L’animale che mi porto dentro
L'animale che mi porto dentro
FRANCESCO PICCOLO
EINAUDI
2018
Supercoralli
pp. 240
€ 19,50
Il libro
«Quello
che tenevo compresso dentro di me, nell’ora di educazione fisica o
durante i film di Maciste, o certe sere quando andavo a dormire e avevo
paura, era l’angoscia di dimostrare di essere maschio. Doverlo far
vedere a tutti, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana. E ogni volta
misurare la mia inadeguatezza». «Se c’è qualcosa che mi dispiace
molto, se ho un dolore fisico, se ho una scadenza, se devo risolvere
un tarlo interiore, se ho dei dubbi, se ingrasso, se mi colpisce un
lutto molto doloroso, se faccio un incidente per strada – ignoro;
ignoro tutto. Vado avanti, non voglio intoppi. Continuo». Quella che
Francesco Piccolo racconta è la formazione di un maschio contemporaneo,
specifico e qualsiasi. Il tentativo fallimentare, comico e
drammatico, di sfuggire alla legge del branco – e nello stesso tempo,
la resa alla sua forza. La lotta indecidibile e vitale tra l’uomo che
si vorrebbe essere e l’animale che ci si porta dentro. Perché esiste
un codice dei maschi; quasi tutte le sue voci sono difficili da
ripetere in pubblico, eppure non c’è verso di metterle a tacere. Tanti
anni passati a cercare di spegnere quel ronzio collettivo per poi
ritrovarsi ad ascoltarlo, nel proprio intimo, nei momenti piú
impensati. «Dentro di me continuerò sempre a chiedermi: siete contenti
di me? sono come mi volevate?» In un mondo da sempre governato dai
maschi, capirli è la chiave per guardare piú in là. Per questo il
racconto si nutre di tutto ciò che incontra – Sandokan e Malizia,
i brufoli e il sesso, l’amore e il matrimonio, l’egoismo e la
tenerezza – in un andamento vivissimo ma riflessivo, a tratti persino
saggistico, che ci interroga e ci risponde, fino a ridisegnare il
nostro sguardo.
RECENSIONE
L'autore Francesco Piccolo: dopo aver vinto lo Strega 2014 con " Il desiderio di essere come tutti", alla fine dello scorso anno ha pubblicato un libro che ha fatto molto discutere. "L'animale che mi porto dentro", ossia l'esatto contrario di quei libri rassicuranti e più o meno seriali che si sfornano solitamente dopo aver vinto uno Strega. "L'animale che mi porto dentro", non è un libro carino. Non è un libro di quelli che dopo aver concluso la lettura scompaiono dalla memoria, che si confondono e sovrappongono ad altri. Questo è in realtà un libro inconfondibile e indimenticabile.
Nel libro c'è, beninteso, la voce di Piccolo. Sono pochi gli scrittori italiani che oggi posseggono una voce riconoscibile. "L'animale che mi porto dentro" rappresenta un'evasione dalla confortevole gabbia di protezione. Un libro che molti lettori hanno definito coraggioso ma che meglio potrebbe essere definito rischioso. Un libro che può essere detestato sia dai lettori maschi, con l'accusa di delazione, che dalle lettrici donne, per via di un protagonista che, al netto dei suoi sforzi e dell'evoluzione della specie, tende ad apparire come un maschio capobranco.
La maniera in cui il libro è stato accolto dai lettori e dalla critica potrebbe essere oggetto di ulteriore filazione letteraria, e così via. "L'animale che mi porto dentro" racconta una serie di intimi e radicati istinti maschili. Quelli che ci portano a guardare negli occhi una ragazza, discutere con lei di heidegger, fingere di ascoltare la sua interpretazione di "Essere e tempo e in realtà interrogarci sull'esatta forma delle sue tette, se lasciate libere. Sono tutti così, i maschi?" No, hanno detto molti maschi dopo aver letto il libro. Solo Philip Roth e Francesco Piccolo, hanno detto altri. Speriamo di no. Temiamo di sì hanno pensato molte donne, alcune dicendolo apertamente.
La polemica è insorta sia su carta stampata che su Internet, con frecciatine anche velenose (un autore Premio Strega è un bel bersaglio) e opinioni contrastanti fra i due opposti di porcheria e capolavoro. In ogni caso, bisogna ammettere che affrontare un argomento come la rozza complessità del genere maschile è di per sè un merito, perchè significa affrontare i luoghi oscuri di ciascuno di noi. La domanda correlata che ogni lettore maschio idealmente rivolge all'autore Francesco Piccolo, oltre a <<Come ti sei permesso?>> , è << Chi te l'ha fatto fare?>>. Domanda tossica provocatoria come poche altre, visto che maschera il nichilismo di chi è portato a non prendere mai nessun rischio.
