. Spaventato dalla crescentepopolarità del Duca Leto all'interno del Landsraad, Shaddam IV entra in combutta con gli stessiHarkonnen capeggiati dal Barone Vladimir, un uomo crudele, senza scrupoli e accecato dall'odioper i suoi nemici.Le cose su Dune iniziano a peggiorare: sabotaggi, tentativi di omicidio (persino nei confronti di Paulche si salva miracolosamente grazie al suo addestramento) sono solo l'inizio di quella che poi simanifesta come una invasione su larga scala, finalizzata all'uccisione della famiglia Atreides e allariconquista di Arrakis da parte degli Harkonnen.I soldati Atreides e i Fremen, che in parte hanno sposato la causa dei protagonisti, non possononulla contro le truppe nemiche in quanto l'Imperatore stesso ha inviato varie legioni di Sardaukar,i temibili soldati al suo servizio, addestrati, feroci e fanaticamente leali, travestiti in questo caso damilitari Harkonnen.A determinare la morte del Duca Leto è comunque un traditore: il medico degli Atreides. Questi, nella speranza di riavere indietro la moglie sequestrata dagli Harkonnen, fa in modo cheLeto cada in mano al nemico. Il medico però, compiendo un doppio gioco, non solo permette lafuga di Paul e di sua madre ma fa anche in modo che il Duca riceva una fialetta di veleno in modoche possa uccidere il Barone Harkonnen una volta in sua presenza.Purtroppo l'attentato non riesce e soltanto il Duca Leto muore.Paul e Jessica, abbandonati in mezzo al deserto, vagano di nascosto cercando di sfuggire ai nemicie alle ostilità del pianeta, in special modo ai giganteschi vermi delle sabbie, enormi serpentisotterranei che mangiano qualsiasi cosa si muova in superficie. I due sembrano destinati allamorte, ma vengono salvati dai Fremen che li accolgono, non senza sospetto, nella loro tribù.La vita del giovane Paul, un ragazzo un po' viziato e introverso, subisce un brusco cambiamento: per sopravvivere nel deserto è costretto a crescere.Ben presto impara le dure regole della comunitàFremen, cerca di guadagnarsi il rispetto dei locali anche a costo di combattere all'ultimo sangue perottenerlo e lotta ogni giorno per procurarsi il poco cibo e l'acqua necessari per vivere.Anni di vita fra i locali temprano il giovane nobile, che si guadagna il rispetto e la stima dei Fremene assume come nome indigeno Muad'dib ovvero topo, dalla macchia a forma di roditore presentesu una delle lune di Arrakis.Oltre alla maturazione dovuta alle condizioni di vita estreme, accade anche qualcos'altro: la dietaricca di Spezia praticata dai Fremen causa un mutamento sia nel protagonista che nella madre.Entrambi acquisiscono facoltà di previsione del futuro e pertanto iniziano a essere venerati comecoloro che adempiranno a una profezia Fremen riguardante la loro liberazione dall'oppressore e latrasformazione di Dune in un pianeta giardino

Paul viene quindi a scoprire che i Fremen, sotto la guida di un planetologo chiamato Liet, hannoiniziato a terraformare lentamente il pianeta, conservando acqua e semi necessari per innaffiare,un domani, le dune.Tale piano ovviamente metterebbe fine alla crescita della Spezia, che Paul scopre essere prodottadai vermi delle sabbie, uccisi all'istante dal contatto con l'acqua.Nel frattempo la guerra continua.In qualità di nuovo Duca Atreides, il ragazzo inizia a radunare i Fremen sotto il suo vessillo e acompiere atti di sabotaggio e guerriglia contro gli Harkonnen per scacciarli dal pianeta.La popolazione locale lo segue entusiasta, facendo di lui un leader carismatico indiscusso.Nonostante abbia trovato sudditi fedeli e anche l'amore (una ragazza Fremen di nome Chani), le peripezie per Paul non sono finite.Prima la madre, per diventare una sacerdotessa del culto Fremen, si sottopone a una pericolosaprova di iniziazione. Tale rito pur dandole la facoltà di entrare in contatto con le memorie delle sueantenate tramite l'assunzione di un infuso di spezia, la porta vicino alla morte e compromette