venerdì 23 agosto 2019

RECENSIONE 90/19 PALOMAR by ITALO CALVINO - EINAUDI 1983

Novecento. Prime edizioni. Italo Calvino: Palomar. 1983


PALOMAR
ITALO CALVINO
EINAUDI 1983



RECENSIONE 

Italo Calvino è uno scrittore tra i più significativi e più sensibili della nostra epoca. Proprio per questo suo aver vissuto direttamente tutta la vicenda intellettuale delle generazioni maturate dopo la seconda guerra mondiale, è assai interessante osservare le ultime opere, testimonianza di una progressiva sfiducia nella possibilità di costruire una società adeguata alle speranze della Resistenza. Così, all'interesse per il mondo della fantasia e delle fiabe, dove si riconoscono ancora le tracce di un'antica saggezza popolare, subentra la percezione della crescente difficoltà a narrare storie.

Il fatto è che per rappresentare vicende credibili e non banali bisogna avere idee chiare su dove sta il bene e dove sta il male e su ciò che determina le azioni degli uomini: ma mentre la letteratura di consumo può riprodurre schemi tradizionali, il più delle volte consolatori rispetto a come effettivamente vanno le cose nel mondo, nelle opere letterarie "serie", sempre di più si manifesta non solo il disagio di cui sono un riflesso opere come "La noia" di Moravia o " La vita agra" di Biancardi, ma anche il fastidio verso il nuovo conformismo della denuncia. In altri termini, se è importante prendere atto dei guasti prodotti dai meccanismi perversi della società industriale che standardizza persino le parole e i sentimenti, anche questa presa di coscienza può diventare una moda, a sua volta stancate e ripetitiva, comunque incapace di aprire prospettive nuove.

Italo Calvino assiste con lucida consapevolezza a questo processo e si impegna in un esercizio rigroso di rappresentazione dell'ambiguità, della capacità di ritrovare una chiave interpretativa unitaria nella realtà. L'unica cosa che si può raccontare restando fedeli a un impegno di verità con se stesso e con i lettori è infatti questa babele in cui viviamo, con il massimo di chiarezza nella forma.

Da questo punto di vista il romanzo  "Palomar", pubblicato nel 1983, è assolutamente esemplare, anche se mettere la parola "romanzo" tra virgolette è d'obbligo, trattandosi di una storia senza storia e con un unico personaggio, di cui conosciamo quasi solo i pensieri. La narrazione si dipana secondo uno schema concettuale che prevede <<tre aree tematiche, tre tipi di esperienza e di interrogazione che, proporzionati in varia misura, sono presenti in ogni parte del libro>>. 

Il primo tipo riguarda generalmente un'esperienza visiva: in questo caso il testo tende a configurarsi come una descrizione. Nel secondo tipo sono prevalenti elementi culturali come il linguaggio e i simboli e il testo si sviluppa in un racconto. Infine, quando i temi diventano più complessi e coinvolgono problemi come quelli del tempo, dell'infinito, del rapporto tra io e mondo, dal racconto si passa alla meditazione. Ciascuno di questi studi (descrizione: racconto; meditazione) è sempre riconoscibile in ogni <<avventura>> del protagonista, non a caso chiamato <<Palomar>>, appartengono all'ultima parte del libro.

Nel primo brano, lo spunto di riflessione è quello di una pantofola spaiata, che conduce ad una riflessione ironica sulla solidarietà tra gli uomini; nel secondo caso il problema è quello della difficoltà di dialogo tra le generazioni. E qui, con l'aria di non prendersi troppo sul serio. Italo Calvino, dice cose assolutamente drammatiche e rivelatrici sulla crisi della comunicazione nel nostro mondo così pieno di <<comunicazione di massa>>.




Nessun commento:

Posta un commento