martedì 9 giugno 2020

RECENSIONE 57/2020 SOMMERSIONE by SANDRO FRIZZIERO - FAZI EDITORE

Sandro Frizziero

Sommersione

 FAZI EDITORE

Collana:Le strade
Nu mero Collana: 429
Pagine: 190
Prezzo in libreria: € 16
Data Pubblicazione: 12-03-2020 
Finalista al Premio Campiello 2020

«In fondo all’Adriatico, a nord, esistono isole filiformi che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre Sandro Frizziero ha trovato il suo tesoro. Non un forziere di zecchini d’oro, ma qualcosa di infinitamente più prezioso per un romanziere (e dunque anche per noi lettori): uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire, tutti i sinonimi dell’amore malinteso.
Conosco l’Isola a cui si è ispirato l’autore, perciò posso apprezzare quanto l’abbia trasfigurata in una sua potente iperbole poetica, facendola diventare uno stemma di malumori e malamori universali. Un posto da cui si riescono a vedere le stelle del cielo, sì, ma solo perché «sono i lumini di un cimitero lontano».
Sommersione racconta la giornata decisiva di uno dei suoi abitanti – un vecchio pescatore – forse il più odioso; certamente quello che sa come odiare più e meglio di tutti gli altri: la vicina con il suo cane; la moglie morta; la figlia a cui interessa solo la casa da ereditare; i vecchi preti dementi ricoverati in un ospizio; qualche assassino e qualche prostituta; i devoti di un antico miracolo fasullo, inventato per coprire una scappatella; i bestemmiatori che spesso coincidono con i devoti; i frequentatori della Taverna, unico locale dell’Isola oltre all’American Bar, ma di gran lunga preferibile perché «all’American Bar non c’è ancora un sufficiente livello di disperazione».
Su tutto ciò il vecchio pescatore ha rancori da spargere, fatti e fattacci da ricordare; e però gli resta da fare ancora qualcosa che sorprenderà gli abitanti dell’Isola, lettori compresi. Questo romanzo gli dà del tu, perché Frizziero ha il dono dell’intimità con i suoi personaggi, ne è il ritrattista inesorabile. Sotto le sue frasi – o dovrei dire meglio: sotto i suoi precisi e ben dosati colpi di martello – l’umanità resta inchiodata al livello più inerziale dell’esistenza: l’altro nome di quest’Isola, infatti, potrebbe essere Entropia. Una formicolante, disperata, indimenticabile Entropia».

Tiziano Scarpa
«Non sei più sicuro di niente. Anzi, sai che il diavolo ce l’hai proprio in corpo e con il diavolo ti tocca con­viverci. Sai che l’inferno è in questa terra, non ci sono dubbi, e l’Isola ne è una sorta di succursale; una filiale dell’Ade per gente di mare».

Sandro Frizziero


È nato a Chioggia nel 1987 e insegna Lettere negli istituti superiori della sua città. Per Fazi Editore, nel 2018, ha pubblicato Confessioni di un NEET, finalista al Premio John Fante 2019.

 

 
RECENSIONE 

Un'isola destina alla deriva della specie umana. Nel suo secondo romanzo Sommersione (Fazi), finalista al Premio Campiello 2020, Sandro Frizziero narra una storia forte e originale di un uomo, protagonista del suo primo romanzo, Confessione di un neet (2017), finalista al Premio John Fante 2019. Sarà per l'atmosfera soffocante, o per la crisi sistematica, o ancora per la marea che sale, che hanno innescato la trama di un'Isola in cui si svolge la vita del protagonista crudele, cinico, senza possibilità di redenzione.

In quell'Isola vivono una schiera di non eroi che hanno creato un gigantesco mercato nel quale vi abitano tutti. Tutti noi, nuotiamo, annaspiamo, affondiamo, naufraghiamo, sprofondiamo in quel mare che bagna le nostre vite.