losviluppo della bimba che porta in grembo (concepita col Duca Leto poco prima della sua morte);poi Paul stesso, desideroso di sottoporsi allo stesso rituale della madre, cade in coma per moltigiorni.Si scopre allora che il giovane Duca è in realtà il frutto di un paziente lavoro di incrocigenetici concepito dal Bene Gesserit, una sorellanza segreta con poteri psichici - di cui lamadre faceva parte - che, attraverso matrimoni combinati per secoli, mirava all'ottenimento di unessere perfetto, capace con le sue facoltà di essere in grado di ottenere poteri straordinari, fino aquel momento inaccessibili persino alle più dotate della sorellanza.Tuttavia Jessica, che secondo il piano avrebbe dovuto partorire una donna, per amore del suo Ducasi ribellò e diede alla luce Paul, un maschio.Questo sconvolse tutti i piani del Bene Gesserit, che non si aspettava che un uomo potesse averepadronanza di poteri psichici che erano stati appannaggio soltanto della segreta casta femminileper secoli.Per questa ragione, unitamente ai continui atti di guerriglia perpetrati dai Fremen di Paul, l'interoLandsraad scende in guerra contro i ribelli di Arrakis, persino l'Imperatore in persona si muove coni suoi soldati, atterrando nella capitale del pianeta e iniziando a mettere tutto a ferro e fuoco.Lo scontro finale a questo punto è inevitabile.Grazie alle visioni di Paul, ormai entrato in possesso dei poteri tanto temuti dalla sorellanza BeneGesserit, i ribelli prevedono le mosse future dei loro nemici e le truppe Fremen riescono a penetrarenell'accampamento imperiale e a sconfiggere i terribili Sardaukar.Gli Harkonnen, i mortali nemici degli Atreides, vengono uccisi e l'Imperatore, preso prigioniero, ècostretto a firmare una umiliante resa, sotto la minaccia di Paul di distruggere il pianeta con tuttala Spezia.Paul diventa così Imperatore e vendica la morte del padre, oltre ad adempiere alla profezia Fremenche lo aveva indicato come il liberatore del popolo oppresso.

Analisi psicodinamica - La punta di diamante di questo complesso romanzo è di sicuro l'analisi psicologica dei suoipersonaggi: il protagonista, Paul Atreides, compie un percorso di crescita individuale chepotremmo definire, per usare un termine junghiano (1964), di Individuazione. Infatti la maturazione come uomo dell'eroico protagonista coincide con un profondo contatto conlearee più remote della sua mente.In base alla teoria elaborata da Carl Gustav Jung, il percorso di individuazione che la personacompie nell'arco della sua vita gli permette di raggiungere l'essenza del suo vero sé, ovverodella parte più autentica e profonda del proprio essere. Tale cammino è essenziale per giungere a una profonda conoscenzadi se stessi e per differenziarsi da ciò che lui definisce "inconscio collettivo", ovvero il contenutonon cosciente condiviso da tutta l'umanità, di simboli e di memorie ancestrali."Individuarsi" in questo caso vuol dire riuscire ad affrancarsi dalla massa e dalla spersonalizzazionenella quale l'uomo rischia di invischiarsi se non sostiene un valido percorso di conoscenza interiore.Possiamo dire che il giovane e viziato Paul, all'inizio schiacciato dalla società ipercontrollante erigida in cui è nato, si affranca poco a poco dalle convenzioni sociali e dal ruolo che il suostatus nobiliare gli aveva imposto.Sebbene cresciuto in una famiglia di vedute liberali e filantropiche, il nostro protagonista risulta inogni caso condizionato dal clima culturale e dagli obblighi dell'etichetta di corte.Tutto ciò contribuisce a creare in lui una Persona (Carl Gustav Jung, 1971) che lo aiuta a sostenere i rigidi addestramenti e le lezioni, a cui è sottoposto in quanto erede del Duca Leto.La Persona di Paul, in questo senso, è da intendersi come una "maschera" caratteriale cheincarna perfettamente ciò che la società si aspetta da lui: Paul è in grado di essere apprezzatodal suo ambiente e dai suoi genitori per ciò che fa, tuttavia