martedì 12 gennaio 2021

RECENSIONE "IO NON TI LASCIO SOLO" BY GIANLUCA ANTONI - SALANI EDITORE

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@antonigianluca @simonasparaco

Proprio la stagione irripetibile del loro incontro è il filo rosso che lega tra loro la storia di un mondo perduto, evocato dai mille umori dell'essere ragazzi: dal capriccio, all'entusiasmo, dai pianti, alle risate, dagli imbarazzi ai primi amori. Che li proietta lungo le strade di un mondo ancora a misura d'uomo, emulando i loro idoli, imparano a vivere e fingono di morire.

 Gianluca Antoni lascia che due ragazzini imparino a parlarsi.

I Diari ritrovati: rosso e nero e la ricerca del cane Birillo: ricetta per un legame.

Io non ti lascio solo è vincitore del Premio Romics 2017 come miglior romanzo di genere per “la capacità di raccontare una storia noir con lo sguardo fresco e innocente di due bambini e per lo spiazzante colpo di scena finale” e del Premio Holmes Awards 2019 come miglior libro.

Io non ti lascio solo

(IoScrittore, 2018)

Gianluca Antoni

Salani Editore

Collana SALANI LE STANZE
Genere Narrativa generale, Letteratura, Gialli e mystery
Pagine 288 - Euro 15,90 

L’amicizia è affrontare insieme la paura.
 
Il libro

L’amicizia è affrontare insieme la paura. Lo sanno bene Filo e Rullo, due ragazzini diversissimi eppure inseparabili, che decidono di scappare da casa e di avventurarsi tra i boschi, alla ricerca del cane di Filo, perso durante un temporale. Per ritrovarlo si spingono fino alla cascina di Guelfo Tabacci, uno schivo montanaro di cui si mormora che anni prima abbia ucciso suo figlio. Così, l’ingenuità della loro fuga lascia il posto ai terribili segreti del mondo degli adulti. Molto tempo dopo, nella cantina di quello stesso casolare vengono ritrovati due diari. Sono stati proprio i due amici a scriverli, consegnando a quelle pagine ingiallite la soluzione del mistero e il racconto, insieme crudo e poetico, di un’estate destinata a cambiare per sempre le loro vite. In un paesaggio dominato dal contrasto tra la luce dell’eterna innocenza e il buio del dolore, Gianluca Antoni mescola le atmosfere del giallo a quelle del romanzo di formazione. Con colpi di scena e toni delicati, racconta i rapporti tra genitori e figli, le strategie imprevedibili con cui affrontiamo la perdita, ma anche la tenacia di legami fatti per sopravvivere al tempo.


RECENSIONE 

 Lui e Rullo, questo aveva capito subito, erano disperati, sapevano dare ordine alla giornata, avere pensieri per ogni cosa, ma avevano perduto la letizia dal cuore. Non potevano fare nulla l'uno per l'altro, se è per questo, non c'erano dubbi, ma si erano incontrati.

Strana coppia di ragazzini, comprimari in una tragicommedia dai toni intimi e profondi, Lillo e Rullo sono i due singolari protagonisti di un romanzo singolare non tanto per i temi - sullo sfondo c'è la vita di un piccolo paese come tanti dell'Italia di provincia che va cambiando, sparendo - ma per le voci di questi due amici la fragilità di un aiuto, quando sarebbe stato utile trovarlo in loro stessi, la fermezza necessaria alla difesa.

Si chiama così, Io non ti lascio solo, il nuovo lavoro di Gianluca Antoni, in uscita per Salani. Antoni - Io non ti lascio solo è vincitore del Premio Romics 2017 come miglior romanzo di genere per “la capacità di raccontare una storia noir con lo sguardo fresco e innocente di due bambini e per lo spiazzante colpo di scena finale” e del Premio Holmes Awards 2019 come miglior libro.

Qui cambiano le cose: tra passato e presente, con inevitabili sguardi all'indietro data l'età dei protagonisti. Lì un ragazzino, qui la ricerca nel mondo degli adulti di due diari. Filo  esuberante e Rullo nelle vesti dell'allievo, dell'aspirante coraggioso che non sarà mai titolare nelle strane vesti di indagine, ricerca del cane Birillo. A Rullo - che pure ogni giorno, ne accompagna i desideri, le paure, il desiderio di avventura e di crescita, - Filo non ha mai permesso alla sua memoria di perdonare e dimenticare il caso, la perdita, un traguardo sognato, atteso, fatto intravedere ma mai neanche sfiorato. Neanche quando i due trovano inaspettatamente due diari nascosti in un casolare.

Eppure Filo ora, conosce ogni pagina di quei diari, conosce ogni angolo di quel paese di montagna, che ancora attira qualche turista occasionale. Da lì, da quelle montagne, lui e Rullo vedono sfilare il paese: sempre di meno, con le chiese che si spopolano un pò di più ogni domenica che passa, ogni battesimo, ogni funerale, ma abbastanza per poterne ancora raccontare le debolezze, le storie.

Poi, dentro il bosco, le voci di Filo e Rullo si fanno più intense: difendendosi dal freddo con il cibo conservato nello zaino che consumano a giorni alternati con parsimonia, raccontando sè stessi, svelandosi poco a poco. Il mondo non appartiene più a loro.