Senz'anima, nè coscienza, nè conoscenza. Siamo clienti, non familiari di una stessa umanità. L'isola stessa si presenta come una prigione di astio, conformismo dentro il quale agisce un protagonista che rischia di essere sommerso da un disfacimento non solo fisico ma anche morale. 

"Fissi la tua immagine di vecchio allo specchio dell'entrata; la testa calva, il tuo volto apatico e arrossato dagli eczemi, i tuoi occhi sporgenti e leggermente strabici, i peli unti delle tue orecchie e, i tuoi denti marciti dalle Meredit, la tua barba da randagio".

Un particolare attira il lettore, il continuo uso del <<tu>> che il marratore rivolge al suo protagonista, che non abbandona per l'intero libro. Spesso ne assume i punti di vista, i pregiudizi, la violenza, che si traducono in un linguaggio duro, espressivo, a tratti volutamente disturbante.

"A dirla tutta la Cinzia queste bestemmie pareva volertele cavare per forza dal cuore. Se le meritava proprio per come cuoceva la pasta, per come riponeva le mutande e i calzini nel comò, per come sbucciava le mele. Ogni giorno, le ripetevi che era una deficiente, una ritardata; ti veniva naturale, automatico, come darle uno schiaffo se alzava lo sguardo più del dovuto".

"Dpo qualche minuto, arrivi al camposanto. Ferma sulla porta ci sono due zingare. Due zingare di merda che non si sa come siano capitate sull'Isola e soprattutto che cosa siano venute a fare, se non a rubare".

Il tempo che viene narrato in Sommersione è il presente. Il che contribuisce a rendere la storia intensa, coinvolgente. Gran parte di ciò che leggiamo: l'ambiente a rischio, l'umanità marcia, la meschinità del quotidiano, irrompono nella comunità violandone il languore e l'innocenza.

Il lettore resta spettatore allibito della scena dell'avvelenamento della Gina, la cagnetta del vicino, colpevole solo di essere rumorosa. Una parte importante del romanzo è lo sguardo che si apre agli altri abitanti dell'Isola. Sono soprattutto gli anziani della Taverna, che si traducono in un ambiguo legame di <<odio e invidia>> l'un l'altro. Ciò accade ad una schiera di non erooi calamitati dalla forza magnetica che popola l'Inferno sulla Terra, si sentono come trascinati verso le profondità equoree come l'Ulisse.

Una descrizione quella di Frizziero che incanta e ustiona, fatta salvo qualche spiraglio di luce che s'intravede qua e là, soprattutto in alcune descrizioni di cielo e terra. E in alcuni rari momenti di umanità. E' il caso di preti avidi e ipocriti, di don Erminio, finito in manicomio <<dopo che, assieme a un paio di collaboratori con la sindrome di Down, aveva tentato di costruire una nuova arca di Noè nell'ingresso della parrocchia di Auronzo di Candore, con lo scopo di portare in salvo i fedeli dall'imminente innalzamento del mare. 

Oppure la stessa Cinzia, la moglie del protagonista l'unica che è riuscita a fare breccia nell'egoismo arido del protagonista.

"Sotto l'orologio è appeso un calendario sponsorizzato da un'azienda che produce lenze per la pesca, fermo al settembre 2016, il mese del ricovero definitivo della Cinzia in ospedale.

"Dopo la morte della donna, per il protagonista è la fine, la stasi totale, di ogni possibile cambiamento, la fine di una stagione di tensione".

Alla fine si sa che il protagonista deve scontare una colpa. L'Isola in fondo è la sua stessa punizione. La folla che assiste allo spettacolo, scoprirà il vero motivo, un antefatto giovanile impunito. 

"Sopravviverai per scontare il senso di colpa che ti logora".

"Tu continui ad esistere solo grazie a queste parole (..). Basterebbe un punto fermo messo proprio qui, ora, adesso, per ucciderti senza alcuna spiegazione". L'ombra minacciosa si allunga sulle pagine finali e riassume tragicamente questo destino di sconfitta.

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