deve sacrificare la parte più autentica eistintuale di sé sull'altare della rigida aderenza alle regole del suo mondo. Come diceva Jung, spesso la Persona nasconde la parte più autentica di ognuno di noi.Lo stesso padre incarna più le caratteristiche di un Io ideale - ovvero il modello verso il quale ilsoggetto tende - che di un Super Io - ossia una sorta di severo giudice morale interno (SigmundFreud 1917).Leto quindi si profila come figura genitoriale meno severa e giudicante ma pur sempre lontana anniluce dal Sé del ragazzo. Questo padre risulta essere per Paul un modello da raggiungere e dal qualecontemporaneamente affrancarsi per non restare sepolto nella sua ombra quale eternofanciullo.La ribellione che Paul innescherà, seppur nel nome della sua famiglia, è anche una ribellione alPadre, rappresentato dal complesso sistema feudale dell'universo in cui vive e dalla figura delBarone Harkonnen, suo mortale nemico, e dall'Imperatore Shaddam IV. La guerra che Paul muoverà contro questi "rappresentanti" riuscirà alla fine a far crollare l'interoordine costituito: l'Imperatore sarà detronizzato e il Barone sarà ucciso. Per capire come la lotta contro l'Impero per Paul possa essere l'occasione per "individuarsi" bisognacomprendere che la società in cui Paul vive è il riflesso degli obblighi e delle convenzioni che hannocaratterizzato la sua infanzia.

Queste, come accade spesso, contribuiscono a formare quella "Persona", di cui abbiamo parlato,che nasce sotto la spinta delle convenzioni sociali, che originano dall'educazione genitoriale.Quasi a sottolineare questo aspetto di conflittualità di Paul con il Padre-Sistema, nel romanzo si scoprirà che l'Imperatore è cugino del Duca Leto e addirittura che il Barone è il nonno di Paul, essendo padre di lady Jessica, nata da una relazione extraconiugale clandestina orchestrata dal Bene Gesserit per i suoi scopi di ingegneria genetica. L'Imperatore e il Barone rappresentano una vera e propria junghiana "Ombra" genitorialecontro la quale il giovane Atreides si scaglia con tutte le sue forze.Se li immaginiamo, infatti, come la rappresentazione di varie "subpersonalità", ovvero come dellepiccole molecole che gravitano attorno all'Io (Paul in questo caso) e che, avendo una caricaaffettiva, lo condizionano (Carl Gustav Jung, 1948), possiamo attribuire l'Ombra, ovvero la"subpersonalità" che incarna tutti i nostri lati oscuri, a questi due personaggi. Essi sono legati al protagonista sia dagli eventi sia per un vincolo di sangue, e perciò si rendono dei perfetti contenitori per le "proiezioni" (Freud,1917) di Paul. Il conflitto che emerge dalla ribellione di Paul permea tutto il romanzo: il giovane Duca ètormentato dalle visioni del futuro, in cui osserva se stesso guidare orde di guerrieri Fremen cheportano distruzione e morte nella Galassia in suo nome, osannandolo come un dio-re. Da un punto di vista psicoanalitico, tale conflitto si potrebbe collocare in una sfera prettamenteedipica. Come teorizzato da Sigmund Freud (1905), durante il complesso di Edipo la fantasia delbambino di congiungersi con la propria madre è ostacolata dalla figura paterna, vista comeminacciosa e castrante, pronta a punire il bimbo con l'evirazione per i suoi desideri peccaminosi.L'aggressività che il bambino prova verso il padre viene spesso negata, in quanto inaccettabile, etrasformata in apprensività e preoccupazione per il genitore di sesso opposto. Attraverso taledinamica, del tutto inconscia, si dispiega il tentativo di celare la consapevolezza distruttiva eannichilente della rabbia provata nei confronti del padre-rivale.Le visioni di Paul sembrano essere un precursore di tale rabbia edipica che poi agirà, e il segretodesiderio di sovvertire l'Impero-Padre con i suoi fanatici Fremen (popolo istintuale e arcaico, cheben si adatterebbe all'orda primordiale parricida di cui parla Freud in "Totem e Tabù" del 1913)diventa terrore e motivo di