<<Quel giorno, le parole si fanno nemiche e i due ragazzi iniziano a provare il loro male, che è una specie di voragine  di cui non si vede il fondo. La storia de "Io non ti lascio solo, inizia da qui.>>

<<Nemmeno mio padre (Filo), poteva immaginare la malattia che sentivo, il desiderio di parlare e non poterlo fare.>>

Raccontandosi l'uno all'altro con un pudore antico e la paura di essere ancora giudicati. Bollati dall'altro come li ha già bollati una volta la comunità: Filo per il suo risentimento nei confronti del padre, per non aver riportato a casa Birillo e per la perdita che ne rappresenta, Rullo per un passato non suo, ma della sua famiglia. Vicende piccole, di paese, quelle di Filo e Rullo, con aperture impreviste quelle di Rullo, che chiusi nel passato dei diari conservano ricordi lontani, segreti.

I due si raccontano usando le loro voci: una parlata semplice, nei pensieri e nelle parole. Filo ci metterà parecchio a rivelarsi, a lasciarsi andare alle confidenze con Rullo con cui, via via, capisce di potersi aprire. Filo, meno chiuso, è la voce narrante del romanzo: suoi i pensieri, le riflessioni. Sul paese e la vita che cambia, su quella comunità che li ospita ogni giorno ma non sempre sembra aprire le porte davvero. Filo, vuole capire:<<Ci aveva sempre tenuto a sapere le cose. Perchè si faceva domande, cercava la risposta>>.

<<Avevano fischiato guaito e bruciato per intere settimane, mesi, anche di notte. Tutta la valle stava scivolando verso l'alienazione.>>

<<Di loro non sussiste memoria, svanirono come se non fossero esistiti, furono come se non fossero mai stati, e così pure i loro diari dopo di loro.>>

Io non ti lascio solo è dunque una testimonianza sulle ragioni degli esclusi, di coloro che non furono, perchè non salvati. Gianluca Antoni, crea un mondo nel quale ogni gesto, ogni parola si riduce a una questione di perdizione o salvezza, affrontando di petto il tema eterno e meraviglioso della lotta tra la Vita e la Morte.  Gianluca Antoni sembra procedere con uno sguardo cinematografico, mettendo a fuoco, uno dopo l'altro, strade, case, oggetti, uomini, quasi fosse preso dal desiderio di scoprire, al di là e al di sotto delle cose, un'umanità che lavora silenziosa e discreta, attenta  ad un ordine interiore, in mezzo al <<panorama>>, come se quel paesaggio rendesse troppo tristi i ricordi legati a quelle vittime di quel <<silenzio della vergogna>>.
Ma, l'effige di du ragazzini consumati da uno sforzo, da un segreto, troppo teso. Sforzo contro chi? Contro le cose, contro gli uomini, contro se stessi. Il maresciallo De Benedettis, sperando di dissipare quella vertigene da cui si sentiva, invaso di fronte ai tanti enigmi, e nell'attesa di scoprire il filo che lega quella sciagura. 

Il maresciallo De Benedettis traducendo le testimonianze dei diari, in confessioni destinate a colei/lui che avrebbe potuto spezzare la scia di dolore. Tale scrupolo lo rese per qualche minuto titubante, poi volgendo i suoi occhi sui fatti accertati, cominciò a leggere quelle pagine rivelatrici di dati, luoghi, modi operandi, svelando la maschera umana, impenetrabile del grande taciturno.

La scoperta violenta e brutale di un tragico e colpevole passato, del quale il maresciallo De Benedettis aveva nutrito il sospetto, di Guelfo Tabacci, uno scorbutico montanaro, un <<lupo solitario>>,  indiziato trent’anni prima. C'è qualcosa di feroce in questi uomini, di meschino e maligno, qualcosa di predatorio.

Filo. Sono la sua ricerca continua, la sua volontà di capire che portano avanti il romanzo, che convincono Rullo a svegliarsi. Ad aprire qualche varco nella sua corazza fatta di abitudini immutabili e regole da rispettare. (Non fa mezzo gesto in più, non lascia un secondo di pausa tra un gesto e l'altro. Pare quasi che segua una musica.) Una difesa dal mondo e insieme una scoperta, raccontata con scrittura lucida, credibile. Come la voce degli adolescenti in cerca di un equilibrio che ormai vivono in una specie di crepuscolo, infinito e inesorabile.

<<Una storia risucchiata nel vortice dell'intorpedimento del cuore. Corpi amici o conoscenti. Più spesso si trovano in angoli protetti in cui si sono assopiti per sempre. Altre volte tocca a noi trovarli.>>

Citazioni del libro

Rigiro i quaderni tra le mani. Nero l’uno, rosso l’altro.

Le copertine sporche di fango, gonfie, a stento riescono a trattenere le pagine. Odorano di muffa. Li sfoglio avanti e in- dietro. 

Ogni pagina ricoperta da una calligrafia infantile che si srotola precisa tra le righe sottili. Nel frontespizio un’unica parola, un nome: Filo, in quello nero; Rullo, in quello rosso.

«Tranquilli? Io, Filo, sono tranquillo solo se Diablo è rinchiuso in un bunker antiatomico».
Alla fine gli illustro il piano. «Andiamo domani notte. Facciamo un buco nella rete del cancello. Lanciamo quintali di polpette a Diablo, da tenerlo occupato tutto il tempo, arriviamo al recinto dei cani, lo apriamo e scappiamo via. Se Birillo è lì dentro ci seguirà al galoppo. E via per i campi. Fuga verso la libertà».

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