martedì 17 maggio 2022

RECENSIONE “SINDROME DA PANICO NELLA CITTA' DEI LUMI" DI MATEI VISNIEC - VOLAND

L'INFINITO FA PAURA E DIVENTA SINDROME

Caterina Giuseppa Buttitta

 

Matei Vișniec

Sindrome da panico nella Città dei Lumi

VOLAND

traduzione di Mauro Barindi

Intrecci
2021, pp. 336, Brossura 14,5x20,5
€ 17,00
 
 
 
 
 
 
 
Il libro
 
Un misterioso editore parigino senza casa editrice, il signor Cambreleng, tenta di istruire un manipolo di romanzieri e personaggi: Jaroslava, esule ceca; Pantelis Vassilikioti, scrittore fallito di multiple origini; Hung Fao, il Solženicyn cinese; la libraia Faviola, sensibile alle grida delle opere morenti; François, cacciato di casa dal proprio gatto; Georges e il suo cane Madox, con una grave dipendenza dai notiziari; Matei, profugo romeno, autore di una poesia capace di sovvertire l’ordine comunista. Quando un giorno Jaroslava mostra al suo mentore una decina di quaderni zeppi di parole raccolte nei luoghi più diversi, dai cartelloni pubblicitari alla segnaletica stradale, dalle etichette dei vestiti ai pacchetti di sigarette, l’editore grida al capolavoro: il libro che racchiude Parigi, un insieme di parole vive in grado di salvare la letteratura... Una folgorante riflessione sulla scrittura, spazio di libertà sempre da conquistare.  

Autore

Matei Vișniec

Poeta, drammaturgo, romanziere, giornalista, è nato nel 1956 a Rădăuţi, nel nord della Romania. Trasferitosi nel 1987 in Francia per sfuggire alla censura di regime, è diventato negli anni il secondo drammaturgo romeno dopo Ionesco a imporsi nel panorama teatrale europeo. Sindrome da panico nella Città dei Lumi, suo secondo romanzo, è stato tradotto in francese, russo, ungherese e bulgaro.

RECENSIONE

 

Per il signor Cambreleng la letteratura, dunque, è ormai spacciata: nulla può più portarla in vita, ma, nonostante ciò, continua a radunare intorno a sé gli scrittori più disparati ai quali insegna che ogni libro letto è un libro strappato all’oblio. 

Tutto questo avviene in una Parigi priva di personalità in cui si realizzano avvenimenti inaspettati, invisibili ad occhi non attenti: un poema conquista il pianeta, un gatto tiene un diario, una gobba condivide le sue esperienze di vita quotidiana, un cane di nome Madox muore di depressione, una storia d’amore sfugge al controllo, i sogni evadono nella realtà e tutti i cittadini diventano, senza rendersene conto, dei personaggi. 

“[…] «Un capolavoro!» – esclamò il signor Cambreleng. […] La letteratura non era morta, qualcuno aveva trovato la strada verso le parole vive. […] Al signor Cambreleng sembrava assolutamente fantastico che un uomo, un autore anonimo, si fosse sobbarcato questa fatica di Sisifo: raccogliere parole naturali dalla pelle, dalle viscere della città, da tutti i livelli dell’inferno urbano (il signor Cambreleng evitò all’ultimo di usare l’espressione civiltà urbana). In definitiva, Parigi è un libro, no? Oggigiorno le grandi città sono diventate dei libri, no? Nessuno avrebbe potuto contraddire il signor Cambreleng. Certo, le città erano ricoperte di parole, le città erano quindi libri.” p. 242 

 

“[…] La letteratura è qualcosa di misterioso, mentre scrivi e ti trovi in rapporto diretto, quasi mistico, con la pagina bianca, ti rendi conto di essere sottoposto a forze impossibili da definire con precisione. Le parole, una volta lasciate libere, hanno diritto a determinate iniziative. Che arroganza credere di poter costruire tu stesso un libro, quando in realtà sono le parole a scrivere te e a costruirti!” p. 232

 

“[…] Una delle storie d’amore più belle vissute con passione reciproca è quella tra qui e adesso. Mai nessuno ha instaurato una relazione più pura, più solida, più sincera di quella tra queste due parole.” p. 173

 

“[…] Una parola incapace di amare è patria. Tutto quello che sa fare è esigere di essere amata (ma amarla, non la ama nessuno davvero). Demagoga e incattivita, spudorata e sadica, la parola patria vive la propria sessualità mandando in modo sistematico gli altri incontro alla morte, intimandogli allo stesso tempo di avere pure un orgasmo mentre muoiono per lei. ”  p. 173 

 


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