dubbio per il protagonista.Egli tenta in ogni modo di eludere il suo destino, cerca di sfuggire al suo più intimo desiderio dirovesciare i suoi nemici, chiedendosi spesso durante il romanzo se le sue visioni, che mostranoguerre interplanetarie, saccheggi e devastazioni compiute in suo nome, siano in qualche modoevitabili. La figura della madre, lady Jessica, è poi una presenza costante al fianco del giovane Duca, siacome consigliera sia come addestratrice (sarà lei a iniziarlo ai misteri dei poteri psichici) siaovviamente come figura affettiva, alla quale il ragazzo rimane fortemente legato in una dinamicache non fa altro che sottolineare la tematica edipica dell'opera di Herber.

Anche l'unione che Paul ha con Chani, la guerriera Fremen di cui si innamora, non riesce adaffrancarlo dalla figura materna. Lady Jessica difatti resta sempre, seppur nell'ombra, e diviene unapresenza costante anche per la nuora e la spingerà persino ad accettare il ruolo di concubinaquando Paul, per motivi politici, decide di sposare la figlia dell'Imperatore in modo da salire altrono.Alla fine, la risoluzione del conflitto edipico del protagonista non può che avvenire con una profondapresa di consapevolezza dell'ineluttabilità del suo destino.Ciò che le sue visioni mostravano era ciò che sarebbe accaduto, che era nel suo animo e nel suodestino fin dall'inizio, e Paul trova la pace solo quando capisce che quello è il cammino segnato perlui.Al di là della tematica della predestinazione presente nel romanzo, da un punto di vistapsicoanalitico possiamo osservare come nel giovane Duca alla fine venga scardinata la difesapsichica della negazione (Nancy McWilliams 1999), che rende possibile l'accettazione profondadei suoi desideri pulsionali fino a quel momento respinti e bollati come egodistonici.La dolorosa consapevolezza dell'ineluttabilità del suo destino e dell'accettazione delle sue piùprofonde spinte istintuali avviene, metaforicamente, quando Paul si decide a compiere il ritualedell'acqua della vita.Il protagonista decide di bere l'acqua velenosa prodotta dai vermi della sabbia (cosa mai tentataprima da un uomo) e, dopo un mese tra la vita e la morte, si risveglia con la consapevolezza diessere ciò che egli è, integrando anche il suo lato "Ombra" e ordinando l'attacco finale ai suoinemici, minacciando persino di distruggere il pianeta in caso di sconfitta.Tuttavia, come è auspicabile in ogni psicoterapia, l'accettazione dei propri desideri inconsci nonporta a una indiscriminata soddisfazione degli stessi - in quella che si potrebbe definire una fasemaniacale - ma a una sublimazione e a un più funzionale controllo dell'Io sulle richieste dell'Es(il lato più primitivo, istintuale e sede di tutte le esperienze traumatiche rimosse).Così quando uno dei capi Fremen - Stilgar, buon amico di Paul - si vede costretto secondo le leggitribali a sfidarlo per la supremazia sui guerrieri del deserto, il Duca non accondiscende al desideriodi guidare le orde di guerriglieri uccidendo l'amico, ma lo lascia al suo posto di comandochiedendogli solo l'obbedienza in quanto suo Duca.Similmente Paul non uccide l'Imperatore, che aveva complottato per assassinare il padre, ma lomanda in esilio e ne sposa la figlia, in modo da arrestare una violenta guerra intergalattica con lealtre case nobiliari assetate di vendetta.Come può però Paul arrivare a tale consapevolezza?Con quello che Jung (1935) definirebbe la "coniunctio oppositorum", ovvero l'unione degli opposti, l'integrazione dell'Anima con il suo Sé maschile.Il sottoporsi alla stessa prova di iniziazione che ha sostenuto la madre quando è diventata unasacerdotessa Fremen implica che Paul affronti qualcosa che prima era stato concesso solo a esseriumani di sesso femminile.Le droghe che assumerà, infatti, gli permetteranno di potenziare le sue capacità psichiche fino araggiungere il grado di consapevolezza e potere di una Reverenda Madre del Bene Gesserit.

