Il romanzo di Andrea Salonia è un grido d’amore per l’Africa.
ANDREA SALONIA
odioodio
LA NAVE DI TESEO
Copertina flessibile
:
464 pagine
19,00 Euro
Il libro
Faustino, da piccolo, è un bambino silenzioso e indipendente: nato a
Como, da una famiglia laboriosa e di idee forti, coltiva una passione
per l’Inter, che lo lega al padre, e un’altra, intima e infinita, per le
parole. Le annota e le pesa, le rende significative, e attraverso di
esse impara a conoscere l’intorno. Importante è il rapporto con il
sagrestano del paese, Felice: esperto di piante e genuinamente saggio,
Felice trasmette a Faustino un profondo interesse per la botanica, per
ciò che è fragile, minuto, bisognoso d’acqua. Un giorno tutto cambia:
Faustino sente Dio, vede Dio, e prende la decisione di farsi prete. Ma
la sua non è una religiosità dottrinale, è una vocazione fatta di
attenzione e cura del mondo. Quello con Dio è per lui un dialogo
costante e una continua messa in discussione. Quando parte per una
missione in Togo, la sua vita prende una nuova direzione: qui vivrà non
soltanto la stagione della scoperta dell’altro, di una religiosità
vivace e ancestrale, sperimentando il peso del suo credo e dell’ambiente
culturale da cui proviene, ma scoprirà soprattutto l’amore, grazie a
Nives. Nives è l’altra metà, Nives è la radice e il fiore di ogni pianta
incontrata sul suo cammino, è l’esperienza, il futuro. Con lei,
Faustino fa prova della gioia e del dolore, percorre strade inedite e
insperate, fino a quando quella felicità inesprimibile non trova un
ostacolo duro, violento, definitivo. Un romanzo non convenzionale e di
grande bellezza, che ci restituisce il ritratto di un uomo pronto a
rivedere ogni credo e ogni certezza, ma anche e soprattutto capace di
scoprire il sacro in ogni più piccolo aspetto della vita, di decifrare
la lingua dell’altro, di mettersi al servizio del destino e,
ciononostante, continuare a combatterlo.
RECENSIONELeggendo Odiodio si pensa, per contrasto, alle pagine africane del Viaggio al termine della notte. Di cui il protagonista Bardamu fugge di nascosto dalla nave che lo ha portato sulle coste
delle colonie francesi e inizia una serie di peregrinazioni tra bianchi
brutali, africani miseri, caldo insopportabile, insetti e malattie
finché si prende anche lui il paludismo. Ci si imbatte in periodi pieni
di sconforto, come cita nel romanzo: "Gli indigeni, loro, funzionano insomma solo a colpi di bastone,
conservano questa dignità, mentre i bianchi, perfezionati
dall'educazione pubblica, fanno da soli”. Oppure quando, scrive:"Quanto ai negri uno si abitua in fretta a loro, alla loro ilare
lentezza, ai loro gesti troppo ampi, ai ventri debordanti delle loro
donne. La negreria puzza di miseria, di vanità interminabili, di
rassegnazione immonda; insomma proprio come i poveri da noi ma con più
bambini ancora e meno biancheria sporca e meno vino rosso intorno”.
La deriva del protagonista di Odiodio e volenteroso prete missionario del comasco, tifoso dell'Inter, ma perchè dovrebbe odiare il
“Principale, come Odio dio”, oppure, “O dio dio” e in altri modi ancora."? Il percorso viene preparato paco a poco, fin dai primi passi infantili fino all'arrivo in Togo nella missione dei padri Comboniani dove l'uomo viene messo di fronte al suo destino. Qui
tutti parlano un francese pastoso, smozzicato e poco comprensibile, la
lingua degli antichi colonizzatori francesi schiavisti, vivono in modo semplice, ma vero e
felice che spiazza il giovane prete arrivato con tutti i suoi pregiudizi. Nel libro cita: “Mi sentivo così: fasullo nel bel mezzo di una terra
verissima”.
Ma a che scopo, si chiede l'uomo, padre Faustino, portare Cristo tra quelle genti? Che
ne sanno loro di Cristo? Che ne possono capire? Che bisogno hanno di
lui? Le domande proseguono perché Faustino ha imparato a “voler bene
alla propria inquietudine”, ma più che una inquietudine quelle domande
sono una deriva che lo porta ad abbandonarsi all'Africa, a esserne
affascinato e soggiogato a tal punto da comportarsi come molti
sprovveduti e romantici turisti che sposano la prima donna incontrata.
Padre Faustino conosce una fanciulla africana dal nome Nives, con il viso segnato dai solchi delle cicatrici,
conosce anche,per la prima volta l'amore sensuale e si sposa senza pentimenti o
dubbi. Del resto può forse il destino non manifestarsi in modo improvviso? Quando i figli diventano grandi, la famiglia felice, torna nelle terre fredde e sassose montagne. Dove la sciagura si abbatte improvvisamente sul percorso del missionario
trasformano la sua vita in un inferno sulla terra. In fondo è un esito molto peggiore, rispetto a
quello di Bardamu; ancora più beffardo. Se credi in Dio forse non ti
resta che odiarlo, ma non puoi: ti ha insegnato ad accettare, ti ha insegnato a perdonare.
Perché ha molto da farsi perdonare lui stesso.