domenica 11 agosto 2019

RECENSIONE #87/19 L'ANIMLE CHE MI PORTO DENTRO bY FRANCESCO PICCOLO - EINAUDI

Di quante cose è fatto un uomo? Sensibilità, ferocia, erotismo e romanticismo, debolezza, sete di potere. Ci vuole un certo coraggio per indagare la profondità del maschio, sempre che esista: non è detto che ci piaccia tutto quello che vedremo. In questo romanzo serio, divertente, spietato, Francesco Piccolo racconta, come solo lui sa fare, la vita di molti attraverso una sola.
L’animale che mi porto dentro
L'animale che mi porto dentro
FRANCESCO PICCOLO
EINAUDI
2018

Supercoralli

pp. 240

€ 19,50
Il libro
 


«Quello che tenevo compresso dentro di me, nell’ora di educazione fisica o durante i film di Maciste, o certe sere quando andavo a dormire e avevo paura, era l’angoscia di dimostrare di essere maschio. Doverlo far vedere a tutti, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana. E ogni volta misurare la mia inadeguatezza». «Se c’è qualcosa che mi dispiace molto, se ho un dolore fisico, se ho una scadenza, se devo risolvere un tarlo interiore, se ho dei dubbi, se ingrasso, se mi colpisce un lutto molto doloroso, se faccio un incidente per strada – ignoro; ignoro tutto. Vado avanti, non voglio intoppi. Continuo». Quella che Francesco Piccolo racconta è la formazione di un maschio contemporaneo, specifico e qualsiasi. Il tentativo fallimentare, comico e drammatico, di sfuggire alla legge del branco – e nello stesso tempo, la resa alla sua forza. La lotta indecidibile e vitale tra l’uomo che si vorrebbe essere e l’animale che ci si porta dentro. Perché esiste un codice dei maschi; quasi tutte le sue voci sono difficili da ripetere in pubblico, eppure non c’è verso di metterle a tacere. Tanti anni passati a cercare di spegnere quel ronzio collettivo per poi ritrovarsi ad ascoltarlo, nel proprio intimo, nei momenti piú impensati. «Dentro di me continuerò sempre a chiedermi: siete contenti di me? sono come mi volevate?» In un mondo da sempre governato dai maschi, capirli è la chiave per guardare piú in là. Per questo il racconto si nutre di tutto ciò che incontra – Sandokan e Malizia, i brufoli e il sesso, l’amore e il matrimonio, l’egoismo e la tenerezza – in un andamento vivissimo ma riflessivo, a tratti persino saggistico, che ci interroga e ci risponde, fino a ridisegnare il nostro sguardo.

RECENSIONE
L'autore Francesco Piccolo: dopo aver vinto lo Strega 2014 con " Il desiderio di essere come tutti", alla fine dello scorso anno ha pubblicato un libro che ha fatto molto discutere. "L'animale che mi porto dentro", ossia l'esatto contrario di quei libri rassicuranti e più o meno seriali che si sfornano solitamente dopo aver vinto uno Strega. "L'animale che mi porto dentro", non è un libro carino. Non è un libro di quelli che dopo aver concluso la lettura scompaiono dalla memoria, che si confondono e sovrappongono ad altri. Questo è in realtà un libro inconfondibile e indimenticabile.
Nel libro c'è, beninteso, la voce di Piccolo. Sono pochi gli scrittori italiani che oggi posseggono una voce riconoscibile. "L'animale che mi porto dentro" rappresenta un'evasione dalla confortevole gabbia di protezione. Un libro che molti lettori hanno definito coraggioso ma che meglio potrebbe essere definito rischioso. Un libro che può essere detestato sia dai lettori maschi, con l'accusa di delazione, che dalle lettrici donne, per via di un protagonista che, al netto dei suoi sforzi e dell'evoluzione della specie, tende ad apparire come un maschio capobranco.
La maniera in cui il libro è stato accolto dai lettori e dalla critica potrebbe essere oggetto di ulteriore filazione letteraria, e così via. "L'animale che mi porto dentro" racconta una serie di intimi e radicati istinti maschili. Quelli che ci portano a guardare negli occhi una ragazza, discutere con lei di heidegger, fingere di ascoltare la sua interpretazione di "Essere e tempo e in realtà interrogarci sull'esatta forma delle sue tette, se lasciate libere. Sono tutti così, i maschi?" No, hanno detto molti maschi dopo aver letto il libro. Solo Philip Roth e Francesco Piccolo, hanno detto altri. Speriamo di no. Temiamo di sì hanno pensato molte donne, alcune dicendolo apertamente.
La polemica è insorta sia su carta stampata che su Internet, con frecciatine anche velenose (un autore Premio Strega è un bel bersaglio) e opinioni contrastanti fra i due opposti di porcheria e capolavoro. In ogni caso, bisogna ammettere che affrontare un argomento come la rozza complessità del genere maschile è di per sè un merito, perchè significa affrontare i luoghi oscuri di ciascuno di noi. La domanda correlata che ogni lettore maschio idealmente rivolge all'autore Francesco Piccolo, oltre a <<Come ti sei permesso?>> , è << Chi te l'ha fatto fare?>>. Domanda tossica provocatoria come poche altre, visto che maschera il nichilismo di chi è portato a non prendere mai nessun rischio.

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