Si potrebbe dire che il protagonista entra in questa fase in profondo contatto con la sua Anima (lasubpersonalità femminile che secondo Jung - 1964 - è presente in ogni Inconscio maschile)integrandola con successo nel suo Sé, facendone quindi una risorsa. Tant'è vero che egli va benoltre gli scopi del rituale, giungendo a un livello di sviluppo psichico tale da spaventare persino lepiù potenti autorità della Sorellanza. Paul riesce infatti a giungere in quello che le sacerdotesse definivano «il luogo colà dove nessuna è mai giunta prima», uno spazio psichico che terrorizzava persino le più abili e potenti tra loro. Leggendo il romanzo in chiave psicoanalitica, questo passaggio sembrerebbe suggerire che soltanto l'integrazione funzionale delle diverse istanze (ovvero il Sé con le sue subpersonalità) può portare a una effettiva crescita dell'individuo. Qualsiasi predominio di una sulle altre può portare auna crescita soltanto limitata, anche se apparentemente adattiva. Credo sia utile a questo punto portare un esempio, anche al di fuori del romanzo, per chiarire meglio il concetto.Una donna, M., di 30 anni, venne a colloquio per problemi di origine sessuale. La sua storia di vita rivelò una estrema concentrazione sugli aspetti "pragmatici"della sua esistenza e su caratteristiche spiccatamente maschili, come l'efficienza, il successo sul lavoro, la razionalità.Tali attitudini, che sono certamente una risorsa per ogni individuo, rischiavano in M. di farle perdere il contatto con la sua femminilità e con il suo corpo, cosa che si rifletteva, perl'appunto, nel problema sessuale per il quale era venuta a colloquio.Tramite una analisi del suo vissuto e un lavoro sulle sue emozioni M. fu in grado di contattare,poco a poco, la sua femminilità sepolta dal desiderio di piacere a un padrerigido ed esigente,che null'altro desiderava se non una figlia "prima della classe".cominciò ad avere atteggiamenti più consoni al suo sesso, partendo dall'abbigliamento einiziando a fare uso della sua creatività (caratteristica femminile) in campo lavorativo. Dopo qualche mese, il problema per il quale era venuta si risolse felicemente e a distanza di un anno non si è più ripresentato.Possiamo vedere in questo breve stralcio clinico che in M. vi era una subpersonalitàben definita, ovvero l'Animus (l'insieme dei tratti maschili presenti nell'inconscio femminile, Jung 1964) che aveva preso il sopravvento sull'Io della paziente, impedendole di avvicinarsiulteriormente al suo e in qualche modo "impossessandosene".La via per la guarigione e per una rinnovata serenità di M. fu possibile grazie al riequilibrio delle varie subpersonalità, che rese l'Io più fluido e capace di essere flessibile. L'efficienza di M. le consentiva una vita "normale", ma a prezzo della spontaneità e dell'autenticità.Tornando al nostro romanzo, vi è tuttavia un altro particolare interessante nell'esperienza catartica del giovane Atreides: attraverso le droghe necessarie al rituale, egli diventa pienamente coscientedelle esperienze dei suoi antenati, in quello che sembrerebbe un contatto con il proprio Sé che vaoltre il vissuto individuale.