2018
Supercoralli
pp. 240
€ 19,50
Il libro
«Quello
che tenevo compresso dentro di me, nell’ora di educazione fisica o
durante i film di Maciste, o certe sere quando andavo a dormire e avevo
paura, era l’angoscia di dimostrare di essere maschio. Doverlo far
vedere a tutti, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana. E ogni volta
misurare la mia inadeguatezza». «Se c’è qualcosa che mi dispiace
molto, se ho un dolore fisico, se ho una scadenza, se devo risolvere
un tarlo interiore, se ho dei dubbi, se ingrasso, se mi colpisce un
lutto molto doloroso, se faccio un incidente per strada – ignoro;
ignoro tutto. Vado avanti, non voglio intoppi. Continuo». Quella che
Francesco Piccolo racconta è la formazione di un maschio contemporaneo,
specifico e qualsiasi. Il tentativo fallimentare, comico e
drammatico, di sfuggire alla legge del branco – e nello stesso tempo,
la resa alla sua forza. La lotta indecidibile e vitale tra l’uomo che
si vorrebbe essere e l’animale che ci si porta dentro. Perché esiste
un codice dei maschi; quasi tutte le sue voci sono difficili da
ripetere in pubblico, eppure non c’è verso di metterle a tacere. Tanti
anni passati a cercare di spegnere quel ronzio collettivo per poi
ritrovarsi ad ascoltarlo, nel proprio intimo, nei momenti piú
impensati. «Dentro di me continuerò sempre a chiedermi: siete contenti
di me? sono come mi volevate?» In un mondo da sempre governato dai
maschi, capirli è la chiave per guardare piú in là. Per questo il
racconto si nutre di tutto ciò che incontra – Sandokan e Malizia,
i brufoli e il sesso, l’amore e il matrimonio, l’egoismo e la
tenerezza – in un andamento vivissimo ma riflessivo, a tratti persino
saggistico, che ci interroga e ci risponde, fino a ridisegnare il
nostro sguardo.
RECENSIONE
L'autore Francesco Piccolo: dopo aver vinto lo Strega 2014 con " Il desiderio di essere come tutti", alla fine dello scorso anno ha pubblicato un libro che ha fatto molto discutere. "L'animale che mi porto dentro", ossia l'esatto contrario di quei libri rassicuranti e più o meno seriali che si sfornano solitamente dopo aver vinto uno Strega. "L'animale che mi porto dentro", non è un libro carino. Non è un libro di quelli che dopo aver concluso la lettura scompaiono dalla memoria, che si confondono e sovrappongono ad altri. Questo è in realtà un libro inconfondibile e indimenticabile.
Nel libro c'è, beninteso, la voce di Piccolo. Sono pochi gli scrittori italiani che oggi posseggono una voce riconoscibile. "L'animale che mi porto dentro" rappresenta un'evasione dalla confortevole gabbia di protezione. Un libro che molti lettori hanno definito coraggioso ma che meglio potrebbe essere definito rischioso. Un libro che può essere detestato sia dai lettori maschi, con l'accusa di delazione, che dalle lettrici donne, per via di un protagonista che, al netto dei suoi sforzi e dell'evoluzione della specie, tende ad apparire come un maschio capobranco.
La maniera in cui il libro è stato accolto dai lettori e dalla critica potrebbe essere oggetto di ulteriore filazione letteraria, e così via. "L'animale che mi porto dentro" racconta una serie di intimi e radicati istinti maschili. Quelli che ci portano a guardare negli occhi una ragazza, discutere con lei di heidegger, fingere di ascoltare la sua interpretazione di "Essere e tempo e in realtà interrogarci sull'esatta forma delle sue tette, se lasciate libere. Sono tutti così, i maschi?" No, hanno detto molti maschi dopo aver letto il libro. Solo Philip Roth e Francesco Piccolo, hanno detto altri. Speriamo di no. Temiamo di sì hanno pensato molte donne, alcune dicendolo apertamente.
La polemica è insorta sia su carta stampata che su Internet, con frecciatine anche velenose (un autore Premio Strega è un bel bersaglio) e opinioni contrastanti fra i due opposti di porcheria e capolavoro. In ogni caso, bisogna ammettere che affrontare un argomento come la rozza complessità del genere maschile è di per sè un merito, perchè significa affrontare i luoghi oscuri di ciascuno di noi. La domanda correlata che ogni lettore maschio idealmente rivolge all'autore Francesco Piccolo, oltre a <<Come ti sei permesso?>> , è << Chi te l'ha fatto fare?>>. Domanda tossica provocatoria come poche altre, visto che maschera il nichilismo di chi è portato a non prendere mai nessun rischio.
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