Paul "scava" così a fondo nel suo inconscio da arrivare a poter leggere le trame di quella cheSiegfried Heinrich Foulkes (1991) definisce "la matrice familiare", ovvero la rete di relazioni e di comunicazioni che caratterizza un determinato gruppo e che, agendo inconsciamente, neguida il comportamento.Sempre secondo il Gruppoanalista tedesco, è proprio all'interno della matrice familiare che sigiocano tutte le dinamiche di identificazione, proiezione e identificazione proiettiva che sono proprieanche dei fenomeni di transfert.Volendo adottare una chiave di lettura del romanzo ancora più profonda, andando oltre persino alvissuto singolo dei protagonisti, si può leggere l'intero universo di Dune come un gigantescoaffresco della vita psichica.La rigida società imperiale cinica e spietata, di chiara matrice superegoica, è contrapposta alselvaggio Arrakis, desertico e inospitale ma sede della Spezia che permette di leggere il futuro. Questo pianeta è la rappresentazione simbolica dell'Es, con i suoi mortali pericoli e le sue grandirisorse.In quest'ottica, il piano dei Fremen di rendere Dune un giardino - raccogliendo acqua e semi perinnaffiare la sabbia - può essere visto come la rappresentazione letteraria della Psicoterapia,capace di far crescere il seme della consapevolezza persino in luoghi aridi e minacciosi, come ivissuti traumatici delle persone.I Fremen, che in questo caso rappresentano l'Io, grazie alle risorse dell'acqua e dei semi(metaforici rappresentanti della Psicoterapia) riescono a rendere più abitabile il proprio pianeta -l'Es - e a padroneggiarne la gestione, senza essere più costretti a nascondersi e a subirne il climaostile.L'acqua, emblema della rinascita (Von Franz 1980), simboleggia quindi un nutrimento, il liquidoamniotico con il quale il popolo del deserto di Dune dona nuova vita al proprio mondo tramite lavegetazione, così come la relazione che cura è capace di ridare speranza e forza ai nostri pazientiche non riescono a districarsi dalla morsa dei loro vissuti opprimenti.Da leggere perché"Dune" non è solo un romanzo epico, è una esperienza.Seguire le vicissitudini di Paul, dei Fremen, di Lady Jessica e di tutte le figure minori che orbitanoattorno ai protagonisti è osservare la danza dei nostri oggetti interni.I pensieri e i tormenti del giovane Duca di fronte al futuro che avanza a grandi passi possonopermetterci di farci delle domande sul nostro percorso di Individuazione, ricordandoci sempreche una maggiore consapevolezza dei nostri stati d'animo, delle nostre relazioni oggettuali edell'influenza che esse hanno avuto sulle nostre scelte non può che portarci a una vita piùsoddisfacente.Il giovane Paul, una volta scoperto e accettato il proprio destino, riesce ad affrontarlo anche neisuoi aspetti "Ombra" e questo secondo me è uno dei più grandi motivi per i quali vale la pena diaccompagnare Paul nella sua lotta contro l'Impero.Una vita felice non è una vita euforica, ma una esistenza che ci permette di provare tutte leemozioni senza esserne sopraffatti.

Brani significativi «La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l'annullamentototale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi, equando sarà passata non ci sarà più nulla, soltanto io ci sarò».("Litania contro la paura")La "Litania contro la paura" è una cantilena recitata dalle Bene Gesserit per controllare il flusso di emozioni negative di fronte al pericolo. Paul la recita quando, all'inizio del romanzo, vienesottoposto a una prova mortale al fine di valutare le sue potenzialità quali probabile Prescelto.Penso che in questo breve cantico sia presente un concetto importante: quello di non reprimere le proprie emozioni, anche e soprattutto quelle negative, ma di lasciarle scorrere in noi, di viverle,di lasciare che ci attraversino, appunto, senza però distruggerci.«Come affrontare lo studio della figura del padre di Muad'Dib? Un uomo dal cuore caldo e gelido insieme? E tuttavia molti fatti della sua vita ci aiutano: il devoto amore per la suaLady Bene Gesserit; quello che sognava per suo figlio; la devozione degli uomini che loservivano. Potete immaginarlo: un uomo intrappolato dal destino, una figura solitaria lacui luce è oscurata dalla gloria del figlio. Ma ci si chiede, tuttavia: Che cos'è il figlio, se nonl'estensione del padre?».(Principessa Irulan)In questo brano vi è una breve ma intensa descrizione del padre di Paul, il Duca Leto.Egli, nel romanzo, va incontro alla morte sapendo che il trasferimento su Arrakis avrebbe significatolo sterminio della sua Casata.Nell'universo di Dune la figura di Paul sovrasterà Leto in quanto a importanza e magnificenza. Tuttavia, nell'intimo, il giovane Duca non riuscirà mai a liberare la sua mente dai pensieririguardanti il padre e dalla sua figura, che egli vedrà sempre come un ideale molto più alto di lui.«Dio creò Arrakis per temprare il fedele».(Detto Fremen)«Era guerriero e mistico, feroce e santo, astuto come una volpe e innocente, cavallerescoe spietato, meno di un dio e più di un uomo. Non si può misurar Muad'Dib con gli standardordinari. Nel momento del suo trionfo, indovinò la morte che gli veniva preparata etuttavia accettò il tradimento. Possiamo dire che lo fece per un senso di giustizia? Quale giustizia, allora? Perché, ricordate che stiamo parlando, ora, del Muad'Dib cherivestì il suo tamburo con la pelle del nemico, e che negò tutte le convenzioni del suopassato ducale con un semplice gesto della mano, dichiarando semplicemente: Io sono lo Kwisatz Haderach [Ndr. l'essere supremo che governa l'universo]. Questa è una ragione più che sufficiente».In questo ultimo brano vi è la sintesi del raggiungimento della consapevolezza da parte di Paulriguardo al suo destino.Le azioni che Paul intraprese, la profonda accettazione anche delle sue parti più oscure (della suaOmbra appunto), la cessazione della negazione riguardo al suo destino sono sintetizzate nellafrase:«Io sono lo Kwisatz Haderach, questa è una ragione più che sufficiente».Ovvero, io sono me stesso, in tutto e per tutto, io sono un Individuo.

Possibili utilizzi nella professione "Dune" è un romanzo che, più che ispirarci o darci delle dritte nell'aiuto dei nostri pazienti, puòaiutarci a conoscere noi stessi.Il confronto con la profondità della trama e con lo spessore dei personaggi, con la potenza deisimboli in esso contenuti può senza dubbio favorire la nostra introspezione.D'altronde, come affermato anche da NancyMcWilliams (2006), una analisi personale è unostrumento insostituibile per ogni Terapeuta.Ovviamente il romanzo di Herbert non può fungere da "Terapeuta", può tuttavia aiutare il nostro inconscio a far emergere tematiche e domande inerenti alla nostra storia personale e alnostro percorso di vita.Inoltre empatizzare con i protagonisti ci permette di comprendere magari qualche sfumaturain più del vissuto dei nostri pazienti, che spesso si ritrovano ad affrontare temi esistenziali chesimbolicamente possono essere molto affini ai tormenti dei personaggi del romanzo.